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Autore: Btsuga_D    11/12/2020    1 recensioni
[COMPLETA] Nello slang giovanile, "Hook-up" é il famoso rimorchio senza impegno. L'accordo riguarda la possibilità di fare sesso senza che ci sia un sentimento sottostante. Suga, famoso Idol e rapper del gruppo BTS, è conosciuto per le sue "scappatelle di una notte" con le sue fan. La sua regola numero uno: tutto è concesso, tranne i baci sulla bocca. Per delle sfortunate circostanze, Kang Yorin è costretta a dover andare ad un fan-sign dei BTS al posto della sua migliore amica, venendo subito notata dal bel rapper. Yorin accetterà la sua offerta o resterà fedele alla sua regola numero uno, donarsi solo all'uomo che ama?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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❖ Don't Leave Me



⚜⚜⚜


Pov Zero

 

\Start Flashback/
 
«Yoona, dove sei?»
 
La voce tremolante del ragazzo non era la solita che lei aveva imparato a riconoscere. Lo aveva sentito arrabbiato, seccato o sull’orlo di una crisi di nervi per quello che lei gli aveva fatto passare, ma mai spaventato. La sua voce non era mai stata tanto atterrita.
 
«Perché lo vuoi sapere, Jongin?» rispose lei osservando il paesaggio freddo di fronte ai suoi occhi. Le mani erano congelate per colpa della temperatura troppo rigida. «Pensavo non t’importasse più nulla di me. Ormai non è rimasto più nessuno a cui importi di me.»
 
«Torna al dormitorio, Yoona,» la interruppe lui senza dare peso alle sue parole. Già, si era dimenticata che ciò che diceva non interessava a nessuno. «Mi hai sentito? Devi tornare subito al dormitorio. Non puoi rimanere da sola!»
 
Le labbra di Yoona si stirarono in un sorrisetto amaro. «Non sarò da sola. Lui sta arrivando.»
 
«Lui chi?»
 
«Yoongi,» sussurrò lei con le labbra fredde. «Vuole incontrarmi. Finalmente vuole parlare con me. È l’unica possibilità che ho per dirgli quello che sento davvero.»
 
Il ragazzo dall’altra parte del telefono tirò il fiato. «No. No, Yoona. Cazzo, ascoltami… Torna al dormitorio. Non… Non dirgli nulla. Non puoi dirgli nulla, mi hai sentito?!»
 
Le urla di Jongin non ebbero alcun effetto su di lei. Non le interessava la sua gelosia, così come non le interessava la rabbia che covava nei suoi confronti per averlo usato e poi abbandonato. Ma lei era fatta così, no? Usava le persone e poi le gettava via senza problemi. Lei non aveva sentimenti. Lei era la regina di ghiaccio. Questo era quello che pensavano tutti.
 
E anche lei lo aveva pensato, fin quando la solitudine non aveva aperto una breccia nel suo cuore.
 
«Ti rendi conto di amare una persona solo quando la perdi,» sussurrò la ragazza con gli occhi fissi nel vuoto e il telefono stretto tra le dita. «Perché sono così stupida, Jongin?»
 
«Yoona… Yoona, ti prego. Dimmi dove sei. Devi dirmelo. C’è qualcun altro lì con te?»
 
«Sì, i miei pensieri,» rispose la mora. «Perciò lasciami da sola con loro, Jongin.»
 
Staccò il telefono dall’orecchio e tenne premuto il tasto di spegnimento. Se lo rimise in tasca e riprese a contemplare ciò che aveva davanti agli occhi. Era tardi e in giro non c’era anima viva a causa del freddo che ti pungeva la pelle. Un tempo perfetto per crogiolarsi nelle proprie frustrazioni. Per pensare a ciò che ne aveva fatto della sua vita.
 
Già, cosa ne aveva fatto della sua vita? Se avesse potuto tornare indietro, sarebbe rimasta a casa sua, con sua madre e sua sorella, a bisticciare per chi avesse dovuto mangiare l’ultima fetta di torta. I battibecchi con Yorin sembravano un lontano ricordo ora che tutti i problemi della vita le si erano riversati addosso. Problemi veri, che avevano un proprio peso e che per questo riuscivano a schiacciarla fino al fondo del baratro.
 
La solitudine fa paura, soprattutto quando non ci sei abituato.
 
E il senso di vuoto cresceva ad ogni rintocco delle lancette del suo orologio. I minuti scorrevano senza sosta mentre il freddo aumentava con l’intensificarsi della notte. La solitudine non si diradava, anzi, diventava sempre più opprimente. Guardò ancora una volta l’orologio al suo polso che segnava le 22 in punto.
 
«Ci sarai?»
«Sì, se ci sarai anche tu.»
 
Era questo che lui le aveva detto. Sollevò lo sguardo e osservò il ponte in bilico sopra la sua testa. Lì, tra la nebbia, intravide una sagoma che la stava scrutando dall’alto. Quest’ultima sollevò una mano e la agitò nella sua direzione. Il cuore di Yoona perse un battito quando iniziò a muoversi verso la stradina che l’avrebbe condotta proprio su quel ponte, lì dove pensava avrebbe trovato lui ad attenderla.
 
«Unnie,» disse incredula non appena si ritrovò davanti la sua migliore amica. «Che ci fai qui? Come… Come facevi a sapere che ero qui?» Il sorriso di Soo Jin le chiarì subito le idee. «Te l’ha detto Jongin?»
 
«Forse,» rimase sul vago l’altra avvicinandosi alla ragazza mora. Dopo averla squadrata da capo a piedi, Soo Jin le lanciò un’occhiata severa. «Insomma, pasticcino. Stai tremando da capo a piedi. Avresti anche potuto metterti qualcosa di più pesante. Questa sera si gela.»
 
