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Autore: Nemesis01    13/12/2020    5 recensioni
Scorpius è un Auror e lavora a stretto contatto con Harry Potter. È innamorato di Albus che però ha una relazione con un suo collega. Infine c'è James, un cantante in erba e gestore di uno dei pub più in voga del Mondo Magico che porta su di sé il peso di un amore non ricambiato. Le loro vite (incasinate, complesse, maldestre) sono collegate da tanti cavilli che, una volta svelati, scioglieranno la matassa.
[ James x Scorpius ]
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Draco Malfoy, Harry Potter, James Sirius Potter, Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nuova generazione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fortis Manes'
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10. Sweet disposition

 

Dopo circa una settimana, James era ancora in ospedale. Le sue ferite sembravano avere una ripresa molto lenta e i Guaritori avevano preferito tenerlo sotto osservazione. L'umore del ragazzo, però, peggiorava di giorno in giorno e il fatto che non potesse fumare lo stava portando all'esaurimento nervoso.
- Ma andiamo, - soffiò quando Janet gli tolse le bende, - ma perché non posso cambiarle a casa? –
- Non puoi cambiartele da solo, sono in una posizione scomoda… -
- E non c’è un servizio a domicilio? –
- Jamie, piantala di fare il bambino, - l’ammonì il fratello, - non puoi tornare a casa: arrenditi! –
- Allora portatemi una sigaretta, - si lamentò, - ora come ora mi andrebbe bene anche fumare il rosmarino. –
- Qui è vietato fumare, - gli ricordò Janet.
- Per tutti i capelli di Flamel, impazzirò! Impazzirò! Già vedo i titoli dei giornali… “James Potter: da star a psicopatico”! –
- Quanto la fai drammatica, - sbuffò Albus roteando gli occhi.
- Tu scherzi, mi sono arrivati gufi da tutte le testate giornalistiche… se non esco perderò anche quella poca fama che mi resta! –
- Ne abbiamo già parlato James: non puoi stare a casa da solo! Non hai nessuno che possa dirti di non sforzarti, nessuno che possa costringerti a non andare al pub e nessuno che possa metterti queste, - ribatté Albus, indicandogli l'unguento che poi gli spalmò sulla schiena.
James increspò le labbra, indispettito.

- Posso farlo io, - esordì Scorpius in un sorprendente ingresso in scena. – Per mille teste di Troll, qui fuori pullula di giornalisti… oh, ciao James, come ti senti oggi? - chiese, infine. 
- Tu? - dissero i due Potter all'unisono. 
Malfoy annuì, mostrandosi tranquillo. - A seguito di quanto accaduto la settimana scorsa il Ministero ha avviato delle indagini… non si sa se chi ha appiccato l'incendio fosse a conoscenza della presenza di James all’interno del locale ma, per tutelare la sua sicurezza, il Capo del Dipartimento Auror ha predisposto una guardia del corpo, - spiegò cercando un foglio di pergamena all'interno del taschino del mantello, - ecco qui la mia nomina, - disse e sorrise cordiale.
Janet prese il documento e lo esaminò attentamente, - Il signor Malfoy dice la verità. –
- Beh, e quando andrai al lavoro chi baderà a lui? Quando non ci sarai, chi si assicurerà che lui non esca per andare al pub? –
- Forse non ha capito, signor Potter, - lo canzonò Scorpius. Se Albus non voleva più avere a che fare con lui avrebbe fatto meglio a non intromettersi ulteriormente nella sua vita, soprattutto in quella professionale. - James sarà il mio lavoro, lo sorveglierò ventiquattr’ore al giorno… forse gli lascerò un'ora di privacy, sa, nel caso in cui dovesse usare il bagno… beh, comunque, non sarà mai solo. –
Il tono usato da Scorpius fu fermo, per cui si schiarì la voce con un colpo di tosse e aggiunse, - quindi, se il problema era quello, abbiamo risolto, no? –
James era rimasto allibito da quella dichiarazione, tant’è che batté gli occhi perplesso. Quando sembrò avere metabolizzato la cosa si voltò verso il fratello. – No? Così sarò a casa, rilassato e senza cicatrici. –
Albus continuò, in silenzio, a cospargere di crema schiena del fratello, applicandovi anche un leggero massaggio; aveva qualche dubbio sulle capacità di Scorpius di prendersi cura del fratello, e non aveva ben chiare le sue intenzioni, ma sapeva che James sarebbe veramente impazzito se fosse rimasto lì un giorno in più.
- Lui non può materializzarsi o usare la Metropolvere. Può usare la scopa o una carrozza. –
- Va bene, faremo così… prenotiamo una carrozza, andremo più comodi! – 
- Fuori ci sono i giornalisti, non puoi lasciarlo solo con loro e dovrai accettare di paparazzato. –
- Capirai… sono fotogenico e oggi ho anche fatto lo shampoo! –
Albus storse il naso e poi sbuffò. Certo, avrebbe pagato cento galeoni solo per vedere l'espressione sul volto di suo ex amico alla testata de “La Gazzetta del Profeta”, quando l'avrebbero definito il nuovo flirt di James Potter, ma evitò di commentare oltre.
- Vado a preparare i documenti della dimissione, - sancì e uscì dalla stanza seguito dall’assistente.

