“Poche briciole, mh, mh,
mh, mh, mh... e i tuoi malanni puoi dimenticar...”, la voce
dell’orso Baloo,
risuonava malinconica nel folto della giungla. Il grosso animale se ne
stava
sdraiato contro un tronco e disegnava pigramente su una piccola palma
accanto a
lui. Il tono di solito gioioso della sua canzone preferita ora era
lugubre e
funereo. Lo era a tal punto che gli avvoltoi si erano radunati
sull’albero
sopra di lui. Buzzie, basso e calvo, Flaps, biondo e lungo, Dizzy, il
più alto
con i capelli che gli coprivano gli occhi e Ziggy, castano con la
personalità
più estroversa dei quattro. Baloo continuava con la
canzoncina: “E i tuoi
malanni puoi dimenticar... ma non puoi farlo, se ti manca
l’indispensabile... e
il mio indispensabile sei tuuu”. Finì lo
scarabocchio sulla palma che si rivelò
essere un Mowgli stilizzato con un grosso sorriso disordinato.
“Oh, mio
cucciolo d’uomo. Ah, quanto mi manchi. Oh, se solo fossi qui.
Ti stringerei
forte, forte, forte”. Abbracciò il tronco dove era
disegnato Mowgli fino a
sradicare la palma. Continuò a stringere forte fino a che il
legno non gli si
spezzò fra le zampone. Guardò il tronco incrinato
dove ora il Mowgli disegnato
si era mezzo distrutto e una crepa nella corteccia gli creava un
sorriso triste
all’ingiù. Baloo scoppiò in lacrime.
“Oh, qui si mette male ragazzi”, mormorò
Buzzie, “Allora cosa facciamo?”
“Non
lo so”,
rispose Flaps, “Tu cosa vuoi fare?”. Buzzie
ringhiò e non provò neanche a
controribattere con l’amico. Baloo intanto ululava steso per
terra. “Ogni
Mowgli che incontro mi abbandona. Destino crudele”
“Poverino”,
sussurrò
Dizzy. “Venite ragazzi scendiamo a aiutarlo”,
propose Buzzie e in un frusciare
di penne gli avvoltoi scesero intorno all’orso.
“Baloo, andiamo”, lo incitò
Buzzie saltellandogli davanti, “La vita continua”
“No,
no. Niente
ha più senso senza il mio cucciolo”
“Andiamo
pelosone, forza alzati”, disse Ziggy mentre cercava di
sollevare il pesante
posteriore dell’orso, “Stare tutto il giorno
così non ti giova”
“Che
senso ha
alzarsi senza Mowgli?”
Buzzie
si mise
un’ala sotto il mento pensieroso:
“Perché non cantiamo qualcosa tutti insieme.
Forza ragazzi in posizione. Al mio tre ...”. Gli avvoltoi si
misero in fila con
un’ala sul petto pronti per uno dei loro famosi quartetti.
“Siamo qui, qui per
te, siam ...”
“No,
basta, per
favore. Non riesco più a cantare senza Mowgli. Non riesco
più a dormire. Non
riesco più a mangiare”.
“Ma
se stamattina ti
sei spazzato via tre caschi di banane”, ridacchio Ziggy.
“Appunto
solo tre”,
puntualizzo triste Baloo, “Ah, prima di quel cuccioletto
potevo passare tutte
le giornate a fare quel che mi pareva. Ora tutto quanto mi sembra
inutile. Buuuhuuuuhuuu!”.
I singhiozzi acuti di Baloo risuonarono nella giungla. Improvvisamente
qualcosa
spuntò tra i rami di un albero. Era Bagheera:
“Cosa sta succedendo? Chi sta
morendo?”, chiese disperata. Poi vide l’orso che
piagnucolava per terra. “Oh,
Baloo. Per favore basta con queste scenate. Orami è passato
un anno da quando
Mowgli se n’è andato. Fattene una ragione e pensa
che ora è felice con quelli
della sua specie”
“Oh,
Baghy
vorrei tanto poter esserlo. Ma non riesco ad andare avanti. E se fosse
infelice
in quel villaggio? Se non gli dessero abbastanza da
mangiare?”
“Oh,
Baloo...”,
borbottò irritato Bagheera.
