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Autore: MaxT    08/12/2020    6 recensioni
Questo racconto è basato su Somewhere only we know di marianna1317, rielaborato e completato da MaxT con l'aiuto dell'autrice originale.
Anni dopo essere morto nel mondo da incubo all'interno di un libro magico, Cedric redivivo si presenta alla porta della donna che ancora lo ama, la guerriera Orube.
Al rifiuto di dare spiegazioni sulla sua resurrezione si creano sospetti e incomprensioni, mentre le storie dei due personaggi si intrecciano con le realtà dei loro mondi natii, e con esuli che vivono in incognito nella città di Heatherfield.
Combattuti tra l'affetto per Orube e il loro dovere, le Guardiane e i saggi di Kandrakar cercano risposta a una domanda: c'è ancora una minaccia nascosta nel Libro degli Elementi?
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric, Orube
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore, il kollatas, per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.

A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi. Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finchè incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto affinché la pena fosse commutata in esilio.

Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.

L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.

In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene sono state registrate da Kandrakar e vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perché non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

Per ordine di Kandrakar, le Guardiane inseriscono cimici rivelatrici di attività magica nei cappotti di Cassandra e dei suoi amici ed entrano di nascosto al Ye Olde Bookshop per esaminare il libro del messaggio di Phobos, ma senza trovare niente di decisivo.

 

Capitolo 18

La caduta di Alektor

 

Molto bene, Cedric, non mi hai deluso. Adesso versa un po' di questo prezioso liquido su ciascuna piantina”.

Seguendo le istruzioni dettagliate di Phobos, Cedric centellinò l'acqua magica sulle piante, goccia per goccia, e la spalmò coscienziosamente sui petali stropicciati e le foglie patite.

In pochi giorni le piantine si svilupparono rigogliose, e il bianco luminoso dei loro fiori adornò il limitare del bosco.

Ben fatto, Cedric. Ora che le piante sono pienamente vitali, possono iniziare la trasformazione. Servirà qualche goccia del tuo sangue per avviare il rito di mutazione. Vorrei essere io stesso a fornire il mio materiale genetico, ma per farlo mi servirebbe un corpo, e ancora non ce l'ho”.

Seguendo gli ordini dello spirito, Cedric si incise il palmo della mano sinistra con un coltello, versando gocce rosso scuro al centro di ciascun fiore. A questo rituale macabro alternò la paziente somministrazione di ulteriore acqua magica.

 

Dopo meno di una luna, i primi segni di trasformazione delle piante erano già evidenti: la loro altezza, molto cresciuta, si avvicinava a quella di bambini; le loro foglie cominciavano a suddividersi a somiglianza di mani, i loro steli a piegarsi come gomiti, il loro fiore a sviluppare una vaga somiglianza con una testa dotata di due occhietti chiaramente riconoscibili.

Bene, Cedric. Grazie a te i miei nuovi mormoranti sono stati impostati. Però la riserva di acqua magica si sta esaurendo. E' necessario che tu ritorni a Meridian. Questa volta dovrai cambiare strategia. Le piccole quantità che puoi rubare in questo modo sono adeguate a permettere lo sviluppo dei miei nuovi servi, ma per raccogliere in questo modo ciò che serve per ricreare il mio corpo ci vorrebbero molti mesi. E' necessario osare, e battere in astuzia le guardie di Elyon per mettere a segno il furto di almeno venti litri di acqua magica!”.

Sarà fatto, Signore”, promise Cedric, e si incamminò verso il portale.

 

Poco dopo, camminando nell'immenso sotterraneo, Cedric rifletteva: un colpo del genere era rischioso, e andava accuratamente pianificato. Probabilmente i centri di distribuzione erano sorvegliati con l'aiuto della magia, quindi i trucchi utilizzati per penetrare nelle case degli ignari cittadini avrebbero potuto rivelarsi insufficienti; i poteri dati dalla sua veste erano il meglio sviluppato dalla magia di Meridian, ma non una novità incontrastabile. Un ingresso notturno avrebbe potuto essere notato da qualche sensore volumetrico o ad aura psichica, se l'operatore a cui faceva capo fosse stato fuori dalla portata delle pulsazioni teleipnotiche.

