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Autore: alexptt    06/12/2020    1 recensioni
Quattro potenti maghi, fra loro sconosciuti, si uniscono per il fine comune di proteggere il futuro della loro stirpe dai babbani, durante il periodo della caccia alle streghe. Nasce cosí la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, un luogo di rifugio e di apprendimento per giovani maghi e streghe. Le storie dei giovani fondatori si intrecciano a quelle dei primissimi studenti della scuola. Amori, intrighi e discordie porteranno ad una frattura, che cambierà inevitabilmente il destino di tutto il mondo magico.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Godric Grifondoro, Priscilla Corvonero, Salazar Serpeverde, Tosca Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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I giorni passavano e così le notti, ma quest’ultime sembravano essere assai più intense del giorno, per Rowena. Trascorreva ormai ogni notte nelle stanze private di Salazar. Spesso, dopo aver fatto l’amore, restavano nudi per ore, lei leggeva sulla poltrona davanti al camino e lui la contemplava disteso sul letto. Poi la donna andava a stendersi vicino al suo amante e poco prima dell’alba si addormentavano entrambi. Al suo risveglio peró, Salazar si trovava sempre da solo, la donna spariva sempre senza che lui se ne accorgesse. 

Quando si incontravano nuovamente, poche ore più tardi, al tavolo degli insegnanti per la colazione, Rowena si lasciava sempre sfuggire un sorriso malizioso che non passava inosservato agli altri insegnanti, ma soprattutto agli studenti. Salazar dal canto suo non ricambiava, non apprezzava che la loro intimità diventasse di dominio pubblico e distoglieva lo sguardo ogni volta che lei gli lanciava una delle sue solite occhiate languide. Salazar non riusciva a capire questo comportamento da parte di una donna come lei, saggia, pacata, per niente incline ad aperte manifestazioni di affetto. Perchè sentiva il bisogno di manifestare così spudoratamente la loro intesa? Perchè di questo si trattava, di un’intesa, una chimica che si era creata fra i loro corpi e le loro menti, una sorta di affinità che rendeva le loro unioni così.... intense e passionali. Ma non c’era bisogno che quella chimica uscisse fuori dalle pareti della sua camera da letto. 

Quegli sguardi soprattutto non erano sfuggiti a Helga, che, avvicinandosi all’orecchio di Salazar bisbigliò indispettita : “Potresti gentilmente chiedere alla tua... hem.... concubina...di risparsmiarsi queste moine difronte agli studenti? È a dir poco inopportuna e imbarazzante”

Salazar inclinó un angolo della bocca in un ghigno    divertito, trovava divertente la malizia e il disprezzo con cui Helga aveva pronunciato la parola concubina. Le rispose tuttavia con tono indifferente :”È una donna adulta, se vuole rendersi ridicola è libera di farlo, non ha bisogno di essere ammonita”. 

Helga rimase stupita dalla reazione del mago, così gelido e indifferente, quasi sprezzante nei confronti di Rowena. Quasi le dispiacque per lei, infondo erano sempre state...amiche non era la parola esatta, ma avevano condiviso insieme tanti momenti. Le dispiaceva perchè negli occhi di Salazar non leggeva le stesse emozioni che trasparivano invece in quelli di Rowena.  

 

*******

Quel giorno era una domenica d’inverno, la neve cadeva a fiocchi sottili nel cortile della scuola e tutto intorno nella vallata. Il lago nero era una distesa di ghiaccio di cui non si vedeva la fine. I ragazzi non avevano lezione e potevano girare tranquillamente fra i corridoi del castello. Nel cortile ,Alya sedeva su una panchina di pietra, guardando i fiocchi caderle nei palmi delle mani piegate a conca, in attesa che fosse ora di incontrare il professor Slytherin. Da quando era stata beccata insieme alle due compagne nella torre di Astronomia, tutti i giorni alla medesima ora il suo professore la attendeva in un’aula dei sotterranei. Doveva essere un castigo per aver violato il regolamento della scuola, ma non era mai andata così, Salazar non aveva mai avuto intenzione di punire Alya, Guinevere o Sybil, ma anzi, insieme a pochi altri alunni dello stesso gruppo aveva formato una sorta di club, dove impartiva loro lezioni base di magia nera. Riteneva che conoscerne almeno i fondamenti fosse essenziale per diventare un grande mago o una grande strega, ma che pochi ne fossero veramente degni. Alya si sentiva fiera di essere stata scelta, mentre nutriva dei dubbi sui meriti delle sue compagne, che si erano ritrovate in quel club di “privilegiati” soltanto grazie a lei.  

