Capitolo 8 – Truth
Kaori si svegliò il giorno dopo, alle prime luci
dell’alba, sentendosi come se quella notte avesse dormito veramente, di un sonno
vero e ristoratore, dopo due anni di notti agitate e sonni popolati da incubi.
Poi, tutto quello che era successo la sera prima le
tornò alla mente e si maledì per la sua stupidità. Aveva fatto l’amore con Ryo.
Si era lasciata andare alla passione e ai sentimenti che provava ancora per lui.
Si erano amati con furia selvaggia, contro la parete, dando sfogo al desiderio
che si portavano dentro, e poi con più dolcezza, lentamente, come se il mondo
esterno si fosse fermato per lasciare a loro due il tempo di donarsi
completamente l’uno all’altro.
Si voltò verso l’altro lato del letto e vide Ryo
ancora addormentato, un braccio che la teneva fermamente contro di lui. Si alzò
e si rinchiuse in bagno. Fece scorrere l’acqua nella vasca e iniziò a
spogliarsi, aveva bisogno di tempo per riflettere su quella notte. Decidere come
comportarsi con l’uomo che in quel momento dormiva nel suo letto.
Sentendola muoversi e avvertendo poi il rumore della
doccia, Ryo a poco a poco si svegliò. Si sentiva davvero bene. Anzi, si sentiva
alla meraviglia. Era stata la notte più bella della sua vita. Tenere di nuovo
Kaori tra le braccia era stato come rinascere. Per due anni si era maledetto
ogni giorno per come l’aveva trattata, senza tuttavia trovare il coraggio per
andare da lei e chiederle di perdonarlo, ma ora il destino gli aveva dato
un’altra possibilità e lui non aveva nessuna intenzione di sprecarla. Doveva
parlarle, farle promettere che non lo avrebbe più
lasciato…
Si alzò e iniziò a rivestirsi. Se dovevano parlare era
meglio farlo con i vestiti addosso…Nel farlo però, urtò la borsa di Kaori che si
trovava sul comodino e gran parte del suo contenuto si rovesciò sul pavimento.
Ryo stava raccogliendo e rimettendo via tutto quando gli capitò tra le mani una
foto. Ritraeva un bambino di circa due anni. A quella vista, il suo cuore si
fermò.
Kaori uscì dalla doccia e si rivestì, cercando di
raccogliere il coraggio per parlare con Ryo. Gli avrebbe detto che quella notte
era stata un errore che non sarebbe mai dovuto accadere e che nulla era cambiato
tra loro. Lei se ne sarebbe tornata a New York e alla sua vita. Punto. Non
poteva permettersi di rimettere in gioco tutto un’altra volta, questa volta il
prezzo da pagare sarebbe stato troppo alto.
Una volta pronta, aprì la porta e tornò nella camera
da letto. Ma fatti pochi passi si fermò. Ryo era seduto sul letto, pallido e
sconvolto, e fissava una foto che teneva in mano. Vedendo la sua borsa a terra,
Kaori non ci mise molto a capire. C’era una solo foto che teneva nella borsa e
che teneva sempre con lei, ovunque andasse. Raggelò al pensiero che Ryo avesse
scoperto di suo figlio. Del loro bambino. Perché non c’erano dubbi che
lui avesse capito immediatamente che Hideyuki era anche figlio suo. Nonostante
avesse solo poco più di un anno, la somiglianza con il padre era impressionante.
-Ryo…- sussurrò
tremante
Lui alzò lo sguardo verso di lei. Uno sguardo freddo e
vuoto.
-Tu non me lo avresti mai detto, vero?- le chiese con
voce gelida
-Io…volevo solo proteggerlo…- tentò di giustificarsi
Kaori
-Proteggerlo da chi? Da me?- la interruppe Ryo
–Questo è mio figlio, Kaori, e io non sapevo nemmeno della sua esistenza!-
-Ryo, ti prego, lascia che ti spieghi…-
-Ho già sentito abbastanza bugie per oggi-
Detto questo, si diresse alla porta e la sbatté alle
sue spalle.
Kaori si lasciò cadere a peso morto sul letto. Che
cosa aveva fatto?
Ryo vagò per le strade della città per un tempo che
gli parve infinito, finché non si ritrovò al porto. Ovunque posasse lo sguardo
nel quartiere, immagini di lui e Kaori gli balzavano alla mente e quel luogo non
fece differenza. La serata trascorsa insieme quando lei si era travestita con
l’aiuto di Eriko e si era fatta passare per una sconosciuta in cerca di una
serata di libertà era ancora impressa a fuoco nella sua mente.
Mentre osservava l’ondeggiare del mare e l’incessante
viavai delle navi, un po’ alla volta il suo animo si calmò e il tumulto di
emozioni che sentiva dentro si placò. Quando aveva saputo di avere un figlio di
cui non sospettava nemmeno l’esistenza, aveva reagito con violenza, rifiutandosi
di ascoltare Kaori e le motivazioni che l’avevano spinta ad agire in quel modo.
Tuttavia, dentro di se sapeva bene che non l’aveva fatto per ragioni egoistiche
o per una qualche forma di vendetta. Era stato lui il primo a sbagliare,
rifiutandola dopo aver fatto l’amore, creando delle speranze che poi aveva
infranto. Kaori si era sentita rifiutata nel peggiore nel modo, perciò non c’era
da stupirsi se, una volta scoperto di aspettare un bambino, si fosse sentita
insicura e spaventata.
Doveva parlare con lei, ma prima di tutto doveva
capire quello che voleva lui. Un figlio era una grande responsabilità e lui era
uno sweeper, viveva in mezzo al pericolo, di sicuro l’ambiente meno adatto per
un bambino. E lui, era in grado di essere un buon padre? Lui, che come unico
esempio di genitore aveva avuto un uomo che aveva cercato di
ucciderlo…
Sicuramente Kaori non aveva voluto metterlo di fronte
ad una scelta: la sua vita di sweeper o suo figlio?