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Autore: fennec    12/12/2020    6 recensioni
- André, ascolta: se per caso dovessi morire, puoi prendere tu il tesoro che ho sepolto ai piedi della grande quercia, una trottola e un coltello dal manico rosso. –
Breve prequel con due piccolissimi Oscar e André, ispirato dall'episodio 12 dell'anime.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ai piedi della grande quercia
 
 



La grande quercia di Casa Jarjayes gli aveva sempre dato un gran senso di pace.
Forse perché gli ricordava la quercia del villaggio in cui era cresciuto, il maestoso albero su cui innumerevoli volte si era arrampicato e sotto la cui ombra trovava riparo e ristoro nelle calde estati o durante gli improvvisi temporali primaverili.
Era sotto quella quercia che il giorno del suo arrivo era riuscito ad abbandonarsi all’abbraccio di Morfeo e cedere al dolce torpore del sonno: non era abituato al silenzio che regnava di notte nelle stanze dell’enorme tenuta e quell’albero, con il fruscio rassicurante delle fronde, era riuscito a cullarlo finché non si era addormentato, l’erba verde ad accoglierlo come un fresco lenzuolo.
Col tempo quella quercia fu silenziosa spettatrice di altri eventi, alcuni per lo più privi d’importanza, altri degni d’essere ricordati. Come quella volta in cui André insegnò ad Oscar come arrampicarsi sugli alberi, attività ritenuta troppo villana dalla nobile famiglia Jarjayes per poter essere praticata dal loro prezioso ultimo rampollo o ancora quella volta in cui André, grazie al suo impegno e agli insegnamenti di Oscar, riuscì a leggere la sua prima frase. Non gli era permesso imparare a leggere, sarebbe stato troppo pericoloso per un figlio del popolo, ma era riuscito a strappare al biondino la promessa che lo avrebbe aiutato a farlo, in cambio, a sua volta, gli aveva insegnato un’altra pratica da lui considerata molto virile: coprire distanze ragguardevoli con un solo unico sputo.
Tuttavia non furono questi eventi a rendere la grande quercia della tenuta Jarjayes così fiera del suo stato arboreo, bensì un episodio di valore ben maggiore: la sepoltura di un tesoro, del tesoro.
 
- Oscar, perché non giochiamo ai pirati? –
- Ai pirati? –
- Sì, ai pirati, come quelli del libro di avventure di cui mi avevi parlato –
- Barbanera e Calico Jack? –
- Sì, proprio loro! Potremmo assaltare una nave inglese e poi seppellire il tesoro su un’isola misteriosa! –
Ad Oscar l’idea non dispiacque, come succedeva per molte delle idee dell’amico in effetti, anche se non sempre lo ammetteva con piacere.
Fu così che i due si trovarono presto protagonisti di un assalto memorabile e di uno scontro navale ancor più degno d’essere ricordato, ma quando i nostri eroi pregustavano la tanto attesa quanto meritata ricompensa sorse il dubbio, anzi, il dilemma.
- Quale tesoro possiamo seppellire? –
- Non lo so… Tu cos’hai in tasca? –
André le svuotò. Un filo di spago, qualche pietruzza che tempo fa doveva essergli sembrata interessante… poca cosa.
Con Oscar non andò molto meglio: un acciarino e due biglie di vetro.
- Così non va – disse il biondino, scuotendo il capo – Sono cose di poco valore, non potrà mai essere il tesoro di un pirata –
Il moro assunse un’espressione pensierosa, quasi corrucciata.
- Io avrei qualcosa di valore – ammise a bassa voce – Però… non voglio separarmene… – e così dicendo tirò fuori da sotto la camicia una catenina a cui era appeso un piccolo crocifisso di ferro, leggermente storto.
- Era della mia mamma. È tutto ciò che mi rimane. – aggiunse con un sospiro.
Oscar trattenne il fiato e con grande rispetto e delicatezza prese in mano quella piccola reliquia.
- No, André – affermò, deciso, con un tono ben più maturo dei suoi otto anni – Questo è il tuo tesoro e non è giusto che tu te ne separi per me.
- Vediamo… - continuò pensieroso – Quale oggetto di valore possiamo sotterrare?– il viso imbronciato e serio gli conferiva, in verità, un aspetto ancora più infantile.
- Ho trovato! – esclamò all’improvviso. E in men che non si dica si mise a correre e scomparve dalla vista di André, i capelli biondi che si muovevano, mossi dal vento, come cavalli al galoppo.
Poco dopo tornò con aria soddisfatta, le braccia incrociate dietro la schiena.
- Ecco qua il tesoro! – disse, rivelando ciò che aveva portato con sé.
Le sue piccole mani reggevano un coltellino dal manico rosso e una trottola di legno.
- Ma quella è la trottola che ti ho intagliato io per il tuo ultimo compleanno! – esclamò André.
Oscar annuì decisa: - Già. La conservavo nel cassetto del comodino accanto al mio letto, insieme a questo coltellino, è uno dei primi regali che mi ha fatto il mio papà, me l’ha dato quando mi è caduto il primo dentino… – e così dicendo aprì la bocca per indicare un incisivo ora perfettamente bianco e ben formato - Aveva detto che era un giorno importante e che andava festeggiato. Ci sono molto, molto affezionata, ma non così tanto da non separarmene. E vale anche per la tua trottola, eh! L’hai fatta tu, così sarà come conservare un piccolissimo pezzettino di te! –
Ad André l’idea piacque moltissimo, forse anche troppo. Gli piacque in un modo un po’ strano, così strano che nemmeno lui sapeva dire bene perché poi fosse così strano. Ma gli piaceva pensare che Oscar ritenesse la trottola che le aveva fatto come un piccolo tesoro e che gli stesse proponendo di seppellirla proprio lì, sotto la grande quercia, sotto il suo albero preferito, che aveva fatto da sfondo a così tanti ricordi felici. E poi quel coltellino dal manico rosso, che era l’esatta immagine di Oscar: elegante, focoso ma anche tagliente e pericoloso, se sottovalutato... In una parola sola: bello.
Era strana quella sensazione.
Un po’ come quando Christine, la sua amica d’infanzia, gli aveva regalato il nastro che usava per legarsi i capelli affinché non si dimenticasse mai di lei, facendogli anzi la promessa che un giorno si sarebbero incontrati di nuovo per sposarsi. E André di fronte a un gesto così solenne non aveva potuto essere da meno e le aveva regalato una ghianda, la ghianda di un’altra quercia, che avrebbe voluto portare con sé per non dimenticarsi mai del piccolo villaggio in cui era nato.
Anche quella sensazione era stata strana, una fitta al cuore, dolce e al contempo amara a cui André non sapeva bene che nome dare... Ma era comunque diversa da quello che provava quando stava con Oscar. In quel momento era come una stretta al cuore, è vero, ma era più dolce e in qualche modo lo faceva sentire felice. Stranamente felice.
Forse col tempo avrebbe imparato a dare un nome a quella sensazione, ma per il momento non era importante. Quello che importava, però ora, era seppellire con una solennità che aveva quasi del religioso quei due piccoli tesori sotto la sua amata quercia, perché un pezzettino di Oscar e un pezzettino di André, un coltello dal manico rosso e una trottola, potessero rimanere per sempre l’uno accanto all’altro ad imperitura memoria.
 