«Non avevo tempo di pensare a cosa mettermi,» rispose Yoona stringendosi nel suo cappotto, bianco come la neve che stava cominciando a cadere dal cielo. I fiocchi si sciolsero a contatto con le sue guance arrossate. «Ho solo bisogno di parlare con Yoongi.»
 
«Yoongi?» domandò Soo Jin guardandosi intorno. Il suo caschetto di capelli neri le sfiorò dolcemente il collo coperto dalla sciarpa. «E dov’è? Non lo vedo.»
 
«Arriverà. Lui… arriverà sicuramente. Me lo ha promesso.»
 
Soo Jin si strinse nel suo cappotto rosso e fece qualche passo verso la sua amica. Poi si appoggiò alla balaustra del ponte per guardare di sotto. La nebbia non era più fitta come prima e ora si riusciva a intravedere il fiume che seguiva la direzione della corrente. L’acqua doveva essere ghiacciata.
 
«Min Yoongi ormai non mantiene più le sue promesse,» disse la ragazza dai corti capelli corvini mentre sbatteva le lunghe ciglia nere. «Sei stata tu a cambiarlo, pasticcino. Quel ragazzo non sa più cosa significhi amare.»
 
Gli occhi di Yoona si riempirono di lacrime. Voltò il viso verso la strada deserta e prese un profondo respiro insabbiando le mani nelle tasche del suo cappotto. «Ecco perché voglio ricordarglielo prima che sia troppo tardi.»
 
Soo Jin voltò repentinamente il viso verso di lei, gli occhi scuri fissi in quelli della sua amica. «Quindi glielo dirai?» sussurò a fior di labbra. «Gli dirai che lo ami?» Yoona annuì. «E dopo? Cosa credi che succederà?»
 
«Voglio solo essere sincera con lui. Non lo sono stata per tutto il tempo in cui siamo stati insieme. Ma stavolta voglio davvero rivelargli quello che sento nel cuore. Sono sicura che capirà… Io… ho bisogno che lui capisca. Per il suo bene. E per il mio.»
 
Soo Jin la fissò. Si avvicinò ancora di più a lei fin quando non si trovò a un palmo dal volto della ragazza. Il suo respiro era caldo contro il naso freddo di Yoona.
 
«Sai, pasticcino,» le disse sfiorandole i lunghi capelli mori. La sua mano affusolata era coperta da uno spesso guanto di pelle nera. «Anch’io voglio essere sincera con te. Per il mio bene.»
 
Yoona la guardò interdetta. «Cosa?»
 
«Yoongi non sarà mai felice con te,» le sussurrò all’orecchio in un modo che le fece venire i brividi. Per qualche misteriosa ragione, si scansò. «Non quando mi scopa un giorno sì e l’altro pure.»
 
Il freddo che circondava Yoona le finì dritto nel cuore. Fu come se una profonda voragine le si fosse aperta sotto i piedi e lei ci fosse sprofondata dentro. Arretrò di un passo, cercando di aggrapparsi a qualcosa quando perse l’equilibrio a causa dell’asfalto ghiacciato. O forse per l’incredulità che le stava facendo tremare le gambe.
 
«Unnie…»
 
«Che c’è? Ti ho sconvolta?» le domandò Soo Jin in modo innocente inziando a camminare verso di lei. Yoona arretrava ad ogni suo passo, lo shock dipinto nelle sue pupille sgranate. «Pensavi che la tua cara e dolce Soo Jin non fosse in grado di sedurre un uomo come Min Yoongi?» Le diede uno spintone che la fece quasi cadere a terra. «Pensavi che lui fosse soltanto tuo? Pensavi di avere l’esclusiva su di lui?» La spintonò ancora e Yoona si ritrovò con la schiena schiacciata contro il parapetto del ponte. «Yoongi non è il tuo cagnolino. Puoi dirgli tutte le parole d’amore che vuoi, ma lui ormai è legato a me.» S’indicò con il volto trasfigurato dalla rabbia. «A me!»
 
«Come hai potuto?» riuscì a chiedere Yoona, ormai sull’orlo delle lacrime. Il cuore le doleva terribilmente. «Come hai potuto farmi una cosa del genere?! Io mi sono fidata di te, Soo Jin. Eri la mia migliore amica! Ti ho confidato delle cose che non ho mai neanche raccontato a mia sorella. Ti ho parlato di Yoongi, di quanto sia diventato importante per me. Di quanto lo amo!»
 
Lo schiaffo che la colpì dritta in faccia le spezzò il respiro nonostante fosse stato attutito dal guanto indossato da Soo Jin. Yoona risollevò il viso, esterrefatta.
 
«Lui è mio,» sibilò la ragazza di fronte a lei con il volto trasfigurato dall’odio. Stentava a riconoscerla. «E tu non me lo porterai via, lurida puttana.»
 
E poi accadde. Soo Jin la spintonò con tutta la sua forza e Yoona si sentì scivolare all’indietro. I suoi occhi sgranati catturarono l’espressione trionfante della ragazza dai capelli corti prima che il suo volto scomparisse oltre la balaustra del ponte. Con un ultimo gesto disperato, Yoona si aggrappò alla sporgenza di cemento sulla quale erano impresse le scritte che davano conforto a chi voleva porre fine alla propria vita gettandosi nelle acque torbide del fiume Han.
 
Che amara fatalità. Lei non voleva morire. Voleva vivere una vita piena d’amore, quella che si era negata per troppo tempo. E ora che aveva trovato il coraggio di essere se stessa, di urlare al mondo ciò che aveva nel cuore, ecco che l’opportunità le sfuggiva di mano in modo eccessivamente crudele.
 
Nonostante si stesse imponendo di non farlo, Yoona guardò il vuoto sotto i suoi piedi. La paura le attanagliò le viscere e il suo cuore già fin troppo provato si strinse in una morsa ferrea che le mozzò di netto il respiro. Ogni muscolo del suo corpo s’irrigidì all’inverosimile, persino le dita delle sue mani, che pian piano persero la presa su quell’unico appiglio che la stava tenendo attaccata alla vita. Al suo amore.
 
