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Autore: Dira_    23/08/2009    10 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Annuncio importante: Mi sono accorta, con orrore, che ho fatto un errore a dir poco grossolano. Al e Rose hanno detto di dover fare il quinto anno, ma hanno sedici anni, e dovrebbe essere al sesto. Inoltre si diventa prefetti al Quinto e i GUFO sono sempre al quinto. Comunque… l’ho aggiustata così: Rose e Al, come Tom, Michel e Loki hanno già conseguito i GUFO, l’anno prima. L’unica differenza è che si diventa Prefetti al Sesto.  
Un po’ raffazzonata come spiegazione, lo so. Ma dopotutto mi conviene. Meno problemi scolastici e più azione. :P Ovviamente per James e gli Scamandro è l’ultimo anno.
@Miriam Malfoy: Eh, forse i controlli andavano fatti, ma si sa, vedi un tipo grasso e malandato che beve come una doga e pensi ad infarto. :P Scorpius considera la povera Rose, la sua Rosey-Posey. Chissà cosa vorrà dire per quella testaccia Malfoy! XD per quanto riguarda Jamie, si sa, è uno stronzo, ma diamo tempo al tempo. Ha diciassette anni, e alla sua età anche il nonno era un cretino. Loki se non avesse l’aria da furfante come potrebbe avere il nome che porta!XD Grazie per la recensione, continua a seguirmi! ;)
@Jakie Black: Ti è arrivato il mio pm? Comunque, apparte tutto, grazie per aver apprezzato la scena fuori dall’ufficio di Ziel. Ci tenevo a farla bene, per far capire come Albus e James sono diversi. Dopotutto lo accenna anche Mamma Row nell’epilogo. Scorpius e Rose sono molto Fandom, e per questo mi piacciono. Sono una sfida, per non renderli la classica brutta copia delle DraMione. Al e Tom sono i miei due puccini, lo so, lo so. XD Spero che questo capitolo ti abbia tolto qualche domanda. :P
@Natalia: Ciao Natalia! Prima di tutto grazie mille per la lunga recensione! Le mie preferite! (ehehe, che paracula) addirittura paragonarmi alla Row! Wow, grazie! Comunque sì, il rapporto tra Thomas e Al è molto stretto. Ma non si sa ancora bene chi dei due sia la parte più bisognosa, in fondo, e chi quella più forte. Per quanto riguarda Asa Butterfield, sì, è proprio il bimbo di Merlin e del film che mi hai accennato. Io lo vedo come Al, non ci posso fare niente. Spero che lo tengano in considerazione. Vuoi mettere la soddisfazione di averci preso? XD
 
 
 
*****
 
 
 
Capitolo V
“When the sun start sinking”

 
 
 


 
 
 


You ain't seen my bad si
de
Shame on me, shame on the things that I be
Sometimes, you're the best time
I've ever, ever known
(You’re so real, Matchbox 20)
 
 
 
 
2 Settembre 2022
Dormitorio dei Serpeverde, Hogwarts.
 
 
Se la mattina fosse capace di umori, ne avrebbe avuto uno isterico, quel giorno.
Tom si era alzato verso le sei e mezzo, e si era beccato Michel in piena paranoia da primo giorno, indeciso se indossare … una serie di uniformi tutte uguali, il cui unico cambiamento percepibile era forse qualche centimetro di stoffa in meno e l’usura.
Loki gli si era infilato da sotto per fregargli il bagno.
Odiava la vita in comune.
E certo non aiuta avere come compagni di stanza Zabini e Nott…
Il dormitorio Serpeverde non era esattamente un luogo ameno dove risvegliarsi. Prima di tutto, non si poteva contemplare il sorgere del sole, trovandosi circa a venti metri sottoterra, con metà Lago Nero sopra la testa.
In secondo luogo, c’era sempre un freddo a dir poco sgradevole.
Non che lui ne soffrisse. Affatto. Il problema era Zabini che si lamentava continuamente, e Nott che cercava di vendere scaldini magici ‘capaci di scaldare l’intera Sala Comune’ agli intirizziti primini. L’ultima volta uno di quei cosi aveva dato fuoco alla testa di un certo Spurgis.

