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Autore: Jane P Noire    11/12/2020    1 recensioni
Rowan Monroe ha sempre fatto di tutto per passare inosservata. Non vuole fare nulla che possa attirare l'attenzione sulle persone che l'hanno cresciuta, i Vigilanti, angeli caduti dal Paradiso e costretti a restare sulla Terra per proteggere la razza umana, e soprattutto su se stessa. La sua vera identità deve restare un segreto perché il sangue che le scorre nelle vene la rende una creatura pericolosa e imprevedibile.
Liam Sterling è l'ultimo ragazzo per cui dovrebbe provare attrazione per una serie infinita di ragioni: perché è un umano, perché a scuola è popolare, perché l'ha sempre ignorata, e soprattutto perché suo fratello è appena stato ucciso in maniera misteriosa e orribile da un demone. Ma quando lui la implorare di aiutarla a scoprire la verità e dare giustizia al fratello, Rowan accetta anche se è consapevole che questa scelta potrebbe essere la fine di tutto ciò per cui ha lavorato negli ultimi diciotto anni della sua vita.
Genere: Horror, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Liam mi guardò con occhi rapiti, inumidendosi la bocca carnosa con un sensuale movimento della lingua e deglutendo a vuoto. «Rowan, non ti ho detto quello che provo per te per ottenere questo in cambio. Non sei costretta a fare niente per cui non sei pronta.»
«Lo so.» Sfiorai la punta del suo naso con la mia. «E ammetto di non essere pronta per tutto. Ma voglio che tu mi mostri alcune di quelle cose. Lo voglio davvero. Lo voglio da settimane.»
Liam chiuse gli occhi, emettendo un verso gutturale e profondo che mi fece rabbrividire e arricciare le dita dei piedi.
«Mostramele», ripetei con voce ferma.
«Sei davvero sicura?»
La mia bocca era a pochi centimetri di distanza dalla sua e fremeva dalla voglia di essere ancora una volta toccata e baciata.
Lui tirò indietro la testa, cercandomi con lo sguardo. «Ho bisogno di sentirtelo dire, Rowan. Non credo di poterlo fare se non ti sento dire che sei sicura.»
«Sì, sono sicura.»
Lui gemette di nuovo come se le mie parole fossero in grado di provocargli piacere, mentre mi stringeva i fianchi fra le mani e le dita affondavano nella pelle sopra l’elastico dei miei leggings.
Fui scossa da un brivido forte quando spostò le mani verso il mio busto e mi accarezzò la pelle nuda delle braccia, sfilandomi di dosso il cardigan. Lo aiutai nei movimenti e scoppiai in una risatina nervosa quando lo vidi gettare l’indumento alle sue spalle con gesto di stizza. Ma quando si tuffò sulla mia gola e mi baciò dall’incavo del collo fino alle clavicole, la risata mi morì in gola e immersi le mani nei suoi capelli soffici, rilasciando cadere la testa all’indietro.
Allora afferrai i lembi della sua maglietta e lo aiutai a sfilarsela oltre la testa.
Gli accarezzai i capelli arruffati dove ci avevo passato le mani e dove il cotone li aveva elettrizzati. Percorsi i lineamenti della sua mascella e della sua mandibola, la durezza delle sue ossa sotto la pelle del viso. Con la punta del pollice seguii la linea delle sue labbra, le prime labbra che avevano toccato le mie e le uniche labbra che volevo sentire su di me. Con l’indice imitai la curva del pomo d’Adamo che spuntava sulla sua gola.
Liam cercò i miei occhi con una tacita richiesta, mentre afferrava i lembi della canottiera che indossavo. Io annuii. Sì, volevo che mi vedesse. Sì, volevo che mi toccasse. Sì, sì, sì.
E non sentii vergogna quando Liam fece vagare gli occhi sulla pelle bianca e ruvida del mio addome magro e ricoperto da cicatrici, delle mie clavicole che premevano contro la carne, delle mie braccia esili ma allenate, dei miei seni piccoli e asimmetrici.
Mi accarezzò la schiena con la punta delle dita, e un lungo brivido mi percorse l’intera colonna vertebrale. Si spinse in avanti depositò una scia di baci sul mio collo fino a scendere lungo il solco dei miei seni nudi.
«Non mi merito tutto questo…» mormorò, roco.