Rimasti soli, i due si scambiarono uno sguardo.
- Quindi… mi terrai braccato? - chiese James.
- Beh, se non vuoi puoi rimanere chiuso qui, - rispose l'altro trattenendo un sorriso.
- Non so quale tra le due prigionie mi sarà più dolce, - scherzò Potter.
Scorpius ridacchiò e si accomodò ai piedi del letto dov’era steso l’altro.
- Però vedo che stanno svanendo... anche se lentamente! –
- Chissà se spariranno del tutto… -
- Male che vada ci inventeremo una storia per farle sembrare ferite di guerra, - disse Malfoy stringendo le spalle. James si mise a sedere e incrociò le gambe pensieroso.
- Davvero non ti dà fastidio? –
- Cosa? –
- Camminare fra i giornalisti inferociti, sapere che ci scatteranno delle foto, che ci dedicheranno interi articoli dandoci per futuri sposi… -

Scorpius arricciò le labbra perplesso e poi si guardò la mano sinistra. La sollevò verso l’altro ragazzo e gli lanciò un’occhiata indispettita. 
- Riparliamone quando mi darà un anello di smeraldi! –
- Cosa?! –
- È questo quello che risponderò, - rise.
James scosse la testa ridendo insieme a lui; non aveva idea di cosa gli frullasse nel cervello ma qualsiasi cosa fosse… gli piaceva! 

♪♪♪♪♪♪♪

- Casa dolce casa! –
Una volta rientrato nella propria abitazione, James si sentì subito meglio. Il monolocale era rimasto così come la settimana prima; il cibo avanzato nei piatti era andato a male e le lanterne fluttuavano ancora leggiadre.
- Merlino, Potter, che puzza! –
- Beh… una settimana senza pulire e, per Morgana, sento odore di marcio! –

Scorpius si otturò il naso con le dita e si guardò intorno sospettoso, - non mi sorprenderei se ci trovassimo dei Purvincoli… forse dovremmo chiamare l'Ufficio di Regolazione per le Creature Magiche. –
- Che esagerato, - si lamentò il ragazzo che afferrò la bacchetta e scagliò un incanto Gratta e netta per poter riordinare e pulire le stoviglie dal cibo avariato.
- Dovevamo passare a fare la spesa, - farfugliò James piantandosi le mani sui fianchi.
- Cavolo, sei già una casalinga disperata! –
- Qualcuno dovrà pur mangiare, no? – chiese retoricamente prima di spaparanzarsi sul divano, - potrei sempre mandare te al supermercato! –
- Se io esco, tu esci con me, - rispose Malfoy seccato.
- Resteremo qui, digiuni, e questo perché tu non sei voluto andare al supermercato! –
- Potter chiariamo una cosa: io non sono il tuo elfo domestico! –
- Moriremo di fame e di stenti, - si lamentò James con fare melodrammatico. Si portò il dorso della mano sulla fronte, per sottolineare la grande tragicità del momento, e proseguì. - E questo perché tu non sei voluto andare al supermercato! –
Scorpius inarcò un sopracciglio e, dopo qualche attimo di silenzio, batté le mani per fargli un applauso.
- Hai mai considerato l'idea di fare l'attore? –
- Dici che mi verrebbe bene? –
- Sicuramente meglio della casalinga, considerando la puzza… - sottolineò Malfoy avvicinandosi alla finestra, per poi spalancarla. Lì nelle adiacenze vide una macchia verde, per cui guardò meglio e si rese conto che quello non era sudiciume ma una creatura magica che si nutriva di sporco e muffa: il Bundibum. 

