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Autore: Jane P Noire    05/12/2020    2 recensioni
Rowan Monroe ha sempre fatto di tutto per passare inosservata. Non vuole fare nulla che possa attirare l'attenzione sulle persone che l'hanno cresciuta, i Vigilanti, angeli caduti dal Paradiso e costretti a restare sulla Terra per proteggere la razza umana, e soprattutto su se stessa. La sua vera identità deve restare un segreto perché il sangue che le scorre nelle vene la rende una creatura pericolosa e imprevedibile.
Liam Sterling è l'ultimo ragazzo per cui dovrebbe provare attrazione per una serie infinita di ragioni: perché è un umano, perché a scuola è popolare, perché l'ha sempre ignorata, e soprattutto perché suo fratello è appena stato ucciso in maniera misteriosa e orribile da un demone. Ma quando lui la implorare di aiutarla a scoprire la verità e dare giustizia al fratello, Rowan accetta anche se è consapevole che questa scelta potrebbe essere la fine di tutto ciò per cui ha lavorato negli ultimi diciotto anni della sua vita.
Genere: Horror, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Come va?» La voce di Hawke che proveniva dall’altro lato della cornetta del mio cellulare era tremante e vulnerabile come non l’avevo mai sentita prima.
Mi ero fatta una lunga doccia, passando eterni istanti sotto il getto dell’acqua calda e togliendomi di dosso ogni residuo di sangue che mi imporporava la pelle. Poi mi ero cambiata di vestiti – per qualche strana ragione, Hawke aveva un armadio pieno zeppo di abiti femminili nella camera degli ospiti – e avevo indossato un paio di leggings e una canottiera, sopra il quale avevo infilato un lungo cardigan di lana pesante e soffice.
«Sto bene», dissi. Mi passai una mano fra i capelli ancora bagnati. «La ferita si sta richiudendo, e ho smesso di sanguinare da un po’. Potresti tornare a casa.»
«Meglio di no. Voglio essere sicuro di non trovarmi nelle vicinanze del tuo sangue.»
«Sei con Adeline?»
«Sì. Mi ha portato in un chiosco aperto tutta la notte per tenermi occupato.» Lo sentii sorridere. «Stiamo mangiando dei tacos.»
«Tacos?»
«Sì, tacos.» Lui soffocò a stento una risata. «La realtà è che mi sta tenendo sotto controllo, anche se non c’è bisogno.» Sospirò. «Rowan, non ti farei mai del male.»
Trasalii. Le parole che mi aveva rivolto qualche istante prima di salire sulla sua Mustang ancora mi risuonavano nelle orecchie. Per me la cosa più vicino al Paradiso non è il tuo sangue… Sei tu.
«Hawke…» Mi morsi il labbro. «Quello che hai detto prima…»
«Sapevo che non avresti fatto finta di niente», mi provocò. Riuscivo quasi ad immaginarmi la piega storta del suo sorriso, mentre parlava.
«Devo capire cosa intendevi.»
«Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro ed esplicito, splendore.»
Un nodo mi strinse la gola. «Ma Hawke… Io…»
«Non capisco perché tu sia così sconvolta?» Fece un sospiro e il suo respiro si infranse contro la cornetta con un fruscio. «Non riesci a credere che un demone possa essere capace di amare, o non riesci a credere che qualcuno possa amare te?»
«So che i demoni possono amare», risposi. Avevo sentito delle storie in merito e niente di quello che avevo imparato in questi anni insieme a Hawke mi aveva fatto credere che non potessero essere vere. Sapevo anche che il modo di amare di un demone era molto diverso rispetto a quello degli umani e degli angeli… come, però, non lo avevo mai saputo.
«Ma, Hawke… perché io?»
«Perché no?» Fece una risatina che mi strinse ancora di più il nodo che avvertivo alla gola. «Sei così dannatamente bella che fai girare la testa a chiunque, ma tu non te ne rendi nemmeno conto; il tuo coraggio raggiunge e molto spesso supera i limiti della responsabilità, eppure non ti fermi mai di fronte a nessuna sfida; sei determinata in un modo che sconfina parecchie volte nella cocciutaggine, ma non ti ho mai vista gettare la spugna; sei divertente in modo sarcastico, ma mai con l’intenzione di essere veramente cattiva con nessuno. Hai tutte le qualità perfette per far perdere la testa a chiunque, anche un demone come me.»