Io ero non ero d’accordo con lui, ma avevo perso la voce e non riuscii a dirglielo a parole. Allora mi strinsi maggiormente al suo petto, incollando la pelle nuda alla sua.
Quasi gridai quando il suo pollice mi sfiorò delicatamente il capezzolo che si era inturgidito e mi morsi il labbro per trattenere i gemiti. Affondai le unghie nella sua carne nel momento in cui la sua lingua sostituì il dito e cominciò a disegnare cerchi concentrici sulla pelle sensibile.
Con una mano sulla mia nuca, Liam guidò il mio viso verso il suo e mi baciò. Mi baciò con molta più foga di quanto avesse fatto prima nel bagno. La sua lingua lambiva la mia come una fiamma, senza mai stancarsi o averne abbastanza.
Sentendomi fremere da capo a piedi, mi gettai all’indietro e lo trascinai giù insieme a me, infilando le mani oltre l’orlo dei pantaloni della sua tuta.
I muscoli delle sue braccia erano tesi al massimo, mentre sosteneva il peso del suo corpo per non schiacciarmi. Li accarezzai con le dita e poi l’intero palmo, modellando le mie mani contro le curve dure dei suoi bicipiti che a mano a mano che ci allenavamo insieme diventavano sempre più forti e definiti.
Mi guardò a lungo negli occhi, alla ricerca di un’esitazione o di un dubbio. «Vuoi che mi fermi?»
«Non ti azzardare!»
Ridacchiò contro la mia bocca. «Grazie a Dio…»
Mi inarcai sotto di lui, quando le sue labbra si spostarono sul mio collo e scovarono un punto particolarmente sensibile tra la gola e la clavicola. Incollai il suo bacino al mio. Il rigonfiamento nei suoi pantaloni premette con il centro del mio corpo e un forte gemito mi sfuggì dalla bocca.
Sentii le mani di Liam afferrare l’elastico dei miei leggings, mentre i suoi occhi tornavano a fissare i miei occhi. «Voglio vederti, Rowan. Voglio vedere ogni centimetro quadrato del tuo corpo. Posso?»
Con il labbro stretto fra i denti e muscoli tesi al massimo, annuii con un gesto secco della testa.
Con un altro verso gutturale roco, Liam sospirò e cominciò ad abbassarmi i pantaloni oltre le cosce e fino alle caviglie. Sollevai i fianchi per aiutarlo a liberarsi dei miei abiti, ma rimasi immobile sul materasso quando mi ritrovai completamente nuda ed esposta sotto il suo sguardo scuro e profondo.
Fece vagare gli occhi sulle ossa sporgenti delle caviglie e delle ginocchia, sui muscoli in tensione dei polpacci e quelli rigidi come la pietra delle mie cosce. Poi si fermò a fissare la parte di me che nessuno prima di quel momento aveva mai visto.
Mi accarezzò l’interno coscia con la punta delle dita, senza mai distogliere gli occhi dal mio punto centrale. Sentivo una pulsazione provenire proprio da lì e un calore infuocato che si irradiava fino alle mie estremità.
«Dio», sospirò con un gemito estasiato che gli usciva dalla gola. Sollevò gli occhi sul mio viso. «Sei davvero stupenda. Ogni cosa di te è meravigliosa, Rowan.»
Strinsi le dita attorno alla stoffa del copriletto. «Dal momento che sappiamo che Lui è davvero lassù, potremmo lasciarlo fuori da questa camera da letto? Non vorrei che vedesse, o sapesse…»
Scoppiò a ridere. «Giusto. Non lo dirò più.»
«Ti ringrazio.»
Liam tornò a sdraiarsi sopra di me, accarezzandomi dolcemente un fianco con movimento circolari e infilando una gamba fra le mie. Strofinò la punta del suo naso contro la mia guancia. «Stai bene?»
«Sono un po’ nervosa, adesso che sono completamente nuda.»
«Vuoi che mi fermi?»
Scossi la testa. «Voglio che ti togli anche tu i vestiti.» Infilai le mani oltre l’orlo dei suoi pantaloni e solleticai la soffice peluria che era nascosta sotto i boxer. «Voglio vederti.»
Un angolo delle sue labbra si sollevò verso l’alto. «Come desideri.»
