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Autore: vannagio    23/08/2009    2 recensioni
Albus ha appena conosciuto Scorpius. Suo zio Ron gli ha consigliato di non frequentarlo. Perchè? Perchè tutti sembrano sapere qualcosa che ha a che fare con suo padre e di cui lui, invece, non è a conoscenza?
Spero di avervi incuriosito...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Verità scottanti



Mezzanotte.
Albus era sdraiato sul letto, con le tende chiuse.
Nonostante l’ora tarda, non aveva sonno.
Aveva terminato di leggere il capitolo dodici del libro “Storia della Magia Contemporanea” da circa mezz’ora, ma non riusciva a darsi pace.
Il contenuto di quel libro lo aveva profondamente scioccato.
Albus aveva già sentito parlare di Lord Voldemort e della sua terribile malvagità, ma mai e poi mai avrebbe pensato che suo padre e i suoi zii, così come tutta la sua famiglia e tutti i suoi amici, fossero direttamente implicati in quella faccenda. Soprattutto gli dava fastidio il fatto che nessuno si fosse preso la briga di raccontarglielo.
Insomma!
Suo padre era un eroe, famoso in tutto il mondo magico: non era diritto di Albus saperlo?
Poi c’erano i Mangiamorte…
Tra i vari nomi, spiccava quello dei Malfoy.
Adesso capiva il perché del comportamento dei suoi compagni. Ma il problema era un altro…
“Adesso che sai, come ti comporterai?”, si chiese Albus.
Cosa provava adesso per il suo amico?
In fondo Scorpius non aveva nessuna colpa: non aveva scelto lui di nascere in una famiglia di Mangiamorte. Era anche vero che l’amico aveva aggredito Frank, per difendere l’onore della sua famiglia.
Poteva biasimarlo per questo?
“Basta! Devo parlare con Scorpius”, pensò.
Ma come avrebbe raggiunto l’infermeria, senza farsi beccare?
La risposta arrivò immediatamente. Saltò giù dal letto e cercando di fare il minor rumore possibile, per non svegliare i compagni, aprì il suo baule. Dopo aver rovistato tra le cianfrusaglie per qualche minuto, trovò quello che stava cercando.
Era un indumento molto strano: fluente, grigio argentato, stranissimo al tatto, come se fosse fatto con l’acqua.
Albus indossò il Mantello dell’Invisibilità, che suo padre gli aveva regalato e subito divenne completamente invisibile.
Albus ricordava come se fosse ieri il giorno in cui lo aveva ricevuto.

Qualche giorno prima che James partisse per il suo primo anno a Hogwarts, il padre aveva chiamato i due fratelli, per mostrare loro due strani oggetti.
<< Questi appartenevano a vostro nonno >>, spiegò il padre.
In mano teneva un mantello e una pergamena sgualcita.
<< Si tratta del Mantello dell’Invisibilità e della Mappa del Malandrino. Il primo rende invisibile all’occhio umano, il secondo è una mappa dettagliata del castello di Hogwarts >>, spiegò ancora l’uomo.
Gli occhi dei due bambini brillavano di eccitazione.
<< Potete sceglierne uno ciascuno >>.
Senza alcun indugio e senza alcun litigio - cosa strana per i due piccoli Potter - James scelse la mappa e Albus il mantello.
Il più giovane dei fratelli Potter, infatti, amava la tranquillità e odiava stare al centro dell’attenzione: l’idea di andarsene in giro, lontano da occhi indiscreti, era molto allettante per lui.
James, al contrario, faceva di tutto per attirare l’attenzione su di sé, quindi scelse la mappa: oggetto utilissimo per chi ha in mente di combinarne delle belle.
<< Grazie papà, questa mappa è straordinaria >>, esclamò James, abbracciando il padre.
<< Si, grazie >>, concordò Albus, << E Lily? >>, chiese poi timidamente.
<< L’ho fatta scegliere per prima, visto che è una signorina >>, rispose il padre.
<< E cosa ha ottenuto? >>, domandò James sospettoso.
<< Vostra sorella ha scelto due specchi che appartenevano al mio padrino Sirius e a mio padre. Sono specchi magici che permettono a due persone di comunicare tra di loro, anche se lontane. Ho una raccomandazione da farvi, però >>, disse Harry, << Potrete utilizzare questi oggetti solo a scuola. Mi riferisco soprattutto a te, Albus. Vostra sorella ha già accettato la mia condizione >>.
<< Va bene >>, promisero ubbidienti i due fratelli.

Finalmente Albus avrebbe potuto usare il regalo di suo padre.

Il ragazzo aveva raggiunto l’infermeria. Fortunatamente la porta non era stata chiusa a chiave, così entrò e si diresse verso il letto dove dormiva Scorpius.
Si sfilò di dosso il mantello e cercò di svegliare l’amico.
<< Scorpius? Scorpius! Svegliati, devo parlarti! >>, bisbigliò Albus.
<< Uhm… ma cosa…? Al!! >>, esclamò Scorpius sorpreso e assonnato.
<< Parla piano o Madama Chips ci sentirà! >>, lo avvertì Albus.
<< Ma come… >>.
<< Non ha importanza in questo momento… devo parlarti… >>.
E sempre bisbigliando, con un po’ di imbarazzo, Albus raccontò a Scorpius quello che aveva scoperto.