Al momento attuale era riuscito ad appropriarsi del bagno, pena fisica a chi avesse osato disturbarlo mentre si godeva il getto tonico della doccia.
“Dursley, uomo, ti avverto! Se finisci l’acqua calda Zabini ti ucciderà!”
“Che me lo dica di persona.” Non fece una piega.
“Ti ucciderò!” replicò la voce soave del compagno. “Lo, dici che mi sta bene il profumo di malva o di sandalo e rabarbaro? Vorrei qualcosa di aggressivo.”

“Qualcuno uccida me.” Sentì esalare Nott.
Così impara a fregarmi la prima mezz’ora di acqua calda.
Tom sospirò. Erano esasperanti, senza ombra di dubbio. Se non altro, l’ultimo componente della camerata era Albus. Era ancora sprofondato sotto un cumulo di coperte – molto freddoloso – e tra le braccia di Morfeo.
Uscì dalla doccia, buttandosi un asciugamano sulla testa e strofinandoselo. Pulì con una mano la condensa sul vetro.
L’immagine che venne riflesse era quella di un adolescente. E fin lì…
Un adolescente magro, praticamente privo di melanina (estati passate al coperto), con capelli lisci e corvini appiccicati al viso.
Stavano diventando troppo lunghi, stimò, passandosi le dita tra le ciocche bagnate.
Abbassò lo sguardo.

Ah, poi c’era il pezzo forte.
Lo stomaco liscio, privo di avvallamenti, affossature, difetti. Privo di ombelico.
Nessuno era mai riuscito a capire come potesse non averlo.
Né zio Harry, né il medimago che ogni anno si occupava di fargli un check-up completo.
Non c’era niente in lui che non andasse. Tutto era perfettamente al suo posto. Aveva una salute di ferro, non si era mai ammalato, neanche un’infreddatura. Niente.
Aveva denti sani, riflessi pronti e non aveva mai avuto bisogno di occhiali o apparati sostitutivi di qualche mancanza sensoriale.
Certo, era un po’ troppo magro, e la sua pelle era bianca come quella di un neonato.
Imperfezioni comunque comuni, niente di cui preoccuparsi.
Solo, niente ombelico.
La prima volta che chiese spiegazioni aveva undici anni. La seconda, tredici.  
Albus e James gli avevano chiesto se non avesse voglia di farsi un tuffo nel laghetto vicino alla Tana. Era un estate caldissima, e il solo mettersi una maglietta costituiva per chiunque una sofferenza. Lui non se l’era mai tolta. Neppure per dormire.
Aveva detto di no, e James l’aveva preso in giro. Si erano picchiati, ed Albus era andato a chiamare il padre. Harry aveva sedato la lite, e poi l’aveva portato a fare una passeggiata per i campi che costeggiavano la Tana.
 
 
Harry camminava affianco a Tom, che già a tredici anni riusciva quasi a raggiungerlo in altezza. Faceva caldo, e tutti avevano ridotto il loro vestiario al minimo. Solo lui si ostinava ad una maglietta e pantaloni lunghi. Neri.
Sapeva che l’opinione pubblica Weasley non avrebbe perso tempo a farglielo notare.
Specie James. E infatti…
“Come va il naso?”
“Bene zio. Sei bravo ad aggiustare ossa rotte.” Ma non sorrideva. L’afa appiccicava la canottiera al torace dello zio. La sua t-shirt era asciutta.

“Oh, dovresti vedere Luna, cioè, la signora Scamandro. Ha un talento naturale. Spero di esserci andato leggero…”
“Sì.”
“Thomas, non prendertela troppo con Jamie. Ha sbagliato, e sarà punito. Ma non farti rovinare la giornata da una lite. Fidati.” Gli aveva sorriso amichevolmente. Aveva staccato una spiga dal lato dello stradello sterrato che stavano percorrendo e aveva preso a giocherellarci. “Davvero.”
“Non voglio fare il bagno nello stagno.” Aveva borbottato dopo un po’. “Non voglio che mi vedano.”
“Capisco…” aveva esitato. “Potresti farlo con la maglietta. E comunque lo sanno, Tom.”
“Lo so. Ma questo fermerebbe James?”
“James è in casa a scontare la sua punizione dando una mano a Molly con la cena. Non preoccuparti.” Un nuovo sorriso, ma Tom si sentiva un macigno in petto.