Si alzò in piedi e fece scivolare i pantaloni della tuta e la biancheria intima fino alle caviglie. Quando i miei occhi incontrano la sua erezione di dimensioni davvero piacevoli, il calore che avvertivo fino a qualche istante prima divampò in me e io mi sentii prendere fuoco.
«Ti piace?» mi chiese.
Mi morsi il labbro e annuii. Dirlo ad alta voce era davvero troppo imbarazzante, ma era la verità. Mi piaceva da morire tutto il suo corpo e volevo che si sbrigasse a tornare al letto perché sentivo il bisogno fisico di averlo nuovamente a portata di mani.
Si sdraiò al mio fianco, accarezzandomi dolcemente la pelle nuda dei fianchi e poi scendendo sulle mie cosce. Tornai in tensione quando la punta delle sue dita sfiorò il centro del mio corpo. Avvertii una scarica elettrica percorrermi la pelle, ma l’idea che fosse così vicino ad una parte di me a cui nessuno era mai stato così vicino mi terrorizzava.
«Stai bene?»
«Mh-mh.»
«Sei sicura? Sei diventata più rigida di una statua di pietra.»
«Io…»
«Ci fermiamo in qualsiasi momento, Rowan, anche adesso se vuoi», mi ricordò. Le sue dita si allontanarono un po’ dal mio centro e cominciarono a realizzare disegni astratti sulla pelle del mio interno coscia. Era piacevole, molto piacevole. Ma non riuscivo a rilassare i muscoli. «Questa notte non succederà niente che tu non desideri. Hai tu il controllo – non solo perché sei molto più forte di me.»
«Lo so.»
«Vuoi che mi fermi?»
Ci pensai a lungo. Alla fine scossi la testa.
Mentre le sue carezze proseguivano e lui mi lambiva la guancia e il collo con la bocca e la lingua, il mio corpo cominciò a rilassarsi sempre di più. Tornai a sciogliermi sotto il suo tocco e quando le sue mani si avventurarono nuovamente sul mio centro io mi abbandonai e schiusi le ginocchia.
«Voglio toccarti.» Si issò su un gomito per potermi guardare il viso. «Posso?»
Annuii, aprendo sempre di più le gambe per lasciargli lo spazio necessario.
Liam si fermò. «Devi dirlo, Rowan.»
«Puoi toccarmi.» E per rendere il concetto più chiaro, avvolsi le dita attorno il suo polso, guidandolo verso il centro della mia tensione.
E finalmente mi toccò.
Mi morsi il labbro con violenza per non urlare. Chiusi di scatto le palpebre e dietro di esse vidi delle scintille, mentre le sue mani facevano magie sulla mia pelle sensibile e pulsante.
Anche lui diede voce ad un gemito, nascondendo il viso nell’incavo del mio collo. «Cazzo, quanto sei bagnata. È davvero meraviglioso.»
Mugolai qualcosa che nemmeno io riuscii a comprendere.
Liam non smise mai di toccarmi e schiuse le labbra per lambire di nuovo la pelle della mia gola con la lingua. Sentivo che ogni muscolo del mio corpo era diventato di gelatina, mentre le pulsazioni nel mio centro aumentavano.
E a un certo punto le dita di Liam non erano più su di me, ma dentro di me e io non fui più in grado di trattenermi. Dalle labbra mi uscirono mille gemiti e versi piuttosto rumorosi che, invece di imbarazzarlo o divertirlo, lo incitarono a muoversi sempre più veloce e farmi perdere completamente la testa.
La mia mano si mosse di sua spontanea volontà e andò a stringersi attorno alla base della parte più dura di lui, che fino a qualche istante prima premeva contro il mio fianco.
Le dita di Liam non si fermarono, ma lui trattenne il respiro. «Rowan?»
«Voglio toccarti», dissi. La mia voce era poco più di un sussurro rauco. «Ma non so come devo fare per farti piacere.»
«Fai tutto quello che vuoi.» I muscoli dei suoi fianchi ebbero un guizzo, mentre si muoveva e la pressione dentro di me aumentò, regalandomi un piacere più intenso e più forte. «Tutto quello che fai mi dà piacere. Te lo giuro. Tutto, cazzo.»