“Dico
sul serio”,
continuò l’orso, “Lo sai quanto crudeli
sanno esseri gli umani. Che cosa pensi
faranno al nostro piccolo Mowgli? Tutta colpa di quella ragazzina
odiosa che lo
ha attirato con l’inganno in quel covo di delinquenti. Se non
fosse stato per
lei a quest’ora Mowgli sarebbe ancora fra le mie
braccia”
“Non
mi
sembrava così perfida come la descrivi l’ultima
che l’abbiamo vista. E Mowgli sembrava
più che contento di seguirla”,
sogghignò Bagheera.
“Ma
è solo un
cucciolo si è lasciato ingannare da quella piccola ...Grrr!
Oh, già me lo
immagino, gli insegneranno a dare la caccia col fucile”,
Baloo si alzò sulle
zampe posteriori, “Verrà qui e invece di
riabbracciare il suo vecchio amico
Baloo ...Pam!” Afferrandosi il petto come se fosse stato
ferito barcollò in
tondo. Gli avvoltoi continuarono a spostarsi per evitare di essere
sepolti
sotto l’orso quando sarebbe cascato. Infine Ballo si
accasciò di schiena al
suolo. Bagheera alzò gli occhi al cielo. “Baloo,
Mowgli sta bene dove sta. E
poi ricordati che c’è ancora Shere Khan in
circolazione”
“Mpfh!
Quella tigraccia”,
borbottò Ballo tirandosi su sui gomiti, “Ormai
è diventato un vecchio gatto
zoppo dopo che lo abbiamo sistemato per le feste. È
più di un anno che non si
fa vedere da queste parti. Non oserà più tornare
qui e mettersi contro il
vecchio Baloo”, disse puntandosi il pollice artigliato contro
il petto.
Bagheera
sospirò: “Come credi Baloo”.
Sollevò lo sguardo e vide il sole che tramontava:
“Io devo scappare ora. Questa notte c’è
una riunione dei lupi alla Roccia del
Consiglio”
“Davvero
perché?”, chiese Baloo.
“Il
loro capo Akela è
diventato molto vecchio e vogliono indire una votazione per eleggerne
uno
nuovo. Probabilmente il papà lupo di Mowgli: Rama. Sembra
solo ieri che un anno
fa in una notte come questa mi incaricarono di portare Mowgli al
villaggio
degli uomini”
“Oh,
Mowgli
...Buuuhuuu!”, ricominciò Baloo. Bagheera si morse
la lingua per aver nominato
il cucciolo d’uomo. “Oh, Baloo scusa io non ...Bah.
Sentì io ora scappo, tu non
abbatterti. Voi tenetelo d’occhio e vedete che non si
ammazzi”, disse Bagheera
ai quattro avvoltoi. Detto questo in un fruscio di foglie
lasciò l’orso
piagnucolante insieme agli uccelli.
Mowgli
intanto era
ancora sul letto in camera sua. Ad un certo punto sentì la
porta principale
aprirsi. “Oh, bramino Purun. Lei ci fa un enorme onore a
venire nella nostra
umile dimora”, sentì dire Messua. Incuriosito e
timoroso di quale sarebbe stata
la sua punizione si accostò con l’orecchio accanto
alla porta. “La prego si
segga. Posso offrirle qualcosa, abbiamo latte e birra e ...”
“Una
delle tue
focacce andrà bene Messua. Però
l’argomento che mi preme di più discutere
è
l’incidente di oggi con Nathoo”
“Oh,
la prego
non sia duro con lui. Nathoo non voleva fare nulla di male. Sa
com’è, deve
ancora abituarsi. Lui ...”, il bramino alzò una
mano e Messua tacque. La donna
corse in cucina a prendere una focaccia mentre il prete e il marito si
sedevano
su dei cuscini per discutere.
“La
madre ci tiene
molto al bambino”
“Si,
anche
troppo”, rispose Kamya, “Cosa deve fare?”
“Sii
paziente Kamya
ora ve lo dirò. Oh, ecco la mia focaccia”.
L’uomo di fede prese il pane e lo
addentò avidamente. “La mia opinione, munch
...è che, munch ...Nathoo non si
sia ancora ambientato nel villaggio e quindi fa monellate come quella
di oggi
per dimostrare la sua sofferenza. E come biasimarlo? Un ragazzo della
sua età
tutto il giorno dietro a quella ragazzina shudra”
“Se
è per il
bene di Nathoo la allontanerò subito”,
affermò Kamya. A Mowgli si strinse il
cuore al pensiero di perdere la sua unica amica. “No, no,
niente del genere. Ma
pensò che Nathoo dovrebbe passare il suo tempo a fare
qualcosa di più
costruttivo”
“Quel
bambino non sa
contare neanche sulla punta delle dita. Non può venire al
lavoro con me”
“Lasciami
finire Kamya. Una volta avete detto che è scappato di nuovo
nella giungla.
