Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Il corsaro nero    09/12/2020    1 recensioni
La scuola di Hogwarts è famosa in tutta l'Inghilterra, soprattutto per le sue quattro Case, da cui sono usciti streghe e maghi famosi in tutto il mondo... ma ciò che molti non sanno, è che tra quelle mura, sono nascosti incredibili e affascinanti segreti che solo quattro prescelti hanno la possibilità e il dovere di conoscerli tutti... quattro prescelti legati in maniera indissolubile fin dalla nascita...
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Delphini Riddle, Harry Potter, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Teddy Lupin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 37: Conigli, vento, fuliggine

 

“Guarda quanti bei coniglietti…” esultò Victorie, osservando con entusiasmo la cesta sul balcone del ‘Serraglio Magico’ con conigli di tutti i colori, alcuni con le orecchie in su, mentre altri le avevano in giù.

Teddy, il quale si trovava vicino alla ragazzina, ammise, con un sorriso: “Già, sono proprio tanti…”

“Secondo te, quale dovrei prendere?”

“E’ una tua decisione, Victoire. Io non ho alcun diritto di mettermi in mezzo.”

“Uffa, sei proprio di grande aiuto, tu…”

Ad un tratto, un piccolo coniglietto dal pelo grigio con riflessi blu e le orecchie all’ingiù, si alzò su due zampe, come una sorta di equilibrista, ma, dopo un po’, perse l’equilibrio e cadde per terra.

“Hai visto quello, Teddy?” esclamò, ancora incredula da quello che aveva appena visto, la bionda e il compagno annuì: “Sì. Quel piccoletto ha davvero tanta energia…”

Quasi subito, il piccolo coniglio si diresse verso Victoire, fermandosi proprio davanti a lei.

“Ciao, piccolino… sei proprio un amore, sai?” gli sussurrò, con dolcezza, Victoire, accarezzandogli il pelo.

Il coniglietto, di tutta risposta, le diede dei piccoli colpi sulla testa, come se volesse farle capire che aveva un animo giocherellone, mentre guardava la piccola bionda con i suoi piccoli, ma profondi occhi neri.

In un attimo, la ragazzina capì.

“Signora, prendo questo coniglio. E’ il mio, lo sento.” Esclamò Victoire alla signora dietro al balcone, la quale prese l’animale: “Bene, sappi che, quando lo prendi in mano, devi far appoggiare le zampe posteriori sul braccio in questo modo, capito? Guarda attentamente come faccio io.”

Victoire osservò con molta attenzione la posizione, poi allungò le braccia e prese in braccio il coniglio, nello stesso modo in cui lo aveva preso la signora.

Il coniglio rimase perfettamente immobile tra le braccia della ragazzina, la quale cominciò ad accarezzargli il pelo grigio, tutta eccitata.

“Cavoli, quant’è morbido! Prova a toccarlo, Teddy!” esultò Victoire e, subito, l’amico la imitò, commentando: “Hai proprio ragione. Inoltre, è un coniglio molto tranquillo… sembra quasi un peluche.”

“Chissà la faccia che faranno Dominique e Louis, quando lo vedranno…”

“Mi scusi, come si chiama questo coniglio?”

“Non ha un nome. Comunque, sappiate che è una femmina.” L’informò la strega, tornandosene a leggere la sua rivista.

Teddy guardò Victoire e le domandò: “Come vuoi chiamarla?”

“Creamy! Mi ricorda tanto il gelato…”

“Beh, di certo è un nome parecchio originale…”

Ad un tratto, il Tassorosso notò che Victorie aveva assunto un’espressione tra il nervoso e il seccato.

“Qualche problema, Vicky?” le domandò Teddy e l’altra rispose, stringendo il coniglietto: “Ho solo pensato a quella stupida bestiaccia di quella tua amica! Di sicuro, vorrà mangiarsi la mia povera Creamy…”

“Non preoccuparti, la terremo d’occhio e, quando saremo ad Hogwarts, Creamy starà nella tua Sala Comune ed Asmodeus in quella di Delphini… probabilmente, starai a Grifondoro, come tuo padre e tutta la tua famiglia paterna…”

“Io a Grifondoro?! Ma neanche… io voglio finire a Tassorosso, assieme a te!”

“Davvero? Beh, sono felice di sentirlo, ma… vedremo… forse… ma chi lo sa…” borbottò Teddy, sbrigandosi ad uscire con la ragazzina.

Non aveva proprio il cuore di dirle che Tassorosso era l’ultima Casa dove sarebbe, probabilmente, finita… e non perché tutta la sua famiglia era finita a Grifondoro, ma perché il suo carattere era completamente incompatibile a quello di un Tassorosso: aveva troppo grinta, troppa poca pazienza, amava mettersi abbastanza in mostra, preferiva divertirsi che lavorare… insomma, Victoire Weasley era tutto, tranne che una Tassorosso.

Tuttavia, non se la sentiva d’infrangere i sogni di una ragazzina… anche se si stupiva che Victoire preferisse Tassorosso a Grifondoro, a differenza della maggior parte dei ragazzini, che consideravano la sua Casa un gruppo di mollaccioni, buoni a nulla… certo che era davvero unica, chissà perché preferiva la sua Casa…

Ad un tratto, notò una figura proprio davanti ad una vetrina che lui riconobbe subito, mentre un largo sorriso gli apparve sulle labbra.

“Nonna! Ehi, nonna!” la chiamò Teddy, muovendo le braccia, ma la donna, a causa della confusione non lo sentì.

Senza mai lasciare la mano di Vicky, il ragazzino si fece largo tra la folla e, una volta che fu più vicino, chiamò di nuovo: “Nonna!”

Solo allora, la donna, sentendo la voce del nipote, si girò e non appena riconobbe Teddy, sorrise: “Teddy!”