Così, mentre lui continuava a muovere la mano su e dentro di me, anche io cominciai a dimenare la mia su di lui. I suoi gemiti si mescolarono ai miei, fino che non catturò la mia bocca con la sua e mi coinvolse in un bacio così forte e bollente che facevo fatica persino a respirare.
Poi la pressione aumentò e aumentò e qualcosa dentro di me si ruppe, mentre un lungo grido che proveniva dal profondo del mio corpo mi esplose in bocca e nella sua.
Liam non smise di toccarmi, mentre gridavo con le labbra incollate alle sue e gli spasmi mi facevano tremare il corpo. Nemmeno io smisi di toccarlo nemmeno quando un fiotto di liquidò caldo mi bagno il braccio e la mano.
Mi ci vollero parecchi istanti – o forse ore intere – per riprendere il controllo sul battito frenetico del mio cuore e portare ad un ritmo normale il mio respiro. Le nostre carni erano lucide di sudore e incollate le une alle altre.
Liam mi accarezzava la pelle delle cosce e dei fianchi, mi baciava la fronte e le guance e la bocca.  
Improvvisamente si alzò in piedi, donandomi una visuale perfetta del suo fondoschiena sodo e muscolo.
Mi issai su un gomito. «Dove vai?»
«A prendere un asciugamano.» Mi fece l’occhiolino e sparì dietro la porta del bagno. Quando tornò pochi istanti dopo aveva una salvietta umida con sé e la utilizzò per pulirmi la mano con carezze dolci e premurose. Dopo aver finito, la gettò in terra per tornare a sdraiarsi al mio fianco.
«Che hai intenzione di fare?» domandai, adagiando la testa sul suo petto, dopo che lui mi aveva avvolto le spalle con un braccio e i fianchi con una gamba.
«Voglio dormire al tuo fianco. Posso?»
«Nudi?»
«Decisamente sì.»
Scoppiai a ridere. «E va bene.»
Infilò le dita nei miei capelli, accarezzandomi il cuoio capelluto in maniera così favolosa da riaccendere tutte quelle parti di me che non avevo mai conosciuto prima di quella notte.
«Buonanotte, Rowan.»
«Buonanotte, Liam.»
 
 
Nel mio sogno c’era Liam. Era bello come sempre, con i riccioli castani scompigliati sulla testa e gli occhi che brillavano come due fiamme ardenti. Non indossava gli occhiali, quindi mi sembravano ancora più grandi e ancora più del solito.
Però c’era anche qualcosa di davvero strano.
Liam aveva gli occhi di un castano così chiaro da sembrare caramello fuso, dolci e appassionati. Mentre adesso nelle sue iridi c’era solo il fuoco e l’oro del fuoco che divampava attorno a lui. Le sue mani lunghe e affusolate erano sporche di rosso, di un color cremisi intenso e scuro che ricopriva per intero la sua pelle dalla punta delle dita agli avambracci. Anche la sua felpa grigia era macchiata da una chiazza enorme che occupata tutto il suo torace.
In un istante capì che quello era sangue.
Provai ad allungare una mano verso di lui, ma i miei muscoli non collaboravano e le mie membra erano così pesanti che mi obbligavano a rimanere immobile a guardarlo, mentre il sangue si allargava sempre di più attorno al suo corpo.
Tutto intorno a lui c’era una luce bianca e calda che mi accecava e mi bruciava così tanto che guardarlo faceva lacrimare gli occhi. Con un tuffo al cuore, riconobbi le fiamme del fuoco celeste che avevo sempre tenuto nascoste dentro di me e che ora lo avvolgevano e lo consumavano come un foglietto di carta che perisce e si accartoccia su stesso a causa del calore.
Quando odorai l’aria del luogo buio e cupo in cui ci trovavamo e sentii il suo profumo di menta frizzante che permeava ogni singola molecola d’aria che mi entrava nel naso, capii che quello era l’odore del Paradiso – l’odore di ciò che io più amavo al mondo. Quel profumo poteva significare una cosa sola. Gli Arcangeli erano giunti sulla Terra per porre fine alla mia esistenza e punirmi per le atrocità che avevo commesso.
Ma ormai era troppo tardi.
Liam perdeva sangue e bruciava nelle fiamme del fuoco celeste. Liam stava per morire di fronte ai miei occhi.
Ed era tutta colpa mia.

 
   
 
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