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Autore: Dromeosauro394    12/12/2020    1 recensioni
Tracsorso un anno da quando il cucciolo d'uomo Mowgli ha messo in fuga la tigre Shere Khan e poi ha seguito sognante una rgazzina nel villaggio degli uomini. La storia sembrava conclusa. Ma purtroppo il piccolo Mowgli fa fatica ad ambientarsi nel villaggio dove Messua e Kamya che lo hanno preso come figlio lo chiamano Nathoo. Solo Shanti, la bambina che lo aveva condotto gli è amica.
Anche gli amici di Mowgli rimasti nella giungla hanno dei problemi. Baloo non riesce a diemnticare il suo cucciolo. E sebbene Shere Khan non si veda da un anno, giungono rumori su una tigre rimasta zoppa per una bruciatura che si aggira per la giungla.
Un seguito al classico Disney che combina anche elementi dei libri di Kipling.
"Perché era dovuto finire in quel villaggio? Sarebbe potuto restare nella giungla ora che Shere Khan era scappato. Nessuno poteva capirlo. Neanche Shanti per quanto ci provasse poteva capire la vita che aveva nella giungla. Sospirò e alzò lo sguardo verso la finestra. Quanto avrebbe voluto poter stringere il pelo caldo di Baloo in quel momento. Chissà cosa stava facendo il suo papà orso in quel momento?"
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mowgli capitolo 2 supercoretta

 

Poche briciole, mh, mh, mh, mh, mh... e i tuoi malanni puoi dimenticar...”, la voce dell’orso Baloo, risuonava malinconica nel folto della giungla. Il grosso animale se ne stava sdraiato contro un tronco e disegnava pigramente su una piccola palma accanto a lui. Il tono di solito gioioso della sua canzone preferita ora era lugubre e funereo. Lo era a tal punto che gli avvoltoi si erano radunati sull’albero sopra di lui. Buzzie, basso e calvo, Flaps, biondo e lungo, Dizzy, il più alto con i capelli che gli coprivano gli occhi e Ziggy, castano con la personalità più estroversa dei quattro. Baloo continuava con la canzoncina: “E i tuoi malanni puoi dimenticar... ma non puoi farlo, se ti manca l’indispensabile... e il mio indispensabile sei tuuu”. Finì lo scarabocchio sulla palma che si rivelò essere un Mowgli stilizzato con un grosso sorriso disordinato. “Oh, mio cucciolo d’uomo. Ah, quanto mi manchi. Oh, se solo fossi qui. Ti stringerei forte, forte, forte”. Abbracciò il tronco dove era disegnato Mowgli fino a sradicare la palma. Continuò a stringere forte fino a che il legno non gli si spezzò fra le zampone. Guardò il tronco incrinato dove ora il Mowgli disegnato si era mezzo distrutto e una crepa nella corteccia gli creava un sorriso triste all’ingiù. Baloo scoppiò in lacrime. “Oh, qui si mette male ragazzi”, mormorò Buzzie, “Allora cosa facciamo?”

 “Non lo so”, rispose Flaps, “Tu cosa vuoi fare?”. Buzzie ringhiò e non provò neanche a controribattere con l’amico. Baloo intanto ululava steso per terra. “Ogni Mowgli che incontro mi abbandona. Destino crudele”.

“Poverino”, sussurrò Dizzy. “Venite ragazzi scendiamo a aiutarlo”, propose Buzzie e in un frusciare di penne gli avvoltoi scesero intorno all’orso. “Baloo, andiamo”, lo incitò Buzzie saltellandogli davanti, “La vita continua”.

 “No, no. Niente ha più senso senza il mio cucciolo”.

 “Andiamo pelosone, forza alzati”, disse Ziggy mentre cercava di sollevare il pesante posteriore dell’orso, “Stare tutto il giorno così non ti giova”.

 “Che senso ha alzarsi senza Mowgli?”.

 Buzzie si mise un’ala sotto il mento pensieroso: “Perché non cantiamo qualcosa tutti insieme. Forza ragazzi in posizione. Al mio tre ...”. Gli avvoltoi si misero in fila con un’ala sul petto pronti per uno dei loro famosi quartetti. “Siamo qui, qui per te, siam ...”

“No, basta, per favore. Non riesco più a cantare senza Mowgli. Non riesco più a dormire. Non riesco più a mangiare”.