- Che schifo! –
- Cosa succede? –
- C'è un Bundibum, - disse l'altro recuperando la bacchetta. – Tergeo, - esclamò, facendo squittire l’animale. La macchia vischiosa si tolse ma la bestiola si mosse in un'altra direzione, poggiandosi qualche metro più in là. Malfoy storse il naso con fare schizzinoso e gridò, - Immobilus! –
L'animale si fermò per cui, grazie a un Levicorpus, l’infilò in un barattolo di vetro e lo sigillò. Con ancora sul volto quell'espressione disgustata, lanciò un altro incanto pulitore per disinfettare tutta la stanza.
- Che diavolo hai da ridere? - chiese poi all'altro ragazzo.
- Poi sono io la casalinga disperata, - scherzò James stendendosi sul divano. Incrociò i piedi sul bracciolo e lo fissò soddisfatto, - ho una soluzione! –
- Radere al suolo questo posto dalla dubbia condizione igienica? –
- No, di grazia, potremmo ordinare dal cinese! –
- Dal… cosa? Come vuoi ordinare? –
- Sono un mago dalle mille risorse, - si vantò. Infine, per evitare di alzarsi, chiamò a sé uno strano oggetto con un incantesimo di appello e lo mostrò all'altro ragazzo, che lo fissò perplesso.
- Cos'è quella diavoleria? –
- Questo coso è un dispositivo babbano di ultima generazione… me lo ha recuperato nonno Arthur, - spiegò, - allora… si preme questo pulsante e si illumina tutto. Quando è tutto colorato si clicca su uno di quei quadratini… uhm, ecco, noi pigiamo su questo blu dove c'è scritto “chopstick”! –
Scorpius mantenne quell’espressione scettica ma continuò ad ascoltarlo attentamente.
- Poi si clicca qui, su questa specie di goccia al contrario, e ti trova i ristoranti babbani più vicini alla tua posizione… allora, noi abbiamo diverse pizzerie, Nando’s, McDonald's… -
- Cosa sono Nando’s e McDonald's? –
- E un cinese… cinese, andiamo di cinese! –
- Sì, ok, ma gli altri cosa sono? –
- Nando’s è un posto tipico portoghese dove preparano il pollo in tante salse diverse, l'altro è una catena internazionale… fanno dei panini ma è più che altro cibo fritto e ipercalorico. –
- No, no, devo mantenermi in forma… cinese sia! –

♪♪♪♪♪♪♪

 

- Ma perché hanno dovuto scrivere un finale così triste? – piagnucolò Scorpius stringendo il braccio dell’altro ragazzo.
James lo guardò di sottecchi, mascherando una risata, e si rilassò ancora di più contro la spalliera del sofà. Avvertì l’impellente bisogno di fumare ma non solo non aveva trovato il kit per farlo, non sapeva nemmeno come fare a comprare il mix senza destare sospetto nell’altro ragazzo.
- E ancora non ti ho fatto vedere “Titanic” … - ridacchiò. 

Il tavolino che si trovava di fronte al divano era pieno dei vari contenitori di carta che profumavano ancora di salsa di soia. Era passata circa una settimana dalla loro convivenza e, non potendo divertirsi nei locali, Potter ne aveva approfittato per far conoscere a Malfoy i suoi film preferiti. 
Casa di James era piccola ma accogliente e, soprattutto, dotata di tanti dispositivi babbani che Malfoy non aveva mai potuto ammirare da così vicino. Per fargli capire come funzionasse la televisione, James aveva deciso di mettere su un film (Scorpius aveva, quindi, capito che fosse come uno spettacolo teatrale registrato, una sorta di ricordo versato in un Pensatoio) e il primo che avevano visto insieme era stato “Lèon”. Scorpius non aveva mai visto davvero un film. Qualche volta Albus gliene aveva parlato, ma non ne avevano mai guardato uno insieme così come aveva fatto ora con James. Certo, se non fossero stati film così tristi…
In quei giorni era riuscito ugualmente ad apprezzare i due pilastri della tecnologia babbana: lo smartphone e la televisione, grazie ai quali aveva potuto farsi una cultura cinematografica. Quella sera sarebbe toccato a Edward Mani di Forbice. 
Il film iniziava con un'anziana signora che raccontava alla sua nipotina la storia di Edward Mani di Forbice, un ragazzo artificiale che aveva delle forbici al posto delle mani; il suo inventore era uno scienziato molto determinato, morto però poco prima di poter completare Edward. Da qui iniziava una tormentata storia d’amore tra il ragazzo e Kim, una teenager di un quartiere poco distante dal castello dello scienziato nel quale risiedeva Edward.

