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Autore: ONLYKORINE    07/12/2020    5 recensioni
Lisa torna a Springfield dopo la laurea in veterinaria, non è contentissima, perché non le piace tanto la sua città. Avrebbe preferito passare l'estate, come tutte le altre, a Cambridge, dove ha frequentato il college.
Tornando a casa incontra vecchie conoscenti, nuovi amici, ex fidanzati e si rende conto di non aver un gran rapporto con i suoi fratelli. Per fortuna sarà solo un'estate.
(LisaxNelson)
Prometto di cambiare la trama con una migliore. Prometto prometto.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bart Simpson, Lisa Simpson, Nelson Muntz, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nelson si coprì con l’accappatoio e si guardò la mano: era rossa, dannazione. Ci mancava solo quello. Imprecò e si diresse verso la camera da letto, strofinandosi i capelli con una salvietta e la mano buona.
Il cellulare, posato poco prima sul comodino, suonò e vibrò e il ragazzo guardò il display prima di rispondere: Ellie.
“Pronto!”
“Ciao, tesoro!” Nelson sorrise: non c’erano guai in vista.
“Ciao, Ellie. Tutto bene?”
“Sì. Stasera ceniamo insieme”. Non era una domanda. Ellie era un terremoto.
“Davvero?”
“Sì. O hai altro da fare?”. Nelson sentiva chiaramente che stava facendo qualcosa mentre era al telefono con lui.
“No, assolutamente. E dove mangiamo?” chiese, anche se sapeva già la risposta.
“Da te!”
“E chi cucina?” Sapeva che Ellie adorava quel giochino fra di loro.
“Se cucino io dobbiamo chiamare i pompieri, lo sai”. Ellie rise mentre si muoveva. Nelson immaginò che avesse il telefono incastrato fra la spalla e il viso. L’aveva vista truccarsi così un sacco di volte. Chissà se anche Lisa lo faceva quando era al telefono. Ma forse lei non si truccava…
“Chi?” chiese la ragazza al di là della conversazione. Nelson capì di aver parlato senza riflettere e tossì.
“Cosa? Non ho detto niente, deve essere stata un’interferenza. Allora, vieni qui?” chiese, per deviare l’argomento. Sperò di non aver nominato Lisa chiaramente come lo aveva pensato.
“Sì. Vengo lì e mi cucini qualcosa di buono, ok?”
“Ok. Come vieni?”
Nelson non vide Ellie alzare le spalle, ma se la immaginò benissimo e sorrise. “Vengo con l’auto del vecchio. Stasera…”
“Ellie! Avete litigato ancora?” Nelson sospirò: ogni volta che Ellie litigava con suo padre, lo chiamava sempre ‘il vecchio’.
“Poi ti spiego. Vengo alle sette, ciao!”
Nelson appoggiò il telefono sospirando. Il guaio era che di solito era d’accordo con Trevor e doveva subirsi lo stesso tutte le lamentele della ragazza.
Si alzò dal letto e continuò ad asciugarsi i capelli. Cosa avrebbe potuto cucinare?

 

***

 