“Ma se stamattina ti sei spazzato via tre caschi di banane”, ridacchio Ziggy.

“Appunto solo tre”, puntualizzo triste Baloo, “Ah, prima di quel cuccioletto potevo passare tutte le giornate a fare quel che mi pareva. Ora tutto quanto mi sembra inutile. Buuuhuuuuhuuu!”. I singhiozzi acuti di Baloo risuonarono nella giungla. Improvvisamente qualcosa spuntò tra i rami di un albero. Era Bagheera: “Cosa sta succedendo? Chi sta morendo?”, chiese disperata. Poi vide l’orso che piagnucolava per terra. “Oh, Baloo. Per favore basta con queste scenate. Orami è passato un anno da quando Mowgli se n’è andato. Fattene una ragione e pensa che ora è felice con quelli della sua specie”.

 “Oh, Baghy vorrei tanto poter esserlo. Ma non riesco ad andare avanti. E se fosse infelice in quel villaggio? Se non gli dessero abbastanza da mangiare?”

“Oh, Baloo...”, borbottò irritato Bagheera.

“Dico sul serio”, continuò l’orso, “Lo sai quanto crudeli sanno esseri gli umani. Che cosa pensi faranno al nostro piccolo Mowgli? Tutta colpa di quella ragazzina odiosa che lo ha attirato con l’inganno in quel covo di delinquenti. Se non fosse stato per lei a quest’ora Mowgli sarebbe ancora fra le mie braccia”.

 “Non mi sembrava così perfida come la descrivi l’ultima che l’abbiamo vista. E Mowgli sembrava più che contento di seguirla”, sogghignò Bagheera.

 “Ma è solo un cucciolo si è lasciato ingannare da quella piccola ...Grrr! Oh, già me lo immagino, gli insegneranno a dare la caccia col fucile”, Baloo si alzò sulle zampe posteriori, “Verrà qui e invece di riabbracciare il suo vecchio amico Baloo ...Pam!” Afferrandosi il petto come se fosse stato ferito barcollò in tondo. Gli avvoltoi continuarono a spostarsi per evitare di essere sepolti sotto l’orso quando sarebbe cascato. Infine Ballo si accasciò di schiena al suolo. Bagheera alzò gli occhi al cielo. “Baloo, Mowgli sta bene dove sta. E poi ricordati che c’è ancora Shere Khan in circolazione”.

 “Mpfh! Quella tigraccia”, borbottò Ballo tirandosi su sui gomiti, “Ormai è diventato un vecchio gatto zoppo dopo che lo abbiamo sistemato per le feste. È più di un anno che non si fa vedere da queste parti. Non oserà più tornare qui e mettersi contro il vecchio Baloo”, disse puntandosi il pollice artigliato contro il petto.  Bagheera sospirò: “Come credi Baloo”. Sollevò lo sguardo e vide il sole che tramontava: “Io devo scappare ora. Questa notte c’è una riunione dei lupi alla Roccia del Consiglio”.

 “Davvero perché?”, chiese Baloo.

“Il loro capo Akela è diventato molto vecchio e vogliono indire una votazione per eleggerne uno nuovo. Probabilmente il papà lupo di Mowgli: Rama. Sembra solo ieri che un anno fa in una notte come questa mi incaricarono di portare Mowgli al villaggio degli uomini”.

 “Oh, Mowgli ...Buuuhuuu!”, ricominciò Baloo. Bagheera si morse la lingua per aver nominato il cucciolo d’uomo. “Oh, Baloo scusa io non ...Bah. Sentì io ora scappo, tu non abbatterti. Voi tenetelo d’occhio e vedete che non si ammazzi”, disse Bagheera ai quattro avvoltoi. Detto questo in un fruscio di foglie lasciò l’orso piagnucolante insieme agli uccelli.

 

Mowgli intanto era ancora sul letto in camera sua. Ad un certo punto sentì la porta principale aprirsi. “Oh, bramino Purun. Lei ci fa un enorme onore a venire nella nostra umile dimora”, sentì dire Messua. Incuriosito e timoroso di quale sarebbe stata la sua punizione si accostò con l’orecchio accanto alla porta. “La prego si segga. Posso offrirle qualcosa, abbiamo latte e birra e ...”

“Una delle tue focacce andrà bene Messua. Però l’argomento che mi preme di più discutere è l’incidente di oggi con Nathoo”.