Rabbia, era furioso.
“Perché sono fatto così?” aveva sputato, fissandolo con odio. In quel momento lo odiava.
Perché Harry Potter era normale. Sì, certo, la cicatrice. Ma era qualcosa in più.
Non aveva qualcosa in meno.
Harry l’aveva guardato serio di rimando. Si era fermato, buttando la spiga.
“Thomas…”
“Non mi hai mai detto perché sono così. Mi dici che non lo sai. Come fai a
non saperlo?”
“Perché è la verità.” L’aveva preso per le spalle magre. “Non ti sto mentendo. Non ti nasconderei mai nulla. Credimi. So cosa significa essere all’oscuro del proprio passato, so come ci si sente. Se potessi, te lo eviterei.”

Tom aveva abbassato lo sguardo.
“Abbiamo fatto delle ricerche. Sono un auror, so di cosa parlo. Te l’ho spiegato. Abbiamo cercato di rintracciare i tuoi genitori, un parente. Ma non ci siamo riusciti.”
“Ma io sono umano?” aveva soffiato, serrando la mascella. “Un essere umano senza… non esiste. Non è vero? Il cordone ombelicale assicura la vita del feto. Io non l’avevo?”

Harry aveva aspettato a rispondere. Sapeva che Thomas non avrebbe voluto una risposta banale.
Alla sua età una risposta banale, una scusa, era l’ultima cosa che avrebbe voluto.
E ne aveva avute tante, troppe di quelle. 
“Forse il tuo concepimento è stato magico. Ci sono molte tecniche, alcune sconosciute qui in Europa, per concepire bambini nel caso la madre sia sterile, o lo sia il padre.” Rammentò le ricerche con la squadra, con il valido aiuto di Hermione, tutte finite nel vuoto. Se il modo c’era, non era contenuto in testi in loro possesso. Casi di concepimento aiutato dalla magia c’erano, ma nessun feto aveva come controindicazione:
potrebbe non avere il cordone ombelicale.
“Io non sono un esperto, ma esistono.”
“Vorrei solo sapere…” inspirò. “Sapere.”
Harry avrebbe voluto abbracciare il figlioccio. Stringere quel corpo magro e tormentato e assicurargli che tutto sarebbe andato bene. Ma sapeva che non avrebbe avuto senso.

Quello non era un brutto sogno. Ma il suo passato.  
“Ti giuro che se scoprirò qualcosa, te la dirò. Brutta o bella che sia. È una promessa.”
“Non smetterai di cercare?”
“Mai. Nella biblioteca di Hogwarts non hai trovato niente, non è vero?”
Esitò. Poi annuì. Inutile mentire.

“Non c’è niente, credimi. Ho chiesto il catalogo completo, compreso quello della Zona Proibita.”
La zona proibita. Sì. Aveva guardato quell’angolo buio molte volte, ma quel cerbero della Pince gli stava col fiato sul collo ogni volta che indugiava troppo con lo sguardo.

“Devi fidarti di me, Tom. Okay?”
Aveva annuito. Harry era l’unica persona che probabilmente meritava una promessa, e la verità.

Sempre se avesse continuato a meritarsi la sua fiducia.
“Coraggio… con questo caldo Albus sarà già a mollo. Ti sta aspettando.”
“Farò il bagno con la maglietta.”
Harry gli aveva sorriso. “Certo. E’ una tua scelta.”

 
 
“Uomo, noi andiamo a rifocillarci! Sveglia Potters, prima che faccia tardi e si perda la Gran Colazione Del Primo Giorno!” urlò Loki al di là della porta, calibrando adeguatamente le maiuscole. A volte parlava per maiuscole.
“Sì. A dopo.” Mormorò un incantesimo per asciugarsi, prima di uscire.
In effetti, la camera era gelida. Il pavimento era in pietra, i baldacchini di legno scuro, color carbone. Persino le lampade avevano un’aria lattiginosa, bluastra. Anche con un camino all’angolo, la stanza non riusciva mai a riscaldarsi adeguatamente.
Thomas l’adorava. Si sentiva a casa.
Si avvicinò al letto del cugino, ancora con le tende tirate, di un pesante verde cupo. Le aprì, infilando la testa dentro. Di Albus si intravedevano solo alcune ciocche di capelli castano scuro, e poi una marea di cuscini e coperte sommergeva tutto il resto.
Quando si tratta di trasfigurare qualcosa in un cuscino o una coperta è un re.
“Al, svegliati…”
Nessuna risposta.

