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Autore: chemist    11/12/2020    0 recensioni
"Hai aspettato".
"Certo che si".
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maeve Wiley, Otis Milburn
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
Un'offerta scomoda

 
Eric accompagnò Otis nei bagni della scuola, incapace tuttavia di proseguire senza rallentare di tanto in tanto per ridere del fatto che l’amico avesse ancora un’erezione in corso.
Otis d’altro canto era disperato e, sebbene fossero completamente soli, si sentiva come se si trovasse davanti ad una platea piena zeppa di studenti della Moordale che si facevano beffe di lui e del suo essere così goffo e ridicolo.
Finalmente giunsero a destinazione ed Eric lo bloccò con la schiena al muro, perfettamente conscio che avrebbe dovuto faticare per convincerlo: “hai solo due opzioni adesso: andartene in giro per i corridoi facendoti deridere letteralmente da tutti…o entrare in una cabina, metterti bello tranquillo e farti una sega”.
“Credo che sceglierò i corridoi” rispose sarcasticamente Otis prima di essere nuovamente placcato da Eric come una preda già morta da un cacciatore.
“Non essere ottuso! Se lo fanno tutti (e fidati, lo fanno tutti), puoi farlo anche tu!”.
Essendo abbastanza razionale da accorgersi che quella era effettivamente l’unica cosa che potesse fare, Otis si chiuse in bagno e iniziò a sbottonarsi i pantaloni. Ad ogni più piccolo tocco, tuttavia, i suoi problemi con la masturbazione e la paura d’esser scoperto crescevano a dismisura in lui: si chiese se sarebbe mai stato in grado di superare quello scoglio che comunque, per il momento, pareva ancora insormontabile.
Stava giusto cominciando a riprendere confidenza col proprio corpo quando dall’altra parte della porta udì la voce balbettante di Eric chiamare: “J-J-Jackson!”.
Oh no!, pensò Otis nuovamente in preda al panico. Di tutte le persone che avrebbero potuto vedere ciò che stava accadendo, la peggiore era proprio Jackson Marchetti e ora lui era lì fuori con la persona meno discreta del mondo: Eric.
“Hey” lo salutò casualmente Jackson.
“Co…cosa ci f-fai qui?”.
Stupido, lui fa nuoto!, avrebbe voluto gridare Otis in faccia all’amico.
“Dovevo parlare col mio coach” rispose infatti Jackson. “Tu, piuttosto…come sei arrivato fino ai bagni della piscina?”.
“Beh, beh…non è ovvio? Cosa viene a fare uno nei bagni della piscina?” improvvisò Eric, sghignazzando nervosamente.
“Non ti seguo” ammise Jackson, sempre più confuso.
A quel punto Eric (come anche Otis) trattenne il fiato mentre il cervello elaborava e scartava contemporaneamente mille e più cose da dire. Per loro fortuna, fu lo stesso Jackson a cambiare discorso.
“Non importa; se vedi Otis potresti dirgli che vorrei parlargli?”.
L’istinto pettegolo di Eric prese il sopravvento: “Otis? E di che vorresti parlare con Otis?”.
“A dire il vero…di ragazze. Sai com’è…” affermò Jackson in tono allusivo.
“Oh! Certo, capisco…glie lo riferirò” assicurò Eric, pur sentendosi tagliato fuori.
“Ottimo! Allora io vado, ma mi raccomando: digli che è urgente” disse l’altro, dirigendosi verso l’uscita.
Finalmente Otis poté uscire e guardare l’amico con aria allarmata.
“Ti viene un’erezione davanti a Maeve Wiley, Jackson vuole parlare con te di ragazze…vai proprio alla grande, oggi” lo punzecchiò prontamente Eric.
“Io non…non ho la minima idea di cosa voglia da me”.
“Allora vai e scoprilo”, lo esortò l’altro con una piccola spinta. “A proposito, com’è andata? Ce l’hai fatta?”.
Otis abbassò gli occhi e sospirò. “Figurati: ho ripetuto mentalmente tutta la mia playlist in ordine alfabetico e ho aspettato che passasse da sola” spiegò, seguendo la scia di Jackson e sperando di trovarlo ancora nei paraggi.