Ah, se quella quercia potesse parlare!
Se potesse raccontare le tante altre numerose avventure e disavventure di cui sarebbe stata silente testimone. Di come avrebbe visto fiorire l’amore tra i due giovani come un bellissimo bocciolo di rosa, un fiore nato solo per essere tagliato via bruscamente quando appena aveva cominciato ad aprire i primi petali profumati.
Ma non roviniamole questo momento.
Per ora Oscar e André sono solo due bambini cresciuti insiemi, due anime gemelle che ancora non si conoscono davvero, pure in realtà conoscendosi già molto profondamente. Due bambini che sognano di diventare cavalieri, pirati, forse, e che stanno seppellendo il loro piccolo, grande tesoro ai piedi della grande quercia.
 
- André, ascolta: se per caso dovessi morire, puoi prendere tu il tesoro che ho sepolto ai piedi della grande quercia, una trottola e un coltello dal manico rosso. –
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve, popolo di EFP!
Rieccomi qui con una nuova e inaspettata fanfiction, questa volta una one-shot.
Che dire?
Quando ho iniziato a scrivere questa storia avevo in mente tutt’altro, una sorta di sfilata di rapidi flash-back (principalmente ricordi di André), ispirati dall’episodio 12 (da cui è tratta la citazione finale) e dal volume 11 del manga (da cui ho preso il personaggio di Christine). Poi mi sono messa a scrivere e devo essermi lasciata prendere un po’ la mano, temo, ed ecco qua quello che ne è saltato fuori.
Non credo di “tenere fede” all’idea iniziale e scrivere altri capitoli, ma ciò non esclude la possibilità di eventuali storie future, nel caso in cui dovessi sentirmi particolarmente ispirata.
Ultima noticina e poi vi abbandono: in questa one-shot André si rivolge ad Oscar come se fosse un maschio non perché sia all’oscuro della sua identità, ma perché gli viene espressamente richiesto di farlo (nel manga si parla quasi sempre di Oscar al maschile) e perché lui per primo la vede ancora più come un maschiaccio, un amico prezioso con cui condividere giochi e marachelle… anche se già comincia a nascere in lui la sensazione che ben presto le cose cambieranno.
Ma bando alle ciance, ciancio alle bande, non voglio tediarvi più del necessario! Grazie mille per essere passati di qui ed avermi dedicato il vostro tempo.
Se vorrete essere così gentili da lasciarmi un commentino, ne sarò felicissima.
A presto,
fennec

 
  
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