«S-Soo Jin!» la chiamò disperata, il fiato corto che le impediva di respirare. La paura del vuoto le aveva immobilizzato ogni parte del corpo. Le lacrime sgorgarono dai suoi occhi senza che lei potesse fare niente per fermarle. «Non voglio morire,» singhiozzò cercando di tirarsi su, invano. «S-Soo Jin… N-Non voglio m-morire… Ti prego, n-non farmi morire. Soo Jin!!!»
 
Il volto di quella che una volta pensava fosse la sua migliore amica, si mostrò in tutta la sua ferocia. Soo Jin la osservò dall’alto della sua arroganza, apatica come se stesse osservando un insetto disgustoso. Incrociò le braccia al petto e inclinò leggermente la testa.
 
«Non gli dirò che lo ami,» sibilò velenosa. «Non gli dirò che l’hai amato fino ai tuoi ultimi istanti. Non ti darò mai questa soddisfazione. Neanche da morta.»
 
Yoona sentì un dolore fortissimo nel petto che le risucchiò le ultime energie rimaste. Nemmeno l’autopsia riuscì a definire con certezza le cause del suo decesso. A causa della sua fobia dell’altezza, alcuni ipotizzarono che avesse avuto un infarto prima della sua malaugurata caduta in acqua, altri che fosse morta di paura mentre annegava nel fiume Han.
 
Tuttavia, la verità era una sola. Kang Yoona non era morta a causa della sua fobia, e nemmeno dell’acqua che le aveva riempito i polmoni. Kang Yoona era morta perché il suo cuore non aveva retto il dolore della perdita e del tradimento. Kang Yoona non aveva sopportato l’idea di perdere la sua vita e il suo amore.
 
Questa fu la ragione per cui il suo cuore si fermò ancor prima che le acque del fiume Han potessero reclamare il suo corpo già privo di vita. Perché Kang Yoona voleva vivere, ma Lee Soo Jin le aveva strappato brutalmente quel diritto.
 
\End Flashback/
 

Yorin’s Pov
 
«Che vuol dire che è stata rimandata?» domandai ai membri dello staff che sembravano più confusi di me. «La conferenza stampa avrebbe dovuto cominciare adesso.»
 
«Lo so, Kristal. Purtroppo ci hanno comunicato che verrà rimandata di qualche ora a causa di un contrattempo. Forse un guasto sulla rete.»
 
Ero incredula. Com’era possibile che un attimo prima andasse tutto bene e l’attimo dopo eravamo messi talmente male da non poter sostenere la conferenza stampa? Meno male che avevo deciso d’indossare un abbigliamento comodo per dare meno nell’occhio. I tacchi mi avrebbero ucciso seduta stante.
 
Il membro dello staff catturò nuovamente la mia attenzione. «Ah, poco fa ho ricevuto una chiamata dal manager dei BTS. Dice che Min Yoongi è corso qui perché ha urgente bisogno di parlarti. A quest’ora dovrebbe essere già arrivato.»
 
Mi si strinse il cuore nel petto. «Yoongi?» domandai incredula controllando l’orologio. «A quest’ora dovrebbe essere sul palco a esibirsi con gli altri. Cosa diavolo crede di fare?» dichiarai furibonda.
 
Gli avevo detto chiaramente di non immischiarsi perché non volevo trascinarlo ulteriormente in quella situazione. Che cazzo stava combinando? E poi… parlarmi? Parlarmi di cosa?
 
«Ha detto di raggiungerlo al termine della conferenza stampa. Ma visto il nostro contrattempo, direi che puoi andare subito da lui. Prendi l’ascensore, ti sta aspettando al settimo piano.»
 
Fantastico. Non si scomodava neanche a venirmi incontro. Dovevo andare io da lui. Il solito Min Yoongi rompipalle. Con chi diavolo credeva di avere a che fare?
 
Eppure lo amavo lo stesso.
 
Mi fiondai nell’ascensore e premetti il tasto numero sette. Non appena cominciai a salire, il mio cuore fece una capriola. Non ci avevo mai fatto caso, ma la sensazione di vuoto era simile a quella che provavo quando mi sentivo mancare la terra sotto i piedi. Come quando la mia paura dell’altezza tornava ad assillarmi in un modo che detestavo.
 
Le porte dell’ascensore si spalancarono e uscii subito da quel luogo stretto e pieno di brutti ricordi che avrei preferito dimenticare. Con mio grande stupore, mi ritrovai di fronte alla terrazza in cima al palazzo della stazione televisiva. Era uno spazioso quadrato di mattonelle color terracotta, recintato da un semplice parapetto di cemento che arrivava più o meno all’altezza del busto di una persona.
 
Mi guardai intorno e mi accorsi che non c’era nessuno. Dov’era Yoongi? Forse ero troppo in anticipo? E poi dava a me della ritardataria, accidenti! Non vedevo l’ora che arrivasse per dirgliene quattro. Non lo avrei mai ammesso, ma i nostri bisticci erano una delle tante cose che amavo del nostro rapporto. Perché sapevamo entrambi come sarebbe andata a finire. Ci saremmo ritrovati a fare pace. In un letto.
 
Mi avvicinai con cautela al bordo della terrazza ma non ebbi il coraggio di guardare per controllare quanto fosse in alto. Maledizione, odiavo questa parte di me. Odiavo avere una debolezza che non potevo nascondere in alcun modo.
 
«Kang Yorin,» disse una voce a me fin troppo familiare. M’immobilizzai sul posto. «Tu e tua sorella non finirete mai di crearmi problemi, questo è sicuro.»
 