Subito, corse ad abbracciarlo e domandò, entusiasta: “Sei venuto qui per comprare le cose per la scuola?”

“Sì. E tu?”

“Ho finito il concime per le mie amate piante, quindi dovevo assolutamente trovarne dell’altro.”

“Nonna, Vicky ha appena comprato un coniglietto.”

Sollevò, delicatamente, la gabbia di Creamy, la quale mosse il suo nasino.

“Oh, che carino… come si chiama il piccolo?” domandò Andromeda e Victoire, tutta orgogliosa, annunciò: “E’ una femmina e si chiama Creamy!”

“Creamy? E’ proprio un bel nome.”

“Già, non vedo l’ora di farlo vedere ai miei fratelli e agli amici di Teddy.”

“Oh, ci sono anche i tuoi amici, Teddy?”

“Già. Dato che sei qui, nonna, posso presentarmi alcuni di loro.”

“Ne sarei onorata, tesoro! Anzi, non vedo l’ora di conoscerli tutti.”

“Certo… anche se per alcuni ce ne vorrà un po’…”

 

Fu solo quando s’infilarono in uno stretto e buio vicolo che i due ragazzini di dodici anni si fermarono per riprendere fiato.

“Che corsa… non sono più abituato a correre…” sussurrò, stravolto Kevin, mentre Delphini, la quale si stava pulendo col dorso della mano la fronte sudata, annuiva: “Già. La lezione che più si avvicina ad educazione fisica è Volo e non vengono richiesti polmoni ben allenati.”

“Non ti è sembrato un po’ strano?”

“Cosa?”

“Il comportamento di Abel… hai notato com’è diventato nervoso, quando ti sei avvicinata a quel punto? E, poi, ha buttato tutta quella polvere…”

“Già… stava decisamente nascondendo qualcosa…”

“Sai, la sua espressione facciale… mi ha ricordato una cosa… ricordi l’anno scorso, quando Hugh Flint ha sentito qualcuno in Sala Comune?”

“Certo che me lo ricordo… ho fatto ribaltare i divani, per far accorrere Lumacorno.”

“Beh, quando lui e gli altri insegnanti erano alla ricerca di questo tizio, Abel era molto nervoso… io credo che temesse che gli insegnanti riuscissero a trovare quel tizio.”

“Lo credo anch’io. Inoltre, aveva un’espressione di spavento, quando Lumacorno ha detto che Mrs Purr aveva avuto a che fare con due uomini e Bluebell Borgin ha detto di non aver mai avuto un mantello dell’invisibilità… credo che sia stato Abel a far entrare in Sala Comune il nostro amico invisibile.”

“Come avrebbe fatto?”

“Se non sbaglio, tu condividi il dormitorio con lui…”

“Sì, assieme a Lester Fawley e Hugh Flint.”

“E’ entrato assieme a voi, vero?”

“Sì, e poi, si è infilato subito nel letto.”

“Ottimo. Ha aspettato che voi tre vi addormentaste. Di certo, non ci sarà voluto molto, eravamo tutti stanchi per il lungo viaggio e per la cerimonia…”

“Altroché… ho fatto in tempo ad appoggiare la testa sul cuscino che mi sono addormentato subito…”

“Poi, una volta che eravate tutti crollati, si è diretto nella Sala Comune e ha aperto la porta che conduce al nostro sotterraneo.”

“Cosa?! Ecco come diavolo ha fatto ad entrare, col passaggio nascosto e le finestre sul fondale…”

“Purtroppo, io lo sospettavo già.”

“Sospettavi di Abel?”

“No, ma sospettavo che un Serpeverde avesse aperto il passaggio dall’interno per far entrare qualcuno. Certo, poteva aver sentito la password di nascosto, ma era comunque un azzardo entrare col rischio di essere beccato da qualcuno ancora in piedi, doveva per forza avere un complice all’interno.”

“Perché non ne hai parlato con Lumacorno?”

“Erano solo ipotesi, non potevo rischiare di inimicarmi tutti i miei compagni con l’accusa di una talpa interna…”

“Beh, io ti avrei creduto.”

Sentendo ciò, Delphini si voltò a guardarlo, incredula.

Arrossendo dall’imbarazzo, Kevin spiegò, guardando da un’altra parte e mettendosi una mano dietro alla nuca: “Sei l’unica Serpeverde che mi ha accettato fin dall’inizio… nei gruppi di lavoro finiamo sempre insieme… e sei l’unica che crede che possa partecipare e superare il provino di Cacciatore… pertanto, anch’io ho piena fiducia in te.”

Spostando lo sguardo, per non mostrare le guance incandescenti, borbottò: “Tornando a noi… dopo quell’accaduto, ho deciso di osservare la situazione, concentrandomi su alcune persone.”

“Solo su alcune? Ma… siamo in tanti a Serpeverde…”

“Vero, ma c’erano alcuni piccoli indizi per trovare la talpa…”

“Quali?”

“Prima di tutto, il mantello dell’invisibilità. Solo un ragazzino proveniente da una famiglia di maghi poteva permetterselo, questo fatto ti ha subito scartato, visto che eri l’unico Nato Babbano di Serpeverde, ma, oltre a provenire da una famiglia di maghi, il proprietario doveva essere ricco sfondato, dato che sono rari e parecchio costosi… e le uniche famiglie che rispecchiano con certezza questa categoria, sono, ovviamente, quelle appartenenti alle Sacre Ventotto.”

“Quindi, bisognava solo cercare tra loro…”

“In realtà, il complice ha lasciato un altro piccolo e cruciale indizio.”

“Quale?”

“Non ti sembra che portare un intruso nella nostra Sala Comune sia stato un leggero azzardo?”

“Beh, sì… in effetti, mi è sembrato un po’ strano…”

“Questo era perché non conosceva troppo bene la scuola per nasconderlo in un posto migliore… e chi sono gli studenti che meno conoscono i nascondigli della scuola?”