Sorrisi, perché aveva elencato tutti i miei difetti peggiori come se fossero la cosa più bella di questo mondo. «Ma perché non me l’hai mai detto?»
«Sarò anche un Principe dell’Inferno, splendore, ma non sono così spietato da prendermi ciò che desidero senza prendere in considerazione i sentimenti altrui.» Sospirò profondamente. Mi sembrava di poterlo vedere mentre si passava una mano fra i riccioli e sollevava gli occhi al cielo. «E tu non provi per me quello che provo io. Quello è un sentimento che hai riservato per Fossette, e nessuno di noi due può farci niente.»
Sospirai, mentre scostavo la tenda della finestra che si affacciava sul cortile interno della villa, dove Liam aveva acceso il fuoco e stava bruciando il mio vestito nero, il mio reggiseno e gli asciugamani che aveva usato per pulire e medicare la mia ferita. Le fiamme creavano giochi di luci e ombre sul suo viso dai lineamenti da dio greco, la linea dritta del naso e la curva marcata della sua mandibola e i contorni della sua bocca carnosa.
Sentivo ancora il calore delle sue labbra sulle mie, delle sue mani sui miei fianchi e sulla mia schiena, del suo corpo che premeva contro ogni centimetro quadrato del mio.
Però c’era un “ma” gigantesco come una casa che mi pesava sulle spalle.
«E prima di Liam? Perché non me lo hai detto prima che lui entrasse a far parte della mia vita? Hai sicuramente avuto moltissime occasioni per farlo in questi quattro anni.»
«Sarebbe cambiato qualcosa?»
Forse sì, sussurrò una vocina nella mia testa. La ignorai subito. «Non lo so, Hawke.»
«A me è sempre bastato averti nella mia vita. Credi che sia troppo altruista per un demone?»
«Un po’. Ma tu non sei un demone qualunque.»
«No, non lo sono.» Lo sentii sospirare con violenza. «Dio, questa conversazione mi sta uccidendo. Possiamo chiuderla qui?»
«Se ti dico che non voglio perdere la tua amicizia», feci una pausa per mordicchiarmi il labbro, «sono una stronza senza cuore?»
«Sì.» Lui ridacchiò. «Ma nemmeno io voglio perdere la tua amicizia. Quindi facciamo finta che questo episodio non sia mai accaduto, così che io possa tornare a scherzare sopra ogni cosa. Detesto essere serio.»
«Okay.» Mi morsi il labbro inferiore. «Ti concedo di fare una battuta sulla mia verginità per alleggerire la tensione, e poi nessuno dei due parlerà mai più della mia vita sessuale né dei tuoi sentimenti.»
Lui rise forte nel mio orecchio. «Divertiti questa notte, splendore. Io e Adeline mangeremo tacos fino all’alba.» Poi, senza aggiungere altro, chiuse la telefonata.
Io abbandonai il cellulare sul comodino e sprofondai nel materasso morbido del letto che occupava il centro della stanza.
Mi sentivo una stupida.
Nella mia vita non c’era mai stato nient’altro se non la data del mio diciottesimo compleanno che si avvicinava sempre di più e quel desiderio disperato e vano di dimostrarmi degna della grazia. Avevo passato tutto il tempo nella palestra della villa ad allenarmi per diventare più forte, per imparare a scacciare i demoni reali e quelli che popolavano i miei incubi. Non c’era stato altro a cui pensare e in questo modo non mi ero mai accorta di altro.
Fino a che non avevo scaraventato Liam a terra nel parcheggio della scuola. Fino a che non mi ero immersa nella profondità delle sue iridi color caramello e ci ero sprofondata dentro. A quel punto, era cambiato tutto. Io ero cambiata.
«Va tutto bene?»
Liam appoggiò una spalla contro lo stipite della porta e mi guardò con attenzione.
Spostai lo sguardo dal soffitto e sostenni il suo.