No, ci voleva qualcosa di più imprevedibile. Magari avrebbe potuto sostituirsi a uno dei funzionari incaricati della distribuzione imitandone l'aspetto e copiandone la memoria, dopo averlo ipnotizzato e fatto sparire temporaneamente. Avrebbe potuto presentarsi alla mattina, sostituirlo per tutto il giorno e poi trattenersi all'interno la sera da solo con qualche pretesto, dopo avere congedato o ipnotizzato le guardie.

 

Emerso in superficie da un accesso sotto un porticato alla periferia della città, quasi da subito fu investito da un'impressione di inquietudine che non aveva mai percepito nelle sue missioni precedenti.

Notò che alcuni passanti, raccolti in un capannello, stavano discutendo mentre indicavano qualcosa in alto.

Quando alzò gli occhi, capì il perché: lo spicchio di cielo al disopra dei tetti fu attraversato dalla sagoma di una grande aquila.

Ricordò ciò che gli avevano raccontato durante un viaggio precedente: in passato, il cielo della capitale si era già riempito di grandi aquile durante il confuso periodo della lotta di potere tra Elyon e quella Vera, chiunque essa fosse. Era assolutamente necessario saperne di più.

Entrò in un'osteria per chiedere informazioni, ma anche per sottrarsi alla vista di quegli uccelli inquietanti.

Seduto a un tavolo davanti a una tazza di latte speziato e fumante, ascoltò i discorsi degli avventori senza farsi notare troppo. Visto che nessuno ne stava parlando, usò l'influenza mentale conferita dalla sua veste per spingere uno di loro, seduto al tavolo accanto, a entrare in argomento con una domanda generica. Con poco successo però: gli altri due compari guardarono straniti il malcapitato, e gli chiesero il perché di questa domanda fuori luogo sulle aquile, dopo che ne avevano parlato assieme già tanto.

Cedric, come al solito irriconoscibile dietro una nuova identità illusoria, entrò in discorso, spiegando che veniva da fuori città per affari ed era incuriosito da cosa stava succedendo.

Il racconto che emerse aumentò la sua inquietudine.

Apprese che, qualche giorno prima, c'era stata una riunione pubblica al Consiglio dei Veglianti a proposito dell'inchiesta sui furti di acqua magica nelle case private. La commissione aveva riferito la sua conclusione: i colpi erano stati effettuati con l'ausilio di sotterfugi magici.

La stessa Regina aveva parlato in consiglio, preannunciando delle misure di sorveglianza straordinarie.

A breve, le grandi aquile dei tempi di Vera erano ricomparse nei cieli della capitale.

Cedric, con finta ingenuità, disse che gli era parso di notare nervosismo nella gente per questa comparsa, e ne chiese la ragione.

Uno degli avventori bisbigliò che queste grandi aquile non erano dei veri uccelli, ma delle guerriere trasformate, dette Nemesis.

Un altro avventore affermò, ad alta voce, che non c'era bisogno di bisbigliare perché queste cose erano ormai di dominio pubblico. Le Nemesis potevano assumere qualunque aspetto, ma al naturale somigliavano molto, come tratti e come voce, alla Guardiana dai Capelli Rossi di Kandrakar.

Cedric si sentì agghiacciare: i suoi incubi lo assalirono, ingigantiti e moltiplicati, con i volti di molte odiatissime Will Vandom. A malapena sentì il resto del discorso: solo pochi mesi prima queste Nemesis avevano sostenuto Vera contro Elyon; questa sensazione di dejà vù inquietava la città, richiamando l'inestricabile gioco delle parti di cui la città fu spettatrice, mai del tutto compreso.

Cedric annuiva mentre gli altri parlavano, così sconvolto da riuscire a malapena ad ascoltarli.

Era terribile: tutto questo sistema di sicurezza era al di là delle sue capacità. Le pulsazioni teleipnotiche che lo rendevano irriconoscibile agli interlocutori non avevano la portata per raggiungere un uccello che lo osservasse dall'alto: a costui Cedric e la sua veste sarebbero apparsi esattamente com'erano. Aveva aspettato troppo tempo e perso il momento buono, e ora il compito era diventato al di là delle sue possibilità. Doveva rinunciare e...