“Quelli del primo anno!”

“Già… quindi la talpa era, per forza di cose, uno studente del primo anno che facesse parte delle Sacre Ventotto e Abel combacia perfettamente con questo pensiero. Scommetto che Abel e il suo amico si erano accordati in precedenza che lui avrebbe aperto la porta non appena tutti si fossero addormentati. Inoltre, quand’eravamo sul treno per Hogwarts, Gal ha detto di averlo visto parlare da solo e che non lo ha fatto entrare assieme a Christian… non stava parlando da solo, ma con quell’essere. Non ha fatto entrare nessuno nello scompartimento perché l’avrebbero scoperto in un secondo e lui non poteva rischiare.”

“Però, non capisco… perché tutto questo?”

“Non credo che Abel abbia fatto entrare il suo complice per ammazzarci, altrimenti lo avrebbero fatto mentre tutti dormivano… il fatto che quell’essere fosse sdraiato sul divano della Sala Comune, mi fa pensare che il motivo per cui Abel l’abbia fatto entrare, fosse quello di dargli un rifugio per la notte. Un luogo dove dormire fino al mattino.”

“Era troppo rischioso! Pensa se fosse stata mattina…”

“Già, infatti, molto prudentemente, Abel non l’ha fatto più entrare nel Sotterraneo.”

“Mi domando chi stia cercando di nascondere con così tanta determinazione…”

“Non ne ho idea, ma di certo è qualcuno che neanche il Mondo Magico vorrebbe in giro…”

Proprio in quel momento, Kevin si guardò in giro e si accorse che mancava qualcuno all’appello.

“Ehi, Delphini… manca Gal…”

“Quell’idiota… avrà di certo preso un’altra strada.”

“Ma se fosse stato preso? Quelli mi sono sembrati dei veri e propri criminali…”

“C’è questa possibilità. Con Gal, poi…”

“Torno indietro a cercarlo.”

“Vuoi forse ammazzarti?”

“Cosa intendi?”

“Sei un mago del secondo anno, abbastanza bravo in Incantesimi. Non hai abbastanza esperienza per affrontarli e salvare Gal.”

“Lo so, ma… Gal è uno dei miei amici, uno dei primi che abbia mai ricevuto in vita! Non posso abbandonarlo così, anche se non posso fare molto…”

“Allora andrò io.”

“Cosa?”

“Ho più esperienza con tipi poco raccomandabili. Vado, analizzo la situazione e, se Gal è riuscito a svignarsela, bene, sennò li sistemo io.”

“Ma non sarà pericoloso?”

Per tutta risposta, Delphini si voltò a guardarlo e, con un sorrisetto di sfida e parecchia fiducia verso sé stessa, ribatté: “Pericoloso? Per quei deficienti, semmai…”

 

“Ma guarda quanta polvere nera… ci vorrà un decennio per farla sparire, anche con la magia!” borbottò il mago piuttosto basso con sporchi capelli biondi, mentre la sua compagna, con capelli a caschetto biondi e gli occhi azzurri, proprio come l'altro, esclamava: “Norman, non ha alcuna importanza com’è conciato questo posto! La cosa più importante, adesso, è assicurarci che non ci siano altri ragazzini ficcanaso in giro per questo stabile!”

“E anche se fosse?”

“Sei più stupido di un asino! Se qualcuno trova la nostra merce, siamo fregati! Avremo l’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche sul collo! Per giunta, la nuova direttrice è Hermione Granger!”

“Cosa?! Quella Hermione Granger?! L’amica di Harry Potter?!”

“Proprio quella! A quanto pare, ha dato vita a dei progetti di legge parecchio pesanti contro chi maltratta e sfrutta le creature magiche… è per colpa sua se il nostro lavoro è diminuito drasticamente! E’ furba come una volpe e più cocciuta di un mulo, quella stramaledetta impicciona!”

“Ma in questo stabile non viene mai nessuno…”

“E quel moccioso con l’amichetto sotto il mantello nero che sono usciti da qui qualche secondo fa?! Come li chiami, quelli?!”

“Semplici ragazzini curiosi, Frannie.”

“Non dire cavolate, Norman! Tu sorveglia questo salone, mentre io controllo le stanze di sopra! Non sarà un intraprendente moccioso a mandare in fumo la nostra carriera!”

“E va bene…”

Sbuffando per la seccatura, Norman si mise una sigaretta in bocca, cominciando a fumare, appoggiandosi con la schiena ad una grossa pila di casse di legno, senza nemmeno accorgersi del piccolo clandestino coi capelli rossi e con un vecchio casco da aviatore babbano nascosto dietro di esse.

Il giovane Gal, infatti, se ne stava rannicchiato dietro di esse, osservando sia la porta da cui, pochi minuti prima, erano scappati Delphini e Kevin, che Norman, il quale stava fumando beatamente, ignaro del fatto che l’intruso temuto dalla compare si trovasse proprio dietro di lui.

In ogni caso, si trovava in un bel vicolo cieco… come avrebbe fatto a scappare con quel tizio che si trovava proprio lì?!

L’unica speranza era che quei due se ne andassero, senza vederlo…

Ad un tratto, la sua attenzione fu attirata da una cassa di legno proprio di fianco a lui che non sembrava chiusa.

Lanciò un’altra occhiata al tizio che stava tenendo d’occhio la stanza e, dopo essersi assicurato che non stava guardando dietro di sé, Gal, il più silenzioso possibile, alzò il coperchio e, per poco, non fece cadere il coperchio.

All’interno della cassa, in mezzo a della paglia, c’era un enorme uovo che sembrava fatto di granito.

Gal lo contemplò finché non allungò una mano verso di esso e lo prese, scoprendo che, al tatto, era molto ruvido.