Anche lui si era cambiato di vestiti, perché i suoi si erano sporcati di sangue e acqua santa. Ora indossava dei pantaloni grigi di una vecchia tuta consumata e una t-shirt bianca. Nonostante fosse l’abbigliamento più casual mai esistito, io lo trovavo assolutamente stupendo. Come sempre, d’altronde.
Sospirai a fatica, mentre un peso doloroso mi opprimeva il petto. «Non ne sono del tutto sicura…»
«Hai chiamato Hawke?»
Feci un cenno del mento. «È con Adeline. Non torneranno a casa fino a che non saranno sicuri che la mia ferita sarà completamente guarita, il che significa che staranno fuori tutta la notte.»
Lui non disse nulla. Si limitò a fare un cenno di assenso e distogliere lo sguardo dal mio viso per rivolgerlo alla finestra.
L’eco della confessione di Hawke ancora mi risuonava nella testa. «Mi hai chiesto come sia diventata amica di un demone.»
«Sì.» La linea della sua mandibola era tesa.
«Avevo quattordici anni la prima volta che l’ho incontrato.» Spostai lo sguardo oltre la finestra, dove il fuoco che aveva acceso ancora bruciava ciò che restava dei nostri vestiti insanguinati. «Stavo seguendo un demone Camaleonte da sola, perché volevo dimostrare a Seth che potevo fare le cose che facevano i Vigilanti.»
«Perché non ne sono sorpreso?»
Mi strinsi nelle spalle, poi gli rivolsi un sorriso ironico mentre mi passavo una mano fra i capelli umidi. «Per scavalcare un cancello, mi sono ferita un ginocchio. Non me ne sono nemmeno accorta, fino a che il mio sangue non ha attirato l’attenzione di tutti i demoni che si trovavano nelle vicinanze. Nel giro di pochi minuti ero circondata. Potevo provarci, e ne avevo tutta l’intenzione, ma sapevo che non sarei mai riuscita a ucciderli tutti. In quel momento è arrivato Hawke. Lui è un demone di alto rango e, non appena lo hanno visto, gli altri sono scappati.» Deglutii a fatica il nodo che mi aveva serrato la gola. Il ricordo di quel pomeriggio mi riempiva la testa e il cuore.
Prima di quel momento non mi mai ero davvero resa conto di quanto avrei sofferto se avessi dovuto perderlo per un qualsiasi motivo.
«Credevo che li avesse mandati via per avermi tutta per sé e… che ne so, mangiarmi, immagino. Invece mi ha dato un fazzoletto da avvolgere attorno al ginocchio ferito e mi ha detto di tornare a casa.»
Liam sollevò le sopracciglia. «Tutto qui?»
Annuii. «L’ho rivisto qualche settimana dopo essermi iscritta alla scuola pubblica che camminava nei corridoi del liceo e che frequentava le lezioni come se fosse la cosa più normale del mondo. L’ho affrontato, certa che volesse qualcosa in cambio per avermi salvato la vita.»
«E lui cosa voleva?»
Lo guardai dritto negli occhi, incapace di dire una parola.
«Lui vuole… te.» Liam fece un sorriso triste, ma sostenne il mio sguardo. «Vero?»
«Come lo sai?»
«L’ho sospettato quando ci ha aiutato con il demone nel bagno, ma ne ho avuto la certezza la prima volta che siamo venuti qui. L’ho capito dal modo in cui ti guarda.»
«Il modo in cui mi guarda…»
«Io ti guardo allo stesso modo.» Si passò una mano fra i capelli.
«Io non ci avevo mai fatto caso prima di questa notte», confessai.
«Avevo capito anche questo.»
«Credevo volesse solo un alleato. E – mentirei se lo negassi – era quello che volevo io. Lo volevo così disperatamente che ho sempre liquidato le sue avance e le sue battute come se fossero uno scherzo. Mi sono aggrappata a lui, a questo nostro rapporto strano e che nemmeno io riuscivo a spiegarmi, perché tutti alla villa mi trattavano come se fossi un mostro. Invece lui sapeva cosa sono veramente e non gli è mai importato niente. E anche perché…» Mi inumidì le labbra con la lingua. «Perché sapevo che lui sarebbe sempre stato in grado di comprendere e accettare le mie oscurità.»