Il dolore alle spalle fu una breve scarica, solo un memento di quello che avrebbe potuto essere se lui avesse deluso Phobos.

Qualcuno degli avventori si accorse del suo spasmo e gli chiese se stava bene; Cedric minimizzò il suo turbamento, parlando di un'ustione alle spalle non completamente guarita.

Lasciò la locanda cercando di mantenere un contegno, ma era preso tra il martello di Phobos e l'incudine di queste difese inaspettate.

Entrò in un'altra locanda di periferia, sedendosi solitario a riflettere davanti a una tazza di camomilla.

Il punto più critico era che il cambiamento di aspetto illusorio dovuto alle pulsazioni teleipnotiche della veste non era adeguato; perciò era necessario ricorrere a travestimenti tradizionali per avere qualche speranza contro quelle arpie. Purtroppo la sua veste nera era così riconoscibile, quasi una divisa da cattivo... se solo avesse potuto cambiare colore!

Appena lo pensò, la veste sbiadì, assumendo una meno insolita tonalità verde oliva. Stupito, Cedric riprovò, e i colori mutarono ancora. Si guardò in giro: nessun avventore aveva notato quei cambiamenti innaturali.

Lo spirito non aveva mai accennato a quella capacità. Ma era solo una suggestione teleipnotica, o il colore sarebbe cambiato anche se visto da lontano?

Phobos lo controllava a distanza, forse vedeva con i suoi occhi e ascoltava con le sue orecchie. Dunque, perché non poteva dargli una risposta chiara?

Niente, nessun pensiero, nessuna voce. Nessuna possibilità di tirarsi indietro. Avrebbe dovuto bere da questo amaro calice, e agire come se ciò che vedeva fosse reale.

Per saperlo avrebbe potuto fare una prova: uscire a piedi in campagna, lasciare il suo mantello e allontanarsi a osservarlo. Avrebbe potuto fare finta di dimenticarlo, per sviare le attenzioni.

Però, senza il cappuccio a proteggergli il viso e i lunghi capelli biondi, le arpie lo avrebbero riconosciuto alla prima occhiata: i tipici abitanti di Meridian avevano coloriti molto diversi dal suo.

Un cappello avrebbe potuto risolvere qualcosa, decise. Anzi, più cappelli di foggia e colori diversi, da poter far sparire in tasca al bisogno. Una giacca o un pastrano da poter portare sopra la tunica. Qualche tipo di pigmento per cambiare il colorito. Aveva già in tasca un flacone con avanzi di pigmento verde lyme, avrebbe usato quelli.

Non sarebbe stato importante avere un travestimento perfetto: sarebbe bastato che funzionasse visto da lontano. Da vicino, le pulsazioni teleipnotiche erano ancora efficaci per non essere riconosciuto.

Pagò e andò nel bagno del locale, tingendosi il viso e il dorso delle mani di verde, raccogliendo i lunghi cappelli dentro il colletto della tunica. Avrebbe ancora usato il cappuccio fino alla sua prossima meta.

Tornando verso il centro, trovò di strada la bottega di un cappellaio; la preferì alle bancarelle della piazza, perché lì dentro avrebbe potuto calarsi il cappuccio senza essere visto da lontano.

Scelse un cappello di feltro floscio che poteva nascondersi in una tasca, e poteva essere rivoltato dentro per fuori, mostrando un colore diverso. Sembrava fatto apposta per la sua missione.

 

Rincuorato, Cedric si diresse verso uno dei centri di distribuzione, e vi passò davanti con aria apparentemente casuale, cercando di adocchiare l'aspetto del funzionario addetto.

Quando lo vide, capì che non faceva al caso suo: non avrebbe potuto imitare la sua corporatura minuta, né la forma del viso. Anche i due guardiani non gli somigliavano affatto.

Uno di questi ricambiò il suo sguardo, ma a Cedric ciò non destò preoccupazione: spesso le guardie civiche avevano qualche limitata capacità di leggere i pensieri, ma le sue capacità attuali erano di livello ben superiore.

Si diresse verso un altro centro di distribuzione, situato sul lato nordovest della città, anche questo in vicinanza della scarpata che divideva la città dall'altopiano sovrastante. Anche questo edificio era di pietra e circolare, sovrastato da un pinnacolo di roccia con una torretta di osservazione.