Rimase in silenzio ad osservarlo, affascinato finché non sentì dei passi giù dalle scale, certamente Frannie che tornava dalla sua ispezione e, d’istinto, mise l’uovo sotto alla sua felpa, cercando di reprimere i brividi di freddo, a causa del contatto con la sua pelle calda.

“E allora?” le domandò Norman, facendo cadere la sigaretta per terra e schiacciandola con la scarpa, e l’altra rispose: “Ho guardato dappertutto, ma non c’è nessuno.”

“Che ti avevo detto?”

“Aspetta, un attimo… ho trovato un sacco di polvere sparsa davanti al camino del piano di sopra.”

“E allora? Quei due mocciosi saranno finiti per sbaglio nel nostro camino con la Metropolvere. Non è certo la prima volta che succede…”

“Eppure dalle tracce sembra che ci fosse molta più gente…”

“Ma finiscila di avere tutti questi sospetti, sorella…”

Erano così impegnati a discutere, da non accorgersi di una ragazzina che li stava spiando di nascosto dalla finestra rotta.

Delphini, infatti, osservava l’interno del posto con molta attenzione, con tutti i suoi sensi all’erta, in modo da evitare di venire vista da qualcuno.

A differenza dei due all’interno, individuò subito Gal e fece una smorfia, esasperata.

Soltanto quell’imbecille poteva nascondersi dietro a coloro che rischiavano di beccarlo… almeno, quelli sembravano più scemi di lui, dato che non lo avevano ancora beccato… ma era ovvio che il tempo stringeva.

Il problema, molto semplicemente, era che non poteva affrontare due maghi adulti senza attirare l’attenzione e del casino.

No, doveva sistemarli con l’astuzia e non con la forza, la dote più importante dei Serpeverde… ma in che modo?

Ad un tratto, la sua attenzione si spostò sul suo riflesso.

Forse… certo, era un azzardo, ma, in fondo, perché no?

Bastava solo un vecchio mantello e un pezzo di carta… poteva farcela!

Veloce come il lampo, la ragazzina si allontanò, decisa a portare a termine il suo progetto.

Si era allontanata da pochi minuti quando un gufo entrò dalla finestra rotta e si appollaiò sulle casse, con una lettera attaccata alla zampa, che venne, prontamente, tolta da Frannie, la quale la lesse velocemente, mentre un sorriso di vittoria le appariva sulla bocca.

“Cosa succede, Frannie?” domandò, incuriosito, Norman e la sorella rispose: “E’ Dorian! Ha trovato un compratore!”

“Davvero? Che splendida notizia! Non vedevo l’ora di sbarazzarmene… non riesco proprio ad immaginare qualcuno così pazzo da volerne uno… sono talmente pericolosi e aggressivi…”

“E’ perché la legge vieta di tenerli, stupido! Più una cosa è vietata e rara, più la gente la vuole e quando si rendono conto che è pericoloso tenerli, è troppo tardi. Ma, intanto, noi tre facciamo affari d’oro.”

“Hai proprio ragione, sorella… con tutto quello che abbiamo guadagnato negli ultimi cinque anni con questo traffico, potremmo tranquillamente ritirarci a vita privata e vivere come nababbi per il resto della nostra vita.”

“Proprio così… bene, allora vado a prenderlo, in attesa che Dorian ci raggiunga. A proposito, dove l’hai messo?”

“In una di quelle casse.”

“Accidenti a te, possibile che non ricordi mai niente?”

“Uffa, guarda dentro di esse! Vedrai che prima o poi lo troverai!”

Non appena ebbe finito di parlare, la donna si diresse proprio alle casse che costituivano il nascondiglio di Gal e cominciarono ad aprirle, intenta a trovare il suo obiettivo.

Sempre più spaventato, Gal si rannicchiò nel suo cantuccio, sperando che lo trovasse qualunque cosa stesse cercando con così tanta foga…

Sentì i passi dei tacchi di Frannie avvicinarsi a lui e chiuse gli occhi.

Era la fine, lo sentiva… come minimo lo avrebbero tenuto prigioniero… in ogni caso, gli sarebbe mancati sua madre, i suoi zii, Lancy un pochino, Christian, i suoi amici, quella che gli sarebbe mancata meno era Delphini, Hogwarts, i suoi insegnanti, tranne, ovviamente, Bennet, l’odioso insegnante di Trasfigurazione, Monica, una Grifondoro di York che aveva una bella cotta per lui praticamente da sempre, e quel maledetto antipatico di Abel Nott.

Proprio in quel momento, dalla finestra rotta partì un piccolo raggio d’energia che centrò in pieno la testa di Norman, il quale urlò: “Ahia!”

Immediatamente, Frannie lasciò perdere la sua ricerca e si girò verso il fratello, domandandogli: “Che succede?”

“Qualcuno mi ha tirato qualcosa in testa!”

Entrambi si girarono nella direzione da cui era partito il colpo e videro una sagoma, la quale, vedendosi scoperta, cominciò a correre via.

“Eccolo! Prendiamolo, Frannie! Gli farò passare la voglia di farmi questi scherzi!” urlò, furioso, Norman, partendo all’inseguimento, seguito dalla sorella.

Facendo dei grossi sospiri di sollievo, Gal si sporse fuori dal nascondiglio e vide che non c’era nessuno.

Senza perdere altro tempo, il ragazzino si alzò in piedi e lasciò il luogo, deciso a non metterci più piede, neanche per sbaglio!

Soltanto quando si ritrovò dietro ad un bidone della spazzatura di in un vicolo, il ragazzino poté tornare a respirare, ma, mentre si massaggiava il petto si accorse che sotto la maglietta c’era un oggetto, ricordandosi di colpo dell’uovo che aveva trovato nella cassa.