Mi voltai verso quella voce stridula alle mie spalle. La vista di quella stronza rifatta dalla testa ai piedi mi causò un notevole afflusso di sangue al cervello. Non mi ero dimenticata della sua mano nei pantaloni di Yoongi, o dello schiaffo che mi aveva rifilato per intimarmi di stare lontana da lui. Mi prudevano le mani.
 
«Soo Jin,» la chiamai con un tono velenoso. «E tu che diavolo ci fai qui?»
 
«Perché? Ti sembra strano che la figlia del proprietario di questo posto sia passata a dare un’occhiata?»
 
L’incredulità incrinò la mia maschera di freddezza. «Questa stazione televisiva appartiene a tuo padre?»
 
Wow, ora capisco perché era così viziata. Era ricca da far schifo. Suo padre possedeva quell’emittente televisiva e lei era un’attrice di successo, probabilmente grazie all’influenza di suo padre nel mondo della televisione. Scommetto che mandava in onda tutti i drama della figlia, in prima serata.
 
Poi, un dubbio s’insinuò nel mio cervello. «Sei stata tu a far rimandare la mia conferenza stampa?»
 
«Accidenti, pasticcino. Non ti facevo così sveglia.»
 
Mi vennero i brividi a causa del disgusto. Pasticcino?
 
«Chiamami di nuovo in quel modo e ti strapperò la lingua prima di fartela ingoiare per intero.»
 
Soo Jin scoppiò a ridere di fronte ai miei occhi. Una risata di gusto che mi portò a stringere convulsamente i pugni.
 
«Sei così diversa da lei,» disse dopo aver placato le risate. «A Yoona mancava la tua strafottenza. È stata la sua ingenuità ad ucciderla.»
 
Fu come se qualcuno mi avesse dato una scossa elettrica dritta nel petto. Digrignai i denti e scattai in avanti prima di impormi di bloccarmi a metà strada. No, non potevo metterle le mani addosso. Non potevo abbassarmi a tanto. Dovevo rimanere dov’ero.
 
«Togliti il nome di mia sorella dalla bocca. E soprattutto non parlare della sua morte. Tu non sai niente di lei!»
 
«Io ero la persona che la capiva di più al mondo. Dov’eri quando la tua povera sorella era divorata dalla depressione? Dov’eri quando non faceva che ripetermi quanto amasse Yoongi? A te ha mai parlato di lui? Ti ha mai confidato cosa avesse nel cuore? No. Sono stata io a starle vicino quando tutti voi l’avete abbandonata come un vestito vecchio.»
 
Un velo di rabbia mi cadde dritto sugli occhi. «Sì, certo. Conosco bene il tuo modo di stare vicino alle persone. Fin troppo vicino, oserei dire,» le dissi lanciandole una frecciatina non tanto velata. «Pensi che non l’abbia capito? Tu, Soo Jin, sei invidiosa di quello che hanno le altre persone. Ti ricopri di fama e ricchezza per nascondere quello che non hai.»
 
L’avevo colta alla sprovvista, era evidente. Assottigliò gli occhi e le sue labbra s’incresparono in una linea sottile che le occultò il velo di rossetto rosso. «E sentiamo, Yorin. Cos’è che non ho?»
 
Sogghignai. «Il cuore di Min Yoongi.» La sua faccia si rabbuiò nel giro di pochi istanti. «Potrai anche aver avuto il suo corpo, ma il suo cuore non ti appartiene. Non potrai mai averlo perché lui lo ha dato a me.»
 
Soo Jin scattò in avanti come una belva feroce. Cercò di mettermi le mani addosso ma le arpionai i polsi prima che potesse sfregiarmi la faccia con quelle sue maledette unghie del cazzo. Feci un po’ di pressione e me la rigirai fra le braccia finché la sua schiena non premette contro il mio petto. Le accostai le labbra all’orecchio mentre la tenevo ferma per i capelli.
 
«Fai di nuovo la puttana con il mio uomo e giuro che ti vergognerai a mostrarti nuda di fronte a chiunque altro.»
 
La lasciai andare con uno strattone e Soo Jin finì a terra con un gridolino sorpreso. Sollevò piano la testa, incenerendomi con due occhi neri come la pece che sembravano volermi sciogliere sul posto e farmi diventare parte del pavimento. Il suo volto era trasfigurato dalla rabbia, il respiro irregolare come non l’avevo mai visto.
 
Decisi di lasciarmela alle spalle come tutto il resto. Non me ne sarebbe più importato niente di Lee Soo Jin. Era ora di guardare al futuro.
 
«Non credo proprio, puttana,» sibilò la ragazza dietro di me. La sentii rovistare nella sua borsetta, e quando mi voltai la vidi tenersi il cellulare contro l’orecchio. «Adesso.»
 
I miei sensi si acuirono per catturare il rumore alle mie spalle. Mi girai di scatto verso l’uomo enorme che stava bloccando l’uscita per impedirmi di andarmene tranquillamente. Lo squadrai dalla testa ai piedi per studiarlo in ogni minimo dettaglio. Corpo robusto, braccia muscolose e uno sguardo affilato nascosto dietro un minuscolo paio di occhiali da sole. Era il doppio di me, sia in altezza che in larghezza. Se solo avesse voluto, avrebbe potuto sollevarmi con una mano sola.
 
Indietreggiai quando avanzò minacciosamente verso di me, il suo corpo che sembrava calamitato dal mio. Digrignai i denti e mi mossi ancora più velocemente quando me lo vidi piombare addosso. Il suo pugno s’infranse contro il palmo che avevo sollevato di scatto per proteggermi il viso. Mi vibrarono le ossa a causa del tremendo impatto.
 
Parai il secondo pugno con l’altra mano e risucchiai tra i denti un’imprecazione. Con la gamba parai un calcio diretto contro il mio stinco, scivolando via dalla sua presa quando cercò di afferrarmi per i capelli. Gli mollai un pugno in pieno stomaco ma gli feci a malapena il solletico. Gliene tirai un altro sulla tempia per stordirlo e girai su me stessa assestandogli un calcio rotante sulla mascella. L’uomo s’inarcò all’indietro e ne approfittai per finirlo con un montante che per poco non gli fracassò il mento.
 