Passò di lato alla coda di persone in attesa, sbirciando all'interno. Questa volta, ciò che vide fu più incoraggiante: il funzionario seduto dietro il tavolino a identificare gli utenti aveva una corporatura alta e longilinea e un viso stretto color grigioverde; truccarsi in modo da somigliargli un po' non sarebbe stato impossibile.

Era ormai ora di pranzo, e il centro chiuse i battenti per la pausa. Cedric osservò il funzionario uscire e incamminarsi verso casa e gli andò dietro per un po', ma non lo seguì a lungo per non destare sospetti: si fermò a pranzare in una locanda vicina, con dei tavoli all'aperto. Quella sera, all'ora di chiusura, lo avrebbe aspettato in quel luogo con un aspetto diverso per seguirlo fino alla sua casa.

Finito di mangiare, Cedric chiese una camera con vista sulla via.

Poi, da dietro la relativa sicurezza della sua finestra, rifletté sulle prossime azioni, mentre mescolava un po' di pigmento lyme con della cenere per rendere meglio il colorito del funzionario.

 

Decise di cambiare un po' sia il travestimento, sia l'immagine proiettata dalle pulsazioni teleipnotiche, per essere certo che chiunque lo avesse notato prima non fosse messo in allarme rivedendolo pedinare il funzionario. Tagliò un po' un cuscino, estraendo ciuffi di lana con i quali realizzò un pizzo e delle basette che si attaccò sul viso usando un po' di miele come colla. Fece un po' di scorta di lana per eventuali futuri travestimenti, la impacchettò e la inserì nelle sue inesauribili tasche.

Quella sera avrebbe seguito il suo uomo fin a casa; poi, nel corso della notte, sarebbe entrato, avrebbe ipnotizzato lui e tutti i famigliari mettendoli fuori causa per tutta la giornata successiva; quindi avrebbe copiato la sua memoria e il suo aspetto, e a quel punto avrebbe avuto tutte le conoscenze per studiare nei dettagli la routine della giornata successiva e il suo finale, quest'ultimo senz'altro fuori dagli schemi quotidiani.

Per portar via tutta l'acqua magica necessaria gli sarebbero serviti almeno venti bottiglioni, tappi e materiale per travasi; tutte cose che si sarebbe procurato nei negozi quel pomeriggio, acquistandoli alla spicciolata e facendoli sparire nelle sue tasche senza fondo.

E la locandiera non si sarebbe meravigliata di vederlo lasciare la locanda con un aspetto diverso da come vi era entrato? Ma no, questo era un aspetto che con i poteri resi dalla sua veste poteva gestire facilmente.

 

Quella sera, all'ora di chiusura, Cedric aspettò il passaggio del funzionario seduto al tavolino esterno sorseggiando una bevanda. Quando lo vide passare, si alzò con calma per seguirlo a distanza. Cercò di leggergli i pensieri per carpire qualche informazione, ma non vi riuscì. Forse era troppo lontano, suppose.

Inaspettatamente, constatò che il funzionario non abitava in pieno centro città, ma in una costruzione di mattoni con un portico arrampicata sulla scarpata a ovest, alla quale si accedeva con una scalinata scavata nella roccia, che dava accesso anche ad alcune case vicine. Un posto un po' scomodo, ma doveva offrire una bella panoramica sui tetti della città.

Cedric tornò alla locanda per cenare e per aspettare il buio.

Dalla finestra guardò il cielo. Da quella prospettiva, un'aquila entrò nel suo campo visivo solo una volta in tutto il pomeriggio.

Quando giudicò che fosse arrivato il momento, Cedric uscì. Le strade non erano ancora proprio deserte, cosa che lo avrebbe reso più sospetto.

Si diresse verso la casa del funzionario e salì la scalinata. Esitò un attimo sotto il portico. Era meglio rintanarsi in un angolo buio per entrare a notte fonda, o farlo subito?

In quel momento sentì qualche passo veloce e qualche parola indistinta da dietro la porta, poi questa si aprì e il suo uomo ne uscì con passo frettoloso, recando una lanterna in mano.

