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Autore: SweetLuna    06/12/2020    3 recensioni
Mettete per un attimo da parte vampiri e lupi mutaforma, e immaginate un contesto in cui i personaggi di Twilight sono tutti umani. Se Renesmee e Jacob fossero stati entrambi umani, se l'imprinting non fosse esistito, le loro strade avrebbero trovato ugualmente il modo di incrociarsi?
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Renesmee ha diciotto anni e vive a Jacksonville con i suoi giovanissimi genitori, Edward e Bella. Un'occasione speciale, il matrimonio di suo nonno Charlie, la porterà a rinunciare ad un viaggio con i suoi amici per trascorrere due settimane a Forks. Lì farà la conoscenza di Jacob Black, un ragazzo della tribù Quileute più grande di lei e terribilmente affascinante.
Ma come reagirà Renesmee nello scoprire che Jacob anni prima era stato innamorato di sua madre?
E come reagirà Jacob nello scoprire che Renesmee è proprio la figlia della ragazza che gli aveva spezzato il cuore?
Leggete e scopritelo!
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N.B. Poiché la storia è una Alternative Universe che si svolge in un futuro non raccontato nella Saga di Twilight, alcuni personaggi potrebbero essere lievemente OOC.
DISCLAIMER: La seguente storia non è a scopo di lucro. I personaggi originali di Twilight e il materiale fotografico appartengono ai rispettivi proprietari.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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CAPITOLO 15
 
Jacob
Osservai di nuovo la frase che Renesmee mi aveva scritto sulla pelle del braccio, e la sfiorai con le dita. Non volevo cancellarla. Quella non era soltanto la frase di una canzone, ma un chiaro messaggio rivolto a me... una vera e propria dichiarazione d'amore. Era come se avesse voluto dirmi: "Tutto ciò che ho sempre voluto sei tu, Jake". In quell'istante mi sentii il ragazzo più fortunato del mondo, ma c'era ancora qualcosa che mi impediva di essere felice. Sapevo bene che per noi non sarebbe stato semplice, ma non era quello il vero problema. 
"Jacob, ricordati che vive in Florida e che ha soltanto diciotto anni. A quell'età si cambia idea tante di quelle volte...", mi aveva ammonito mio padre. Ne ero consapevole, eppure la distanza e la differenza di età non mi sembravano più degli ostacoli così insormontabili. Renesmee non era quel genere di ragazza che cambia idea (o ragazzo) ogni settimana, ed ero convinto che l'unico vero problema riguardasse me e Bella. Se non avessi fatto un passo avanti nei suoi confronti, avrei rischiato di rovinare il rapporto tra Renesmee e i suoi genitori. Non potevo permettermelo, perché non me lo sarei mai perdonato. Non io, che avevo perso mia madre da bambino. E al tempo stesso non volevo scusarmi con Bella soltanto per alleggerirmi la coscienza e per poter stare con Renesmee, ma volevo farlo perché mi ero finalmente reso conto dei miei errori. E, in parte, lo avevo fatto proprio grazie a lei. 
‒ Jake, vieni. Leah ci ha detto che fra poco Renesmee si esibirà al pianoforte ‒ mi disse Embry, venuto a chiamarmi. Accanto a lui c'era Quil.
‒ Arrivo subito ‒ risposi. ‒ Comunque, dopo andrò a parlare con Bella e Edward. Ormai ho deciso ‒ comunicai ai miei amici.
‒ Quindi... lo fai per Renesmee? ‒ mi domandò Quil. Scossi la testa, prima di rispondere. 
‒ In realtà, Quil... non lo faccio solo per lei. Lo faccio perché Bella non meritava che io la trattassi in quel modo, e ho aspettato fin troppo tempo per chiederle scusa. 
‒ L'importante è che tu sia davvero sicuro di quel che fai, Jake ‒ aggiunse Embry, ‒ perché poi non si torna indietro. ‒ Sapevo perché i miei amici si stessero comportando in quel modo. Con quella frase, Embry aveva voluto farmi intendere che c'era la possibilità che Bella non accettasse le mie scuse. E che se avesse scoperto di me e Renesmee avrebbe dato di matto, forse sarebbe ripartita per Jacksonville con il primo volo disponibile, portandosi dietro sua figlia... Non volevo pensarci.