Vero?”
“Si,
ma solo
per una notte”, si affrettò a dire a Messua.
“Beh,
non c’è
da stupirsi. Immagino che gli manchi poter scorrazzare in giro per la
foresta.
Ora è costretto a stare chiuso la maggior parte del giorno.
Chi di noi alla sua
età non sognava che correre e giocare?”
“Io
alla sua
età già lavoravo per contribuire in
casa”, rispose perentorio Kamya.
“Ci
stavo
arrivando. Nathoo oggi ha rubato. Non capisce il significato del
denaro, che
bisogna faticare e sudare per ottenerlo e così comprare
ciò che si vuole.
Perché non farlo lavorare un po’? A controllare la
mandria magari?”
“Cosa?”,
sussultò Messua, “Ma è solo un bambino.
Un calcio di quei bufali e sarebbe
ucciso. E poi andrebbe fuori dal villaggio e… E…
Tutte quelle storie che girano
sulla tigre zoppa mangia uomini”.
“Messua,
figliola,
calmati. Il ragazzo ci sa fare con gli animali come abbiamo visto
con… l’altro
incidente: l’asino dell’intoccabile”
“Non
me lo
ricordi”, disse Kamya irritato.
Il
bramino
sorrise: “Nathoo potrà stare all’aria
aperta tutto il giorno. Lontano da quella
ragazzina, lontano dal villaggio e dai guai. Imparerà cosa
vuol dire faticare e
lavorare onestamente”. Kamya ci pensò su un
attimo: “Si, in effetti non è una
cattiva idea”
“Cosa?
Kamya
non puoi dire sul serio. Dopo che la giungla ci ha appena restituito
nostro
figlio, tu vuoi rigettarcelo dentro? E se ce lo prendessero di nuovo e
questa
volta non tornasse più?”, strinse forte il braccio
del marito singhiozzando.
“La
prego padre,
un’altra punizione. Qualunque altra, ma non la
giungla”
“Messua,
calmati”, le disse Kamya accarezzandole la testa,
“Sono certo che il bramino
non farebbe mai una proposta del genere se ne andasse di mezzo
l’incolumità di
Nathoo. Questa è una buona occasione perché il
ragazzo cominci a diventare
uomo”.
“È
solo un bambino”.
“Non
lo sarà per
sempre. E non lo potrai proteggere per sempre”
“Ma
l’ho riavuto da
così poco. Dieci anni senza nostro figlio, non togliermelo
di già”.
“Rischi
di perderlo più
se continua a fare stupidaggini come quella di oggi che se va a far
pascolare i
bufali”
Messua
si
rassegnò e lasciò il braccio del marito.
“Va bene bramino Purun. Lo faccia
andare di guardia al pascolo”
“Molto
bene.
Visto che la questione è risolta io torno al tempio per la
preghiera della sera”
I
tre adulti si
alzarono e il bramino fu accompagnato alla porta. “Preghi per
mio figlio
stasera padre”, lo prego Messua, “Preghi che domani
non gli accada niente di
male”.
“Preghi
perché non
rovini anche questa occasione”, rimarcò Kamya.
“Lo
farò tranquilli”,
disse rassicurante il prete, “Non crucciatevi troppo, state
facendo del vostro
meglio. Siete dei buoni genitori per quel bambino”, detto
questo se uscì
nell’aria della notte. Messua richiuse mesta la porta. Il
marito la abbracciò e
la bacio sulla fronte.
“Vieni
ora
andiamo a dirglielo”
“Va
bene”,
disse lei.
Mowgli
sentendoli arrivare si rigettò subito sul letto sotto le
coperte. Ora avrebbe
dovuto fare del suo meglio per fingersi sorpreso. Non poteva crederci.
Andare
fuori dal villaggio, nella giungla! Non vedeva l’ora.
Chissà forse avrebbe
potuto anche rincontrare qualcuno, Baloo, Bagheera o il branco dei lupi.