Ero sfinita. Incespicai nei miei stessi piedi e poggiai le mani sulle ginocchia per sostenere il mio peso. I miei occhi guizzarono in quelli della ragazza che era ancora seduta a terra, le sue iridi nere erano ricolme di odio e altri sentimenti oscuri a cui non ero in grado di dare un nome.
 
Aveva davvero ordinato al suo bodyguard di aggredirmi?
 
«Tu sei pazza,» sibilai incredula mentre cercavo di riprendere fiato. «Si può sapere che cazzo ti passa per la testa?»
 
Soo Jin non mi rispose perché il suo gorilla si rialzò dopo aver sputato un fiotto di sangue cremisi. Riuscii a schivare la sua mano solo grazie ai miei riflessi pronti. Purtroppo, si aggrappò alla prima cosa che gli capitò tra le mani. I miei capelli. Li tirò con talmente tanta violenza da strapparmi un urlo pieno di dolore. Stava quasi per staccarmeli dal cuoio capelluto. Gli artigliai i polsi per obbligarlo a mollare la presa, ma le sue dita sembravano un branco di sanguisughe pronte a prosciugarmi da capo a piedi.
 
Lo graffiai come una gatta impazzita che lottava per la sua sopravvivenza. Gli tirai un calcio in mezzo alle gambe che purtroppo riuscì a parare con la coscia marmorea, e in cambio ottenni un manrovescio che mi stordì peggio di una martellata. Piombai a terra con la vista sfocata e la faccia che ancora tremava a causa della botta. Mi sentii afferrare per il retro dei capelli e issare come una bambola di pezza… per poi essere sbattuta violentemente contro il parapetto di cemento.
 
Un dolore sordo si propagò all’interno del mio cervello e per un attimo non capii più nulla. Né dove mi trovavo, né perché fossi lì. Mi spensi, semplicemente, per poi tornare improvvisamente vigile quando un dolore ancora più acuto mi perforò le costole.
 
Quel figlio di puttana mi stava prendendo a calci.
 
Mi aggrappai alla sua gamba con tutte le forze che mi erano rimaste, cercando di contrastarlo nonostante il profondo mal di testa che mi stava perforando il cranio. Un rivolo caldo mi accarezzò la tempia e poi il profilo della mandibola. Con la coda dell’occhio, notai che era rosso vermiglio.
 
Sangue. Il mio sangue. Lo stesso sangue che mi uscì dalla bocca quando quel maledetto bastardo infranse il calcio contro il mio stomaco. Vidi nero. E poi bianco, e poi di nuovo nero. Udii la voce di Yoongi che mi metteva in guardia e mi proibiva di andarmene in giro da sola. Ricordai il suo volto incazzato mentre gli impedivo di telefonare a In Guk per tenermi d’occhio. Per proteggermi.
 
Un sorrisetto mi distorse le labbra sanguinanti. Maledetto puttaniere. Odiavo quando aveva ragione. E odiavo ancora di più quando capivo di essere nel torto. Ero stata arrogante. Non mi ero fidata di lui e adesso ne stavo pagando le conseguenze. Avevo creduto di riuscire a cavarmela da sola, come avevo sempre fatto, ma solo adesso capivo di non essere invicibile. Non potevo prevalere su tutto e tutti. Non da sola.
 
Il terrazzo intorno a me continuava a vorticare mentre mi tenevo aggrappata alla gamba di quell’energumeno. Cercai di rotolare su un fianco ma capii di aver fatto un’enorme cazzata quando mi mancò l’aria nei polmoni a causa della fitta di dolore. Dovevo avere una costola rotta. Inspirai più aria che potei e mi trascinai sul pavimento sporco finché non mi sentii afferrare nuovamente per i capelli.
 
Ancora frastornata, mi ritrovai con metà corpo in bilico sulla balaustra che si affacciava sul vuoto. Il mio cuore smise di battere, letteralmente. M’irrigidii all’istante e tirai l’aria come se mi avessero appena accoltellato all’addome. Non riuscivo a staccare gli occhi dalle macchine in movimento sotto di me, minuscole come i giocattoli di un bambino. Letali come coltelli affilati. Ero paralizzata dalla paura.
 
La mano che mi teneva stretta mi lasciò andare e mi aggrappai istintivamente al blocco di cemento con braccia e mani tremanti. Non riuscivo a respirare.
 
«Sai, forse non sei poi così diversa da tua sorella,» sibilò Soo Jin al mio orecchio, velenosa come una serpe. «Entrambe avete paura della stessa cosa. Entrambe avete sempre avuto il vizio d’intralciarmi.» Chiuse le dita intorno alla mia maglietta, all’altezza del fianco. «Ed entrambe perirete per mano mia.»
 
Sgranai gli occhi nello stesso momento in cui il mio corpo venne sbalzato in avanti a causa dello spintone che mi diede Soo Jin. Persi l’equilibrio mentre nella mia testa avanzava l’ombra di un pensiero terribilmente proibito, spaventoso al punto da farmi venire la pelle d’oca. La mia testa era scissa in molteplici parti. Non riuscivo a dare la precedenza a nessuno dei pensieri che mi affollavano il cervello.
 
Stavo cadendo. Sotto di me c’era il vuoto. Mia sorella. Il Luna Park. Le sue grida disperate mentre mi implorava di non lasciarla andare. Di non farla cadere. Il dolore. La paura. Le membra congelate. Soo Jin che mi spingeva. Soo Jin che voleva ammazzarmi. Soo Jin che aveva ucciso mia sorella.
 
Soo Jin che me l’aveva portata via.
 