“Al. Sono le sette e mezzo. La colazione.”
Un indefinito rantolo.

Sospirò: era sempre così. Abituato ai ritmi della Tana, dove si veniva svegliati dall’odore del caffè e delle frittelle, verso le undici, il primo giorno di scuola per lui era sempre un trauma.
Impietoso, Thomas lo liberò dalle coperte. Il freddo sarebbe stato il suo miglior alleato.

Albus dormiva supino, con le braccia alzate sopra la testa, come un bambino.
Ovviamente questo comportava che il più delle volte avesse lo stomaco scoperto. Quella posizione gli era valsa innumerevoli maldipancia, il primo anno, prima di adottare il sistema a ‘fortezza di coperte’.

Tom sorrise appena. Al era ancora un bambino.
Ma stava cominciando a dimostrare un carattere che giustificava le scelte del Cappello Parlante. La sera prima aveva seguito James per curiosità, mentendo sui suoi reali intenti.
Lui lo sapeva. Ted Lupin probabilmente no.
Molto Serpeverde, Al. Molto Serpeverde.
L’adolescenza comunque non aveva distrutto nulla della sua infanzia incantata. Aveva ancora gli stessi occhi pieni di meraviglia, il viso aperto, il sorriso luminoso.
E la pancia scoperta…
Sogghignò.
Era tanto che non guardava così da vicino Al, comunque. Non che fosse cambiato granché dall’estate prima, quando avevano diviso la camera, alla Tana. Era sempre deplorevolmente mingherlino. Non era efebico, faceva sport dal primo anno, ma niente addominali, come quelli orgogliosamente vantati da James.
Il rapporto fisico tra loro era sempre stato particolare, considerò d’un tratto. Albus era affettuoso, non aveva problemi ad abbracciare qualcuno o toccarlo. A lui non piaceva.
Due opposti, praticamente.
Eppure la fisicità di Al non lo minacciava. Mai. Era prevedibile, non invasiva.
Senza riflettere tracciò un cerchio attorno all’ombelico del ragazzo. Lo sentì sospirare.
Ah, giusto. Soffriva il solletico.
“Tom…” sussurrò infastidito. Thomas sentì una morsa allo stomaco, e non ne capì la provenienza. Ma capì che era la situazione a generarla, e quindi si alzò dal letto, scuotendolo per una spalla.
“Svegliati.”
Al sbuffò, aprendo gli occhi e tirandosi a sedere. “Che freddo… ma che… per Merlino! Le mie coperte!”
“A meno che tu non voglia portartele fino alla Sala Grande...”
“Uh?” sbadigliò. “Ma che ore sono?”
“Le otto.”

“Per tutte le braghe di Godric! Cazzo, sono in ritardo!” urlò, dandogli uno spintone e infilandosi in bagno. “Perché diavolo non mi hai svegliato prima?!”
Già. Se lo chiese anche lui.

 
 
 
****
 
Sala Grande, Ora di Colazione – quasi passata.
 
Il tavolo Potter-Weasley più amici quella mattina era silenzioso.
Hugo era preso dalla lettura della Gazzetta, che leggeva sopra la spalla di Lily, mentre Rose stava imburrando una fetta di pane con aria profondamente concentrata. James aveva improvvisato una sorta di canestro con le posate e stava giocando un’animata partita di Quidditch da tavolo con uno dei gemelli Scamandro, mentre l’altro stava sbocconcellando un muffin con aria beata.
Tom e Al giunsero per ultimi, il giovane Potter con l’aria trafelata e la cravatta di traverso.
“Ehy!”
Rose alzò lo sguardo dalla sua fetta imburrata, sorridendo al cugino e spostandosi per fargli posto. “Ciao Al. Alzato tardi stamattina?”
“E’ stata tutta colpa di Tom. Non mi ha svegliato!”
Il ragazzo in questione si sedette tranquillamente in un angolo, prendendo la propria tazza e riempendola di the in cui sciolse quattro o cinque cucchiaini di zucchero. Adorava le cose dolci.