Lo vide infatti nel vicino cortile, intento a chiacchierare sulla scalinata con alcune ragazze.
Si affrettò a raggiungerlo e, quando arrivò, le amiche di Jackson fecero facce schifate e ridacchiarono.
“Jackson, Eric ha detto che mi cercavi” esordì con un fiatone da attribuire forse al fatto che fosse ancora zuppo per il bagno in piscina, il quale era probabilmente anche il motivo per cui le ragazze lo stavano deridendo.
Se Eric mi vedesse in questo momento…
“Otis, ciao…ma che ti è successo, amico?” domandò Jackson, indicandogli la maglia umidiccia.
“È una lunga storia, ma lasciamo perdere, se non ti dispiace”.
“Come vuoi…comunque si, ti stavo cercando perché vorrei parlarti di una cosa, una cosa molto importante. Ragazze, potete scusarci solo per qualche minuto?” disse il rappresentante della scuola con il solito charme e le solite apparenze da galantuomo.
Quindi, con il consenso delle altre presenti, i due si spostarono poco lontano.
“Dunque, di che si tratta?”, chiese Otis col classico approccio da terapista, spremendosi le meningi nel tentativo di indovinare l’argomento per il quale Jackson lo cercasse con tanta urgenza.
“Tu sei amico di Maeve, vero?”.
Quel nome gli mise ancor più ansia e fece nascere in lui un senso di autorepulsione, perché si ricordò di quella sera a casa di Aimee quando, nel mezzo di una festa, aveva sorpreso Jackson e Maeve in camera da letto, meno vestiti di quando erano arrivati. E, naturalmente, si ricordò pure della bruciante delusione che provò nel rendersi conto che Maeve poteva permettersi di fare sesso occasionale, mentre lui non riusciva nemmeno a masturbarsi.
Patetico.
“S-si, siamo amici…o almeno credo…”.
“Benone! Quindi immagino che ti abbia detto che di tanto in tanto scopiamo, una roba pazzesca…”.
Otis distolse lo sguardo per un secondo e mando giù l’amaro boccone.
“Io però vorrei andare più a fondo, mi capisci? Maeve mi piace davvero e vorrei conoscerla anche da un punto di vista…extrasessuale”, sghignazzò. “Gira voce che malgrado tutto tu sia un tipo piuttosto esperto e mi chiedevo se potessi darmi qualche consiglio”.
Malgrado tutto, ripeté Otis fra sé e sé, non riuscendo a capacitarsi di come facesse Jackson ad essere così popolare pur essendo così presuntuoso e, talvolta, persino irrispettoso.
“Scusa, ma adesso vado un po' di fretta…” tentò di sottrarsi, ma l’altro lo riportò indietro afferrandogli un braccio.
“Dai, aspetta! Ci vorrà un attimo!” insistette Jackson, che poi tirò fuori dal taschino della sua immancabile giacca un gruzzolo di banconote: “sono disposto a pagarti”.
“Non è per i soldi” chiarì Otis, sempre più contrariato.
“E allora qual è il problema?”.
Il problema è che non meriti di stare con Maeve, pensò Otis, in un insolito moto d’egoismo.
“Senti, Jackson, Maeve mi ha detto che tu e lei messaggiate spesso ultimamente; vedrai che prima o poi lei…beh, lei vorrà le stesse cose che vuoi tu” risposte piccato. Voleva solo tornarsene a casa e dimenticare quella giornata.
“Non ne sono molto sicuro…insomma, Maeve sarà anche brava a letto ma è difficile da capire”.
Fu troppo. “Perché parli di lei come se fosse un oggetto?” domandò provocatoriamente Otis, incontrando il silenzio esterrefatto di Jackson. “Se iniziassi a vederla come una persona ti accorgeresti che basta dialogare con lei per scoprire cosa le piace”; e quando Jackson gli chiese un esempio, Otis elencò celermente i gusti di Maeve, dalle scrittrici femministe che leggeva continuamente ai suoi gruppi punk preferiti.
Solo quando Jackson lo ringraziò si accorse che aveva pigiato il cellulare per tutto il tempo, e realizzò il disastro che aveva combinato.
“Grazie ancora per le dritte, amico!” esclamò entusiasta Jackson, mettendogli i soldi in mano ed impedendogli di rifiutarli una seconda volta. “Ora vado a cercare Maeve: stavolta farò un figurone!”.
Dopo di che si allontanò, lasciando sprofondare Otis in una fossa che lui stesso si era scavato.
   
 
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