Mi venne voglia di urlare a squarciagola per l’odio e la rabbia che m’inondarono il cuore, invece mi ritrovai a gridare per la terribile sensazione di non avere più la terra sotto i piedi. Il respiro mi si bloccò in gola. Il cuore sembrò accartocciarsi su se stesso, il tempo fermarsi.
 
Allungai il braccio in cerca di un appiglio mentre osservavo la vita passarmi davanti agli occhi. Un istante che sembrò durare un’eternità. Un’eternità che si tramutò in un istante quando mi sentii afferrare saldamente per il polso. Sollevai la testa di scatto con le gambe ciondoloni nel vuoto. Gli occhi sgranati per la paura, lo stupore e la rabbia.
 
Mi persi in quelli magnetici e risoluti di Yoongi.
 
La sua stretta sul mio polso rassomigliava a quella di un serpente a sonagli attorcigliato mortalmente alla sua preda. Sarebbe morto piuttosto che lasciarmi andare.
 
Tornai a respirare di nuovo, allontanando la paura che aveva imprigionato il mio cuore in una gabbia di spine. Abbassai d’istinto la testa per guardare in basso.
 
«No!» mi fermò l’urlo di Yoongi. «Non guardare in basso, Yorin. Guarda me.» Lo guardai. «Guarda soltanto me, d’accordo?» Annuii. «Concentrati solo su di me.»
 
Si sporse con l’intenzione di aiutarsi anche con l’altra mano, ma appena la staccò dal ripiano di cemento scivolammo entrambi qualche centimetro più in basso. Urlai terrorizzata mentre Yoongi rimetteva istantaneamente la mano dov’era prima.
 
«Non lasciarmi,» lo implorai. Non riconobbi la mia stessa voce; impaurita, distorta e tremante. «Non lasciarmi andare.»
 
«Mai,» dichiarò lui stringendomi il polso fino a bloccarmi la circolazione. I suoi occhi divennero oro colato mentre digrignava i denti per lo sforzo con cui stava trattenendo il peso del mio corpo. «Non ti lascerò mai andare.»
 
E poi mi sentii tirare su da una forza che non avrebbe mai potuto appartenere ad una persona sola. Vidi Namjoon issarmi per il braccio, Jungkook che mi teneva le mani intorno alla vita per aiutarmi a scavalcare la balaustra e Taehyung che si assicurava che Yoongi non perdesse la presa su di me.
 
Crollai addosso a Yoongi ed entrambi finimmo sul pavimento in maniera sgraziata. Il mio corpo tremante era premuto contro il suo dalle sue braccia ancora in tensione per lo sforzo. Eravamo rigidi come due pezzi di legno, ansanti come quando finivamo di fare l’amore, stavolta non per il piacere ma per il terrore che ci aveva quasi separato per sempre.
 
Non mi ero nemmeno resa conto di essermi avvinghiata al suo giubbotto. Ero ancora troppo frastornata per rendermi conto di ciò che facevo, o di quello che mi circondava. Pian piano mi accorsi della carezza che mi stava massaggiando amorevolmente i capelli, delle parole appena sussurrate nell’orecchio.
 
«Riprendi fiato,» continuava a ripetermi. «È finita. Adesso va tutto bene.»
 
Quelle parole mi fecero ridestare.
 
No, non andava tutto bene.
 

Yoongi’s Pov
 
Tremava tra le mie braccia come una cazzo di foglia. Dato che i nostri corpi erano avvinghiati gli uni agli altri, riuscivo a sentire il suo cuore che pompava alla velocità della luce. Troppo veloce. Non era la prima volta che succedeva, come se Kang Yorin avesse un cuore debole, proprio come sua sorella.
 
Quel pensiero m’irrigidì dalla testa ai piedi. Già, sua sorella. Sollevai la testa e incontrai gli occhi del diavolo in persona. Con la coda dell’occhio vidi che tutti i miei membri erano in piedi intorno a noi, come a volerci fare da scudo. Come a volerci proteggere da quell’essere. La sua guardia del corpo era stata messa fuori combattimento da In Guk. Per fortuna a Namjoon era venuta la brillante idea di portarcelo dietro.
 
«Soo Jin…» mi sforzai di chiamarla con il suo nome di battesimo piuttosto che con un termine decisamente più volgare. I polmoni stavano per andarmi a fuoco. «Cosa cazzo hai fatto?»
 
Se ne stava lì, in piedi, a fissarmi con disgusto mentre stringevo Yorin tra le mie braccia. Quest’ultima si era irrigidita di colpo nell’udire quel nome.
 
«Una volta mi hai detto che ero la prima della lista, ma non l’unica,» sibilò sprezzante guardandomi negli occhi. «Perciò le ho eliminate tutte.»
 
Mi si congelò il sangue nelle vene. Tutt’intorno si levò un’atmosfera lugubre che fece ammutolire i presenti. La guardai come se fosse stato un tremendo fantasma.
 
«Tu sei pazza.»
 
«Io ti amo!» urlò a squarciagola portandosi una mano sul petto, forse per placare il batticuore. «Io ti ho sempre amato, Yoongi!»
 
Non ci vidi più. Mi staccai da Yorin e mi alzai di colpo, la vena sulla fronte che pulsava impazzita. «TU NON MI AMI!» ringhiai, dando sfogo a tutto il dolore che mi portavo dentro. «Tu sei ossessionata da me. È diverso.» Il suo sguardo ferito non m’impietosì nemmeno per il cazzo. «Dimmi una cosa, fottutissima stronza. Da quand’è che mi stai dietro, eh?» le domandai con voce traboccante d’ira. Lei sembrò sorpresa dalle mie parole. «Credi che sia un idiota? Pensi che non l’abbia capito?»
 
«Hyung,» s’intromise Jimin, titubante. «A che cosa ti riferisci?»
 
