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Autore: HerikSigurd    08/12/2020    0 recensioni
Nella terra di Nin Thoulgulf, un giovanissimo guerriero, combatte quasi esclusivamente per denaro e ricchezza. Una vita ormai consacrata alla violenza e al nichilismo, segnata da un passato traumatico. Un passato da cui cerca in ogni modo di fuggire.
Ma il passato ritornerà con rinnovato vigore, per segnare per sempre il suo futuro.
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Threesome
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La sua armatura era fatta di puro acciaio, non presentava ornamenti in oro o argento.
L'acciaio era talmente scuro da essere brillante e nero come la morte, quasi spaventoso.
Di notte, Thoulgulf quasi passava inosservato, mentre di giorno poteva instillare la paura nel cuore dei nemici.
Ma il particolare più rilevante era il suo elmo, aveva la forma di una feroce e minacciosa testa di lupo con zanne prorompenti e affilate.
Nonostante l'apertura, l'elmo copriva tutto il volto.
Il giorno ci fu una tempesta furibonda che aveva reso la vegetazione della tundra molto umida e bagnata, ma la notte era calma e tranquilla.
Un'immensa quiete sovrastava l'isola, come se niente stesse succedendo, come se non ci fosse un esercito di migliaia e migliaia di soldati pronti a far scorrere il sangue.
Tutti loro erano fuori dall'accampamento, avevano spento le torce in modo da rimanere nell'ombra il più possibile.
Molti tacevano e molti bisbigliavano tra di loro, era fondamentale che i soldati non facessero rumore se non nel momento più opportuno.
Però, tutti loro, riuscivano a vedere il castello in lontananza in quanto veniva illuminato dai fuochi presenti sulle mura, sulle torri e sui torrioni.
I bisbigli erano sempre di più, segno che l'impazienza si stava facendo strada tra gli uomini.
-Ma quando manderanno il segnale?- Chiese un'ombra che stava accanto a Thoulgulf. -A quest'ora dovrebbero essere già entrati!-
-Lo manderanno quando sarà il momento.- Rispose.
-Sai chi è stato mandato all'interno del castello?-
-Alcuni membri della setta di Shila, se non vado errato.- Disse Jhariq.
-Assassini, dovevo immaginarmelo.-
Poi, ad un certo punto, una luce proveniente dal castello si spense, tutti all'improvviso si ammutolirono e ognuno guardò nella stessa identica direzione.
Thoulgulf alzò il braccio e con la mano afferrò saldamente l'elsa della sua spada, la sguainò e un sibilo metallico graffiò il silenzio che in quel momento imperava.
Dopo si spense un'altra luce, poi un'altra e un altra ancora, come tante candele che venivano spente da un soffio di vento.
Alla fine tutti le luci si spensero, da quel momento si percepì un flebile filo di tensione, segno di un'imminente tempesta di spade.
Chi era meno avvezzo alle battaglie sentiva la stessa sensazione di quando sta per arrivare qualcosa di brutto e di tragicamente inevitabile, un gusto che in bocca ha il sapore amaro del sangue.
L'assenza di alcun movimento era diventata insopportabile, alcuni iniziarono parlare a bassa voce dicendo che il piano era fallito, che forse erano stati tutti catturati.
La loro attesa venne ricompensata perché, non sulle torri e nemmeno sulle merlature, ma alla base delle mura si accese una fiamma che girava di qua e di là.
Tutti tirarono fuori le loro armi, c'era chi avena una spada, un ascia, un'ascia da guerra e una mazza acciaio.
Tranne i soldati elfi; loro avevano una armatura leggera di color marrone scuro, uno scudo e una spada, mentre le armature degli ufficiali erano ornate di argento e oro, simbolo del loro stato sociale.
-È il segnale!- Grido uno di loro, indicando il proprio dito verso il castello. -All'attacco!-
In un boato, tutti i guerrieri pronti con le armi in pugno avanzano a passo svelto.
Tutti i mercenari stavano in prima fila rispetto agli elfi scuri, perché sacrificare i propri uomini quando si ha della carne da macello a pagamento?