Per un attimo, il ragazzino pensò di tornare indietro e di rimetterlo a posto, ma si ricordò dei due fratelli… di certo, se l’avessero beccato, l’avrebbero ucciso…

Con un sospiro, Gal tirò fuori l’uovo, analizzandolo alla luce del sole.

Tutto sommato, era ben fatto… sembrava vero…

Con un sorriso, il giovane mise l’uovo nel suo zaino, ancora sporco di polvere.

Avrebbe fatto un vero figurone nella sua collezione…

 

“Dove diamine è andato?!” sibilò Frannie, puntando la bacchetta davanti a sé e guardando in tutte le direzioni, mentre il fratello sbuffava: “Non lo so… ma aspetta che gli metta le mani addosso…”

Ad un tratto, notò un bidone dell’immondizia caduto per terra, coi rifiuti tutti sparsi e un sorriso gli apparve sul viso.

“Credo di averlo trovato, sorella…” sogghignò Norman e Frannie esclamò: “Ma sei sicuro che si sia infilato proprio lì dentro?”

“Intanto diamoci un’occhiata…” ribatté il tizio, entrando nel vicolo, completamente deserto e buio.

Non c’era niente a parte qualche volantino di cattura riferito alla Seconda guerra Magica… ma, ad un tratto, Norman notò una figura nera che si nascondeva nella penombra.

“Eccolo là…” sghignazzò Norman, per poi puntare la bacchetta in quella direzione e sibilare e ordinare: “Avanti, vieni fuori! Ti abbiamo beccato!”

Non appena ebbe finito di dire quella frase, una bianca mano affusolata apparve dalla penombra e permise ad un’alta figura avvolta in un mantello verde brillante di uscire da dietro delle casse.

Era molto piccola, con lunghi capelli neri sciolti ricci, anche se si intravedevano qualche ciocca bianca e una strana sfumatura azzurra nel mucchio.

Per qualche strano motivo, i due fecero un passo indietro.

C’era qualcosa in quella strana figura di familiare… come se l’avessero già vista da qualche parte… e quel qualcosa incuteva paura…

Con un aggraziato movimento della mano, l’essere tirò fuori la bacchetta e la puntò alla sua sinistra, proprio dove c’era un volantino di cattura.

Non appena l’ebbe guardato bene, Norman sbiancò e, prendendo il braccio della sorella, le ordinò: “Frannie, dobbiamo andarcene da qui… adesso!”

“Ma che ti prende?”

“Quella è Bellatrix Lestrange!”

“Ma che stai dicendo?! Quella è morta!”

“Ti dico che è lei! Guarda quel volantino di cattura di fianco a lei!”

“Per la barba di Merlino… ma sono identiche!”

“Esatto! Andiamocene, presto!”

Aveva appena finito di urlare che un incantesimo partito dalla bacchetta della figura che si stava avvicinando a loro, colpì il bidone di fianco a loro.

“Andiamocene, sorella! Quella è pazza e pericolosa, inoltre fa sul serio!” strillò il tipo più giovane, scappando dal vicolo, seguito a sua volta dalla sorella, la quale urlava: “Aspettami, Norman! Non lasciarmi da sola con quella pazza! Guarda che io sono troppo giovane e carina per essere torturata a morte!”

Era così impegnati a scappare da non accorgersi che la persona di cui avevano paura, non li stava inseguendo, ma li stava fissando in completo silenzio.

Una volta che furono spariti, la giovane incrociò le braccia e sbuffò, seccata: “Idioti.”

Con un rapido movimento della mano, si tolse di scatto la vecchia tenda verde che aveva usato per coprire la sua vecchia felpa, i jeans e le scarpe da ginnastica.

Dopotutto, sarebbe sembrato alquanto strano se fosse apparsa la copia di Bellatrix Lestrange con indosso vecchi abiti babbani…

A quel punto, la giovane puntò la bacchetta sui capelli e sussurrò: “Aquamenti!”

Subito, una cascata d’acqua gelida le finì sui capelli, tanto che Delphini dovette trattenere un piccolo urlo, a causa del freddo.

Una volta che ebbe finito, si mise la tenda che aveva usato come mantello come asciugamano, per poi tirare fuori dal vecchio zaino consumato un piccolo specchio apribile.

L’aveva comprato prima di andare ad Hogwarts, per essere sicura che non assomigliasse a sua madre neanche per sbaglio, infatti, tutte le mattine, controllava sempre che i capelli fossero a posto.

Dopo una rapida occhiata, fece un sorriso soddisfatto.

Non c’era più alcuna traccia di nero sui suoi capelli, nessuno poteva notare la somiglianza con sua madre neanche per sbaglio.

Puntò di nuovo la bacchetta sui suoi capelli e, stavolta, lanciò su di essi un incantesimo Essicante, perfetto per asciugare una piccola quantità d’acqua come quella sui suoi capelli.

Immediatamente, un soffio d’aria calda le riscaldò i capelli e i vestiti, asciugandosi completamente in pochi secondi e a quel punto, veloce come il lampo, si tirò su i capelli in una coda di cavallo, tornando a respirare normalmente.

Proprio in quel momento l’effetto dell’incantesimo Engorgio, che aveva usato per aumentare un po’ la sua altezza svanì e tornò ad essere la minuta ragazzina di dodici anni, come al solito.

Dopo aver fatto ciò, Delphini prese il mandato di cattura che aveva fatto in fretta e gli fece prendere fuoco con Incendio.

Non doveva lasciare alcuna traccia…

A quel punto, si mise lo zaino sulle spalle e uscì velocemente dal vicolo.

Sperava che quel cretino di Gal avesse approfittato della confusione che aveva generato per svignarsela… in caso contrario, era davvero uno stupido.

Ad un tratto, però, notò un vecchio casco da aviatore babbano e sorrise.

Allora non era così scemo…

Con un sorrisetto compiaciuto, si avvicinò in punta di piedi all’amico e gli mise entrambe le mani sulle spalle, gridato: “T’ho preso!”