«Al fatto che questa puttana è una cazzo di saesang.» Sentii Jin e Hoseok sussultare alle mie spalle. La guardai con i denti che quasi battevano gli uni contro gli altri a causa della rabbia. «Da quando, Soo Jin? Da quando hai deciso che ero tuo e di nessun’altra?»
 
«Da prima del tuo debutto.»
 
La fissai sconvolto. «Cosa?»
 
«Ecco perché nessuno dovrebbe immischiarsi!» urlò scaraventando a terra la sua borsetta firmata. «Non ne hanno il diritto! Io ti conosco più di chiunque altro, Yoongi. Ti ho osservato mentre scalavi le vette del successo e arrivavi in cima. Ti ho appoggiato nell’ombra e ho sempre gioito per ogni tua vittoria. Ho pianto per ogni tua sconfitta… ma poi tu…» m’indicò con una rabbia cieca, il dito tremante. «Tu che non avevi mai mostrato interesse per una donna, ti sei avvicinato a Kang Yoona.»
 
Mi vennero i brividi lungo la schiena e indietreggiai di un passo. «Sta’ zitta,» la minacciai distogliendo lo sguardo. Non volevo sapere. Non volevo sentire. «Sta’ zitta, Soo Jin.»
 
«Secondo te perché sono diventata sua amica? Perché mi piaceva? Perché avevo voglia di giocare alle amichette del cuore? Figuriamoci. Avvicinandomi a Yoona, avrei potuto finalmente avvicinarmi a te.»
 
Ora era tutto chiaro. Soo Jin si era approfittata della sua amicizia con Yoona per tendermi una trappola. In questo modo, quando mi avrebbe rivolto la parola per la prima volta, non sarebbe stata una sconosciuta, ma la migliore amica della donna che amavo. In questo modo mi sarei fidato di lei, proprio nel momento in cui mi sarebbe servito un appoggio. Si era insinuata nelle mie ferite, manovrandomi per avvicinarmisi il più possibile e infettarmi con il suo veleno. Per entrarmi nel cuore e reclamarmi come una sua proprietà.
 
«Sei stata tu,» sussurrai con il fiato corto, le mani che tremavano. «Yoona non si è suicidata… L’hai uccisa tu.»
 
Un tremendo senso di nausea mi fece contrarre lo stomaco. Ero andato a letto con l’assassina della donna che amavo. L’avevo fatta godere. Le avevo permesso di farmi tutto ciò che voleva. Mi ero lasciato toccare da quelle mani che avevano ammazzato la mia donna, da quella bocca che le aveva detto chissà quali cattiverie prima di… Prima di…
 
«Riportala qui…»
 
Mi voltai di scatto quando udii quel sussurro appena accennato. Alle mie spalle, Yorin si era alzata in piedi, una mano stretta all’altezza delle costole. Il suo viso incrostato di sangue era coperto dal velo di capelli rossi che le era ricaduto davanti agli occhi.
 
«Riportala qui… Riporta qui mia sorella…» biascicò, per poi sollevare la testa di scatto. Intravidi finalmente i suoi occhi. Due pietre d’ambra iniettate di sangue. «RIPORTA QUI LA MIA SORELLINA, MALEDETTA BASTARDA!»
 
Si lanciò in avanti come una furia. Riuscii a malapena a intercettarla, a costringerla nella morsa delle mie braccia. Yorin continuò a dimenarsi mentre io cercavo di tenerla ancorata al mio petto per impedirle di sporcarsi le mani di sangue. La sentivo. Percepivo distintamente la sete di vendetta che le scorreva nelle vene, che la bruciava dall’interno senza lasciarle via di scampo.
 
Yorin continuò a dimenarsi nella mia stretta, a scagliare calci per aria con l’intenzione di liberarsi. Urlava. Gridava in maniera isterica, quasi come se fosse posseduta dal demonio. Le dita ricurve puntate verso Soo Jin, pronta a staccarle la pelle dalle ossa.
 
«Shhh,» le sussurrai schiacciandola sempre di più contro il mio corpo. Cercai di sovrastare le sue urla parlandole direttamente nell’orecchio. «Non ne vale la pena, tesoro mio. Non ne vale la pena.»
 
E a quel punto qualcosa si spezzò nel cuore di Yorin. O forse nella sua anima. Scivolò a terra e iniziò a piangere dolorosamente. Era un pianto disperato, intimo. Personale. Si portò le mani al volto per nascondere le lacrime che cadevano copiose dai suoi occhi. Lacrime che davano l’impressione di bruciarle la pelle.
 
Il mio cuore soffriva con lei. M’inginocchiai al suo fianco e l’attirai a me, affondandole le dita tra i capelli. La strinsi come non avevo mai fatto. La consolai con parole che nemmeno ricordo. Tuttavia continuavo a sentirmi inutile, perché qualunque cosa facessi, non riuscivo a fermare le sue lacrime. Non potevo. Nessuno avrebbe mai potuto confortare un cuore lacerato in due. Nemmeno io.
 
«Sai qual è la parte più buffa?» domandò Soo Jin rivolgendosi al sottoscritto. Si era seduta a terra, la lunga gonna bianca aperta intorno a lei come la corolla di un fiore. «Che tutti hanno pensato che si fosse suicidata.»
 
Digrignai i denti cercando di trattenermi dall’alzarmi e andare a finirla con le mie stesse mani. «E cosa ci trovi di buffo in questo?»
 
Soo Jin ridacchiò, lo sguardo perso nel vuoto.
 
«Che le sue ultime parole siano state: ‘Non voglio morire.’» M’impietrii. «‘Soo Jin, non farmi morire.’»
 
Inspirai a pieni polmoni mentre Yorin si premeva la mano sul cuore e singhiozzava disperata. Mi strinse più forte e io la rinchiusi tra le mie braccia, proteggendola da quel dolore che ci stava annientando entrambi. Da quell’oscurità che minacciava di farci sporcare le mani di sangue.
 