I miei amici non mi avevano mai visto così coinvolto, neanche quando avevo avuto delle relazioni che credevo potessero diventare serie e che poi erano andate a rotoli. Embry, Quil e soprattutto Seth erano stati piuttosto schietti nel chiedermi se con Renesmee non si trattasse solo di attrazione fisica, ed io a quel punto mi ero innervosito. Ness era bellissima, ma non si trattava solo di quello. Lei era molto, molto di più... E quella scossa, quella strana e meravigliosa sensazione che avevo provato quella sera al falò, non capita di certo tutti i giorni. Loro lo avevano capito, ed erano dalla mia parte. Ma si preoccupavano per me, sapendo che di mezzo c'era Bella e le nostre questioni irrisolte. Se Bella non mi avesse perdonato, sarebbe stato tutto più difficile...
‒ Ragazzi... So che quel faccio ‒ risposi, lapidario. 
‒ Non vogliamo più vederti star male a causa di Bella ‒ mi disse Embry. ‒ Anche lei avrebbe potuto fare un passo avanti, in tutti questi anni...
‒ Sentite, non voglio che si parli di Bella come se la stronza fosse lei ‒ risposi, stufo di girare sempre attorno ai soliti discorsi.
‒ Dai Embry, non rompere le palle ‒ intervenne Quil.
‒ Bella era mia amica, ed è la madre della ragazza che amo. Sì, perché io la amo... E non mi interessa sapere se per voi è stupido dire di essere innamorati dopo soli sei giorni, perché fino a una settimana fa la pensavo esattamente come voi ‒ dissi, sfogandomi. ‒ Sono disposto a correre il rischio di essere mandato a fanculo da Bella e anche da Edward, perché me lo meriterei. Ma non mi arrenderò, e non lo farà neanche Renesmee ‒ risposi, fermo nelle mie decisioni. Quil mi diede una pacca sulla spalla, ed Embry mi strinse in un abbraccio maldestro.
‒ Scusaci se siamo stati un po' bruschi, Jake ‒ mi disse.
Ero felice di avere l'appoggio dei miei amici, e ormai niente e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea.
 
Alcuni minuti dopo raggiungemmo gli altri invitati, seduti ai tavoli disposti in giardino.
‒ Jake, va tutto bene? ‒ mi domandò mio padre, sollevando lo sguardo su di me. Mi sedetti accanto a lui, e attesi qualche secondo prima di rispondere. Sapevo benissimo che lui e Charlie avevano parlato ancora una volta di me e di Bella, e che speravano in una nostra riappacificazione. 
‒ Sì, papà. Dopo parlerò con Bella, è deciso. ‒ Papà mi strinse forte la mano, per poi rivolgermi un sorriso di incoraggiamento. Come immaginavo, da parte sua nulla da ridire. Aveva sempre detestato il fatto che mi fossi comportato in quel modo con la figlia del suo migliore amico.
‒ Che cosa le dirai? ‒ proseguì a domandare. 
‒ Le chiederò scusa, papà.
‒ Quindi, non le dirai di Renesmee ‒ rispose, curioso.
‒ Le dirò che ci conosciamo. Al momento, direi che può bastare. ‒ Non ebbi modo di aggiungere altro, perché era giunto il momento dei discorsi. Quello che, ad essere sincero, mi annoiava di più dei matrimoni. Ma in quell'occasione non fu così, anche perché Charlie e Sue non erano più dei ragazzini ed ero certo che sarebbero rimasti insieme per sempre. Charlie era stato solo per anni, e Sue aveva perso Harry: entrambi meritavano di essere felici. Anche Bella prese la parola, augurando tanta felicità a suo padre e alla sposa. Bella era cambiata, più sicura di sé nel modo di parlare, ma tutto sommato non era molto diversa da quando aveva diciassette anni. Aveva ancora i capelli castani e lunghi, appena raccolti ai lati da alcuni fermagli gioiello. Indossava anche lei l'abito blu delle damigelle, lo stesso di Renesmee, che accentuava la somiglianza con sua figlia. Avevano persino lo stesso smalto sulle unghie. Fu proprio lei, insieme alla sorella di Edward - Alice, la piccoletta che aveva organizzato il matrimonio - ad introdurre l'esibizione al pianoforte di sua figlia. Vidi Edward accompagnarla davanti al piano e rivolgerle un sorriso, dopodiché Renesmee iniziò a parlare. Era emozionata, e sperai che ciò non le giocasse brutti scherzi.