L'aria che si respirava aveva uno strano sapore, un sapore che Thoulgulf conosceva benissimo. Quel misto di metallo, angoscia, paura, adrenalina e ferocia era qualcosa di inebriante. Uno stimolo per chi piace sentire il sapore della battaglia, prima di iniziarne una.
Il rumore metallico delle armature e delle armi avrebbe sicuramente risvegliato tutte le guardie delle castello, ma ormai era troppo tardi perché le porte erano già aperte.
Il castello aveva cinque cinta murarie, una più grande dell'altra ed erano così alte da far perdere la testa.
Erano fatte di una roccia estremamente resistente, ed erano così alte da rendere impossibile un combattimento con le torri d'assedio.
La fortezza era imponente e si affacciava sul mare, era circondata anch'essa da una cinta muraria, ma più alta delle altre.
In poche parole chiunque voleva conquistare la città, doveva usare uno stratagemma e un esercito numeroso, come in questo caso.
Quando i guerrieri entrarono di prepotenza ci fu un tripudio di risate e urla, c'era chi esaltava a bruciare tutto e chi sghignazzava in maniera truce e crudele rovesciando i tendoni e le bancarelle vuote di proprietà dei comuni cittadini.
Lo facevano pure i mercenari, ma nella maggior parte dei casi erano gli elfi a commettere queste azioni.
Anzi, loro addirittura sbarravano le porte delle case, così che nessuno potesse uscire, e lanciavano dalle finestre le torce accese in modo che le case stesse prendessero fuoco con le famiglie dentro.
Mentre i soldati di Volg ridevano a crepapelle sollazzandosi da quell'orribile e grottesco spettacolo, dagli edifici si sentivano le urla lancinanti degli uomini, donne e bambini che morivano arsi vivi a causa della loro malvagità.
Ma c'era un fatto che rendeva quello spettacolo ancora più grottesco di quanto già non lo fosse: anch'essi erano elfi. Esatto, elfi contro elfi.
Un soldato diede alle fiamme un abitazione, ma non sbarrò la porta. 

Da lì uscirono elfo e un'elfa, marito e moglie, un bambino e una bambina. 
-Pietà! Pietà!- Urlò l'uomo che, preso dalla più totale disperazione, si era inginocchiato davanti a loro con le mani incrociate. - Abbiate pietà almeno di mia moglie e dei figli! Vi prego, vi prego!-
L'uomo iniziò piangere, le sue urla squarciavano la notte. 

Però non s'impietosirono davanti ad una scena del genere, presero a ridere di fronte a cotanto dolore. 
Uno degli elfi con l'armatura lo prese per la collottola e lo strattonó verso di se. 
-Guardatelo- disse con voce truce e ironica -sembra proprio un animaletto, non trovate? Tranquillo, l'ultima cosa che vedrai saranno proprio tua moglie e i tuoi figli. Non sei contento? Voi altri prendete la donna e i mocciosi, poi uccideteli.-
Altri soldati presero presero la donna e bambini portandoli in una zona d'ombra.
Le urla erano forti, ma finirono e per terrà si poteva scorgere un rivolo color porpora con sfumature scarlatte.
-No... Maledetti...-
L'elfo che teneva in ostaggio il poveretto impugnò la daga e gliela piantò nella gola, dando un colpo netto.
Un esplosione di sangue macchiò la sua armatura, ma poco gli importava, mentre l'altro cadde a terra come un sacco di farina, rantolando qualche verso.
Thoulgulf osservò quella scena in disparte, la osservò attentamente senza perdersi ogni minimo dettaglio. La vide con il suo sguardo freddo e apatico, ma dentro di se provava un misto di emozioni che lui stesso non capiva.
Voleva intervenire, ma allo stesso tempo non lo voleva.
Alla fine una voce nella sua testa gli suggerì di non intervenire, perché sarebbe stato sopraffatto e quindi ucciso come quell'uomo dalle orecchie a punta che giaceva a terra in un lago di sangue.