Malfoy aveva gradito il film, anche se quest’ultimo era stato di una tristezza tale da fargli fare fatica nel trattenere le lacrime.
- Nulla potrà mai essere triste come quel “non posso”, - si lamentò. 
James sorrise e gli accarezzò la testa con dolcezza, per poi rivolgergli uno sguardo ammiccante.
- Che ne dici di andare al Babylon? Così ci rallegriamo! –
- Sei un pazzo, no! –
- Perché no? – chiese Potter, sorpreso.
- Uno, perché sei convalescente; due, perché non puoi fare sforzi ballando e scopando; tre, perché lì spacciano e quattro perché l’ultima volta mi hanno modificato il cocktail! –
James sbuffò sonoramente verso l’altro ragazzo, - sembri mia nonna. Almeno lei mi prepara da mangiare e mi fa il caffè. –
- Se è per questo, ti fa anche degli orribili maglioni natalizi. –
- Sono fatti con amore! Ma cosa ne vuoi sapere tu, - disse James roteando gli occhi seccato.
- Ne so più di quanto tu creda sull’amore! –
A quella risposta, il ragazzo rimase in assoluto silenzio, come se si fosse sentito subito in colpa per quella frase. Un po’ perché così facendo aveva sottolineato la diversità fra le loro famiglie (non che Ginny fosse proprio la mamma del secolo) e un po’ perché si sentì come se avesse girato il coltello nella piaga.
- Scusa, - farfugliò, - è che ho voglia di bere, fumare, ballare e scopare. Non necessariamente in quest’ordine. –
- Onesto, - commentò Scorpius sedendosi composto accanto a lui.
- E ho anche bisogno di caffè. – 
- Alla cannella? –
- Sì. Quello penso di averlo… almeno quello! –
Malfoy si stiracchiò e si alzò dal divano. Preferì non dirgli nulla sulla questione fumo (anche se lui conservava ancora il sacchettino trovato nella sua cassettiera) e lo guardò con aria gentile. 
- Posso preparartelo io, - propose, - almeno mi distraggo da questa scia di malinconia che mi ha causato Edward… -

Potter restò in silenzio mentre l’altro si era già messo all’opera; aveva riempito d’acqua la parte di sotto della moka, quel po’ che bastava per raggiungere la valvola, e poi aveva inserito il filtro. Sembrava essere particolarmente assorto mentre, con estrema precisione, creava una montagnola con la polvere di caffè. Recuperò un canovaccio per aiutarsi nella chiusura della macchinetta, senza rendersi conto che l’altro lo stesse guardando. 
James si mise in piedi a sua volta e lo raggiunse, titubante. Durante la giornata avevano notato un comportamento di Scorpius piuttosto insolito: troppo gentile e servizievole… quando mai lo era stato? Lo conosceva fin troppo bene per farsi abbindolare facilmente, nonostante provasse forti sentimenti nei suoi confronti. Non l’aveva chiamato “cretino” né insultato a caso, gli aveva pulito casa senza colpo ferire, era rimasto sul divano a guardare roba babbana dopo l’ennesima serata a base di cibo cinese e ora gli stava preparando il caffè. 
Tutto questo rimuginare gli portò alla mente un unico dubbio, una domanda che faticò a trattenere. 
- Scorpius… perché hai scelto di farmi da balia? –
Malfoy restò con il telo tra le mani, bloccato nell’atto di stringere la moka prima di metterla sul piano cottura. Indugiò in silenzio per dei secondi, il tempo di poggiare la macchinetta sul fornello e accendere il fuoco, poi sospirò.
- Volevo starti vicino. La scelta era tra me, Langley e tuo padre… ho pensato di essere il male minore, no? –
Potter arricciò le labbra, non convinto, e si sedette sul tavolo. Si portò la mano destra sotto al mento, grattandosi quel principio di barba che per questioni di pigrizia non era riuscito a radersi, e strinse le spalle.
- Non lo so. –
- Non lo sai? – 
Scorpius si voltò verso di lui, poggiando le mani sul bordo del ripiano della cucina.
- Non lo so. Mio padre è impiccione, Langley mi sta sul cazzo e… - s’interruppe, mordendosi un labbro.
- E…? E io? – deglutì.
- Io sono innamorato di te, da anni ormai, come tu lo sei di Albus. E ora devo restare qui, guardarti mentre mi prepari il caffè, di tanto in tanto accettare i tuoi baci, stringerti a me se ti commuovi per un film, senza poterti mai abbracciare sul serio, senza poterti dire che ti amo, senza stringerti davvero la mano, e con la certezza che tu non ricambierai mai i miei sentimenti. È una tortura, - sancì. 

