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Autore: lapacechenonho    13/12/2020    3 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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22- 023: Things you said at the back of the theatre (Le cose che hai detto sul retro del cinema).
 
Dopo averlo detto alla famiglia, Ginny si sentiva più tranquilla. Non dover nascondere con chi fosse o dove andasse era un sollievo. Nonostante ciò, quella sera si sentiva piuttosto nervosa, era il primo vero appuntamento con Harry. Nei mesi precedenti, per essere sicuri che nessuno li vedesse, si erano incontrati a Grimmauld Place; per una cena, per un tè, per stare insieme. Ormai Ginny considerava segretamente quel posto casa loro, non solo casa di Harry.
Sbuffando passò in rassegna tutti i vestiti che aveva nell’armadio, di solito non era una persona che impiegava troppo tempo a scegliere cosa indossare, ma non voleva manco fare la figura della barbona accanto ad Harry! Lo maledì mentalmente per non averle dato manco uno straccio di indizio. Si gettò a braccia spalancate sul letto esclamando esausta: «Non ho niente da mettere!»
Rimase in quella posizione per un po’ di tempo, ma poi visto che nessun vestito adatto le si materializzò davanti, ricominciò a cercare. Alla fine optò per un jeans e una camicetta bianca, non era troppo ma neanche troppo poco.
Con Harry erano rimasti che lei sarebbe andata a Grimmauld Place, per evitare di dare a Molly Weasley altre occasioni di chiedere ripetutamente scusa per l’inconveniente di qualche tempo prima per poi nascondersi nello sgabuzzino a sistemare il bucato. Quando arrivò a casa di Harry lui era comodamente seduto sul divano, aveva una camicia azzurro chiaro abbinata ad un pantalone nero. Profumava di dopobarba. Ginny poteva scommettere di non averlo mai visto così elegante. Sorrise raggiante appena la vide.
«Ci siamo messi in tiro stasera, Weasley» la canzonò, Ginny fece un mezzo sorriso.
«Sì, neanche tu stai male» rispose con tono fintamente vago. Sapeva che era un modo diverso per farle un complimento.
Una volta preso il cappotto, uscirono dal numero 12 di Grimmauld Place e si smaterializzarono in un vicolo buio e deserto.
«Dove siamo?» domandò. Il vicolo era piuttosto sudicio e puzzava leggermente di pipì. «Certo che potevi scegliere un posto migliore» commentò storcendo il naso.
«Scusa, di mattina sembrava migliore» rispose prendendola per mano e conducendola fuori da quella strada puzzolente. Una volta arrivati sulla strada principale, Ginny venne investita da una forte luce rossa, istintivamente pensò che fosse il lampo di una maledizione Cruciatus, ma – soprattutto grazie ad Harry, Ron ed Hermione – la maggior parte dei Mangiamorte ormai era ad Azkaban, Carrow compresi. Sbattendo le palpebre si rese conto che non era la luce di un incantesimo, era la luce di un’insegna a grandi lettere che riportava la parola “CINEMA”.
«Cinema?» lesse un po’ incuriosita. «Cos’è?»
«Cinema» disse con un cenno affermativo. «È un posto dove i Babbani vanno a vedere i film» spiegò. Ginny si sentì ancora più stupida, ma per quanto il mondo Babbano la incuriosisse, faceva fatica a comprenderlo.
«Ehm, Harry…» iniziò titubante. «Cos’è un film?»
Harry sgranò gli occhi, probabilmente non aveva tenuto conto che quelle cose non esistevano nel mondo magico e che lei non avrebbe potuto saperlo. Per un paio di volte aprì e richiuse la bocca alla ricerca di una spiegazione ma l’unica cosa che fece fu inglobare l’aria fredda della strada. «Lo vedrai» disse infine prendendola per mano e conducendola all’interno di quello strano posto.
Alla fine della proiezione, Ginny aveva finalmente capito cosa fosse un film: tante foto come quelle magiche che si muovevano una dopo l’altra. Rimaneva il dubbio di come riuscissero anche a parlare ma decise di non scervellarsi troppo per quella serata. Quando aveva raccontato ad Harry della sua deduzione, lui era scoppiato a ridere di gusto e Ginny si era leggermente imbronciata: «Be’ è colpa tua che non sai spiegare le cose, se sono arrivata a questa deduzione!»
Quell’esclamazione però aveva fatto ridere Harry ancora più forte, così Ginny si era seccata di guardare il fidanzato ridere di lei, ed aveva iniziato ad avvicinarsi al vicolo da cui erano venuti. Harry la seguì, aveva ancora le lacrime agli angoli degli occhi che gli regalarono uno sguardo omicida da parte di Ginny. «E va bene, scusa!» si arrese parandosi davanti a lei. Ma Ginny vedeva ancora l’ombra del divertimento di prima sul volto del ragazzo. «Mi ha solo fatto ridere, è stata una definizione simpatica» si giustificò ridendo. «Anche io ero imbranato con la magia i primi tempi, ricordi?»
«Mi stai dicendo che sono imbranata?» rispose con un sopracciglio alzato. Doveva suonare come una minaccia ma c’era una nota di divertimento nella sua voce. Harry sorrise e le diede un lungo bacio in segno di pace che Ginny non poté fare altro che assecondare.