Ovviamente, Gal fece un salto ed urlò per lo spavento, voltandosi di scatto, ma, non appena vide chi gli aveva fatto lo scherzo, fece una faccia scocciata e borbottò, offeso: “Molto divertente, Delphini… davvero molto divertente!”

“Intanto ci sei cascato… la tua faccia spaventata era davvero uno spettacolo…” ridacchiò la ragazzina coi capelli d’argento, mentre il rosso, faceva una smorfia.

Ad un tratto, si accorse che mancava qualcuno all’appello e domandò: “Scusa, dov’è Kevin?”

“Tranquillo, è in un posto sicuro. Andiamo a raggiungerlo.”

“Ottima idea…”

 

“Quanto mi piace il gelato cioccolato e frutta…” esclamò la piccola Vicky dando un’altra leccata all’enorme cono gelato che aveva in mano, mentre Teddy, il quale le teneva la mano libera, le puliva la bocca, commentando: “Si vede… hai la bocca tutta sporca di gelato… vedi di lavarti le mani, prima di entrare al Ghirigoro, sennò il proprietario chi lo sente?”

Proprio in quel momento, Athena li raggiunse con un sorriso: “Ciao, ragazzi, come va?”

“Bene, e tu?”

“Sì, ho preso tutti i libri per la scuola. Ah, indovinate chi ho trovato al Ghirigoro?”

“Di sicuro non Gal.”

Tutti scoppiarono a ridere, finché una familiare voce maschile non s’intromise: “In effetti, se entro in una libreria vuol dire che sono malato.”

Sentendo quelle parole, tutti si girarono e videro Gal, ancora sporco di fuliggine e con un sorriso a trentadue, con in mano una vecchia scopa da corsa, accompagnato da Kevin, il quale aveva anche lui una scopa.

Immediatamente, Teddy sorrise e domandò: “Ma dov’eravate finiti?”

“Alla periferia di Diagon Alley in un vecchio stabile abbandonato… e lì abbiamo incontrato quell’insopportabile di Abel Nott!”

“Abel? E che ci faceva lì?”

“Non ne ho idea… ma scommetto che era in combutta con due tizi che fanno affari un po’ illegali…”

“Siete finiti in un covo di criminali?!”

“Sì, ed è stata una figata! Ho ancora i brividi per l’adrenalina!”

“Gal, guarda che hai rischiato seriamente di farti uccidere.”

“Lo so, ma è andato tutto bene, fortunatamente… siamo riusciti a scappare tutti e tre e, una volta a Diagon Alley, ci siamo divisi: io e Kevin siamo andati a comprare le scope per i provini che faremo quest’anno e Delphini se n’è andata da qualche parte…”

“E’ al Ghirigoro. L’ho appena incontrata proprio lì, mentre stava leggendo un libro sulla storia delle bacchette.” S’intromise Athena, mentre Gal borbottava: “Io non capirò mai che cosa ci trova in quegli stupidi volumi pieni di polvere…”

“Non sono stupidi volumi pieni di polvere, Gal, anzi! Sono pieni di storia, curiosità e molta cultura!”

“Per me, è uno spreco di tempo!”

“Fossi in te, giovanotto, non sarei così negativa nei confronti dello studio e dei libri…” s’intromise la voce di una vecchia signora coi capelli marroni, anche se gran parte erano grigi.

Vedendola, Teddy sorrise e la presentò: “Gal, Kevin, vi presento mia nonna Andromeda.”

“Ah, allora è lei la famosa nonna di Teddy… quella che lo ucciderà se combinerà qualcosa di brutto!” esclamò Gal, indicandola, mentre Teddy, imbarazzato, borbottava: “Gal, per favore…”

La donna rimase un attimo in silenzio, con gli occhi sgranati dalla sorpresa, poi cercando di trattenere una risata, ammise: “Sì, sono proprio io… e tu devi essere il ragazzino di Grifondoro tutto pepe col casco da pilota babbano di cui mio nipote mi ha tanto parlato…”

“Sissignora! Sono proprio io, signora!”

“Lieta di fare la tua conoscenza. Sembri un bravo ragazzo e pieno d’energia.”

“Grazie mille, signora! Anche per me è un vero piacere fare la sua conoscenza!”

“Bene, adesso lascio voi giovani ai vostri divertimenti. L’ultima cosa che voglio è fare quella di troppo…”

“Aspetta, nonna. C’è ancora un’amica che ti voglio presentare…” esclamò Teddy e sua nonna rispose: “Davvero?”

“Sì, è quella ragazza di Serpeverde coi capelli d’argento di cui ti ho parlato. Si trova al Ghirigoro. Ha un carattere un po’ ruvido, ma è anche lei una brava ragazza…”

“Un po’? Non ho mai visto nessuno con un carattere più ruvido e scontroso! Quel suo bel carattere doveva essere in offerta speciale, te lo dico io…”

Il gruppo si diresse verso la libreria e, mentre entravano, Gal disse ad Andromeda: “Non immagina che carattere ha, signora… bisogna essere assicurati contro gli infortuni, perché lei sa essere davvero spaventosa! Ma è la nostra Delphi e tutti noi le vogliamo bene!”

“Delphi? Un nome originale, non c’è che dire…”

“Veramente, è un soprannome dato da me, in quanto, modestia a parte, sono un genio in queste cose… il fatto è che il suo nome è davvero difficile e lo sbaglio sempre. Sa, con un nome come Delfini…”

Aveva appena pronunciato la frase che qualcosa lo colpì in pieno alla testa e, voltandosi alla sua sinistra, vide uno scaffale a cui erano stati tolti alcuni volumi, rivelando una piccola fessura da cui poteva benissimo passare una bacchetta e lanciare un incantesimo.