“Mamma?” Lisa si affacciò in cucina e guardò sua madre china sul piano di lavoro. Quando si voltò verso di lei vide chiaramente il suo viso invecchiato, le rughe vicino agli occhi, quelle sulla fronte e come la pelle gialla avesse perso la luminosità che la ragazza pensava indelebile. Ma poi Marge sorrise e tornò giovane come Lisa la ricordava.
“Tesoro, sei tornata!” esclamò, come se il fatto che fosse tornata a casa solo dopo quattro anni le dava la possibilità di sparire tutte le volte che varcava la soglia di casa.
“Sì. Avevo detto che sarei tornata, quando sono uscita.”
Si avvicinò a lei e la guardò tagliare le verdure per la cena. Per fortuna si era ricordata che non mangiava carne. Lisa sorrise.
“Richard verrà? Quando ce lo farai conoscere?” Lisa si bloccò di colpo: aveva allungato una mano per prendere delle noci dal portafrutta, ma si immobilizzò con il braccio in aria.
“Mamma… Devo dirti una cosa…”
“No! Vi siete lasciati? Mi dispiace!” Sua madre non la fece neanche finire di parlare e Lisa non riuscì a contraddirla. Non avrebbe detto niente. Non c’era differenza fra un ‘essersi lasciati’ e un ‘non essere mai stati insieme’ se alla fine il risultato era lo stesso, giusto? Marge continuò a tarolare di amori passati e perduti, di porte e portoni e di pesci nel mare mentre continuava ad affettare le verdure.
“…E poi chi lo sa, magari troverai un bel ragazzo proprio qui, a Springfield!” finì il suo monologo la madre. Lisa non disse niente: Springfield non le aveva riservato un buon bentornato per pensare di rimanerci, ma non voleva ancora discutere con sua madre.
In quel momento, dalla finestra del salotto si vide una macchina sportiva parcheggiare sul vialetto di casa Simpson e buttare giù la cassetta delle lettere. Homer si alzò dal divano senza quell’agilità che tanto non aveva mai posseduto neanche da giovane e aprì la porta urlando: “Milhouse! Brutto idiota, hai di nuovo rotto la cassetta della posta!”
“Mi scusi, Homer…” rispose il ragazzo scendendo dall’auto e guardando sconsolato il danno.
“Chiamami Signor Simpson!” gridò Homer prima di sbattere la porta e ritornare a sedersi sul divano.
“Speriamo solo che non sia Milhouse, ne siamo scampati una volta…” sussurrò sua madre più a se stessa che a Lisa, mentre osservava la scena dalla porta della cucina.
Lisa sospirò. Era stata con Milhouse al liceo. Aveva praticamente odiato il liceo, dopo il primo anno, quando ancora non aveva capito come funzionasse davvero. Era odiata da tutti, era definita la secchiona della scuola e qualche volta aveva fatto la spia quando qualcuno infrangeva le regole. Solo le lezioni erano interessanti, ma la maggior parte dei professori insegnava senza impegno né voglia e questo si sentiva benissimo. Lei ce l’aveva messa tutta, aveva organizzato corsi extrascolastici, manifestazioni e aveva lavorato per il giornalino scolastico. Ma gli altri studenti non apprezzavano il suo impegno nel sociale o il suo essere insistente, così alla fine, la lasciavano sola. Aveva fatto un sacco di cose, ma la sua mancanza di socializzazione aveva reso quegli anni un po’ pesanti.
O forse la odiavano perché stava con Milhouse? Poteva essere. Lisa ridacchiò portando la mano davanti alla bocca e cercò di rassicurare sua madre: “È bastata una volta anche per me, mamma”. Una volta durata un anno e mezzo e la sua verginità, ma una volta sola.
“Vai da tuo fratello e digli che sta arrivando Milhouse. Che non scappi detto a Bart cosa c’è per cena o quel piccolo scroccone tenterà di invitarsi: sua madre gli fa mangiare surgelati e non li scongela sempre!”
Lisa annuì spalancando gli occhi e salì le scale per tornare al primo piano. Passò davanti alla camera di Bart e lo sentì imprecare mentre giocava ai videogiochi. Bussò, ma non gli rispose, bussò ancora, ma lui non la invitò a entrare.
“Babi…” Lisa aprì piano la porta della stanza di suo fratello e lo chiamò, prima di fare irruzione, ma lui le dava le spalle, aveva le cuffie nelle orecchie e stava giocando alla play mentre dava ordini a qualcuno. “Babi…” Bart sobbalzò quando la sorella gli toccò la spalla e imprecò ancora.
“Lisa, diamine! Mi hai fatto morire!” Bart la guardò malissimo e poi toccò qualcosa vicino all’orecchio. “J-red, mi spiace, c’è quella rompiballe di mia sorella, ci becchiamo domani. Stessa ora”.
“Cavolo, Lisa, sei tornata oggi e già mi hai fracassato la…”
“Bart! Ma ti sembra il modo di darmi il bentornato?” esclamò Lisa, contrariata dal suo comportamento.
“Ma ti ho salutato stamattina! Quando sei tornata, no?” Lisa sbuffò. Ma era impensabile che suo fratello non fosse maturato neanche un pochino? Poco pochino? “Dai, siediti qui e guardami mentre gioco… ma stai zitta!” Lisa alzò gli occhi al cielo, ma si sedette sul piccolo divanetto accanto al fratello.
“Sta arrivando Milhouse” gli comunicò, mentre Bart riniziava a giocare, questa volta da solo.
“Cosa c’è per cena?” chiese lui, come se le cose fossero collegate.
“Non lo so. Cos’è che non piace a Milhouse? Surgelati?” Bart scoppiò a ridere e le diede una pacca sulla coscia. “Ascolta…” riniziò a parlare, subito dopo, sussurrando. “Oggi la macchina della mamma non si accendeva più e…”
“È la batteria che inizia a fare le bizze. Papone ha detto che la settimana prossima la va a comprare. No, lo ha detto due settimane fa…” Bart non la guardò e alzò il joypad come se dovesse accompagnare il protagonista del videogame nella sua corsa.
“Ecco! Beh, l’ho cambiata io. Ne ho presa una usata.”

 

Bart smise di giocare e si voltò verso la sorella. “Cosa hai fatto? E l’hai montata tu?”
Sua sorella lo aveva fatto davvero? Lisa si morse le labbra e guardò da un’altra parte.
“No, Babi… Mi hanno aiutato… L’ha fatto un tipo…” Bart tornò a giocare: aveva molto più senso.
“Quanto ti ha preso? Ti ha fregato?”
“Non lo so, io penso di no… Ha voluto venti dollari” rispose.
“Se te ne ha chiesti venti vuol dire che potevi tranquillamente tirare a dieci! Devo andare a farmeli ridare?“

 