Fece qualche passo fuori dalla soglia, poi vide Cedric alla luce della lampada e sgranò gli occhi. “Tu...”, balbettò sorpreso, e aprì la bocca come per gridare.

Cedric reagì d'impulso, colpendolo con un forte pugno di gancio. L'uomo si sbilanciò verso la balaustra, annaspò per cercare l'equilibrio, e poi cadde fuori con un urlo raccapricciante.

Cedric restò agghiacciato per un attimo, osservando istupidito la lanterna infranta ai suoi piedi e realizzando quello che aveva appena fatto, poi alcune voci risposero a quell'urlo, e diverse luci apparvero nelle case vicine. Sentì i passi e le voci di due donne che accorrevano da dentro la casa dell'uomo, chiamandolo Alektor.

Cedric non ci pensò più, e fuggì a rotta di collo lungo le scale. Sentiva sempre più persone accorrere vocianti.

Dopo svoltato nella via più vicina, si fermò ad ascoltare. Sembrava che i vicini non lo stessero inseguendo, ma lo avevano visto? E soprattutto, le grandi aquile operavano anche di notte? Se erano in grado di leggere il pensiero a distanza, non c'era travestimento che avrebbe potuto proteggerlo.

Cercò di riprendere un passo calmo: sapeva che correndo avrebbe attirato di più l'attenzione. Maledizione, come era possibile che fosse stato riconosciuto così facilmente? Se l'uomo avesse parlato, tutta la città avrebbe saputo che Cedric era vivo e usava la magia per commettere crimini. Ma quel disgraziato era certamente morto, come avrebbe potuto sopravvivere a quella caduta?

Così, Cedric si era macchiato di un delitto inaudito per Meridian.

Ora l'unica speranza di salvezza per lui era rientrare nel sotterraneo e raggiungere il portale.

Poteva farlo camminando con calma, come se niente fosse? O la notizia del suo delitto, trasmessa dai maghi di cui la città era ben fornita, lo avrebbe preceduto?

E lui, faceva bene a ripensare al delitto? In una città piena di telepati, ciò rischiava di tradirlo. Non avrebbe fatto meglio a ripetersi qualche filastrocca, piuttosto che autoaccusarsi in questo modo?

Un nuovo sospetto gli fece sentire il ghiaccio nelle vene: e se gli avessero teso un agguato all'ingresso del sotterraneo? I cittadini normali non vi accedevano quasi mai, ed era un nascondiglio ovvio per un fuorilegge.

Forse avrebbe dovuto teletrasportarsi fino al portale, pensò cercando di passare inosservato vicino a una coppietta nottivaga che lo squadrò con sospetto. Ma ormai le autorità sapevano che il ladro usava metodi magici, per cui era anche possibile che avessero disposto una rete di nodi di infrabarriera per ostacolare i teletrasporti. Nel caso peggiore, teletrasportarsi poteva voler dire cadere direttamente nelle mani delle autorità.

Continuò a camminare, tentando di sembrare calmo.

Poi vide una sagoma alta in cielo, silenziosissima. Sembrava un enorme gufo, più che un'aquila, e sorvolava la strada venendo proprio nella sua direzione.

Cedric si immaginò i suoi due grandi occhi gialli che penetravano fin nella sua mente e nella sua anima nera.

Non ce la fece più a resistere alla tensione, e decise di giocarsi il tutto per tutto con un teletrasporto.

 

Dal baluginio apparve la debole bioluminescenza di una galleria.

Cedric avvicinò con affanno il polsino alla parete in fondo, e vide apparire l'anello iridescente che si allargava fin ad abbagliarlo con l'immagine della spiaggia soleggiata.

 

 

Note sul capitolo 18

Il racconto in retrospettiva di questo capitolo ci fa capire perché Cedric fosse così terrorizzato dall'idea che Elyon, regina di Meridian, venisse a sapere del suo ritorno a Heatherfield, avvenuto nello stesso giorno dell'episodio appena narrato.

Però c'è un ulteriore fattore che ha categoricamente impedito a Cedric qualunque ammissione sull'esistenza di una minaccia all'interno del libro degli elementi, un fattore chiave che verrà rivelato in uno dei prossimi capitoli.

  
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