A confermare il sospetto di Gal ci pensò la voce della ragazzina che, seccata e arrogante come al solito, sbottava dall’altra parte dello scaffale: “Per tua informazione, brutto tontolone, il mio nome non è affatto difficile! Sei solo tu che non lo sai pronunciare!”

“Antipatica…”

“Ti ho sentito!”

Gal, per tutta risposta, fece una linguaccia allo scaffale.

“Fanno sempre così?” domandò Andromeda, allibita, in quanto non aveva mai visto nessuno litigare come quei due, mentre Teddy commentava: “Sì, tutti i giorni… ma oggi ci stanno andando leggero…”

“Incredibile…”

“Comunque, il suo vero nome sarebbe Delphini, se Gal non lo sbagliasse sempre…”

Non appena ebbe finito di parlare, Teddy si accorse che l’espressione facciale di sua nonna era di puro sgomento.

“Nonna, ti senti bene?” le domandò, preoccupato, il ragazzino, ma la donna, riacquistando il suo colore e il suo solito sorriso, lo rassicurò: “Non preoccuparti, caro… mi è solo tornato in mente un ricordo di tanto tempo fa… ma era una stupidaggine. Comunque, è un nome parecchio originale… lo stesso di una costellazione…”

“Se lo dici tu, nonna… ehi, eccola lì.”

Il giovane si avvicinò ad una figura con un enorme volume in mano nascosta da uno scaffale, che sfogliava le pagine con delicatezza e attenzione, come se temesse di sciuparle.

Sentendoli avvicinare, la figura fece chiudere con un sonoro tonfo il volume, per poi appoggiarlo, con grazia e naturalezza, sul tavolo davanti a sé con la candida mano dalla forma delicata.

“Ehi, Delphini.” Esclamò Teddy, avvicinandosi a lei “C’è mia nonna. Non vede l’ora di conoscerti.”

“Ah, bene.” Fu la risposta della giovane, mentre la nonna del ragazzino si avvicinava a lei e diceva, con un dolce sorriso, nello stesso istante in cui, lentamente, la ragazzina girava la testa nella sua direzione: “Sono la nonna di Teddy, Andromeda Tonks. E’ un vero piacere fare la tua cono…”

La donna non finì la frase.

Infatti, il suo viso era diventato bianco come un lenzuolo, mentre i suoi grandi occhi si spalancavano, in un misto d’incredulità e terrore.

Dal canto suo, anche l’espressione di Delphini era scioccata.

Sapeva che era impossibile, ma quella donna… assomigliava in maniera impressionante a sua madre!

La stessa forma del viso, il naso… persino la forma e il colore degli occhi erano identici e lei ricordava tutto perfettamente!

Tuttavia, la principale differenza tra loro era il colore dei capelli, di un bel marrone di tonalità calda, a giudicare dal colore dei capelli non grigi, oltre al fatto che si vedeva lontano un miglio che erano molto curati e non spettinati in maniera spaventosa, come quelli di sua madre che, sicuramente, avevano visto un parrucchiere per l’ultima volta prima del suo arresto, quindi, nel lontano 1981 – 1982, e lo sguardo molto più caldo, gentile e, soprattutto, sano di mente, dato che quello di sua madre era sadico, pazzo e pieno di voglia omicida… o, forse, era il pensiero di doversi occupare di una mocciosa che neanche voleva tra i piedi, di cui, oltretutto, era pure gelosa da impazzire, che glielo faceva venire, cosa alquanto probabile…

In quello stesso istante, la nonna di Teddy cadde per terra e, immediatamente, il nipote corse a soccorrerla, esclamando, spaventato e preoccupato: “Nonna, che ti succede?! Nonna!”

Anche il proprietario della libreria si avvicinò, assieme a svariati clienti, per vedere cosa stesse succedendo, domandando: “Cosa sta succedendo qui?!”

Immediatamente, Athena prese il controllo della situazione e ordinò: “Per favore, allontanatevi tutti un po’! In queste situazioni, bisogna mantenere la giusta distanza, per far respirare la persona! Se ci accalchiamo, è solo peggio! Signore, per cortesia, apra le finestre del suo negozio, per far passare l’aria e tu, Oliver, prendi una bottiglia d’acqua o dello zucchero.”

Immediatamente, il povero proprietario si diresse verso le finestre, mentre Oliver rovesciava sul pavimento della libreria il contenuto del suo zaino.

Anche Gal decise di dare prontamente una mano, facendo muovere un libro davanti alla signora, per darle un po’ d’aria.

“Come va con l’aria?” domandò Athena al proprietario e quello, mortificato, rispose: “Le ho aperte, ma… purtroppo oggi è una giornata parecchio afosa e…”

“Oh, accidenti… se solo ci fosse un po’ di vento…” sbuffò la ragazzina coi capelli neri, muovendo, seccata, la mano.

Fu a quel punto che accade un fatto totalmente inaspettato e, allo stesso tempo, incredibile.

Infatti, dalla porta e dalla finestra aperta entrò, ruggendo come un leone, una vera e propria bufera di vento, che ribaltò i tavoli e le sedie e fece cadere tutti i libri, mentre i presenti furono costretti a cercare di ripararsi con le mani, mentre i loro mantelli svolazzavano come se avevano improvvisamente preso vita.

Finalmente, per la gran gioia di tutti, soprattutto da parte del gestore, il vento finì, lasciando un negozio devastato.

“Beh… di sicuro è arrivato il vento…” commentò Gal, risistemandosi il suo casco, mentre Oliver, coi capelli tutti scompigliati, passava a Teddy la bottiglia d’acqua: “Ecco qui, la bottiglia. Credo che devi metterne qualche goccia su un fazzoletto e poi passarglielo sulla fronte…”

“Non disturbarti, Teddy… a-adesso sto bene…” lo bloccò Andromeda, rialzandosi in piedi “Quella brezza, per quanto potente e improvvisa, mi è stata molto utile per riprendermi…”

Nel frattempo, il povero proprietario guardava, sconvolto il suo negozio, ridotto come un campo di battaglia, borbottando: “Il mio povero negozio… come è stato ridotto…”

“Si sposti.” Ordinò una voce calma e femminile alle sue spalle e, il pover’uomo, voltandosi, vide una ragazzina coi capelli d’argento con in mano una bacchetta che lo superò, posizionandosi proprio al centro del negozio.