<< Beh, sai tutto! Non capisco che cosa tu sia venuto a fare qui >>, disse Scorpius con asprezza.
<< Volevo conoscere la tua versione e il tuo punto do vista >>.
<< Avrei preferito che tu lo chiedessi a me direttamente, invece di assegnare a Rose ricerche segrete! >>.
Albus abbassò gli occhi, consapevole di aver ferito l’amico.
<< Mi dispiace: so di aver sbagliato e di non aver mantenuto la promessa che ti avevo fatto. Non sapevo come chiedertelo. Pensavo che non avresti voluto parlarmene e avevo il disperato desiderio di dimostrare a tutti che… >>.
<< Che la mia famiglia non fosse malvagia? >>, continuò sarcastico Scorpius.
Albus si sentiva un verme.
Scorpius, che fino a quel momento aveva mantenuto un tono duro ed altezzoso, improvvisamente divenne triste e malinconico.
<< Quello che hai letto è vero. Nella mia famiglia ci sono stati molti Mangiamorte. La mia pro-zia, Bellatrix Lestrange, e suo marito sono i maghi che hanno torturato, fino alla follia, i nonni di Frank. Ora capisci perché non lo biasimo per come si comporta nei miei confronti? >>.
Albus trattenne il respiro.
<< Mio nonno era un Mangiamorte. È morto ad Azkaban tanti anni fa. Anche mio padre ha impresso sul braccio il Marchio Nero ma non è stata una sua scelta. Il Signore Oscuro minacciava di uccidere i suoi genitori, se non avesse fatto quello che lui desiderava. Ma come ti ho già detto, non ha mai ucciso nessuno: si è pentito delle sue scelte. Se non ci credi, chiedilo a tuo padre! >>, raccontò Scorpius disperato.
<< Lui ha garantito per mia nonna e mio padre; grazie a tuo padre non sono finiti ad Azkaban come mio nonno… adesso sai perché tutti mi odiano, adesso sai perché tutti pensano che non dovrei far parte di Grifondoro >>.
Il biondino aveva gli occhi umidi.
<< Tu sei un Grifondoro: pensavo che su questo fossimo d’accordo, ormai >>, cercò di scherzare Albus, << Il Cappello Parlante… >>.
<< Non è stato il cappello a decidere, sono stato io >>, confessò con un filo di voce Scorpius.
<< Come? >>, chiese incredulo Albus.
<< Secondo te, perché ha impiegato tutto quel tempo per smistarmi? All’inizio non sapeva dove mettermi. Ha preso in considerazione tutte le case. Alla fine stava per mandarmi a Serpeverde e mi sono opposto: non volevo far la fine della mia famiglia. Volevo essere un Grifondoro, come Harry Potter, Colui Che Ha Liberato il Mondo Magico, colui che ha salvato mio padre… come lo chiamo io. Ho perso qualche minuto per convincere il Cappello Parlante, ma poi ha esaudito il mio desiderio. Non sono un Grifondoro, sono un Serpeverde! >>, concluse Scorpius coprendosi il viso con le mani.
Albus era stupito di quella confessione.
Scorpius non osava guardarlo negli occhi, come se il ragazzo fosse sicuro che, molto presto, Albus sarebbe scappato via da lui, ripudiandolo come amico.
<< Ascolta, Scorpius: non c’è nulla di male nell’essere un Serpeverde. Le persone che finiscono in quella casa non sono tutte malvagie: non diventano tutti maghi oscuri. L’uomo di cui porto il nome, Severus Piton, ne è la dimostrazione. Anche tuo padre non è malvagio.
<< Detto questo… tu sei un Grifondoro, come me e come mio padre! Anche a noi il cappello ha proposto di andare a Serpeverde; anche noi, come te, abbiamo scelto Grifondoro. Smettila di auto-commiserarti e comportati come si addice alla tua Casa! >>, esclamò Albus.
Scorpius appariva sconvolto.
<< Dici sul serio? >>.
<< Come ti ho detto qualche settimana fa, niente potrà influenzare l’opinione che ho di te. Sei mio amico… un buon amico: punto e basta! >>.
I due ragazzini si fissarono a vicenda per alcuni secondi e poi si abbracciarono.
Le parole non erano necessarie. Il viso di Scorpius trasudava gratitudine e felicità.
Dopo qualche minuto, Albus indossò il mantello e tornò al dormitorio, con il cuore molto più leggero rispetto a prima.
Sia Scorpius che Albus si erano tolti un grosso peso dallo stomaco.
Adesso niente avrebbe ostacolato la loro amicizia.