Liam sospirò, ma non replicò.
Io distolsi lo sguardo, mentre allungavo una mano per grattarmi il punto in cui la pelle in via di guarigione sulla scapola prudeva e tirava.
«Ti fa male la ferita?» si allarmò.
Voltai la testa verso la spalla destra. «Non molto.»
«Fammi controllare.»
Entrò nella stanza e si sedette sul bordo del letto, al mio fianco. Il suo respiro caldo e dal frizzante profumo di menta mi solleticò la guancia. Afferrò i lembi del cardigan che indossavo e lo fece scivolare lungo il mio braccio; poi scostò i bordi della canottiera e sfiorò con la punta dei polpastrelli la pelle intorno alla ferita che si stava rimarginando molto più lentamente di altre che mi ero procurata nel corso degli anni – le ferite demoniache erano così.
Avvertii un lungo brivido attraversarmi la colonna vertebrale per intero, mentre le sue dita mi accarezzavano la pelle della schiena. Mi morsi il labbro per non emettere alcun suono imbarazzante… come quelli che avevo fatto in bagno poco prima.
«Si sta cicatrizzando», disse.
«Lo riesco a sentire.»
«Deve essere pazzesco.»
«Sono fatta così.» Mi strinsi nelle spalle.
Lui sospirò e scosse la testa. «Ma perché fai sempre così?»
«Faccio cosa?»
«Ti sminuisci ogni volta che qualcuno dice qualcosa di bello su di te», mormorò, mentre mi accarezzava la pelle nuda del braccio, «come se avessi paura ad ammettere che la tua sola esistenza è un miracolo.»
«La mia esistenza è un errore, Liam.»
«Non parleresti in questo modo, se tu potessi vederti come ti vedo io…»
Mi voltai completamente verso di lui. Le sue iridi sembravano molto più scure in quel momento, mentre i suoi occhi erano fissi sulla mia bocca. «E tu che cosa vedi?»
«Io vedo solo te, Rowan, la creatura più bella che sia mai esistita. Non solo fisicamente, ma anche il tuo cuore e la tua anima sono bellissimi.» Le sue dita scivolarono lente sul mio collo e il suo pollice cominciò ad accarezzare la linea della mia mandibola. «Ed è per questo motivo che detesto l’idea di doverti dividere con qualcun altro. Specialmente con qualcuno molto più bravo a proteggerti di quanto sarò mai capace di fare io.»
«Punto primo, io non ho bisogno di essere protetta.»
«Lo so bene. Ma desiderare di poter proteggere la ragazza che ti piace è un istinto atavico in un ragazzo.»
«Ata… che?»
«Significa innato.» Liam sorrise e immerse le mani nei miei capelli, giocando con alcune ciocche.
«Cavolo, chi avrebbe mai immaginato che uno stupido giocatore di football conoscesse certi termini sofisticati…»
Liam rise, facendo impazzire quei mostri che vivevano nel mio stomaco e che presero a volare con violenza nella mia pancia.
«Comunque, paroloni a parte, dovrai imparare a reprimere i tuoi istinti misogini, Sterling. Io so prendermi cura di me stessa.»
Arrotolò una ciocca di capelli attorno al suo dito. «Qual è il secondo punto? Avevi detto che questo era solo il primo punto.»
«Tu non mi stai dividendo con nessuno.»
«Ma lui è innamorato di te. E forse nemmeno tu te ne rendi conto, ma a volte… Ci sono volte in cui sembra…» Mi piantò gli occhi in faccia. «Tu lo ami?»
Aprii la bocca, ma poi mi affloscia su me stessa, mentre il «no» che avevo sulla punta della lingua e che stavo per pronunciare mi moriva in gola. La consapevolezza mi colpì in pieno petto con la violenza di un pugno nello stomaco.
«Sì», ammisi in un sussurro. Abbassai lo sguardo. «Io credo di amarlo in un modo che nemmeno io sono certa di comprendere fino in fondo.» Mi feci coraggio e tornai a sbirciare la sua espressione da dietro le ciglia. «Ma so anche che quello provo per te non l’ho mai provato per Hawke, né per nessun altro.»
