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Autore: alexptt    10/12/2020    1 recensioni
Quattro potenti maghi, fra loro sconosciuti, si uniscono per il fine comune di proteggere il futuro della loro stirpe dai babbani, durante il periodo della caccia alle streghe. Nasce cosí la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, un luogo di rifugio e di apprendimento per giovani maghi e streghe. Le storie dei giovani fondatori si intrecciano a quelle dei primissimi studenti della scuola. Amori, intrighi e discordie porteranno ad una frattura, che cambierà inevitabilmente il destino di tutto il mondo magico.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Godric Grifondoro, Priscilla Corvonero, Salazar Serpeverde, Tosca Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Salazar fissava il soffitto di pietra della propria camera da letto, era ormai un mese che non riusciva a dormire più di due ore a notte e il nervosismo che aveva accumulato per la mancanza di sonno si riversava sugli studenti, soprattutto i più piccoli, che puntualmente terrorizzava. Da quando si era trasferito in quel castello aveva trascorso ogni singola notte in compagnia di un’intrigante donna mora dai profondi occhi blu. Non aveva mai trascorso cosi tante nottate da solo, odiava ammettere di sentire la mancanza del calore umano, del profumo inebriante dei capelli corvini di lei. Strinse le coperte coi pugni serrati e gridó - sembrava più un ruggito- per cercare di scacciare quei pensieri.

“Detesto vederti cosi, fratello” una voce sottile, quasi un sussurro, si levó dal capezzale del letto. Una figura grigia femminile fissava Salazar, seduta vicino ai suoi piedi, emanando un leggero bagliore.

“Eva, non ti sei fatta vedere per molto”

“Mi dispiace, ho avuto i miei...problemi”

“Sei morta, che problemi puoi avere? Aspetta... si tratta ancora di quell’entità sovrannaturale che non ci vuole qui, nel castello?”

Il fantasma tacque e abbassó lo sguardo

“Hai scoperto qualcosa? Dimmelo!” Salazar si tiró su a sedere così da vedere gli occhi di sua sorella, vuoti e vivi al contempo, alzarsi su di lui, poi la ragazza scosse la testa e rispose : “No, non so ancora niente. Ma non sono tornata per questo, sono qui per te. Percepisco i tuoi tormenti, Sal” era da tanto che non lo chiamava così, era tanto tempo che desiderava ricevere di nuovo le premure della sorella minore. Le loro mani fecero per toccarsi, ma non ci fu nessun contatto, Salazar continuava a percepire il tessuto delle coperte, ma solo il gesto bastó a scaldarlo, a farlo sentire meglio. 

“Fratello... tutta questa rabbia che provi... è colpa di...”

“Non dirlo!...Non dire quel nome, per favore. Non so cosa mi stia prendendo, Eva. Per me il sesso non aveva mai avuto importanza, non sono mai stato uno di quegli uomini che non riesce a farne a meno, io non sono uno stupido babbano”

“Infatti, non lo sei. Non ti manca Rowena per il sesso, Sal....”

“Ah no, non provare ad insinuarlo...ti sbagli, io non posso...”

“Tu provi sentimenti come chiunque altro, è inutile che tenti di negarlo. Tu mi amavi, Salazar, lo so, l’ho sentito per tutti questi anni... il tuo amore fraterno che mi proteggeva. E puoi amare ancora. Perchè ti nascondi dietro a uno scudo di indifferenza e freddezza? Perchè vuoi restare da solo?”

“È una decisione che ha preso Rowena, tutto questo sta diventando ridicolo Eva, per favore vattene”

“Allontani sempre chi ti ama, sei irrecuperabile. Io non me ne andró mai, voglio vederti felice, era la mia missione da viva e lo è ancora...anche se non ho più un corpo. Non voglio saperti da solo”

“Ci sei tu, ci sono gli studenti, non sono mai da solo...”

“E allora perchè queste notti ti sembrano tanto lunghe e insopportabili?”

La figura di Eva tremó, per una frazione di secondo scomparve per poi riapparire. 

“Tempo scaduto” sussurró impercettibilmente

“Che hai detto?”

“Devo andare, Fratellino. Tieni a mente le mie parole” sorrise debolmente, poi si diresse verso la finestra e si catapultò verso il basso, proprio come aveva fatto mesi prima dalla torre di astronomia, in quella strana notte. Quella notte... a Salazar tornó in mente il bacio che Rowena gli aveva dato e che lui aveva ricambiato in modo così naturale. A quel bacio ne erano seguiti molti altri sempre più intensi. Poi c’erano state le carezze e le notti intere avvinghiati davanti al fuoco del caminetto. Realizzó che, infondo, in tutti quei momenti non aveva pensato al piacere, anche se intenso, che quelle unioni provocavano lungo tutto il suo corpo; no, si era sempre concentrato su di lei, sulle sue espressioni indecifrabili, sul vizio che aveva di mordersi il labbro inferiore, sul modo in cui prendeva sempre in mano la situazione e come lui glielo lasciasse fare. Perchè lei era così, in ogni momento non perdeva mai il controllo. Ripensó a quanto fosse bella mentre era assorta nelle sue letture ; si domandava ogni volta come facesse a starsene seduta a leggere concentrata mentre lui, completamente nudo, la aspettava sul letto. Eppure restavano in quel modo per ore. 