 “Oh, la prego non sia duro con lui. Nathoo non voleva fare nulla di male. Sa com’è, deve ancora abituarsi. Lui ...”, il bramino alzò una mano e Messua tacque. La donna corse in cucina a prendere una focaccia mentre il prete e il marito si sedevano su dei cuscini per discutere.

“La madre ci tiene molto al bambino”.

 “Si, anche troppo”, rispose Kamya, “Cosa deve fare?”

“Sii paziente Kamya ora ve lo dirò. Oh, ecco la mia focaccia”. L’uomo di fede prese il pane e lo addentò avidamente. “La mia opinione, munch ...è che, munch ...Nathoo non si sia ancora ambientato nel villaggio e quindi fa monellate come quella di oggi per dimostrare la sua sofferenza. E come biasimarlo? Un ragazzo della sua età tutto il giorno dietro a quella ragazzina shudra”

 “Se è per il bene di Nathoo la allontanerò subito”, affermò Kamya. A Mowgli si strinse il cuore al pensiero di perdere la sua unica amica. “No, no, niente del genere. Ma pensò che Nathoo dovrebbe passare il suo tempo a fare qualcosa di più costruttivo”.

“Quel bambino non sa contare neanche sulla punta delle dita. Non può venire al lavoro con me”.

 “Lasciami finire Kamya. Una volta avete detto che è scappato di nuovo nella giungla. Vero?”

 “Si, ma solo per una notte”, si affrettò a dire a Messua.

 “Beh, non c’è da stupirsi. Immagino che gli manchi poter scorrazzare in giro per la foresta. Ora è costretto a stare chiuso la maggior parte del giorno. Chi di noi alla sua età non sognava che correre e giocare?”

 “Io alla sua età già lavoravo per contribuire in casa”, rispose perentorio Kamya.

 “Ci stavo arrivando. Nathoo oggi ha rubato. Non capisce il significato del denaro, che bisogna faticare e sudare per ottenerlo e così comprare ciò che si vuole. Perché non farlo lavorare un po’? A controllare la mandria magari?”

 “Cosa?”, sussultò Messua, “Ma è solo un bambino. Un calcio di quei bufali e sarebbe ucciso. E poi andrebbe fuori dal villaggio e… E… Tutte quelle storie che girano sulla tigre zoppa mangia uomini”.

“Messua, figliola, calmati. Il ragazzo ci sa fare con gli animali come abbiamo visto con… l’altro incidente: l’asino dell’intoccabile”.

 “Non me lo ricordi”, disse Kamya irritato.

 Il bramino sorrise: “Nathoo potrà stare all’aria aperta tutto il giorno. Lontano da quella ragazzina, lontano dal villaggio e dai guai. Imparerà cosa vuol dire faticare e lavorare onestamente”. Kamya ci pensò su un attimo: “Si, in effetti non è una cattiva idea”.

 “Cosa? Kamya non puoi dire sul serio. Dopo che la giungla ci ha appena restituito nostro figlio, tu vuoi rigettarcelo dentro? E se ce lo prendessero di nuovo e questa volta non tornasse più?”, strinse forte il braccio del marito singhiozzando.

“La prego padre, un’altra punizione. Qualunque altra, ma non la giungla”.

 “Messua, calmati”, le disse Kamya accarezzandole la testa, “Sono certo che il bramino non farebbe mai una proposta del genere se ne andasse di mezzo l’incolumità di Nathoo. Questa è una buona occasione perché il ragazzo cominci a diventare uomo”.

“È solo un bambino”.

“Non lo sarà per sempre. E non lo potrai proteggere per sempre”.

“Ma l’ho riavuto da così poco. Dieci anni senza nostro figlio, non togliermelo di già”.

“Rischi di perderlo più se continua a fare stupidaggini come quella di oggi che se va a far pascolare i bufali”.

 Messua si rassegnò e lasciò il braccio del marito. “Va bene bramino Purun. Lo faccia andare di guardia al pascolo”.

 “Molto bene. Visto che la questione è risolta io torno al tempio per la preghiera della sera”.

I tre adulti si alzarono e il bramino fu accompagnato alla porta. “Preghi per mio figlio stasera padre”, lo prego Messua, “Preghi che domani non gli accada niente di male”.

“Preghi perché non rovini anche questa occasione”, rimarcò Kamya.

