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Autore: alexptt    09/12/2020    1 recensioni
Quattro potenti maghi, fra loro sconosciuti, si uniscono per il fine comune di proteggere il futuro della loro stirpe dai babbani, durante il periodo della caccia alle streghe. Nasce cosí la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, un luogo di rifugio e di apprendimento per giovani maghi e streghe. Le storie dei giovani fondatori si intrecciano a quelle dei primissimi studenti della scuola. Amori, intrighi e discordie porteranno ad una frattura, che cambierà inevitabilmente il destino di tutto il mondo magico.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Godric Grifondoro, Priscilla Corvonero, Salazar Serpeverde, Tosca Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Helga si aggirava veloce e attenta fra i corridoi della scuola: ogni sera a rotazione un insegnante faceva una ricognizione di tutto il castello per assicurarsi che gli studenti fossero nelle loro stanze, e quella sera era il suo turno. Dopo aver perlustrato non troppo scrupolosamente, ma anzi piuttosto svogliata, i meandri della scuola, si avvió esausta verso i propri appartamenti. Quando si immise nel corridoio dove si trovava lo studio di Godric, notó la luce di una candela provenire da dentro la stanza, nonchè la porta insolitamente spalancata. Quel che più la fece rabbrividire fu la vista sul pavimento di una mano che sbucava inerte appena fuori dalla porta. Si precipitó verso lo studio e non appena vi entró dentro trasalì, alla vista del corpo di Godric riverso a terra. Si inginocchiò accanto a lui e si accertó che respirasse ancora. Aveva solamente perso i sensi. Provò a scuoterlo energicamente, ma invano, con l’ansia che stava lentamente prendendo il sopravvento su di lei. Si alzò e corse nel proprio laboratorio di pozioni, più velocemente che poteva. Arraffó dalle proprie scorte tutti gli ingredienti necessari alla preparazione di una pozione rinvigorente, sperando che bastasse a far riprendere Godric. Nella fretta e in preda all’ansia aveva fatto cadere a terra tre o quattro boccette, che si erano infrante e avevano riversato il loro contenuto sulla pietra serena del pavimento. Tutto ció non fece che alimentare il nervosismo già al limite di Helga, la quale, cercando di mantenere la concentrazione, preparó la pozione in pochi minuti che le parvero un’eternità. Non sapeva il perchè dello svenimento di Godric, ma temeva che se non avesse agito il prima possibile la cosa sarebbe potuta peggiorare. Quando ebbe finito si affrettó a tornare nella stanza del mago e cercó di fargli ingerire la sostanza rinvigorente. I suoi occhi ripresero piano piano luminosità e dalla sua bocca uscì un gemito strozzato. Cercò di tirarsi su, aiutato da Helga, che proprio in quel momento si accorse del bizzarro oggetto accanto alla scrivania che prima non aveva notato. 

“Helga, che è successo? Ho...ho perso i sensi, per quanto tempo?”

“Non lo so, ti ho trovato steso a terra circa mezz’ora fa...ho cercato di preparare una pozione rinvigorente e per fortuna ha funzionato. Che diamine é successo? E che cos’é quell’....affare?” chiese indicando con un cenno del capo l’oggetto misterioso che ad Helga sembrava tanto una fonte battesimale. Anzi probabilmente lo era stata, ma in quello studio appariva decisamente fuori contesto.

“Credo sia proprio a causa di quello che sono svenuto. È un pensatoio, comunque”. Notando l’espressione interrogativa dipintasi sul volto della donna, si sentì in dovere di spiegarle di cosa si trattasse. “È normale che tu non abbia idea di che cosa sia, in effetti è un oggetto estremamente raro e di recente...invenzione.” L’espressione di Helga, da interrogativa si trasformó invece in uno sguardo incuriosito. “Vedi” proseguì lui “un pensatoio è una sorta di...deposito dei propri ricordi, li si estrae ancora vividi dalla mente e li si colloca al suo interno, e lì rimarranno, lì saranno conservati per sempre e chiunque potrà accedervi se vorrà. Voglio che in futuro chiunque possa vedere che cosa abbiamo creato, che il mondo sia testimone che noi quattro abbiamo fondato la prima scuola di magia e stregoneria del continente” 

“Sono d’accordo con te, vorrei anche io lasciare qualche “testimonianza”, se possiamo definirla così... ma non sembra un processo troppo sicuro e privo di rischi”