In quel momento prese una decisione. Si concentró per focalizzare la camera da letto di lei, il grande letto con il baldacchino al centro della stanza, il tappeto persiano..... ma non riuscì a smaterializzarsi. Qualcosa lo bloccava. Con una punta di delusione, ma assolutamente determinato, uscì dalla stanza con solo un mantello indosso; attraversó metà del castello, coi piedi nudi a contatto con la pietra fredda, fino a che non si trovó nell’ala nord del castello. Bussó tre volte alla sua porta, ma nessuno rispose. Quando stava per andarsene, sentì dei passi oltre il portone farsi vicini.

“So che sei tu, Salazar”

“Rowena, apri questa porta...voglio dirti...una cosa”

“È notte fonda, sono troppo stanca”

“Non mentire, non riesci a dormire nemmeno tu, lo vedo ogni mattina sul tuo volto che passi le notti in bianco” provó nuovamente a smaterializzarsi dentro la stanza ma invano. 

“Perchè hai bloccato il canale?”

“Perchè non volevo che tu ti smaterializzassi all’improvviso in camera mia, mi sembra ovvio” rispose seccata. 

“Apri la porta ti ho detto” Salazar alzó il tono della voce, ormai esasperato, in parte da lei, ma più che altro da sé stesso. Il portone si aprì, rivelando il corpo magro e pallido di Rowena, che sembrava dimagrita dall’ultima volta che Salazar aveva potuto ammirare quelle spalle scoperte e sensuali. La lunga sottoveste nera le fasciava meno del solito le curve perfette, ad evidenziare un corpo che non aveva più l’aspetto florido di prima. 

“Sei....”

“Si. Non ... non mi sento troppo bene ultimamente, ma la cosa non ti riguarda. Cosa sei venuto a dirmi?”

“Io...vorrei sapere perchè ti sei allontanata, pensavo ci...divertissimo,insieme. Non riesco a non pensarci, sinceramente, voglio una risposta, Rowena”

“E va bene, l’avrai” si giró dandogli le spalle, poi lo invitó a seguirla all’interno della stanza “Vedi...mi ero resa conto che...stavo cambiando, stavo perdendo me stessa, per te. Questo perchè ho scoperto con te qualcosa che nella mia vita non avevo mai sperimentato, qualcosa che credevo non potesse arrivare mai a toccare la mia mente sublime e distaccata. Ho ammesso a me stessa di essermi innamorata di te, Salazar, ma la cosa peggiore è stata convincermi che tu avresti potuto ricambiare. Avevi ragione quando hai detto che non volevo ci fossero segreti fra noi. Mi ero illusa che ci fosse un legame, fra me e te,uno vero. Credevo di vedere in te qualcosa che gli altri invece non riescono a vedere,dietro il tuo atteggiamento ostile e arrogante. Ti ho lasciato scoprire ogni centimetro del mio corpo, e mai come adesso mi rendo conto di quanto sia stata una mossa sciocca da parte mia. Del resto riconoscere i propri errori e ammetterli fa parte dell’essere saggi...quindi ecco la tua verità, Salazar”

Lui la guardó : aveva mantenuto una calma decisamente innaturale per le parole che erano appena uscite dalla sua bocca come un fiume in piena. Non aveva tenuto nè un tono d’accusa, nè aveva lasciato trasparire una punta di rancore nella voce... solo tristezza, un velo di tristezza aveva attraversato gli occhi blu. Si avvicinó alla donna, che rimase immobile, non fece un passo avanti nè uno indietro. 

“Quello che tu hai saputo darmi in questi mesi...non mi hai dato solo il tuo corpo, Rowena, hai messo a nudo anche la tua anima... mi hai rivelato aspetti di te che nessun altro conosce.  Mi hai permesso di guardarti in tutta la tua...bellezza... ed io ho fatto lo stesso con te. Tu riesci a darmi davvero quello che cerco da tutta la vita. Mi fai sentire vivo, come mai lo sono stato. Non so trovare parole diverse da queste per esprimermi. Vorrei che tornasse tutto come prima, queste notti sono state lunghe e insostenibili. Non posso prometterti che saprai tutto di me, tutti i miei piani, anzi non posso prometterti niente. Sono fatto così, sono volubile, a volte cambio idea velocemente, spesso sono scortese, arrogante, subito dopo silenzioso e chiuso in me stesso.” 

Gli occhi di lei si fecero lucidi, con voce leggermente tremolante rispose 

“Sai essere diverso da come dici”

“Ma ugualmente non posso prometterti niente...”