Con un semplice movimento della bacchetta, tutti i libri ritornarono al proprio posto negli scaffali, mentre i tavoli e le sedie si rialzavano.

In pochi secondi, il Ghirigoro ritornò esattamente com’era prima del terribile vento che aveva messo a soqquadro il negozio.

“Ecco fatto.” dichiarò Delphini, non appena ebbe finito il lavoro, e si girò, con l’intenzione di raggiungere i suoi compagni, quando, da sotto un tavolo, notò qualcosa che brillava per terra.

Con un rapido movimento della bacchetta la fece levitare fino alla sua mano e non appena l’ebbe inquadrata, sgranò gli occhi.

Non era possibile, quella era…

“Scusa, Delphini… quella sarebbe mia…” le disse, timidamente, la voce di Oliver e la ragazzina, con uno scrollo di spalle, mise la scaglia nella mano del Tassorosso, dicendogli: “Tieni.”

“Grazie.”

“E’ davvero un oggetto molto affascinante…”

“Già… l’abbiamo trovato l’anno scorso, nei vicoli della Camera dei Segreti, quando ci siamo separati…”

“Davvero molto interessante…”

Oliver era così impegnato a rimettersi la strana scaglia nel suo zaino, per accorgersi che la compagna stava facendo un sorrisetto pieno d’interesse e di vittoria… non vedeva l’ora di parlarne con Asmodeus…

Nel frattempo, Gal si mise a controllare, preoccupato, la sua scopa, per controllare se non c’erano danni alla sua amata scopa e, una volta che si fu accertato che fosse tutto a posto, fece un sospiro di sollievo: “Che sollievo, temevo che quest’anno non sarei riuscito a fare i provini… sarei morto…”

“Che lagna che sei… è solo una vecchia scopa e uno stupido sport…” gli fece notare, seccata, Delphini, mentre prendeva un sacchetto pieno zeppo di libri, sia vecchie che nuove edizioni, da terra.

Per tutta risposta, Gal la guardò in malo modo e sbottò: “Ehi, il Quidditch non è uno stupido sport, come lo chiami tu! Si tratta di un’arte nobile e ricca d’arte…”

“Mi sembra di parlare con un vecchio babbano amante del calcio da morire… io preferisco di gran lunga leggere che fare sport!” dichiarò la ragazzina, portando i libri alla cassa per poterli pagare.

Proprio in quel momento, la porta si aprì e comparve una trafelata signora Weasley, accompagnata da Christian, Dominique e Louis, e con in mano la gabbia di Creamy.

“State tutti bene? Ho sentito che qualcuno era svenuto e che un’enorme e potente folata di vento aveva messo a soqquadro il negozio, ribaltando tutto…!” esclamò, preoccupata, la donna, controllando che tutti i ragazzi, dal primo all’ultimo, non fossero feriti.

“Stanno bene, Molly, non preoccuparti… sono io che sono svenuta… oggi fa troppo caldo…” spiegò Andromeda e Molly, preoccupata, le domandò: “E’ tutto a posto? Vuoi che chiami Harry per farti riaccompagnare a casa?”

“Ma no, non preoccuparti… una bella tisana energetica e un po’ di riposo mi rimetteranno in sesto, te lo assicuro.”

“Bene, un’ottima notizia…”

Mentre le due donne parlavano, Victoire prese dalla gabbietta la piccola Creamy e la prese in braccio, cominciando ad accarezzarla.

“Oh, che carino! Sembra un peluche!” esclamò Gal, mentre Athena esclamava: “E’ un Ariete Blu, la razza di conigli più intelligente.”

“Certo che sai un sacco di cose, Athena…” commentò Kevin, mentre l’altra, con un sorriso, ammetteva: “Mi piace leggere e conoscere sempre più cose…”

Nel frattempo, Delphini, una volta che ebbe finito di comprare i suoi volumi, si avvicinò al gruppo e diede un’occhiata all’animale.

Tutto sommato, era molto carino… non l’avrebbe mai ammesso a nessuno, nemmeno a sé stessa, ma le piaceva molto… lo trovava così adorabile e morbido…

Victorie la notò e, subito, esclamò: “Se hai intenzione di dar da mangiare la mia Creamy a quel brutto e viscido lombrico, caschi male!”

“Sei tu che caschi male! Anzi, per tua informazione, Asmodeus è un serpente, non un lombrico!”

“Quel che è! Non riesco proprio a capire come cavolo fai ad avere un serpente come animale domestico! Molto meglio la mia Creamy!”

Prima che il litigio tra le due peggiorasse, la signora Weasley s’intromise: “Adesso basta, voi due. Su, ormai è ora di tornare a casa. Prendete le vostre cose e poi torniamo al ‘Paiolo Magico’.”

“Va bene, nonna.”

Il gruppetto raggiunse la signora Weasley, la quale si voltò un’ultima volta verso Andromeda e la salutò: “Ci vediamo, Andromeda.”

“Certo, Molly… anzi, è meglio che vada anch’io.”

“Ottimo.”

Mentre il gruppo usciva dalla libreria, Delphini notò che la nonna di Teddy la stava osservando dalla finestra con uno sguardo titubante e nervoso, aggrappata ad uno scaffale di legno, come per impedirsi di cadere.

La ragazzina osservò di nascosto per qualche minuto, prima di voltarsi e raggiungere gli altri.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Il corsaro nero