“Potevi svegliarti da solo.” Ribatté, ma fece un lieve sorriso. “Non è colpa mia se hai bisogno di dormire dodici ore.”
Al sbuffò, poi lanciò un’occhiata verso lo stemma dei Tassorosso. Era stato sostituito da un lungo stendardo nero. Serrò appena le labbra.
Rose sospirò appena, seguendo la direzione del suo sguardo. “Hai saputo? Il professor Ziel è morto ieri sera, nelle sue stanze. Un infarto. Domani ci saranno i suoi funerali, e poi la bara verrà portata a Monaco.”
“Il Preside ha detto qualcosa? Mi sono perso il discorso?”
“Ah, niente di che.” Borbottò Hugo alzando gli occhi dalla pagina. “Sai, le solite cose, su quanto era in gamba, che disgrazia che sia morto un uomo così giovane… La solita roba trita. Avrei tanto voluto sentire un discorso di Silente. Si dice fossero pazzeschi, roba da farti piangere come un bimbetto.”
“E’ incredibile però…” Commentò Lily con un sospiro. “Joanna, sapete, quella ragazza di Tassorosso con cui vado sempre ad Hogsmeade? Era distrutta. Ma in un certo senso quelli della sua Casa se l’aspettavano, mi ha detto. Nell’ultimo mese di lezione era sempre assente, e non gli interessava neanche più vincere la Coppa delle Case. Ed era un tipo molto competitivo.”

Hugo scosse la testa, allungando il collo per finire di leggere. “Mi chiedo solo chi cavolo ci metteranno di rimpiazzo. Diciamocelo, non puoi trovare un professore come si deve con un colpo di bacchetta…” afferrò distrattamente un muffin ai mirtilli e se lo infilò voracemente in bocca.
Rose diede un morso alla fetta di pane imburrata che teneva in mano da venti minuti buoni.
Aveva rimuginato tutta la notte su quella strana luce verde. Ed era giunta alla conclusione che una cometa non poteva essere.
Sentì l’impulso di andare da Malfoy, e dirgli ‘Sai, a ben pensarci forse avevi ragione.’
Una follia.
Prima di tutto perché Scorpius era seduto ad un altro tavolo, in compagnia di cinque ochette starnazzanti. Se solo si fosse avvicinata l’avrebbero fatta a pezzi.
E poi a che pro? Certo, erano stati entrambi testimoni di quell’assurdo fenomeno metereologico, e quella sera Scorpius era sembrato sinceramente curioso.
Ma poteva essersene già dimenticato, per come era frivolo.
Lo vide ridere, e scostare una ciocca di capelli dalla stessa tizia con le gengive grosse della sera prima.
Clara Haggins, indubbiamente.
“Rosie? Ehi, ci sei?” Si vide passare la mano del cugino Serpeverde davanti al viso, ed arrossì, riscuotendosi.
“Uhm? Ah, sì. Certamente. Dimmi.” Sorrise ad Al, che ricambiò: Albus… così dolce.
Sembrava non essere stato investito da un vagone pieno di ormoni come il resto dei maschi di famiglia. Jamie con la sua arroganza, Hugo con la sua idiozia, per non parlare del cugino Fred, che stava passando la sua intera esistenza post-scolastica a inseguire gonnelle.
Albus era rimasto coerente a se stesso, identico a quando aveva undici anni.
Beh, certo, non proprio identico. Era un ragazzo adesso. Non molto alto, ma aveva un fisico asciutto e non privo di una certa mascolinità.
E poi quei grandi occhi verdi, di un verde brillante
Un sacco di ragazze sussurravano il suo nome sugli spalti, durante gli allenamenti.
Non che Al se ne accorgesse. Era un tonto cronico. Per lui esisteva solo il Quidditch, le lezioni…
… E Thomas.
L’unico essere muliebre che suscitava qualche barlume di interesse in lui era lei, la sua confidente-cugina, e Lily, l’adorata sorellina.
Fine.
Rose si diede della… beh, della stronza.  Era maliziosa lei, non Albus.
“Secondo te quest’anno Hagrid farà la Caccia alla Creatura?” le chiese.
Era una consuetudine che il buon professore di Cura delle Creature Magiche aveva introdotto da qualche anno: si trattava sostanzialmente di compilare un elenco di varie creature presenti nella Foresta Proibita. Alcune erano autoctone, altre Hagrid le liberava la notte prima, in un’area circoscritta dalla Magia, per permettere agli studenti di non inoltrarsi troppo nel bosco.
Una sorta di caccia al tesoro, con oggetti ‘viventi’.
Al la trovava divertente. Lei la trovava terrificante, considerando che l’anno prima nell’elenco c’era anche un’acromantula.
Represse un brivido, sorridendo al cugino.
“Penso proprio di sì.”
Hugo sogghignò. “Quest’anno ti divertirai un sacco, Rosie. Mi sa che il vecchio Hagrid riproporrà ‘Acromantule dal pessimo carattere’.”