La
luna splendeva
sulla Roccia del consiglio. Il branco dei lupi era steso sulla pietra
spoglia
mentre su un masso si stagliava la figura del vecchio Akela. Bagheera
stava
steso su un ramo facendo dondolare avanti e indietro la coda. Il
vecchio lupo
iniziò a parlare: “Dunque. Tre settimane fa ho
mancato il mio primo cervo.
Sapete tutti che cosa significa: ormai sono troppo vecchio e debole per
guidare
il branco. È tempo che qualcun altro prenda il mio posto. Ci
chiamiamo il
Popolo Libero perché siamo liberi di scegliere chi ci
governa. Io da parte mia
propongo che sia Rama il nostro nuovo capo branco”. Il lupo
dal pelo nero che
era stato il padre di Mowgli si fece avanti. “Ma la scelta
spetta a voi. Dunque
c’è qualcun altro che si offre?”, chiese
Akela all’assemblea. Il branco di lupi
stette in silenzio.
“Io
mi offro”,
risuonò una voce al di fuori del cerchio. Le teste canine si
girarono in
allerta per vedere di chi fosse quella voce. Dal limitare della foresta
una
zampa striata uscì dai cespugli. “Io Shere Khan,
mi offro come nuovo signore
del Popolo Libero”. Bagheera si alzò teso sul ramo
dell’albero. Shere Khan!
Era
più di un anno
che non si vedeva più la tigre dopo che Mowgli
l’aveva fatta scappare. La
pantera osservò il grosso felino farsi strada tra i lupi.
Zoppicava un po’ su
una zampa posteriore ma per il resto incuteva ancora terrore. Rama
digrignò i
denti: “Vattene via bestiaccia bruciacchiata. Non hai niente
a che vedere tu
col Popolo Libero”
“Ah,
sì? Strano
credevo che accettaste i membri di ogni specie visto che vi siete
tenuti per
dieci anni un cucciolo d’uomo. Beh, visto che siete liberi di
scegliere,
fatelo. Chi sceglierete come nuovo capo? Me o il lupo rognoso qui
accanto che
non ha avuto la forza di uccidere un poppante quando avrebbe
dovuto?”
Akela
ringhiò a
sua volta alla tigre: “Vattene via Shere Khan. Un anno fa
potevi anche
sconfiggerci tutti quanti, ma ora? Guardati, sei solo uno zoppo. Girano
voci
sul fatto che devi ammazzare il bestiame degli uomini perché
non riesci più a
cacciare”
“Queste
zampe
anche se bruciate hanno ancora gli artigli, vecchio lupo. Ti
darò la prova che
so ancora uccidere, se vuoi”
“Vattene
via”,
lo minacciò Rama, “Questo è
l’ultimo avvertimento”
“Ma
come? Non
vogliamo neanche sapere il risultato della votazione. Andiamo lupi, voi
non
ucciderete Shere Khan. Infatti voi eleggerete Shere Khan come nuovo
capo branco”
“Stai
vaneggiando tigre”, disse ringhiando Akela. Shere Khan
continuò imperterrito:
“Voi amate Shere Khan, voi ammirate Shere Khan, voi
vi… fidate di Shere Khan”
I
lupi
all’inizio silenziosi cominciarono piano piano ad abbaiare
annuendo.
“Sì,
è vero”
“Votiamo
Shere
Khan”.
“Shere
Khan è il
nostro capo”.
“Sì
noi amiamo Shere
Khan”
“Lo
ammiriamo”.
“Sì,
ci fidiamo di
Shere Khan”
Bagheera
non poteva
credere alle proprie orecchie. Come potevano i lupi dire cose del
genere?
Fidarsi di Shere Khan? Guardò mentre tutti i lupi del branco
a parte Rama,
mamma lupa e i quattro fratelli di Mowgli, acclamavano la tigre.
Guardò le
bestie e notò qualcosa di strano nelle loro pupille. Appena
realizzò di cosa si
trattava provò a ruggire per avvertirli ma qualcosa gli
tappo la bocca. In men
che non si dica delle grosse spire si avvolsero intorno alla pantera
imprigionandola
in una morsa stretta. Un sibilo gli sfiorò
l’orecchio: “Sssilenzio vecchio mio.