“Lo farò tranquilli”, disse rassicurante il prete, “Non crucciatevi troppo, state facendo del vostro meglio. Siete dei buoni genitori per quel bambino”, detto questo se uscì nell’aria della notte. Messua richiuse mesta la porta. Il marito la abbracciò e la bacio sulla fronte.

 “Vieni ora andiamo a dirglielo”.

 “Va bene”, disse lei.

 Mowgli sentendoli arrivare si rigettò subito sul letto sotto le coperte. Ora avrebbe dovuto fare del suo meglio per fingersi sorpreso. Non poteva crederci. Andare fuori dal villaggio, nella giungla! Non vedeva l’ora. Chissà forse avrebbe potuto anche rincontrare qualcuno, Baloo, Bagheera o il branco dei lupi. 

 

La luna splendeva sulla Roccia del consiglio. Il branco dei lupi era steso sulla pietra spoglia mentre su un masso si stagliava la figura del vecchio Akela. Bagheera stava steso su un ramo facendo dondolare avanti e indietro la coda. Il vecchio lupo iniziò a parlare: “Dunque. Tre settimane fa ho mancato il mio primo cervo. Sapete tutti che cosa significa: ormai sono troppo vecchio e debole per guidare il branco. È tempo che qualcun altro prenda il mio posto. Ci chiamiamo il Popolo Libero perché siamo liberi di scegliere chi ci governa. Io da parte mia propongo che sia Rama il nostro nuovo capo branco”. Il lupo dal pelo nero che era stato il padre di Mowgli si fece avanti. “Ma la scelta spetta a voi. Dunque c’è qualcun altro che si offre?”, chiese Akela all’assemblea. Il branco di lupi stette in silenzio.

 “Io mi offro”, risuonò una voce al di fuori del cerchio. Le teste canine si girarono in allerta per vedere di chi fosse quella voce. Dal limitare della foresta una zampa striata uscì dai cespugli. “Io Shere Khan, mi offro come nuovo signore del Popolo Libero”. Bagheera si alzò teso sul ramo dell’albero. Shere Khan!

Era più di un anno che non si vedeva più la tigre dopo che Mowgli l’aveva fatta scappare. La pantera osservò il grosso felino farsi strada tra i lupi. Zoppicava un po’ su una zampa posteriore ma per il resto incuteva ancora terrore. Rama digrignò i denti: “Vattene via bestiaccia bruciacchiata. Non hai niente a che vedere tu col Popolo Libero”

 “Ah, sì? Strano credevo che accettaste i membri di ogni specie visto che vi siete tenuti per dieci anni un cucciolo d’uomo. Beh, visto che siete liberi di scegliere, fatelo. Chi sceglierete come nuovo capo? Me o il lupo rognoso qui accanto che non ha avuto la forza di uccidere un poppante quando avrebbe dovuto?”

 Akela ringhiò a sua volta alla tigre: “Vattene via Shere Khan. Un anno fa potevi anche sconfiggerci tutti quanti, ma ora? Guardati, sei solo uno zoppo. Girano voci sul fatto che devi ammazzare il bestiame degli uomini perché non riesci più a cacciare”

 “Queste zampe anche se bruciate hanno ancora gli artigli, vecchio lupo. Ti darò la prova che so ancora uccidere, se vuoi”.

 “Vattene via”, lo minacciò Rama, “Questo è l’ultimo avvertimento”.

 “Ma come? Non vogliamo neanche sapere il risultato della votazione. Andiamo lupi, voi non ucciderete Shere Khan. Infatti voi eleggerete Shere Khan come nuovo capo branco”.

 “Stai vaneggiando tigre”, disse ringhiando Akela. Shere Khan continuò imperterrito: “Voi amate Shere Khan, voi ammirate Shere Khan, voi vi… fidate di Shere Khan”.

 I lupi all’inizio silenziosi cominciarono piano piano ad abbaiare annuendo.

“Sì, è vero”.

 “Votiamo Shere Khan”.

“Shere Khan è il nostro capo”.

“Sì noi amiamo Shere Khan”.

 “Lo ammiriamo”.

“Sì, ci fidiamo di Shere Khan”.