‒ La mia è... ecco, direi che è una dedica un po' speciale agli sposi. Zia Alice, grazie per avermi incoraggiata a fare questo regalo speciale. Canterò e suonerò al piano un brano che per me significa molto, Enjoy The Silence dei Depeche Mode. Non è di certo il classico brano che si suona ai matrimoni... ma ora capirete perché l'ho scelto. ‒ Sorrise, prima di riprendere a parlare. Era talmente bella che smettere di guardarla era impossibile. 
‒ "All I ever wanted (Tutto ciò che ho sempre voluto)
All I ever needed (Tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno) 
Is here, in my arms... (E' qui, tra le mie braccia...)" ‒ disse, ripetendone alcune frasi. ‒ Nonno Charlie, Sue, vi voglio bene, e spero che queste parole possano accompagnarvi sempre. Ma ora basta chiacchiere, sarà la musica a parlare per me... ‒ Quella frase mi colpì molto, anche per me la musica era diventato un modo per esprimere me stesso. Era ironico il fatto che fosse anche una passione di Edward, Ness mi aveva confermato ciò che già avevo immaginato, ovvero che era stato proprio lui ad insegnarle a suonare il piano. 
Quando Renesmee posò le sue dita affusolate sui tasti del piano, potei subito notare quanto fosse brava. L'avevo già sentita cantare, ma quella fu la prima occasione in cui la sentii suonare. Con i ragazzi avevo realizzato una cover di quel brano, e rimasi ancora una volta sorpreso dal fatto che lei lo stesse suonando senza avere alcuno spartito. Era tutto nella sua testa, parole e musica. E mi guardò, anche se solo per un istante, ripetendo quelle stesse parole che mi aveva scritto sulla pelle. Fu un attimo di pura magia, in cui smisi di pensare e mi concentrai solo su di lei e sulla musica. 
Quando Renesmee terminò l'esibizione, tutti quanti applaudimmo. Sentii Charlie gridare a gran voce un "Sei grande, Ness!". Aveva gli occhi lucidi, e andò subito dalla nipote per stringerla in un affettuoso abbraccio, seguito da Sue. 
Dovevo ammettere che Bella e Edward, nonostante la loro giovane età, avevano fatto un ottimo lavoro come genitori. Avevano cresciuto una ragazza fantastica... Determinata, intelligente, brillante, piena di sogni e di passioni. Unica, come il nome che Bella le aveva dato.
Terminati i discorsi, Seth e Leah mi presero da parte.
‒ Tutto bene, Jake? ‒ mi chiese Seth.
‒ Più o meno ‒ risposi. 
‒ Bella è da sola, è il momento giusto ‒ mi disse Leah. ‒ E' lì alla fontana ‒ aggiunse, indicandomela con la coda dell'occhio. Ormai era acqua passata, anche perché Leah stravedeva per Renesmee e l'affetto era reciproco; ma anni prima, Leah non era stata esattamente la fan numero uno di Bella. Diceva che dovevo farmi passare quella "stupida cotta", e che Bella mi aveva "usato" nel periodo in cui Edward se n'era andato a New York. Be', non era stato così, Bella non mi aveva usato. Aveva semplicemente creduto che potesse amarmi, ma era un amore diverso da quello che la legava a Edward. Ormai Leah e Bella si volevano bene, e Leah non pensava più quelle cose.
‒ Hai già deciso se dirle o no che tu e Renesmee vi conoscete? ‒ mi domandò Seth.
‒ Sì, e le dirò la verità... Le dirò che ho conosciuto Renesmee al falò di sabato scorso. E poi, Bella sa benissimo che voi due siete miei amici. Renesmee in questi giorni è uscita spesso con Seth, va da sé che c'era la possibilità che noi due ci conoscessimo. ‒ Seth mi poggiò una mano sulla spalla.
‒ Buona fortuna ‒ mi disse. ‒ Ti terrò d'occhio, e sono pronto ad intervenire. In fondo sono stato io a far sì che vi conosceste. Se Bella vuole incazzarsi con qualcuno, che lo facesse anche con me.
‒ Apprezzo davvero ciò che state facendo, ragazzi. E non lo faccio solo per poter uscire con Renesmee senza avere problemi, lo faccio perché voglio davvero chiedere scusa a Bella per tutti questi anni di silenzio. E forse, il fatto che io abbia conosciuto sua figlia è un segno del destino... 