Rose deglutì. I ragni erano una fobia che condivideva, e per giunta con molta partecipazione, con il padre. L’anno prima era scappata fino al punto d’arrivo urlando, tra l’ilarità dei Serpeverde e di metà Grifondoro. Si ricordava con particolare nitore l’espressione esilarata di quel deficiente di Sgorbius.
“Non dire cretinate. L’anno scorso Rose si è spaventata, e Hagrid ha promesso che non le avrebbe messe nella lista. Sta tranquilla.” La rassicurò Al, toccandole in braccio.
“Si sa che il professore ha la memoria corta…” ridacchiò Hugo, beccandosi uno scappellotto fulmineo da Al.
“Ahu! Albie!”
“Chiamandomi così mi dai solo un motivo in più per rifarlo.” Replicò seraficamente, prima di prendere un tortino alla zucca e darci un morso soddisfatto. Si sorrise con Rose.

Il rosso si massaggiò la nuca, sbuffando. “Comunque sia… avete letto la Gazzetta di oggi?”
“Tu non l’hai letta, Hughie. Hai sbirciato dalla mia spalla. Vuoi la pagina di politica estera?”
Chissenefrega delle politica estera! Avete visto cosa c’è in seconda pagina?” Strappò il giornale dalle mani di Lily che sospirò esasperata. La squadernò facendosi spazio sul tavolo.
“Guardate qua.” Indicò una foto, al centro pagina, che mostrava una specie di creatura serpentina, che batteva le palpebre oblique, sanguigne. Aveva il torso muscoloso, e umano. Il resto del corpo non era mostrato nella foto, ma si intravedeva l’attaccatura dei fianchi, coperti da fitte scaglie color acquamarina.

“Figo, eh? Sei di questi si sono persi ad Edimburgo! Qui vicino!”
Persino James smise di tentare di infilare una mollica di pane dentro una tazza vuota.
Rose si chinò sul giornale. “Sei Naga si perdono ad Edimburgo. Che razza di notizia è?”
“Cos’è un Naga?” chiese Albus confuso.

“Uno di questi affari, è chiaro!” 
“Grazie tante Hugo. Non ci ero arrivato.”
“Credo… uomini-serpente. Indiani. Credo.” Azzardò Lily, che da anni riceveva per Natale enciclopedie illustrate di “Creature Da Tutto Il Mondo" di Rolf Scamandro.

I due gemelli si guardarono, poi uno fece un cenno d’assenso all’altro.
Lysander – forse – si schiarì la voce, picchiettando il dito contro la foto.
Naga. Sono un popolo mitico, con tradizioni che affondano nelle radici induiste. Come ha detto la dolce Lilù, sono uomini-serpente. Etica guerriera. Molto incazzosi. Papà è stato ospite di una delle loro, tipo, ottocento tribù. Erano tipetti irascibili, ma con un alto codice d’onore.”
“Tipo i Klingon!” esclamò Hugo.
Tutti lo fissarono. Si imbronciò.
Star Trek. Ehy, i babbani ci fanno mangiare la polvere in quanto a telefilm!”
“Non abbiano neanche la televisione, Hughie.” Sospirò Lily. “Comunque sia… che brutta faccia.” mugugnò. “Sono pericolosi?”
Lys – sembrava proprio lui – scrollò le grosse spalle.

