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Autore: moira78    10/12/2020    5 recensioni
Ormai alle soglie del nuovo millennio, Candy racconta a sua figlia e sua nipote la storia della sua vita. Ho cercato di riempire il vuoto lasciato dal finale sibillino dei romanzi dell'autrice originale, tentando di cogliere lo spirito dei personaggi e scrivendo in modo più dettagliato ciò che è accaduto dalla scoperta dell'identità del Principe della Collina in poi.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eleanor stava vivendo una travagliata storia d'amore e Anthony aveva deciso di andare in Africa per seguire le orme del padre, sperimentando quella libertà che aveva già nel sangue.

Io ero sola con Terry, a Chicago, e ci comportavamo come ottimi vecchi amici. Ormai ci conoscevamo da una vita e non avevamo più motivi di litigare, visto che vivevamo come coppia di fatto. Negli anni '60 tutto era permesso, specie per due anziani come noi e ci concedevamo di farci vedere insieme in giro nonostante si mormorasse alle nostre spalle. Non ci importava assolutamente delle voci, vere, false o tendenziose che fossero: avevamo ritrovato un nostro equilibrio e dopo tanti anni avevo accettato di nuovo di lasciarmi andare tra le sue braccia.

La prima volta piansi, ricordando Albert e lui dovette fermarsi per consolarmi. Le volte successive fu più dolce e, anche se eravamo piuttosto attempati, ritrovammo una parvenza della vecchia scintilla che ci univa. Non era come essere di nuovo giovani, ma ci bastava amarci in quel modo un po' meno profondo, godendo della reciproca intesa mentre vedevamo crescere i nostri figli.

Intorno al 1965 venimmo a sapere che Neal era stato trovato morto per overdose nella sua villa in Florida, dopo un festino con alcuni uomini di affari e donne di dubbia reputazione. Eliza, dal canto suo, si era suicidata tre anni prima dopo un matrimonio disastroso con un uomo che mirava solo ai suoi soldi, senza avere mai figli come le aveva augurato Albert tanti anni prima.

Quelle notizie non mi fecero piacere e provai pena per loro, nonostante tutto. Mi ritenevo fortunata perché, tutto sommato, ero sempre vissuta circondata dall'amore, cosa che evidentemente alla famiglia Lagan era mancata tragicamente.

Quel giorno Terry era andato in città per occuparsi di alcuni affari riguardanti la Casa di Pony, che ormai era diventata un istituto prestigioso e conosciuto. Era molto orgoglioso della sua auto nuova e quando lo salutai dalla finestra, vittima del primo mal di schiena della mia vita, non avrei mai creduto che sarebbe stata l'ultima volta che lo avrei rivisto.

Fu un poliziotto, quella stessa sera, a comunicarmi che il mio compagno era morto in un incidente stradale nel quale era rimasto coinvolto: "L'uomo sull'altro mezzo aveva bevuto e abbiamo riscontrato tracce di droga nel sangue. Mi dispiace molto, signora Ardlay".   

Deglutii, incapace di parlare e persino di piangere: "Voglio vederlo", dissi con voce secca.

"Ma, signora, le assicuro che non è un bello spettacolo, la carrozzeria dell'auto era...".

"Sono un'infermiera, voglio vederlo, ho detto!", esclamai, riversando la mia frustrazione su quell'uomo gentile.

Camminai in quel lungo corridoio bianco che puzzava di disinfettante sentendo improvvisamente sulle spalle il peso dei miei anni. Quando mi mostrarono il suo corpo, cercai d'ignorare le lenzuola piene di sangue rappreso che nascondevano malamente i gravi danni che aveva subito e mi concentrai sul volto. L'espressione che aveva era quella di un uomo che stesse facendo un brutto sogno e allungai una mano per accarezzargli il viso segnato da poche rughe; tremavo e dovetti respirare a fondo per riuscire a toccarlo. Era freddo e pallido e, chiudendo gli occhi, rividi il bel giovane che si faceva beffe di tutti alla Royal Saint Paul School, che fumava e suonava l'armonica, che mi chiamava con i suoi odiosi nomignoli all'ombra di un albero e che mi abbracciava con passione quando tornava dai suoi viaggi.

Avevo perso anche lui.

Gemetti e piansi, parlandogli come se potesse ascoltarmi, rimproverandolo di non essere morto di vecchiaia al mio fianco come ci eravamo promessi. E come avevamo promesso ad Albert. Avrei dato dieci anni della mia vita per gettarmi di nuovo tra le braccia del mio principe, in quel momento, perché mi consolasse come quando ero giovane.

Per andare avanti mi concentrai sui miei figli.

Eleanor era sull'orlo del divorzio e tornò da me. La morte di suo padre la convinse a starmi accanto per fare chiarezza nel suo cuore, così convivemmo per quasi un anno prima che decidesse di riappacificarsi con suo marito e mi rendesse felice con una splendida nipote qualche tempo dopo.

Anthony tornò con una moglie londinese sposata in Africa e si trasferì con lei poco distante da dove vivevo. Vissi con lui il dolore di non poter avere figli, a causa di una malattia della compagna: l'amava così tanto che decisero comunque di adottare due bambini alla Casa di Pony e da subito li abituarono a viaggiare assieme a loro.

Tra il 1970 e il 1980 dovetti veder morire tante altre persone a me care: la mia dolce amica Annie, la tenera Patty, il suo devoto marito Robert e, qualche anno dopo, anche l'elegante Archibald, che mai aveva smesso di amare quelle orribili camicie di seta, nonostante la moda fosse cambiata decine di volte.

Quando andai a pregare sulla sua tomba, non potei fare a meno di pensare che lui era stato il primo che avevo conosciuto, prima d'incontrare Stear, Anthony, Albert, Terence e tutti coloro che avevo amato durante la mia lunga vita.

Con lui se n'era andato l'ultimo esponente della mia epoca felice.

Avevo 83 anni quando decisi di tornare sulla Collina di Pony a fare quello che non facevo da una vita. Le nuove istitutrici, una delle figlie di Patty e una ragazza messicana, mi guardarono con orrore minacciando di chiamare figli e nipoti pur d'impedirmelo, ma io lo feci lo stesso.

Mi arrampicai sul vecchio papà albero, prostrato dagli anni ma sempre saldo sul terreno, anche se potei arrivare solo sui rami più bassi. Lì chiusi gli occhi e rivissi l'incontro con il mio principe, sperando di morire in quell'istante esatto.

D'altra parte, avevo avuto una vita piena e felice, anche se non perfetta e non avevo alcun rimpianto. Ora volevo solo riunirmi a chi avevo perso.

Ma non accadde nulla e, con l'aiuto di alcuni bambini intraprendenti, la vecchia nonnina Candy scese dal suo albero e se ne tornò a casa tra i rimproveri di suo figlio e sua nuora.

Però ero felice: avevo dato l'addio alla mia collina e al mio albero e sarei rimasta tranquilla ad aspettare il termine del mio lungo viaggio. 
   
 
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