‒ Sei diventato troppo romantico Jake, ora credi anche al destino? ‒ mi prese in giro Leah.
‒ Forse sì... Non mi piace l'idea che sia tutto già scritto, credo semplicemente che alcune cose siano... destinate ad essere. ‒ Non avevo più chiesto scusa a Bella, ma ecco che il destino - l'Universo, Dio, o chissà cos'altro - aveva fatto in modo che io potessi porre rimedio ai miei errori. 
Finalmente tutto aveva un senso.
 
Lasciai i ragazzi e andai da Bella, sperando di trovarla ancora da sola. Di sfuggita, vidi Renesmee giocare con una bambina, quella che Seth mi aveva detto essere la figlia di Rosalie, sorella acquisita di Edward e moglie di suo fratello Emmett. Renesmee adorava le sue zie, ed io ero felice che qualcuno della famiglia Cullen fosse pronto ad appoggiarci. 
Leah e Seth raggiunsero Sam, Quil e gli altri, e a quel punto notai che Bella stava parlando al cellulare. Aspettai che finisse la telefonata, dopodiché mi avvicinai a lei. Non appena mi vide, capii di averla colta un po' alla sprovvista. Eppure, ero convinto che sapesse che ci sarei stato anch'io al ricevimento...
‒ Jac... Jacob! ‒ balbettò, sorpresa. Presi un respiro profondo, e le rivolsi un sorriso. Non volevo apparire con la faccia da cane bastonato, io avevo sbagliato ed io dovevo pagarne le conseguenze.
‒ Ciao, Bella ‒ dissi, guardandola dritta nei suoi occhi marroni. Gli stessi occhi di Renesmee.
‒ E' passato tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo visti ‒ rispose, per poi rimanere un attimo in silenzio. Non capivo se fosse sarcastica o no.
‒ Troppo tempo ‒ risposi, ‒ e per colpa mia. ‒ Si voltò per guardare le piccole carpe nella fontana, prendendo un respiro profondo. A quel punto, incrociò di nuovo il mio sguardo. 
‒ Vuoi sapere una cosa, Jacob? Dovrei odiarti, ma la verità è che... non ci riesco. Ti guardo, e vedo ancora il mio migliore amico. ‒ Quelle parole mi fecero sciogliere, e capii che l'affetto che avevo per lei non era affatto cambiato. Avevo cercato di nasconderlo in un angolo remoto del mio cuore, ma era ancora lì. Intatto.
‒ Sono stato uno stronzo, Bella... e avresti tutto il diritto di odiarmi.
‒ Jacob, la psicologia inversa non funziona con me. Sì, sei stato uno stronzo. E il fatto che io ti voglia bene, non mi impedisce di dirti quel che penso ‒ mi rispose, duramente. ‒ ... Cazzo, Jacob, potevi pensarci prima! E invece vieni a chiedermi scusa soltanto oggi, perché mio padre si sposa e ai matrimoni deve essere tutto perfetto... ‒ La fermai.
‒ Non ho giustificazioni, Bella. E non mi aspetto niente da questo incontro, ma volevo dirtelo. Volevo solo che tu lo sapessi. Che ti voglio bene, e che non avrei mai dovuto comportarmi in quel modo. Ho rovinato tutto. 
‒ Questo lo apprezzo, Jacob. E spero anche che tu abbia... voltato pagina ‒ mi rispose. 
‒ L'ho fatto, Bella. E non ti porto alcun rancore per la scelta che hai fatto... Siete ancora insieme, hai fatto la scelta giusta. Edward ti ama, e tu ami lui. Mi basta guardarvi ‒ le dissi. ‒ In fondo, un'eclissi non può oscurare il vero amore. ‒ Bella fece una smorfia.
‒ Un'eclissi? ‒ ribatté. ‒ Perché fai questo paragone?
‒ Perché forse, se Edward non fosse esistito, tra noi sarebbe andata diversamente. Ma tu hai sempre amato Edward, e quando lui ti lasciò eri confusa, e stavi male. Hai creduto che il mio amore potesse sostituire il suo, io stesso me ne sono illuso... Quel che voglio dire, Bella, è che non avrei mai dovuto chiederti di fare una scelta del genere. Una scelta tra il tuo migliore amico e il tuo amore. Ero solo un coglione, e un ragazzino di sedici anni testardo e immaturo. ‒ Bella mi guardò, sorpresa. 