Dio, quanto avrei voluto alzarmi e farle provare il dolore che lei aveva fatto provare a Yoona. Anzi, glielo avrei restituito dieci volte tanto, con gli interessi.
 
«Chiamo la polizia,» ci avvertì In Guk ripescando il cellulare dalla tasca del suo completo elegante. «Ha confessato il suo crimine di fronte a molteplici testimoni. La sbatteranno in galera con l’accusa di omicidio.»
 
Quel pensiero riuscì ad alleggerirmi il cuore. Namjoon si avvicinò e mi posò una mano sulla spalla. «È finita,» disse cercando di consolarmi, poi si rivolse a Yorin. «Tua sorella avrà la giustizia che merita.»
 
L’afferrai per le braccia e la rimisi lentamente in piedi. Quando mi resi conto che le sue gambe non l’avrebbero sorretta, le passai un braccio intorno alla vita e la sostenni con il mio corpo. La guardai negli occhi rossi come il fuoco. Come i suoi capelli.
 
«Non è colpa tua,» le sussurrai cercando il suo sguardo. «Lo so che lo pensi, ma non è mai stata colpa tua.»
 
«Non avrei dovuto abbandonarla,» rispose con voce rauca. Doveva avere la gola irritata per il pianto e le urla. «Se fossi rimasta al suo fianco, Soo Jin non avrebbe mai potuto farle del male.» Sospirò, poi mi chiese, «Ti ho mai detto perché ho scelto di fare la bodyguard?»
 
Scossi la testa e le accarezzai il livido che le solcava lo zigomo. «No. Perché?»
 
Si portò la mia mano alle labbra. Vi depositò un piccolo bacio. «Per imparare a proteggere le persone che amo.»
 
«Tipo me?» le domandai cercando di abbozzare un sorriso. Lei ricambiò, e solo questo bastò a risollevarmi l’umore. Vederla felice rendeva felice anche me.
 
«Tipo te.»
 
Poi, all’improvviso, udii urlare il mio nome. Jimin, Hoseok, Taehyung, Jungkook, Namjoon, Seokjin. Mi chiamarono tutti a gran voce. Feci a malapena in tempo ad accorgermene, ma vidi Soo Jin in ginocchio, gli occhi iniettati di sangue e le braccia tese in avanti. Tra le mani stringeva una piccola pistola che aveva ripescato dalla borsetta al suo fianco.
 
Il mio cuore si strinse in una morsa. Il mio primo pensiero fu quello di pararmi davanti a Yorin. Ma Soo Jin non stava puntando la pistola contro la mia ragazza. La stava puntando contro di me. Ero io il suo bersaglio.
 
«Nessun altro,» sibilò tra i denti con un risentimento che le distorse la voce. «Se non sarai mio, non sarai di nessun altro!!!»
 
L’adrenalina mi permise di catturare ogni singolo avvenimento che accadde intorno a me. Vidi In Guk accorgersi troppo tardi del pericolo a causa della telefonata che stava facendo alla polizia. Udii i miei membri correre nella mia direzione mentre il dito di Soo Jin premeva il grilletto senza un briciolo d’esitazione. E poi vidi lei, la mia donna, il mio amore, che con un movimento fluido e preciso si trasformava nel mio scudo di titanio.
 
Lo scoppio del proiettile mi ferì le orecchie e rimbombò insieme al mio cuore. Poi tutto divenne silenzioso. Mi persi negli occhi della mia Yorin. Della mia bellissima e coraggiosa Yorin. Vi lessi dolore, ma anche sollievo. Paura, ma anche conforto.
 
L’ho fatto perché ti amo.
 
Era questo che mi stavano dicendo i suoi occhi. I suoi bellissimi e meravigliosi occhi. Ma dopo aver continuato ad osservarli, mi resi conto che mi stavano dicendo anche qualcos’altro.
 
Dopo essere stata la tua truccatrice, la tua stylist e infine la tua donna, finalmente ho avuto l’opportunità di essere ciò che sono veramente. La tua bodyguard.
 
Mi scivolò tra le braccia come un drappo di seta liscia. Le mie mani erano umide, macchiate del sangue che le imbrattava la schiena.
 
«No… No, no, no,» cantilenai mentre l’accompagnavo delicatamente a terra. Tremavo, e intanto intorno a noi si scatenava il caos.
 
Forse ero impazzito, ma mi parve di sentire il rumore dei flash delle fotocamere. Ce n’erano tante. Troppe. Accarezzai la guancia pallida della mia Yorin e senza volerlo la macchiai del suo stesso sangue. Credevo di star vivendo un’esperienza extracorporea perché all’improvviso non mi sentii più le mani, le braccia, le gambe. Non sentivo più nulla. Non riconobbi neanche la mia voce, che con un tono disperato e miserabile continuava a ripetere all’infinito quella singola, semplice frase.
 
«Non lasciarmi.»

Angolo.Autore


Lo so, è passato un sacco di tempo dall'ultimo aggiornamento ma finalmente sono tornata. Se mi seguite su instagram avrete già letto il mio annuncio nelle storie, ma per chi non l'ha fatto vi annuncio che durante questi mesi di assenza ho completato Hook-Up, quindi dimenticatevi le attese interminabili. Il prossimo capitolo arriverà presto, prima di quanto crediate 👍 E subito dopo ci sarà l'epilogo! Volevo farvi un piccolo regalino di natale 🎅

Passando al capitolo, spero di non avervi scioccato troppo. Conoscendomi, secondo voi come andrà a finire questa storia? Bene? Male? Sapete che ho un debole per le storie angst 👀

Comunque finalmente si scopre la verità sulla morte di Yoona. Vi aspettavate che fosse stata Soo Jin? Beh, devo dire che era parecchio prevedibile ahahah

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che aspettiate il prossimo con impazienza. Come vi ho già detto, arriverà prestissimo 💜 Fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacione e alla prossima 😘

Instagram: btsuga_d

   
 
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