“Lo è, in realtà, purchè lo si faccia attentamente e  non si esageri. Depositare i ricordi nel pensatoio non significa privarsene, ma crearne una copia, è una magia piuttosto faticosa...e credo di aver esagerato per oggi. Volevo che fossero più vividi possibile, non volevo che il tempo alterasse alcun ricordo, così appena ho imparato l’incantesimo... ho depositato qui dentro tutto ció che è avvenuto dalla morte di Eva Slytherin fino ad oggi. È stato troppo persino per me e ho perso i sensi. Ma depositare qualche ricordo non ti nuocerà, Helga. Poco alla volta ti aiuteró io, vedrai”

“Grazie, davvero. Sento di aver dato tutto ció che avevo a questa scuola e continueró a farlo. Buonanotte, Godric, cerca di riposare dopo tutto lo sforzo che hai affrontato oggi”

“A proposito, Helga, grazie per quello che hai fatto, è stato un gesto molto premuroso”

“Premuroso? Avrei dovuto lasciarti lì steso a terra, secondo te?” 

“No, ma se non ci fossi stata tu probabilmente sarei rimasto in quelle condizioni per...chissà quanto tempo. Sai, sei una grande strega, ma oltre a questo, sei anche una bella persona, altruista, fin troppo modesta e buona. Tutti sottovalutano il tuo potenziale e forse l’ho fatto anche io, vista la tua giovane età. Ma sei cresciuta molto in questi mesi, e sono davvero felice che tu sia qui”

Helga si sentì avvampare a quelle parole, nessuno l’aveva mai fatta sentire come se valesse davvero qualcosa, nessuno mai aveva riconosciuto la sua bontà come una virtù e non come un’ ingenua debolezza. Con un’avventatezza che non le era solita, getto le braccia intono al collo di Godric e lo bació. Lo slancio di lei lo spinse contro la scrivania. Lui, colto totalmente alla sprovvista, con gesto quasi involontario le cinse i fianchi con le braccia, come fosse qualcosa di naturale e ricambió il bacio. Quando prese veramente coscienza della situazione, la allontanó da sè e cercando di non urtare i suoi sentimenti le disse gentilmente “non volevo che tu fraintendessi le mie parole...Helga, mi dispiace”. 

Se in un primo momento lei sembró rabbuiarsi, un sorriso sincero tornó a dipingersi sul suo volto “Non ho frainteso niente, Godric, mi andava semplicemente di farlo. È che... nessuno mi aveva mai fatta sentire come fai tu: mi tratti come una tua pari, una donna adulta, e non come una ragazzina sprovveduta. Ma a quanto pare mi comporto ancora come tale”

“Non sei una ragazzina sprovveduta, non più almeno. Anche le donne adulte provano dei sentimenti”. Quelle parole fecero tornare in mente ad Helga l’espressione negli occhi di Rowena quando guardava il suo amante e si chiese se anche lei avesse quello sguardo inequivocabile, quando guardava Godric. 

“Sei innamorata di me?” quella domanda, apparentemente sfacciata, fu posta invece da Godric con una tale naturalezza e serietà che ad Helga nacque spontanea la risposta sulle labbra “Penso di sì”. 

 

****************************

Artemis Talbot attraversó il breve percorso che separava il suo dormitorio dallo studio di Rowena, nell’ala nord del castello. 

“Lady Reveclaw, volevate vedermi?”

“Si, Artemis, siediti pure cara” rispose la donna cordialmente. Artemis era una delle poche studentesse che Rowena chiamava per nome, con la quale sentiva di aver stabilito un legame. Sia lei che Salazar, a differenza di Godric ed Helga, avevano ormai manifestato spudorate preferenze fra gli allievi del proprio gruppo. 

Quando l’alunna si fu seduta, Rowena la guardó negli occhi e inizió il suo discorso “Come sai, tu sei l’unica fra i miei allievi a poter accedere alle segretissime lezioni del professor Slytherin, ed é un onore grandissimo che ti ho concesso, ovviamente.... purchè tu riferissi tutto a me”

“Vedete, professoressa, per quanto io vi sia grata di questa opportunità, il professor Slytherin mi ha caldamente invitata a non...proferire parola con nessuno, neppure con voi”

“Oh beh, e immagino ti abbia anche minacciata con l’espulsione immediata dalla scuola, ma vedi, non è detto che lui debba saperlo. Rimarrà un segreto fra me e te” 

“È un abile legilimens, lo avete detto voi stessa”

“Ho una certa...influenza,su di lui, non preoccuparti. Adesso peró non farmi perdere altro tempo”

Artemis si domandó perchè non potesse essere direttamente la donna a chiedere al professor Slytherin di rivelarle lo scopo segreto di quelle lezioni, se davvero sapeva esercitare su di lui tutta quella influenza. 