Bagheera non poteva credere alle proprie orecchie. Come potevano i lupi dire cose del genere? Fidarsi di Shere Khan? Guardò mentre tutti i lupi del branco a parte Rama, mamma lupa e i quattro fratelli di Mowgli, acclamavano la tigre. Guardò le bestie e notò qualcosa di strano nelle loro pupille. Appena realizzò di cosa si trattava provò a ruggire per avvertirli ma qualcosa gli tappo la bocca. In men che non si dica delle grosse spire si avvolsero intorno alla pantera imprigionandola in una morsa stretta. Un sibilo gli sfiorò l’orecchio: “Sssilenzio vecchio mio. Lasciamo che finisssca la votazione”. Kaa il serpente! Ecco come aveva fatto Shere Khan. L’intero branco era ipnotizzato! Da quando il pitone aveva un tale potere? I lupi ulularono forte alla luna mentre Shere Khan veniva nominato nuovo capo branco. “Grazie, grazie miei fedeli e mansueti sudditi”, la tigre fece far silenzio ai lupi, “Il mio primo decreto come nuovo signore del Popolo Libero sarà quello di punire la famiglia di lupi che ha accolto il piccolo cucciolo d’uomo tra di loro. Hanno infranto la legge della giungla tenendo qui un uomo e ora dovranno pagare”. Rama sua moglie Raksha e i loro figli ringhiarono contro la tigre mentre gli altri lupi del branco cominciavano ad alzarsi e a accerchiarli. “La sentenza per il crimine commesso è… morte!”, ruggì la tigre. Akela saltò giù dalla sua roccia. “Dovrai passare sul mio cadavere prima, vecchio gattaccio striato”. Shere Khan guardò con sufficienza il vecchio lupo grigio. “D’accordo, non sarà un grosso impedimento. Voi altri, uccidete Rama e la sua famiglia”. Shere Khan si gettò contro Akela. Il lupo e la tigre cominciarono azzannarsi e graffiarsi a vicenda sull’orlo della Roccia del Consiglio. Bagheera tentò invano di liberarsi dalla stretta di Kaa. Il serpente intanto rideva sibilando: “Mh, mh, mh. Tu chi pensi vincerà? Mh, mh, mh. Io punto sul felino”, disse puntando la coda verso Shere Khan. Intanto i lupi si erano avventati su Rama, la moglie e i figli. I sei lupi si battevano con coraggio ma avevano contro l’intero branco. Shere Khan e Akela intanto continuavano lo scontro. Il lupo grigio era vecchio ma anche coriaceo e avrebbe combattuto fino alla morte. Shere Khan inoltre era zoppo e non più così letale come in passato, ruggendo di rabbia raddoppiò gli sforzi contro quel cane insolente. Akela scattò e strinse le mascelle intorno al collo della tigre. Shere Khan ruggì di dolore e tentò invano di scrollarselo di dosso. Alla fine con una zampata sul muso del povero Akela lo spedì per terra con un guaito. Bagheera spalancò gli occhi gialli. Il vecchio lupo provò ad alzarsi ma ricadde con un lamento. Mentre cercava di rialzarsi di nuovo una pesante zampa di Shere Khan lo spinse a terra. Il felino sussurrò all’orecchio del lupo: “Te lo avevo detto che non saresti stato un grosso impedimento”. Chiuse le grosse mascelle nel collo di Akela e in uno scatto lo lanciò giù dalla rupe come fosse stato un lupo di pezza. Bagheera voleva ruggire indignato ma Kaa ancora gli tappava la bocca. La tigre si voltò soddisfatta verso la famigliola di Rama che veniva spinta in bilico sull’orlo della roccia. “Loro sono i prossimi”, proclamò Shere Khan. ‘Oh, no che non lo sono’, pensò furioso Bagheera. Con un enorme sforzo spalancò ancora di più le mascelle e infilò i denti nella carne squamosa del pitone. “Ahiiii!”, mugolò di dolore Kaa. Negli spasmi di dolore, il serpente allentò la presa e Bagheera si liberò dalla prigione delle spire. Con un balzo si gettò giù dall’albero e corse in aiuto di Rama e Raksha. Con gli artigli e con le zanne scacciò via alcuni lupi creando un corridoio per la famiglia di Mowgli. “Scappate. Andate via, li trattengo io”, ruggì continuando a menare unghiate.

“Presto cuccioli”, abbaiò Raksha. I quattro lupi sgusciarono via in un lampo seguiti dai genitori.