“Io non te l’ho mai chiesto. Te l’ho detto, mi affascinano anche i tuoi misteri, i tuoi silenzi, tutto ció che lasci sottinteso”

“Lo so. Per questo sei diversa. Non mi giudichi, non mi critichi, trovi bello ció che gli altri trovano...repellente”

“Perchè siamo diversi ma infondo così simili, l’ho capito subito, il primo giorno che ci siamo incontrati, quando mi hai aperto la porta della tua casa”

“Non posso dire di averlo percepito subito anche io, ma adesso l’ho capito”

Si protese in avanti, non per baciarla, ma per stringerla a sè, per sentire quell’odore ancora una volta. Lei si lasció trasportare fra le braccia di lui. Poi sussurró, senza guardarlo negli occhi, ancora abbandonata a quell’abbraccio “so che non vuoi sentirmelo dire ancora, ma... io ti amo,Salazar, e qualsiasi cosa farai, qualsiasi strada prenderai, saró con te, i tuoi segreti con me saranno al sicuro. Morirei piuttosto che tradirti”. 

Quelle parole lo colpirono... possibile che una donna come lei si sbilanciasse così tanto? Che potesse arrivare davvero a sacrificarsi per lui? Non le rispose, forse infondo la amava anche lui, a modo suo, ma non seppe come dirglielo. Le accarezzó i capelli, poi la schiena, poi scese più giù. A quel punto la sentì irrigidirsi

“Salazar...che mi succede...?” poi ogni tensione svanì improvvisamente dal suo corpo, che si abbandonò a peso morto fra le braccia di lui. Salazar notó i suoi occhi che si erano chiusi rovesciandosi all’indietro. La scosse inutilmente cercando di risvegliarla. La adagió sul letto e corse a chiamare l’unica persona che in quel momento gli venne in mente

 

*******************

Quando riaprì gli occhi, Rowena non trovó Salazar accanto a lei, ma udì una voce amica sussurrarle dolcemente “come ti senti?”

Nonostante il mal di testa martellante e gli occhi pesanti, riuscì a mettere a fuoco il viso preoccupato e sgomento di Helga

“Malissimo” ammise.

“Senti...Row...devi essere sincera con me. Magari la mia è solo una sciocca supposizione ma....”

“Ma cosa? Hai capito cosa mi è successo?”

“Io...temo di si. La mattina ti presenti a colazione con l’aspetto di un fantasma, non tocchi cibo, sei spesso debole e adesso addirittura svieni...”

L’espressione di Rowena rimase interrogativa, continuava a non capire cosa l’altra stesse cercando di insinuare. 

“Tu magari non ...non te ne rendi conto... ma io ho già vissuto tutto questo, tre volte, con mia madre. Lei stava cosi quando...quando era incinta dei miei fratelli”

Incinta, quella parola risultó quasi assordante alle sue orecchie. Un’ipotesi che mai aveva sfiorato la sua mente. Incinta...beh non c’era poi tanto da stupirsi. Era assolutamente consapevole che si trattava di un’eventualità assai probabile. 

“Puó darsi che tu abbia ragione, Helga. Perfetto, prendo atto della situazione, come ne usciamo?”

“Rowena...in che senso...”

“Non fare l’ingenua, come me ne libero? So che è possibile, con la magia. Mi fido solo di te”

“È molto pericoloso.... io non voglio...”

“Sai cosa è più pericoloso? Dirlo a Salazar”

“Oh, buon Dio, il bambino è di...” si portó le mani alla bocca. Rowena aggrottó le sopracciglia, era una cosa talmente ovvia che non capiva tutto quello stupore. 

“Helga, prima o poi la pancia inizierà a notarsi, a quel punto tutta la scuola saprà che ho avuto un figlio da Salazar Slytherin, senza essere sposata. I genitori ritireranno i loro figli da questa scuola. Che bell’esempio che saró per le mie alunne!”

“A meno che....”  azzardó Helga

“Assolutamente no! È fuori discussione!”

“Ma... è venuto lui a chiamarmi prima, era davvero preoccupato...fra voi va di nuovo tutto bene...magari...” 

“Vattene Helga, per favore. Devo pensare lucidamente e non mi sei affatto d’aiuto”

“Sei una donna brillante Rowena, sicuramente troverai la soluzione migliore” le rispose freddamente Helga, poi si alzó e uscì dalla stanza sbattendo la porta con evidente indignazione. 

Rowena rimase lì, stesa nel suo letto, con un’enorme verità da digerire. Un figlio...lei non aveva idea di come si accudisse un bambino, aveva visto un neonato solo due o tre volte nella sua vita. Dentro di sé portava il figlio illegittimo di Salazar Slytherin. Il pensiero di avere in grembo anche solo una piccola parte dell’uomo che sentiva di amare la rassicurava.... e la tormentava insieme. Era un pensiero che non poteva condividere con lui, dopo che si erano appena ritrovati. Si sarebbero allontanati definitivamente. Dopo svariate ipotesi e piani inattuabili, decise che avrebbe nascosto la gravidanza con un incantesimo dissimulatore, avrebbe partorito di nascosto nella propria camera con l’aiuto di Helga e poi avrebbe affidato il nascituro ad una famiglia di pastori, lontano dal padre e dalla sua vera identità. Non aveva considerato, peró, gli otto mesi che la attendevano, in cui si sarebbe affezionata più del dovuto a quel bambino che aveva deciso di abbandonare....

   
 
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