Distolse lo sguardo attirato da un rumore, una figura dall'armatura color argento corse verso di lui e si lanciò con una spada in pugno, egli si scansò per schivare il fendente. Poi lo colpì al collo con lo spadone, macchiandolo di rosso.
Il corpo sanguinante rotolò per strada, il cadavere si accasciò supino e il sangue continuò a sgorgò tingendo di rosso tutto ciò che era attorno.
La battaglia si fece più intensa, il rosso porpora era il colore che si notava più degli altri.
Inutile spiegare che l'effetto sorpresa aveva sortito i suoi effetti, i soldati di re Volg avevano oramai occupato le mura del castello. Le guardie vennero uccise nel loro coraggioso intento di difenderle, i loro cadaveri cadevano da esse come rocce che dalla cima di una montagna cadono a valle.
Facendo roteare lo spadone con maestria e lucidità staccò la testa di un elfo, il collo tagliato gli schizzò l'elmo che, con quel colore intenso, assunse un aspetto ancora più inquietante.
Un'ombra si scagliò addosso a lui, tenendo le spadone dritto lo infilzò trapassandogli lo stomaco.
L'elfo emanò dei versi di dolore, poi lo fece cadere per terra spingendolo con la pianta dello stivale.
L'armatura era piena di schizzi, il suo colore nero risaltava la sfumatura purpurea del sangue e viceversa.
Come aveva già intuito; la battaglia si era trasformata in un massacro. I guerrieri di Re Volg quasi si erano disinteressati dei soldati nemici ed erano concentrati solo nel depredare, uccidere e saccheggiare tutto ciò che trovavano, anche con ogni forma di violenza fisica, carnale e sessuale.
Anche la persona meno sensibile di tutto l'universo sarebbe inorridita e avrebbe provato angoscia e riprorevolezza difronte ad uno scenario del genere.
In mezzo a quel marasma di spade e armatura che si scontravano, Thoulgulf senti quelli che a lui sembravano dei piccoli e flebili lamenti. Ma poi capì che erano erano dei singhiozzi.
Svoltando dietro l'angolo notò un carro di legno messo accanto ad un grande cumulo di paglia.
Si avvicinò e vide che sul carro c'erano delle casse coperte da un lenzuolo e un bambino, lì nel vano tentativo di nascondersi.
Non vide Thoulgulf in faccia, ma solo quel lupo di metallo che tanto gli faceva paura, il fiato si fece più pesante e le sue pupille più dilatate.
-Non piangere, non fiatare e non dire niente. Altrimenti ti troveranno.- Disse con una profonda voce metallica, che l'elmo gli donava.
Egli coprì l'infante con il lenzuolo e caricò della paglia sul carro, in modo da essere il meno visibile possibile e facendo molta attenzione che non ci fosse nessuno dei paraggi.
Continuò per la sua strada come se nulla fosse, come se non avesse incontrato nessuno.
Appoggiò la lama sulla spalla destra e guardò ciò gli si parava davanti.
Tutti e cinque i livelli erano occupati e sulle mura vennero messe delle bandiere nere, che raffiguravano un enorme e fiera bestia felina che schiaccia con una zampa la testa di una gazzella. Il significato di ciò era palese.
Era ancora notte e la furia della battaglia si stava attenuando, nonostante che i soldati del re priore sbucassero dalle retrovie per dare man forte alla difesa del castello, fallendo miseramente.
Superate le cinque mura, davanti a Thoulgulf si innalzava la fortezza. Aveva sentito dire che i suoi sotterranei andavo in profondità, fino alle fondamenta dell'isola.
C'era una cosa che il ragazzo non aveva mai perso: la sua curiosità."La curiosità accresce la mente, fa la differenza tra una vittoria ed una sconfitta" disse una voce nella sua testa.
Inoltre, il grande portone lo avevano già sfondato e stavano portando via oro e argento di qualsiasi tipo.
Entrò nel palazzo, tenendo ancora il suo spadone tra le mani.

   
 
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