“Il professor Slytherin ha detto che...nelle prossime lezioni incanteremo degli oggetti, per trasformarli in...oggetti oscuri. Conferiremo loro proprietà e capacità di cui normalmente sono privi”

“Magia oscura....” Rowena sembró riflettere a lungo su quella rivelazione pericolosa. 

“Vi confesso di esserne un po’ spaventata, a differenza di tutti i miei compagni. Non è, come dire, vietata?”. A quella domanda seguì un silenzio piuttosto lungo, in cui la professoressa sembró meditare sulla risposta da darle, come se non volesse sbilanciarsi troppo con un semplice sì o no. Alla fine parve aver trovato il giusto compromesso: “Vedi Artemis, non esistono leggi sull’uso della magia bianca e di quella nera. Non leggi scritte almeno, si tratta solo di...consuetudini, si rimette sempre tutto al buonsenso del mago o della strega che intende farne utilizzo. Usare magia nera per difendersi da altra magia nera è l’unico modo per sopravvivere. Usarla per attaccare, beh, è moralmente sbagliato. Forse verrà un giorno in cui il mondo dei maghi avrà una propria società disciplinata da regole ben precise, ma quel giorno non è ancora arrivato” sostenne con aria piuttosto grave, poi proseguì con espressione più rilassata “Cara....voglio che io e te, insieme, fabbrichiamo un oggetto magico a nostra volta, utilizzando la magia nera insegnatavi dal professor Slytherin, ma a fin di bene. Creeremo un oggetto potente, sì, oscuro forse, ma che non nuocerà a nessuno, ma anzi porterà grandi vantaggi a chi lo utilizzerà”

“Che cosa avete in mente, professoressa?”

“Lo vedrai, cara, lo vedrai” fu la risposta di Rowena, con un sorriso enigmatico che non lasciava presagire niente di buono. 

 

***************************

“Magia nera? Oggetti oscuri? Ti rendi conto della pericolosità di tutto questo? Hanno solo dodici anni! Potevi aspettare ancora qualche anno!”. Subito dopo l’incontro con la sua studentessa, Rowena si era precipitata nello studio di Salazar, noncurante della promessa fatta ad Artemis di non rivelare il loro segreto ad professor Slytherin. 

“Che cosa ti aspettavi Rowena? Cosa credevi che avrei insegnato ad un gruppo selettivo e segretissimo? Gruppo dal quale, fra l’altro, la tua pupilla Talbot è ufficialmente espulsa”

“No, sono stata io ad obbligarla con il veritaserum” mentì. 

“E dove te lo saresti procurato, tu, il veritaserum?”

“Helga, ho chiesto ad Helga di produrlo per me. Chiaramente non le ho detto il vero motivo...”

“Vorrei ben vedere....” sibiló lui “ sai Rowena, non credo che tu ti preoccupi veramente degli studenti, del resto sai bene anche tu che la conoscenza della magia nera è fondamentale in un mago, per quanto Gryffindor si ostini a negarlo. Tu sei arrabbiata perchè io ho scelto di non dirtelo, tu credi che non ci siano segreti fra noi e invece ce ne sono più di quanti tu possa immaginare”. 

Se Rowena rimase colpita da quelle parole e in parte ferita, non lo dette a vedere. “Sei un uomo enigmatico, Salazar, ed è questo che più mi piace di te. Non ho mai preteso che tu mi rivelassi ogni tua intenzione e mai lo pretenderó. Forse sono stata un po’...avventata, ad usare la pozione sulla mia studentessa, ma la mia curiosità era davvero arrivata al suo limite. Lo sai, non mi piace che ci siano cose che sfuggono alla mia conoscenza” cercò di apparire più calma e naturale possibile. Salazar fu colpito da quelle parole, era sicuro di aver toccato un tasto debole dell’animo di Rowena, ma ancora una volta era riuscita ad utilizzare lo schermo della propria saggezza. La donna poi riprese a parlare, con un’espressione dura in volto che non le era propria “Comunque, ritengo che...i nostri incontri debbano interrompersi... definitivamente”

“Potrei conoscere la ragione di questa...scelta?”