«Sarò anche un egoista. Anzi, lo sono sicuramente, ma io non… Non voglio perdere anche te, lo capisci? Perdere Danny mi ha fatto spezzato il cuore, Rowan, ma perdere te mi distruggerebbe.»
Mi sentii morire nel sentirgli pronunciare quelle parole. Il mio petto fu squarciato da un dolore fortissimo che mi tolse il respiro per qualche istante.
Poggiai le mani sul suo petto, all’altezza del suo cuore pieno di dolore e rabbia che al momento batteva furiosamente contro il mio palmo. «Stai dicendo che ti farò del male?»
«Sto dicendo che ti ho dato il potere di farlo.» Lui fece scivolare le mani lungo la mia colonna vertebrale in una carezza che mi fece rabbrividire dai reni alla nuca. «Non so di preciso quando è cominciato. Se dovessi guardarmi indietro, non riuscirei ad individuare il momento esatto in cui è successo. Ma adesso so che il mio cuore ti appartiene.»
Sentivo di non meritare i suoi sentimenti non solo perché non mi ritenevo degna dell’affetto di una persona buona come lui, ma soprattutto perché aveva ragione. Io lo avrei distrutto.
Lui intercettò una lacrima con il pollice e la asciugò via dalla mia guancia con una dolce carezza. «Ti ho spaventata?»
Scossi la testa.
«Allora perché piangi?»
«Perché, anche se riuscissimo ad impedire l’Apocalisse, questa storia può finire solamente in due modi: o morirò, o mi trasformerò in un gigante. E se io… se continuassi a restare al tuo fianco, se continuassi a baciarti, ti farò del male. E non voglio, Liam.»
«Davvero non capisci, Rowan?»
«Cosa?»
Liam continuò a guardarmi negli occhi, mentre mi asciugava le lacrime con baci e carezze. «Io ti sto dando il permesso
«Lee, io…»
«Ti prego, fai del mio cuore a pezzi quello che ti pare. Ma se anche tu provi per me anche solo una briciola di quello che provo io per te, smettila di respingermi.»
Le sue parole mi entrarono dentro e mi attraversarono il sangue come la lava, che lenta e inesorabile ricopre tutto ciò che tocca e brucia. Le sue parole mi sciolsero e mi cambiarono nel profondo dell’anima.
E se davvero dovevo morire o scatenare la maledizione dei Nephilim nelle prossime settimane, almeno per quella notte il mio lato umano si meritava che mi lasciassi andare ai sentimenti che provavo per Liam Sterling in quel momento.
Mi stavo innamorando di lui.
No.
Mi ero già innamorata di lui.
Mi sporsi in avanti, avvolgendogli il collo e stringendomi al suo petto fino a che non gli montai in braccio, con le gambe ai lati dei suoi fianchi e le bocche a pochi millimetri di distanza. Il mio seno, nudo sotto il sottile strato della canottiera, sfiorava la pelle calda dietro la sua maglietta di cotone.
Lui strinse i miei fianchi e mi tenne ben ferma sulle sue gambe, con i bacini che si toccavano in maniera così favolosa da farmi rabbrividire e fremere di impazienza.
Questa volta fui io a dare inizio al bacio. Abbassai la testa sulla sua e gli sfiorai delicatamente le labbra con le mie. Una carezza dolce e soffice come il tocco di una piuma.
Poi lui si concesse un sospiro di puro piacere e schiuse la bocca, e il bacio si trasformò immediatamente in qualcosa di infinitamente più vorace e passionale. La sua lingua si intrecciò con la mia, mentre le sue dita si andavano ad annodare tra le ciocche dei miei capelli.
Con un mugolio che mi sgorgava dalle labbra, mi staccai appena per poterlo guardare in viso. «Quelle cose…» Mi interruppi e mi schiarii la voce, quando mi accorsi di quanto fosse roca. «Quelle cose che dicevi di volermi fare.»
«Sì?»
«Mostramele.»
   
 
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