Ad un certo punto sentì dei passi farsi goffamente strada nella neve piuttosto alta. “Che ci fai qui da sola al freddo?” era la voce squillante di Elias Willoughby. “Niente, come vedi. Adesso mi aspetta il professor Slytherin, se vuoi scusarmi” rispose lei acidamente, cercando di passare oltre il ragazzo, che le impedì il passaggio. 

“Ancora in punizione per quella notte? Ma sono passate due settimane!”

“Si da il caso che sia il professore a decidere quando una punizione è sufficiente, non tu”

“Mi dispiace di aver messo nei guai te e le tue compagne, davvero.”

“Averci messe nei guai? Tu? Eravamo giá fuori dal dormitorio quando abbiamo incontrato te e...l’altro ragazzo”

“Mio cugino Edwin, si” rise il ragazzo, come se in quel momento ricordasse qualcosa di divertente riguardo suo cugino “da quella notte non fa altro che parlare della tua amica, quella piccola con gli occhioni azzurri, Sybil giusto?”. Alya roteò gli occhi annoiata da quella conversazione che la avrebbe fatta ritardare “Si , penso si chiami così” rispose spazientita, poi superó il ragazzo senza congedarsi, si avvió verso il portico e poco dopo fu all’interno della scuola. Elias rimase lì, fermo sotto la neve, con le guance che probabilmente gli erano diventate di un rosso acceso,un po’ per il freddo,un po’ per la figuraccia che era sicuro di aver appena fatto, con quella ragazza che conosceva appena e che sicuramente non aveva il benché minimo interesse di stare a parlare con lui. Eppure rimase a guardarla allontanarsi, finchè col suo mantello verde non sparì definitivamente dietro un angolo. 

 

*********

 

Alya, guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno la seguisse, scese nel seminterrato e,strizzando gli occhi per riuscire a vedere nella quasi totale oscurità, giunse nell’aula dove la aspettava il professor Slytherin. Era sorprendentemente in anticipo, nessuno dei suoi compagni era ancora arrivato. Il maestro era di spalle, non la aveva sentita arrivare, o forse sì...dato che a lui mon sfuggiva mai niente, ma semplicemente la ignorava volontariamente. 

“Buon pomeriggio professore”. Lui continuava a darle le spalle, ma le rispose “Salve signorina Black. É in anticipo, poteva trattenersi ancora un altro po’ col signor Willoughby” si voltó di scatto,giusto per osservare la reazione dell’alunna a quella insinuazione. La ragazza si domandó come avesse fatto a vederli insieme, eppure era sicura che non ci fosse nessuno nel cortile “Oh...no...a dire il vero  era una conversazione piuttosto noiosa” rispose con indifferenza. E infondo era sincera. 

“Capisco...” Salazar si avvicinó a lei, prese lo sgabello difronte alla ragazza e si sedette continuando a fissarla negli occhi. Poi sorrise enigmatico “Alya....” disse quasi sottovoce, come se stesse riflettendo su qualcosa, ma senza distogliere i suoi occhi glaciali da quelli neri di lei. La ragazza ammise dentro di se di essere un po’ intimorita da quello sguardo, sembrava che il maestro la stesse analizzando, come se ci fosse qualcosa in lei che non capiva, che suscitava il suo interesse. Un rumore di passi affrettati nel corridoio mise fine a quello strano momento. Salazar si alzó di scatto, poco prima che il resto dei membri del club facesse il suo ingresso nell’aula. I ragazzi presero posto sugli alti sgabelli di legno intorno al tavolo, in attesa che il professore parlasse. 

Alya li scrutó tutti e sei, intenti a tirare fuori il calamaio e le piume. Accanto a lei si era seduta Gwen, l’unica che potesse definire amica. Era una ragazza intelligente e dolce, la cui personalità piuttosto pacata era controbilanciata da quella irruente e impetuosa di Alya. Gwen era la parte razionale, lei quella istintiva. Difronte invece sedeva un ragazzo dall’aria sveglia, caratteristica che in realtà distingueva tutti gli allievi di Slytherin. Aveva i capelli neri e gli occhi scuri, come lei. Le ricordava Antares, ma a differenza del fratellino, negli occhi del ragazza non si leggeva la stessa innocenza. Alya lo conosceva, si chiamava  Merek Foreman, provenivano dallo stesso villagio nel nord della Scozia. Su di lui giravano delle voci davvero macabre, si diceva che avesse strangolato la sorellina appena nata in preda alla gelosia e che allevasse segretamente animali velenosi e creature misteriose. Effettivamente aveva una strana luce negli occhi, pensó Alya, ma di lì a ritenerlo un tipo pericoloso....