Staccandosi, decisero che forse era ora di tornare a casa ma una volta arrivati al vicolo sentirono rumori di dubbio gusto provenire da quell’antro buio della strada. «Che schifo» commentò Ginny. «C’è anche puzza di pipì!»
Harry la prese per mano allontanandola. «Vieni, cerchiamo un altro angolo buio. Possibilmente che non puzzi» le disse.
Camminarono mano nella mano per un po’, parlarono del più e del meno, di come fosse il film, Ginny chiese ad Harry quali altri film aveva visto prima di scoprire di essere un mago, ma Harry le rispose che a casa Dursley non aveva accesso alla TV né tantomeno aveva qualcuno con cui andare al cinema. Solo dopo un bel po’ di tempo si accorsero che avevano smesso di cercare un vicolo per tornare a casa ma stavano semplicemente passeggiando. Non si sa come erano arrivati nel retro del cinema, una zona piuttosto deserta.
«Andiamo a casa?» propose Harry. Ginny annuì.
Stavano giusto per smaterializzarsi quando: «Harry?»
Una voce che Ginny non aveva mai sentito in vita sua, chiamò il ragazzo di fronte a lei. Harry sgranò gli occhi dallo stupore e a quel punto Ginny si girò. Un ragazzo alto e piuttosto massiccio li guardava senza proferire parola. Lo sguardo di Ginny correva dalla faccia di Harry a quella del ragazzo misterioso. Nessuno dei due parlava e lei cominciava a sentirsi leggermente a disagio. Diede una leggera gomitata ad Harry per ridestarlo da qualsiasi cosa stesse pensando. «Duddley!» esclamò senza troppo entusiasmo nella voce. «Che ci fai da queste parti?»
«Be’ ci vivo» rispose lui alzando le spalle. Ginny all’improvviso capì il motivo di quel gelo iniziale: Duddley era il cugino di Harry, la stessa persona che lo aveva sottoposto ad ogni tipo di angheria durante la sua infanzia. Prese la mano di Harry stringendola un po’ più forte.
«Oh, non stai più dai tuoi?» chiese cercando di essere il più gentile possibile.
«No. Lavoro in un negozio di elettronica da queste parti» rispose Duddley. «Sei vivo» disse dopo un po’. La risposta lasciò sbigottiti sia Harry che Ginny, Duddley dovette accorgersene perché si affrettò ad aggiungere: «Be’, dopo che sei andato via non abbiamo avuto più tue notizie. Pensavamo che fossi morto…cioè io lo pensavo, i miei no, hanno detto che è successo come l’ultima volta, ma non so che significhi».
«I maghi nel mondo Babbano» spiegò Ginny. Aveva ricordi confusi dei giorni immediatamente dopo la Battaglia, ma un giorno un collega di suo padre era passato a casa loro per le condoglianze e aveva raccontato di come i maghi si fossero dati alla pazza gioia anche nel mondo Babbano. Proprio come era successo quando erano morti i genitori di Harry. «Un collega di mio padre ha detto che erano talmente felici che non gliene è fregato niente dello Statuto di Segretezza e hanno festeggiato anche nel mondo Babbano. Hanno dovuto mandare una squadra di Obliviatori a cancellare la memoria ad un centinaio di persone». Fece una piccola pausa in cui si sentì solo il vento fischiare. «Ha detto che era successo anche quando i tuoi…» aggiunse rivolta ad Harry, incapace di concludere la frase.
«Be’ sono contento di vederti vivo, per quel che vale» disse a testa bassa.
«Oh…grazie» rispose Harry leggermente imbarazzato. Poi, come se avesse ricevuto una scossa, si girò verso Ginny. «Lei è Ginny, la mia fidanzata» la presentò. Mentre stringeva la mano paffuta di Duddley, il suono della voce di Harry divenne ovattato. Il suo cervello era capace di riprodurre solo l’ultima frase: “La mia fidanzata”.
«Stammi bene Duddley!» esclamò Harry dopo un po’, dandogli una pacca sulla spalla.
«Sì, anche tu Harry…» rispose lui. «Anche voi» si corresse immediatamente includendo Ginny. Lei sorrise ancora leggermente frastornata. Guardò Harry dritto negli occhi.
«La tua fidanzata…» mormorò. Harry la guardò confuso. «Hai detto a tuo cugino che sono la tua fidanzata» specificò con un sorriso a trentadue denti.
«Oh…» rispose Harry serio. «Be’, è quello che sei, no? La fidanzata di Harry Potter» aggiunse sorridendo.
«Suona molto bene» convenne Ginny.
Si scambiarono un altro bacio e poi con un sonoro pop tornarono a Grimmauld Place. 
 
«Ah, quando ancora ti emozionavi perché eri la mia fidanzata» commentò leggermente laconico Harry. Ginny sospirò con gli occhi al cielo. Sarebbero passati altri cento anni ma lui avrebbe sempre fatto il melodrammatico. 
«Scusa se era da quando avevo undici anni che sognavo quel momento!» esclamò stizzita. Si era separata dal marito e adesso aveva le braccia incrociate. Harry la avvicinò a sé abbracciandola e ridendo.
«Lo sai che mi dispiace non aver capito prima cosa provavo per te» le disse baciandole i capelli argentati.
«L’importante è che tu te ne sia accorto prima o poi» lo giustificò. «Se attendere tutto quel tempo ha portato a quello che abbiamo avuto, be’ meglio così» concluse.
«Ricordi il primo regalo che mi hai fatto?» chiese Harry con un sorriso malandrino identico a suo figlio James.
«Certo che lo ricordo» esclamò Ginny piccata.
L’aria intorno a loro si riempì delle note di Celestina Warbeck e dell’odore del pollo arrosto di Molly Weasley.
   
 
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