Lasciamo che finisssca la votazione”. Kaa il serpente! Ecco
come aveva fatto
Shere Khan. L’intero branco era ipnotizzato! Da quando il
pitone aveva un tale
potere? I lupi ulularono forte alla luna mentre Shere Khan veniva
nominato
nuovo capo branco. “Grazie, grazie miei fedeli e mansueti
sudditi”, la tigre
fece far silenzio ai lupi, “Il mio primo decreto come nuovo
signore del Popolo
Libero sarà quello di punire la famiglia di lupi che ha
accolto il piccolo
cucciolo d’uomo tra di loro. Hanno infranto la legge della
giungla tenendo qui
un uomo e ora dovranno pagare”. Rama sua moglie Raksha e i
loro figli
ringhiarono contro la tigre mentre gli altri lupi del branco
cominciavano ad
alzarsi e a accerchiarli. “La sentenza per il crimine
commesso è… morte!”,
ruggì la tigre. Akela saltò giù dalla
sua roccia. “Dovrai passare sul mio
cadavere prima, vecchio gattaccio striato”. Shere Khan
guardò con sufficienza
il vecchio lupo grigio. “D’accordo, non
sarà un grosso impedimento. Voi altri,
uccidete Rama e la sua famiglia”. Shere Khan si
gettò contro Akela. Il lupo e
la tigre cominciarono azzannarsi e graffiarsi a vicenda
sull’orlo della Roccia
del Consiglio. Bagheera tentò invano di liberarsi dalla
stretta di Kaa. Il
serpente intanto rideva sibilando: “Mh, mh, mh. Tu chi pensi
vincerà? Mh, mh,
mh. Io punto sul felino”, disse puntando la coda verso Shere
Khan. Intanto i
lupi si erano avventati su Rama, la moglie e i figli. I sei lupi si
battevano
con coraggio ma avevano contro l’intero branco. Shere Khan e
Akela intanto
continuavano lo scontro. Il lupo grigio era vecchio ma anche coriaceo e
avrebbe
combattuto fino alla morte. Shere Khan inoltre era zoppo e non
più così letale
come in passato, ruggendo di rabbia raddoppiò gli sforzi
contro quel cane
insolente. Akela scattò e strinse le mascelle intorno al
collo della tigre.
Shere Khan ruggì di dolore e tentò invano di
scrollarselo di dosso. Alla fine
con una zampata sul muso del povero Akela lo spedì per terra
con un guaito.
Bagheera spalancò gli occhi gialli. Il vecchio lupo
provò ad alzarsi ma ricadde
con un lamento. Mentre cercava di rialzarsi di nuovo una pesante zampa
di Shere
Khan lo spinse a terra. Il felino sussurrò
all’orecchio del lupo: “Te lo avevo
detto che non saresti stato un grosso impedimento”. Chiuse le
grosse mascelle
nel collo di Akela e in uno scatto lo lanciò giù
dalla rupe come fosse stato un
lupo di pezza. Bagheera voleva ruggire indignato ma Kaa ancora gli
tappava la bocca.
La tigre si voltò soddisfatta verso la famigliola di Rama
che veniva spinta in
bilico sull’orlo della roccia. “Loro sono i
prossimi”, proclamò Shere Khan.
‘Oh, no che non lo sono’, pensò furioso
Bagheera. Con un enorme sforzo spalancò
ancora di più le mascelle e infilò i denti nella
carne squamosa del pitone.
“Ahiiii!”,
mugolò
di dolore Kaa. Negli spasmi di dolore, il serpente allentò
la presa e Bagheera
si liberò dalla prigione delle spire. Con un balzo si
gettò giù dall’albero e
corse in aiuto di Rama e Raksha. Con gli artigli e con le zanne
scacciò via
alcuni lupi creando un corridoio per la famiglia di Mowgli.
“Scappate. Andate
via, li trattengo io”, ruggì continuando a menare
unghiate.
“Presto
cuccioli”,
abbaiò Raksha. I quattro lupi sgusciarono via in un lampo
seguiti dai genitori.
“No.
Fermateli non
lasciateli scappare “, urlò
Shere
Khan correndo zoppicante verso di loro. Alcuni lupi provarono a
inseguire i sei
fuggitivi ma in breve la famigliola si era sparpagliata ed era sparita
nella
foresta. Shere Khan pestò le possenti zampe a terra e
lanciò un ruggito di
indignazione. Si voltò verso la pantera che ormai veniva
sopraffatta dal resto
del branco. Almeno quella era stata presa. “Kaa”,
chiamò calmo Shere Khan
avvicinandosi all’albero. “S-s-s-sssi?”,
bisbigliò impaurito il serpente
abbassando mesto la testa.