“No. Fermateli non lasciateli scappare “, urlò Shere Khan correndo zoppicante verso di loro. Alcuni lupi provarono a inseguire i sei fuggitivi ma in breve la famigliola si era sparpagliata ed era sparita nella foresta. Shere Khan pestò le possenti zampe a terra e lanciò un ruggito di indignazione. Si voltò verso la pantera che ormai veniva sopraffatta dal resto del branco. Almeno quella era stata presa. “Kaa”, chiamò calmo Shere Khan avvicinandosi all’albero. “S-s-s-sssi?”, bisbigliò impaurito il serpente abbassando mesto la testa.

“Ti avevo chiesto solo una cosa: di bloccare la pantera”.

“Lo ssso, ma mi ha morso e mi è sssgusciata via. Oh, ti prego di ssscusarmi. Giuro che non ti deluderò più”.

La tigre sospirò: “Sei perdonato Kaa. D’altronde sei riuscito a ipnotizzare tutto il branco come ti avevano chiesto. È sorprendete. Come ci sei riuscito?”

Kaa si lisciò compiaciuto le spire: “Oh, beh, sai ...le sssolite cossse. Un’ipnosi continua mentre dormivano per un paio di sssettimane. Ora non usciranno dalla trance a meno che io non dica la parola sssegreta” “Mh, impressionante”, commentò Shere Khan.

 “Oh, non essere così sssorpreso non è niente di che. Sssei vuoi potrei darti una dimossstrazione. Ssspera in me…” La tigre alzò gli occhi al cielo e gli diede una zampata con cui Kaa sbatté la testa contro un ramo. “Ahu, la mia sssinusite”.

“Per ora non ho bisogno di dimostrazioni. E puoi rispiegarmi perché non lo hai potuto fare con il vecchio lupo e la famiglia di quel lurido cucciolo d’uomo”.

Kaa si stava massaggiando la testa: “A quanto pare i sssentimenti verso il cucciolo d’uomo erano più forti delle mie capacità ipnotiche. Ahu, non avrebbero mai accettato il tuo comando dopo che avevi minacciato il loro piccolo. Ohi, non riuscirò più a dormire per un messse”.

Shere Khan ignorò i lamenti del rettile: “Ora con i lupi che sono scappati in poco tempo tutta la giungla saprà di questa storia. A quanto pare dovrò accelerare i miei piani… Ma prima, occupiamoci dell’amichetto del cucciolo d’uomo”.

Bagheera era stato spinto contro l’orlo della rupe dal branco di lupi ringhiati. La pantera sollevò la testa e vide il dirupo gettarsi nell’oscurità. Shere Khan si avvicinò con passò lento verso di lui. La pantera ringhiò contro la tigre: “Cos’hai intenzione di fare Shere Khan? Questo è contro tutte le leggi della giungla. Non appena si verrà a sapere verrai fermato”.

“Questo lo vedremo pantera”, rispose calma la tigre, “Per ora quello che mi interessa è ottenere la vendetta. Vendetta contro quel tuo cucciolo d’uomo che ha osato oltraggiarmi. E contro chiunque lo abbia aiutato a sfuggirmi la prima volta”, il felino avanzò e i lupi spinsero Bagheera ancora più sul bordo della rupe, “E ti assicuro che questa volta, Mowgli non scapperà un’altra volta. Salutami Akela sul fondo del dirupo”, con quell’ultima frase allungò una leggera zampata verso e Bagheera e quella bastò a farlo cadere giù dalla Roccia del Consiglio con un ruggito disperato. Kaa deglutì alla vista di quella scena. Shere Khan impassibile si girò e andò verso il serpente: “Come dicevo Kaa dobbiamo agire in fretta, quindi muoviti. Branco seguitemi, andiamo verso le rovine del tempio”.

“Le rovine?”, sibilò confuso Kaa, “Cosssa diavolo dobbiamo andarci a fare alle rovine? Non potresti dirmi qualche cosssa di più sul tuo favolossso piano. Anch’io voglio vendicarmi di quel piccolo, odiossso, missserabile, insssolente, detessstabile… deliziossso, ehm, di quel cucciolo d’uomo”.

“Per ora quello che sai è sufficiente. Dobbiamo andare alle rovine perché devo parlare con un certo orango. Ho sentito delle voci che dicono che potremmo avere un interesse comune”. La tigre seguita dai lupi e dal pitone abbandonò lentamente la Roccia del Consiglio. Intanto sul fondo della formazione in pietra giaceva Bagheera. Il corpo della pantera sembrava senza vita, ma se qualcuno avesse potuto avvicinarsi avrebbe visto che respirava ancora debolmente.

   
 
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