Come accorgendosi di essere osservato, Merek alzó lo sguardo su di lei, che cambiò subito l’oggetto della propria attenzione. Si soffermó su una ragazza dalla corporatura esile, con i capelli biondo cenere. Non faceva parte del gruppo degli Slytherin’s e ad Alya venne da chiedersi cosa ci facesse lì. Sapeva bene chi fosse, Artemis Talbot, la pupilla di lady Ravenclaw. La professoressa di storia della magia doveva aver insistito affinché la sua protetta venisse ammessa a quelle lezioni segretissime e “illegali”. O forse, pensó Alya, non c’era stato nemmeno troppo bisogno di insistere, data l’evidente “simpatia” che i due professori sembrano nutrire l’uno per l’altra. 

 

La “lezione” di Salazar ebbe inizio : spiegó loro l’esistenza di incantesimi che permettevano di stregare gli oggetti in modo tale da renderli pericolosi, senza mutarne l’aspetto esteriore. “Nei nostri prossimi incontri ne creeremo alcuni, mentre nelle lezioni regolari, con tutti gli altri studenti, vi insegnerò come riconoscere gli oggetti sui quali sono state applicate delle fatture e come neutralizzarne gli effetti. Gli oggetti che creeremo qui da domani, voglio che sia chiaro, non usciranno da questa aula se non per stretta necessità, pena l’espulsione. Stessa sorte attende chiunque osi proferire parola sul nostro club e su tutto ció che accade fra queste quattro mura. Intesi? “ poi si rivolse alla ragazza bionda “Nemmeno lady Ravenclaw deve saperne niente,signorina Talbot. Adesso andate,tutti, la lezione è conclusa”.

 I ragazzi scesero dai loro sgabelli, dirigendosi silenziosi verso l’uscita. Alya indugió sull’uscio qualche secondo, mentre osservava il maestro intento ad appuntare qualcosa su una pergamena. La fronte corrugata in un’espressione concentrata, la mano che scriveva veloce e precisa, una ciocca di capelli chiarissimi gli ricadeva sugli occhi; era davvero affascinante, pensò la ragazza, una figura dai colori così chiari avvolta invece da un’aura così scura. Solo guardandolo si poteva percepire la potenza della magia che gli scorreva nel sangue e Alya si sentì fortunata di poter apprendere da un così grande mago. 

 

*********

Una ragazza bionda, nel modo più furtivo e silenzioso possibile, entró nella sala comune dell’ala Nord, convinta che nessuno si fosse accorto della sua assenza. Artemis si chiuse la porta alle spalle poi si appoggió ad essa con le spalle e sospiró. 

“Artemis, dove sei stata tutto il pomeriggio?” sentì chiedersi all’improvviso da una voce inquisitoria, proveniente dall’interno della stanza. Si accorse che sul divano, davanti al fuoco, sedeva la sua migliore amica con un grosso tomo aperto sulle ginocchia. 

“Mio dio Agnes, mi hai spaventata...che stai facendo qui?”

“Beh, dovevamo studiare insieme, ricordi?”

“Si, certo...” l’altra sollevó un sopracciglio con aria  di rimprovero “D’accordo, puó darsi che me ne sia dimenticata, ma... ero con Peter” mentì. A quelle parole l’espressione dell’amica sembró rilassarsi. Chiuse il libro che teneva sulle gambe e la guardó negli occhi sorridendo maliziosa “Raccontami tutto”.

Artemis si maledì per aver inventato una bugia tanto stupida, alla quale sarebbero dovute seguire altre bugie da inventare di sana pianta. Cercó di cavarsela con un “Ne parliamo a cena, adesso vado a riposarmi”. Fece per salire le scale diretta al dormitorio, quando si sentì richiamare indietro : “Arty, tu a me diresti sempre tutto, vero?”. Agnes Leventhorp sapeva sempre quando mentiva, aveva una specie di sesto senso per le menzogne, il quale scaturiva probabilmente dalla natura tendenzialmente diffidente e sospettosa della ragazza. 

“Tutto” rispose Artemis, poi corse su per le scale per evitare ulteriori domande scomode.

   
 
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