“Ti
avevo chiesto
solo una cosa: di bloccare la pantera”.
“Lo
ssso, ma mi ha
morso e mi è sssgusciata via. Oh, ti prego di ssscusarmi.
Giuro che non ti
deluderò più”
La
tigre sospirò:
“Sei perdonato Kaa. D’altronde sei riuscito a
ipnotizzare tutto il branco come
ti avevano chiesto. È sorprendete. Come ci sei
riuscito?”
Kaa
si lisciò
compiaciuto le spire: “Oh, beh, sai ...le sssolite cossse.
Un’ipnosi continua
mentre dormivano per un paio di sssettimane. Ora non usciranno dalla
trance a
meno che io non dica la parola sssegreta” “Mh,
impressionante”, commentò Shere
Khan.
“Oh,
non essere
così sssorpreso non è niente di che. Sssei vuoi
potrei darti una
dimossstrazione. Ssspera in me…”
La tigre alzò gli occhi al cielo e gli
diede una zampata con cui Kaa sbatté la testa contro un
ramo. “Ahu, la mia
sssinusite”
“Per
ora non ho
bisogno di dimostrazioni. E puoi rispiegarmi perché non lo
hai potuto fare con
il vecchio lupo e la famiglia di quel lurido cucciolo
d’uomo”
Kaa
si stava
massaggiando la testa: “A quanto pare i sssentimenti verso il
cucciolo d’uomo
erano più forti delle mie capacità ipnotiche.
Ahu, non avrebbero mai accettato
il tuo comando dopo che avevi minacciato il loro piccolo. Ohi, non
riuscirò più
a dormire per un messse”
Shere
Khan ignorò i
lamenti del rettile: “Ora con i lupi che sono scappati in
poco tempo tutta la
giungla saprà di questa storia. A quanto pare
dovrò accelerare i miei piani… Ma
prima, occupiamoci dell’amichetto del cucciolo
d’uomo”
Bagheera
era stato
spinto contro l’orlo della rupe dal branco di lupi ringhiati.
La pantera
sollevò la testa e vide il dirupo gettarsi
nell’oscurità. Shere Khan si
avvicinò con passò lento verso di lui. La pantera
ringhiò contro la tigre:
“Cos’hai intenzione di fare Shere Khan? Questo
è contro tutte le leggi della
giungla. Non appena si verrà a sapere verrai
fermato”
“Questo
lo vedremo
pantera”, rispose calma la tigre, “Per ora quello
che mi interessa è ottenere
la vendetta. Vendetta contro quel tuo cucciolo d’uomo che ha
osato
oltraggiarmi. E contro chiunque lo abbia aiutato a sfuggirmi la prima
volta”,
il felino avanzò e i lupi spinsero Bagheera ancora
più sul
bordo
della rupe, “E ti assicuro che questa volta, Mowgli non
scapperà un’altra
volta. Salutami Akela sul fondo del dirupo”, con
quell’ultima frase allungò una
leggera zampata verso e Bagheera e quella bastò a farlo
cadere giù dalla Roccia
del Consiglio con un ruggito disperato. Kaa deglutì alla
vista di quella scena.
Shere Khan impassibile si girò e andò verso il
serpente: “Come dicevo Kaa
dobbiamo agire in fretta, quindi muoviti. Branco seguitemi, andiamo
verso le
rovine del tempio”.
“Le
rovine?”, sibilò
confuso Kaa, “Cosssa diavolo dobbiamo andarci a fare alle
rovine? Non potresti
dirmi qualche cosssa di più sul tuo favolossso piano.
Anch’io voglio vendicarmi
di quel piccolo, odiossso, missserabile, insssolente,
detessstabile…
deliziossso, ehm, di quel cucciolo d’uomo”.
“Per
ora quello che
sai è sufficiente. Dobbiamo andare alle rovine
perché devo parlare con un certo
orango. Ho sentito delle voci che dicono che potremmo avere un
interesse
comune”. La tigre seguita dai lupi e dal pitone
abbandonò lentamente la Roccia
del Consiglio. Intanto sul fondo della formazione in pietra giaceva
Bagheera.
Il corpo della pantera sembrava senza vita, ma se qualcuno avesse
potuto
avvicinarsi avrebbe visto che respirava ancora debolmente.