Lisa rise: un po’ per l’atteggiamento del fratello e un po’ perché aveva capito perché Nelson pensava di chiedere di più a Bart.
“Penso che venti fosse il prezzo giusto” rispose. Ma tanto Bart aveva alzato le spalle come per dire ‘come vuoi’ e aveva ripreso a giocare, senza calcolarla più di tanto.
“Dove sei andata a fartelo fare?”
Lisa si morse di nuovo il labbro inferiore, indecisa se dirglielo o meno. “Da Nelson Muntz”.
Bart non staccò gli occhi dallo schermo. “Nelson è bravo. Hai fatto bene”.
Oh. Davvero? Lisa si incuriosì: non si era neanche voltato verso di lei come prima. “Lo pensi davvero?”
Suo fratello alzò le spalle. “Penso sia il meccanico migliore, qui a Springfield”. La ragazza aprì la bocca, ma non disse niente.
“Ma… Da quand’è che sei amico di Nelson?”
Bart alzò di nuovo le spalle. “Ci siamo trovati alla Springfield University insieme. Non lo vedevo dalle elementari… Ti ricordi che ha frequentato la Middle Town e non quella dove siamo andati noi?” Lisa annuì: loro gli anni delle medie e del liceo li avevano fatti in una scuola diversa da quella di Nelson. “Ecco, poi ci siamo trovati all’università. Abbiamo fatto amicizia lì. Lui era… diverso. Non so bene… Non mi sono fatto tante domande. Ora ci tiriamo pugni sul ring in palestra invece che nel cortile della scuola. È ancora più forte di me, ma almeno adesso è divertente”. Bart sorrise e Lisa si meravigliò ancora. Tirarsi pugni era divertente? Doveva essere una cosa da maschi, visto che non la capiva.

 

“Sei amico di Nelson!” La voce lagnosa di Milhouse fece girare Bart verso la porta.
“Milhouse, stai origliando?”
“Perché sei amico di Nelson? Sono io, il tuo migliore amico! Non è lui il tuo migliore amico, vero, Bart?”
“Beh, Milhouse, non è che tu sia proprio…” Il colpo che Bart ricevette da Lisa lo mise in guardia e cercò di cambiare strategia. “È che quando se  andato al college non c’era più nessuno che…” Questa volta, invece, venne interrotto direttamente dall’amico.
“Ma non dovevi sostituirmi! Sono io il tuo amico…”
Bart sbuffò: come odiava Milhouse quando faceva così la femminuccia. Era proprio odioso.

 

Milhouse aveva quel tono che a Lisa non era proprio mancato. Sembrava avesse ancora dieci anni invece di ventiquattro.
“Milhouse, sono sicura che tu sia ancora un caro amico di Bart, vero Bart?” Milhouse spalancò gli occhi, probabilmente non si era accorto che c’era anche lei. Lisa non lo vedeva dalla fine del liceo. Così come non aveva visto nessun altro.
“Lisa! Sei tornata! Come sei bella!” Il ragazzo, totalmente scordatosi del problema ‘miglior amico di Bart’, ora la stava guardando con uno sguardo un po’ viscido. Lisa ebbe un brivido.
“Già…”
“Posso baciarti?” chiese, avvicinandosi e sporgendo le labbra verso di lei.
“Oddio, Babi, aiutami” sussurrò.

“Hei, Milhouse, prendi un joypad, se vinci contro di me, puoi fermarti a cena.”
Il ragazzo dai capelli blu sorrise e annuì. I suoi occhiali si spostarono nel movimento e dovette sistemarseli. Lisa si alzò dal divanetto per far posto all’amico, ma lui riuscì a fermarla prima che riuscisse a scappare dalla camera.
“Però potremmo uscire insieme, cosa dici, Lisa? Sono passati tanti anni…” buttò lì la proposta, bloccandole la strada.
Lei non riuscì a negargli anche quello e sospirò. “Da amici, però” concesse.
“Certo, da amici. Una chiacchierata e basta. Domani?”
Lisa, pensando che lui volesse invitarla fuori a mangiare, cercò di far morire subito qualsiasi iniziativa che implicava l’impegno di troppo tempo.
“Ok, domani dopo cena. Da amici” chiarì. Milhouse non era di certo il tipo di ragazzo a cui avrebbe annusato il dopobarba nel mobiletto del bagno.
Si sentì le guance rosse, di nuovo, al pensiero di quello che aveva fatto nel pomeriggio e, con una scusa, uscì velocemente dalla stanza.
Entrò in camera sua e prese in mano il sax. O amico sax. Lo accarezzò e lo avvicinò alla bocca. Quando chiuse gli occhi e iniziò a soffiare, però, nessuna melodia uscì dallo strumento. O dal cuore di Lisa.

 

“Hai visto?” chiese Milhouse, eccitato, a Bart.
“Cosa?”
“È diventata rossa: le piaccio ancora!”
“Sarai diventato daltonico”. Il rumore dello scapaccione che gli rifilò Bart si sentì anche in cucina.

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***Eccomi! Come dicevo, non so se sto andando nella direzione giusta, quindi spero che la storia non sia uno schifo... Grazie a tutti quelli che leggono!
   
 
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