“No. Ognuno ha i suoi... segreti”

“Se questo è davvero quello che vuoi, fa’ pure”. Rowena non si sarebbe mai aspettata che Salazar cercasse di trattenerla, ma nemmeno di essere liquidata in maniera tanto indifferente. Con un sonoro POP, senza aggiungere altro, si smaterializzó e Salazar rimase da solo nella propria stanza, con una sensazione di amaro in bocca.

 

*************************

A pochi metri dalla porta dello studio di Salazar, Sybil, Gwen e Alya si guardarono fra loro sorridendo compiaciute, per la scena a cui avevano appena involontariamente assistito. Volevano parlare con il loro professore, ma quando stavano per fare il loro ingresso nella stanza si erano accorte della presenza di Rowena e che i toni si stavano scaldando. Così erano rimaste ad origliare dietro la porta. 

“Forse è meglio andare” disse sottovoce Sybil “non sappiamo di che umore sarà il professore”

Alya sembró pensarci su poi le rispose “Per una volta hai ragione. A me è sembrato piuttosto indifferente, ma è meglio non rischiare, andiamocene”. Quando si assicurarono di essersi allontanate abbastanza poterono smettere di bisbigliare. 

“La Revenclaw ha avuto proprio quel che si meritava” sentenziò Sybil, alla quale Rowena non era mai piaciuta fin dalla prima lezione

“Perchè devi essere così cattiva? È una donna i cui sentimenti sono stati feriti, a me dispiace per lei” ribattè Gwen, che fra le tre era sempre stata la più moderata. La piccola delle tre assunse una smorfia quasi disgustata “quella donna non ha sentimenti, è sempre così algida” 

“Ma tu che vuoi saperne” si intromise Alya “Non dico che mi dispiaccia per lei, perchè francamente non mi interessa, ma non saremmo dovute rimanere ad ascoltare, non sono affari nostri”.

Sia Sybil che Gwen rimasero sorprese che quelle parole provenissero proprio dalla bocca di Alya. Gwen rimase in silenzio, Sibyl si lasció sfuggire un commento sottovoce “questa poi....”. 

 

************************

Dalla torre di Astronomia Rowena osservava il debole sole dell’alba che iniziava a diffondere la propria luce su tutta la valle. Sentì dei passi salire lungo la scala a chiocciola e si voltó in quella direzione, speranzosa. 

“Oh, Helga, sei tu”

“Aspettavi qualcun altro?”

“Io...in verità no. Che ci fai qui?”

“Non riuscivo a dormire, avevo bisogno di...schiarirmi le idee” 

“Capisco. Questo posto ha un certo fascino, riesce a rilassare anche gli animi più inquieti”

“Come il tuo?”

“Mhh?”

“Ti si legge chiaramente in volto che qualcosa ti turba”

“Si...mi hai colta in un momento delicato, ma deve essere solo la stanchezza...davvero”

“Rowi, lo so che non possiamo definirci...amiche, ma siamo sempre state confidenti. Credevo mi avessi portata qui per non sentirti sola e invece a mala pena mi rivolgi la parola”

“Hai ragione, sono stata...distratta, ho quasi perso me stessa, ma è tutto finito, per fortuna”

“La storia con Salazar?”

“Si” 

“Puoi sempre consolarti con Godric” tentó di scherzare Helga, alludendo alle avance che il mago aveva rivolto a Rowena pochi mesi prima. 

“Non essere ridicola, Helga” sorrise la donna, cercando inutilmente di apparire seria “Godric è un grande mago, ho stima di lui ma.... non basta questo perchè io conceda tutta me stessa”

“Hai bisogno di un’anima affine, vero?”

“È così, sì. Salazar lo è....lo era”

“Puó darsi che questa che tu chiami...affinità, possa essersi trasformata in...amore?”

“Vorrei dirti che ti sbagli, ma io non mento mai, soprattutto non voglio mentire a me stessa, non è saggio. Ma non posso nemmeno darti ragione, perchè francamente, nemmeno io so cosa mi stia succedendo. Sto mettendo in discussione tutti i miei valori”

“Non permettere mai ad un uomo di cambiarti, ma puoi lasciare che sia l’amore a farlo”

“A volte ci cambia in meglio...ma altre volte in peggio e a quel punto è sempre troppo tardi per tornare indietro” 

Le due donne si guardarono, e nessuna disse più una parola. Rimasero lì, in quella torre, a fissare la luce del giorno che si era ormai fatto.

   
 
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