Ultima settimana di ottobre.
Nulla era cambiato. A dire la verità, i due ragazzini sembravano amici più di prima.
Mentre facevano colazione, James corse da loro e annunciò: << Sapete la novità? Domani arriverà un drago! Un drago vero! >>.
Molti, per lo stupore, lasciarono scivolare a terra quello che avevano in mano. << Cosa? >>, chiese Scorpius a bocca aperta.
<< Avete capito bene. Hagrid terrà una lezione sui draghi per gli studenti dell’ultimo anno. A quanto pare, ha chiesto al Preside il permesso di farne portare uno qui dallo zio Charlie e il Preside ha acconsentito >>, raccontò James in preda all’eccitazione.
<< E tu come lo sai? >>, domandò Albus sospettoso.
<< Ho appena incontrato lo zio Charlie, che è venuto per discutere con Hagrid dei dettagli. Questa lezione non me la perderò per nessuna cosa al mondo! >>, esclamò infine.
<< Non puoi seguire una lezione del settimo anno >>, disse Rose, che passando vicino al tavolo dei Grifondoro, aveva sentito la loro conversazione.
<< Nessuno ti ha chiesto niente >>, replicarono contemporaneamente James, Albus e Scorpius, lanciandole un’occhiata torva.

Sembrava che nessuno avesse voglia di perdersi l’evento. Infatti, il giorno dopo, per la prima volta da quando Hagrid era diventato insegnante, Cura delle Creature Magiche fu seguita con la massima attenzione da un gran numero di persone, che ovviamente non appartenevano solo al settimo anno. Perfino Rose era arrivata alla conclusione che in quel caso valesse la pena infrangere le regole.
Hagrid era al settimo cielo.
Gli altri insegnati furono costretti a sospendere le loro lezioni, per permettere a tutti di assistere.
<< Allora ragazzi >>, iniziò Hagrid, << Per la mia lezione, dovremmo recarci nella Foresta Proibita >>.
A quella notizia, un leggero nervosismo si propagò tra la folla, ma nonostante ciò nessuno si oppose.
Dopo aver camminato per qualche minuto, raggiunsero un grande recinto nel quale si trovava il drago. Lo zio Charlie li stava aspettando accanto alla recinzione.
<< Vi presento Charlie Weasley. Alleva Draghi in Romania ed è stato così carino da portarci un draghetto. Si tratta di un Dorsorugoso di Norvegia. Non dovete averci paura, perché è un cuccioletto, piccolo, piccolo. Per evitare complicazioni è stato legato >>, spiegò Hagrid tutto orgoglioso di sé.
In effetti, notò Albus, Hagrid aveva ragione: si trattava di un cucciolo di drago, ma definirlo piccolo ed indifeso, secondo lui, era un po’ azzardato. Raggiungeva le dimensioni della macchina di suo zio Vernon, possedeva lunghe zanne affilate, sputava fuoco e la coda terminava con degli spuntoni tremendamente appuntiti.
<< Per favore, chi di voi porta qualcosa di rosso addosso, lo tolga immediatamente. I draghi vengono innervositi da questo colore >>, disse lo zio Charlie, con tono professionale.
Molti ragazzi di Grifondoro si sfilarono le sciarpe color porpora e le misero chi in borsa, chi in tasca.
La lezione durò due ore.
Hagrid con l’aiuto di Charlie spiegò tutto: come si allevano i draghi, a cosa possono essere utili, come si guariscono i morsi di drago e tutto quello che era necessario sapere per diventare un buon allevatore. Poi Charlie diede delle dimostrazioni pratiche, lasciando tutti con il fiato sospeso, ogni volta che le fiamme venivano scagliate ad una manciata di centimetri dalla sua faccia.
Quando Hagrid annunciò la fine della lezione, ci fu un << No! >> di protesta generale. Tutti volevano rimanere per assistere alle imprese di Charlie.
<< Non vi preoccupate: le lezioni sui draghi dureranno una settimana >>, annunciò Hagrid, scatenando urla di gioia tra gli studenti e lamenti di esasperazione tra gli insegnanti.
Quando tutti se ne furono andati, Rose, Albus, Scorpius e James si attardarono qualche minuto per salutare lo zio Charlie e complimentarsi con Hagrid.
<< Vi è piaciuta la lezione? >>, chiese un po’nervoso Hagrid.
<< Certo! >>, esclamò Rose.
<< È stata mitica! >>, si unì a lei Albus.
<< Memorabile >>, dichiarò James.
<< Insuperabile >>, concordò Scorpius.
<< Grazie >>, mormorò commosso Hagrid.
Charlie rise.
<< Lo volete sapere un segreto? >>, chiese Hagrid, asciugandosi gli occhi, << Questo piccolino qui è il pro-pro-pronipote di Norberta! Vi ricordate di lei? Vi ho raccontato la sua storia, quando eravate piccini >>, disse Hagrid, con uno sguardo da mamma-orgogliosa-del-suo-figlioletto.
I ragazzi alzarono gli occhi al cielo… tutti tranne Scorpius, che invece rivolse ad Albus uno sguardo interrogativo.
<< Poi ti spiego… >>, bisbigliò il piccolo Potter sorridendo.

   
 
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