“Dipende. Ogni tribù ha un suo codice di comportamento. Alcune sono pacifiche e si fanno i fatti loro. Però questi qua non hanno mai visto un babbano in vita loro. Noi maghi non ci spaventiamo per una lingua biforcuta, o per il fatto che quando gli girano si tramutano in grossi serpenti.”
“In grossi serpenti?” fece una smorfia Lily. “Io mi spaventerei. Moltissimo!”
Rose lesse attentamente l’articolo. Vide con la coda dell’occhio Tom fare lo stesso.
“Qui dice che sono una delegazione della tribù…” socchiuse gli occhi. “… Zhamai. È una piccola tribù che si è distaccata da un nucleo originario più grande. E… abitano sì, in India. Nella regione di Nagaland.”
Nagaland?” Hugo fece una smorfia. “Cos’è, un parco giochi?”
“Scemo. Si chiama davvero così.” si schiarì la voce, continuando. “Sono venuti qui in visita, sotto patrocinio dell’ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Il loro referente, il Signor Parva Tuil, è scomparso, e i sei Naga non sono mai tornati alla Locanda che li ospitava.”

“Circe…” commentò Al pensieroso. “Una tribù di guerrieri si è persa in Scozia?”
“Praticamente… qui dice che li stanno cercando, stanno rivoltando tutta Edimburgo. Si teme che possano palesarsi ai babbani, soprattutto.”
“I ragazzi del Ministero dovrebbero passare giorni a sgolarsi a furia di Oblivion.” Commentò James appoggiando una mano sulla guancia. “E sono molto pericolosi?” chiese interessato.

“L’articolo non lo dice apertamente. Ma per quanto li stanno cercando, è chiaro che non li considerano dei turisti sbadati.” Sospirò Rose chiudendo il giornale.
“Sempre che si siano persi…” osservò Tom tranquillamente.
Rose corrugò le sopracciglia. “Cosa intendi?”
“Potrebbero aver volutamente deciso di non tornare alla locanda.” Sorseggiò il proprio the.

James lo guardò sospettoso. “Vuoi dire che secondo te sono scappati?”
Non sapeva se approvarlo per aver messo la pulce nell’orecchio all’uditorio o detestarlo perché l’aveva preceduto.
Nel dubbio lo detestò. I punti tolti la sera prima ancora gli bruciavano.
“Perché no. Potrebbe essere un’eventualità.”
“Ma… perché? Sono qui in visita…” Borbottò Al. Quelle creature non avevano un’aria propriamente amichevole.

“Considerando le tempistiche per ottenere un visto, specie per creature umanoidi… beh. Se avessi qualcosa da fare che non mi va di dichiarare direi che sono in vacanza.”
Hugo lo guardò con aria interessata. “Qualcosa di losco?”
“Probabile.” Lo graziò. Rose sbuffò.

“Che sciocchezza. Sono esseri che probabilmente non hanno mai lasciato il proprio villaggio. Avranno sbagliato strada, si saranno trovati fuori dalla Edimburgo magica e avranno deciso di nascondersi da qualche parte, magari sulle colline, per evitare i babbani.” Concluse, con tono pratico.
Tom sorrise. “Sì, anche questa è un’alternativa valida.”
Rose sentì che la stava prendendo in giro, ma lasciò perdere.

Non lo sopportava. Davvero. Almeno Malfoy era più manifesto nella sua ironia.
Albus fece spallucce. “In ogni caso non è affar nostro, giusto? Sono sicuro che gli auror li ritroveranno. Sono addestrati anche per questo genere di situazioni.”
Finiro la colazione parlando del più e del meno, interrotti poi dalla consegna degli orari. Rose e Al furono contenti di vedere che avevano molti corsi in comune, e ben distribuiti lungo la settimana. Hugo commentò con aria afflitta qualcosa sulla barbosissima lezione di Arimatzia che gli sarebbe toccata di lì a poco. Rose lo riprese, e Lily lo consolò prendendolo a braccetto e assicurandogli che l’avrebbe aiutato nei compiti.

La normale routine. Thomas li osservò chiacchierare, senza dare pareri o commenti. Semplicemente godendosi una conversazione da Hogwarts.
Fu l’ultimo a lasciare il tavolo. Lanciò un’occhiata al giornale.
Fu una sua impressione, probabilmente, ma gli sembrò che quel Naga lo stesse fissando.
 
 
****
 
Note:
Era un po’ che il volto di Al, non mi convinceva. E infatti.

Sostituitelo dalle vostre teste. Ecco il vero Al.
Al Potter
  
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