‒ Sei cambiato davvero, Jake. Lo sento da come parli. Mi ci vorrà del tempo per... elaborare le tue scuse, ma sono felice che tu abbia deciso di farlo. ‒ Era andata meglio di quanto sperassi, e a quel punto pensai che il vero problema sarebbe stato Edward. Che mi avrebbe odiato davvero, quando avrebbe scoperto di me e sua figlia. Prima Bella, poi Renesmee. Avrebbe pensato che ero una piaga, e forse al suo posto lo avrei pensato anch'io.
‒ Vieni, voglio presentarti mia figlia ‒ mi disse Bella. ‒ La amo più della mia vita, e avrei tanto voluto averti accanto quando ho scoperto di aspettarla ‒ mi disse, alzandosi in piedi e abbassando di nuovo lo sguardo. 
Forza Jake, diglielo. Dille che tu e Renesmee vi conoscete già. 
Non feci in tempo a formulare una frase di senso compiuto, che vidi Edward avvicinarsi a noi proprio con Renesmee. Lei sembrava piuttosto tranquilla, al contrario di me.
‒ Jacob Black ‒ disse Edward. ‒ Quanto tempo... ‒ proseguì a dire. Bella si avvicinò a suo marito, dopodiché proseguì a parlare. Avevo come la sensazione che Edward e Bella avessero già discusso tra loro della possibilità che ci saremmo incontrati. Renesmee iniziò a giocare nervosamente con una ciocca di capelli, e si schiarì la voce.
‒ Jacob, lei è nostra figlia Renesmee ‒ disse Bella. Renesmee mi guardò, dopodiché mi sorrise.
‒ Renesmee, lui è Jacob. Un mio vecchio amico, di quando vivevo a Forks. Jacob, prima che tu me lo chieda... l'ho chiamata così perché ho unito il nome di mia madre a quello della madre di Edward. Renée e Esme ‒ aggiunse Bella. A quel punto, fu proprio Renesmee a prendere la parola. 
‒ Mamma, papà, io e Jacob ci conosciamo già... E gli ho già raccontato anche la storia del mio nome ‒ disse. ‒ Quando esco con Seth, a volte c'è anche lui. ‒ Bella sembrava sorpresa, ma rimase composta.
‒ Sì, Nessie ed io ci siamo conosciuti sabato sera, al falò in spiaggia ‒ risposi, cercando di mantenere la calma. Meglio essere sinceri fin da subito. 
‒ Nessie? ‒ esclamò Bella. ‒ Hai dato a mia figlia... il soprannome del mostro di Loch Ness?! ‒ proseguì a dire, stizzita. Edward sembrava quasi divertito dalla situazione, e Renesmee si mise a ridere con lui.
‒ Mamma, dai, è solo un soprannome! ‒ disse. ‒ Non è così diverso da "Ness", non credi? ‒ aggiunse. Poi, si rivolse a suo padre. Forse mi aveva visto in difficoltà, e voleva togliermi dall'imbarazzo. 
‒ Papà, vieni... Perché non suoniamo qualcosa al piano insieme? A nonno Charlie farà piacere ‒ disse subito dopo. 
‒ Sì, è un'ottima idea, Ness ‒ rispose Edward, prendendo sua figlia a braccetto. Nel vederli l'uno accanto all'altra, mi accorsi dell'incredibile somiglianza fisica tra lei e suo padre, forse ancora più evidente di quella con Bella. 
‒ Allora ci si vede in giro, Jacob. Immagino che tu e Bella abbiate molte cose da raccontarvi ‒ disse, lasciando intendere molto di più. Edward ci aveva provato a dirmi che Bella sentiva la mia mancanza, ma io non gli avevo dato ascolto. Ero stato una vera merda, e non potevo pensare di risolvere il tutto in dieci minuti.
Mi guardò, e poi guardò Renesmee. Ebbi l'impressione che avesse già capito tutto, semplicemente dai nostri sguardi e da poche parole. Sembrò lanciarmi un avvertimento, era come se Edward avesse voluto dirmi con lo sguardo: "ti tengo d'occhio, Jacob".

***
Ciao! Ringrazio le persone che la volta scorsa hanno recensito, spero che continuerete a farmi conoscere le vostre opinioni! Continuerò ad aggiornare sempre tra sabato e domenica, vi aspetto al prossimo capitolo ;)
Greta
  
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