Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: lapacechenonho    07/12/2020    3 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

19- 024: Things you said in your sleep (Le cose che hai detto nel sonno).
 

La relazione tra Harry e Ginny procedeva a gonfie vele. Ginny non lo aveva ancora detto ai suoi genitori, gli unici ad essere informati erano stati Ron ed Hermione perché con Harry era un po’ difficile mantenere un segreto così importante. La prima persona a rendersi conto che qualcosa era cambiato tra loro due era stata Hermione, all’inizio faceva battute allusive, con cui più volte Harry e Ginny avevano rischiato la morte, poi aveva iniziato a fare domande e infine avevano preso in dispare Hermione e Ron e avevano raccontato loro cosa era successo. Hermione era saltata dalla sedia tanto era contenta, Ron ormai era rassegnato al fatto che il suo migliore amico sarebbe uscito con sua sorella per un tempo che sembrava destinato a durare. Aveva dato una pacca sulla spalla ad Harry e un sorriso a Ginny e poi aveva mormorato un «Buona fortuna» rivolto al ragazzo. Ginny non l’aveva presa fin troppo bene, ma quella era un’altra storia.
La ragazza dai capelli rossi sospirò guardando Harry profondamente addormentato con la testa appoggiata sulla sua coscia e la bocca leggermente aperta. Aveva cenato con lui – anche se i suoi genitori sapevano che era a cena con Luna – ma Harry, troppo stanco dell’allenamento intensivo all’Accademia, era crollato non appena aveva toccato il divano. Non era esattamente il tipo di appuntamento romantico che si era sempre immaginata, ma sapeva bene quanto l’Accademia lo sfiancasse. Iniziò ad agitarsi nel sonno, Ginny cominciò ad accarezzargli dolcemente i capelli ma serviva a poco.
«La Mappa» mormorò. Ginny drizzò le orecchie pensando si fosse svegliato.
«Quale Mappa?» chiese titubante.
«Neville» continuò il ragazzo. Ben presto Ginny si accorse che stava ancora dormendo e stava parlando nel sonno. Provò a chiamarlo più volte per svegliarlo ma sembrava immerso in quel sogno che lo stava agitando.
«Neville…nella Mappa…Sala Comune…» erano frasi sconnesse e prive di senso. Improvvisamente Ginny capì a cosa si riferisse. Una delle ultime conversazioni che aveva avuto con Fred riguardavano proprio una mappa: la Mappa del Malandrino. Era una Mappa disegnata su una pergamena speciale in cui vi era disegnato il Castello di Hogwarts e tutte le persone al suo interno. Era capace di individuare gli spostamenti di chi si trovava all’interno della Scuola. Ginny aveva una mezza idea che c’entrasse Sirius; ricordava ancora quella conversazione avvenuta in soffitta circa quattro anni prima, aveva nominato i Malandrini ma lei non aveva idea a cosa o chi si riferisse. La domanda adesso era una: perché Harry sognava di guardare Neville sulla Mappa del Malandrino?
«Ginny…la spada…»
A quel punto Ginny si allarmò. Harry le aveva raccontato di sognare spesso quello che era successo durante la ricerca degli Horcrux o la Battaglia di Hogwarts e Ginny aveva sempre sofferto un po’ al pensiero di non poter essere accanto a lui quando accadeva. Ma adesso che era lì, non sapeva come comportarsi. Svegliarlo o lasciarlo dormire? Accarezzarlo dolcemente o scuoterlo con violenza?
«Ginny e Neville…Sala Comune». Ginny sentì il gelo calare dentro di sé. Scosse violentemente Harry chiamandolo a gran voce, finché il suo ragazzo non si svegliò. Quando la vide accanto a sé l’abbracciò forte, come non aveva mai fatto fino a quel momento da quando stavano insieme. «Sei qui» mormorò. «Sei qui e non stiamo cercando gli Horcrux» continuò a ripetere. Anche Ginny lo strinse forte.
«Stavi parlando nel sonno» disse con voce piatta una volta che si furono staccati. Harry si irrigidì leggermente.
«Cosa ho detto?» domandò all’erta.
«Farfugliavi di me, Neville, della Mappa e della Sala Comune» rispose atona. C’era un particolare “rito” che avevano iniziato a fare con Neville e Luna durante quell’anno ad Hogwarts. Ogni volta che uno di loro era costretto ad una punizione con i Carrow, dopo dovevano vedersi e parlarne, dire cosa avevano provato, sentito, quanto era stata brutta o se era andata meglio dell’ultima volta. Dopo Natale però Luna non era tornata, quindi erano rimasti solo lei e Neville.
«Oh…» disse con fare distratto. «C’è una cosa che non ti ho detto» esordì guardandola dritta negli occhi. Lo sguardo deciso di Harry la fece sentire ancora più in colpa per aver taciuto cosa era successo ad Hogwarts mentre lui era chissà dove. «Mentre ero alla ricerca degli Horcrux la sera aprivo la Mappa del Malandrino e vedevo dove fossi, cosa stessi facendo. Era l’unico modo per sapere come stavi, se eri ancora viva, se non eri ferita o in infermeria…una sera ho visto te e Neville in Sala Comune e gli ho chiesto di prendersi cura di te». Ginny si rilassò a sentire le motivazioni che aveva appena dato Harry. Al tempo stesso, però, il suo senso di colpa si acuì; prima che si mettessero insieme gli aveva rinfacciato di non avere un briciolo di considerazione di lei e adesso scopriva che per tutto il tempo che era stato via non aveva fatto altro che cercarla tramite un pezzo di carta.
«Mi dispiace» disse senza guardarlo negli occhi. Sentiva la colpa pesarle come un macigno sulle spalle. «Tutte quelle cose che ho detto prima che ci mettessimo insieme…io non lo sapevo…» cercò di giustificarsi. Si sentiva una persona orribile. Perché era così impulsiva? Perché non rifletteva un attimo prima di dire qualcosa?
«Non ci pensare, Ginny» la rassicurò prendendole una mano dolcemente. «Eravamo entrambi troppo arrabbiati per essere razionali…» ricordò con un sorriso leggero. Voleva solo farla stare meglio e Ginny si chiese cosa aveva fatto di così tanto bella per meritarlo nella sua vita.
«Anche io devo dirti una cosa» confessò guardandolo negli occhi. Sapeva che non avrebbe retto a lungo il suo sguardo, quello che era successo ad Hogwarts non l’aveva mai raccontato a nessuno. «C’è un motivo per cui io e Neville eravamo nella Sala Comune» si interruppe cercando le parole adatte mentre il volto di Harry di deformava in un’espressione incredula.
«Non sarete stati insieme?» si allarmò. Ginny scoppiò a ridere per la preoccupazione del suo ragazzo. Rise quasi fino alle lacrime ma si trattenne perché Harry sembrava piuttosto irritato dalla sua reazione.
«No, Harry» lo rassicurò. «Credimi, uscire con qualcuno era l’ultimo dei miei problemi l’anno scorso» rammentò. Harry parve tornare alla serenità iniziale.
«Quindi cos’è successo?» chiese invitandola a continuare. Ginny sospirò torturandosi le mani.
«Le punizioni dei Carrow non erano facili» spiegò. «Ci punivano per qualsiasi cosa, se ci rifiutavamo di torturare uno studente, se ci opponevamo al loro metodo di insegnamento, anche solo perché rispondevamo male…» fece una pausa e alzò la testa fissando il tetto del salotto di Grimmauld Place. Forse era una mossa per impedire alle lacrime di scendere, ma non sapeva manco lei cosa provava. Harry si avvicinò a lei stringendola piano, con fare protettivo.
«Non devi, se non vuoi» sussurrò accarezzandole teneramente una guancia.
«A loro piacevano le punizioni corporali» continuò incurante della richiesta del ragazzo. Doveva dirglielo, tanto valeva farlo subito, anche se le ferite erano ancora fresche. «Molto dipendeva da come si svegliavano la mattina, alcune volte ci picchiavano, altre volte ci torturavano…» sentì Harry irrigidirsi, le sue carezze non erano più dolci, erano scattose, quasi meccaniche. Ginny alzò la testa verso di lui e vide che aveva la mascella contratta. Lo accarezzò cercando di farlo rilassare ma si rivelò inutile, così decise di continuare il racconto «Con Neville e Luna ci eravamo promessi di vederci dopo le loro punizioni e di parlarci di quello che era successo…sai per non impazzire. Poi a Natale Luna è stata rapita e siamo rimasti io e Neville, quindi ci vedevamo solo io e lui. Dopo Pasqua io non sono più tornato ad Hogwarts, ma so che ha iniziato a fare la stessa cosa con l’ES. È stato molto coraggioso ad affrontare tutto da solo…» concluse.
«Perché non me l’hai mai raccontato?» domandò ancora rigido.
«Quando avrei dovuto farlo? Mentre litigavamo o mentre ti baciavo?» rispose retorica con un pizzico di ironia nella voce. Sentendo che era tornata la ragazza di sempre, Harry di rilassò un po’. «Mi dispiace per quello che hai dovuto subire…»
«È tutto passato, Harry. Ci siamo noi due e siamo al sicuro. È questo l’importante» gli ricordò. Alzò la testa verso il suo ragazzo e lo baciò profondamente e in quel bacio sentì Harry sciogliersi definitivamente circondato dall’amore che solo loro due sapevano darsi.
 
«Chissà come siamo arrivati da un sogno a parlare del mio anno ad Hogwarts» rifletté Ginny ad alta voce. Erano ancora seduti sul divano, abbracciati come lo erano stati per tutto il pomeriggio.
«Abbiamo sempre avuto questa capacità di passare da un discorso ad un altro in un attimo…» aggiunse Harry sovrappensiero. Si era preso un bicchiere di Whisky Incendiario mentre Ginny parlava e adesso lo sorseggiava piano. «Questo è niente in confronto ai tuoi baci» affermò muovendo il bicchiere davanti gli occhi della moglie che rise leggermente lusingata di ricevere ancora quei complimenti dal marito.
«Sei tu che sei troppo buono» rispose ridendo. I pensieri di Ginny ormai viaggiavano a ruota libera nella sua mente, immagini sconnesse di momenti passati passavano davanti ai suoi occhi facendola sorridere malinconica. «Ti ricordi quando ti ho detto che mi avevano preso nelle Holyhead Harpies?» chiese divertita. Harry per poco non si affogò con la bevanda, preso dalle convulsioni delle risate.
«Come dimenticarlo!» esclamò.
Ricordava ogni singolo attimo di quel giorno quasi autunnale quando Ginny lo aveva chiamato per dargli la bella notizia. C’erano aneddoti divertenti in quella chiamata che non avrebbe mai dimenticato. Così i contorni di casa Potter iniziarono a sfumare per diventare le pareti del numero 12 di Grimmauld Place.


 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: lapacechenonho