Merda. 
L’aveva detto sul serio? E perché lo aveva fatto? Perché mai si era dichiarato proprio così e proprio in quel momento?
Forse perché sapeva, in cuor suo, che quello fosse l’unico momento in cui Scorpius non sarebbe mai potuto scappare. L’aveva messo con le spalle al muro.

Infatti, fu proprio così che si sentì Scorpius: in trappola. La dichiarazione tanto spontanea che aveva appena ricevuto l’aveva lasciato senza parole e, se fino a pochi giorni prima aveva dato dell’idiota a Langley e alle sue teorie folli, ora non poteva fare altro che rendersi conto di quanto fosse stato meschino da parte sua complottare alle spalle del ragazzo.
La moka iniziò a pipilare e l’odore del caffè, che aveva appena iniziato a salire, si propagò in cucina. Malfoy non poteva fuggire, né ubriacarsi, né sostenere lo sguardo insistente di James, per cui si voltò dandogli le spalle e si mise ad osservare il semplice meccanismo della moka che si riempiva lentamente di caffè, in rigoroso silenzio.

Potter fece un ghigno amaro e si mise in piedi. Restò qualche attimo dietro l’altro, respirando il suo profumo misto a quello del caffè, poi si diresse verso l’ingresso e recuperò il mantello.
- Io vado al Babylon. Tu fai quello che preferisci, - sancì, aprendo la porta. Non poteva smaterializzarsi, per cui doveva spostarsi nei modi più classici che conoscesse.
Chiuse la porta alle proprie spalle e sollevò gli occhi al cielo: sì, aveva davvero bisogno di fumare. 

♪♪♪♪♪♪♪

Era passata quasi un’ora da quando James aveva lasciato casa. Nel frattempo, Scorpius aveva zuccherato il caffè, lo aveva imbottito di cannella e stava per bere la quarta e ultima tazzina disponibile. 
Avrebbe dovuto fermarlo, afferrargli il polso e far valere la propria autorità nell'intimargli di restare a casa ma non ne aveva avuto il coraggio. Quella dichiarazione sembrava averlo colpito in pieno peggio di un Confundus ben piazzato. Allora avrebbe dovuto seguirlo e raggiungerlo al club ma quando si era avvicinato alla maniglia della porta era rimasto bloccato con le dita a mezz'aria: perché? Che cosa avrebbe dovuto dirgli? 
Alla fine aveva desistito, ridotto a zero la razionalità e si era bevuto un caffè. 
Aveva valutato l'idea di avvisare Langley, dirgli che James era sfuggito mentre lui si trovava sotto la doccia e fare la figura dello sprovveduto e dell'incapace, se non fosse che... non poteva farlo. Non dopo aver insistito tanto, seppur per i motivi meno nobili, con il signor Potter. Gli aveva promesso che si sarebbe preso cura di suo figlio, che lo avrebbe protetto e curato, che non gli avrebbe creato emozioni pesanti intorno, che... balle, tutte balle. Lui non era in grado di prendersi cura delle persone: anche con Albus era stato così. 
Poteva essere un buon amico, forse il migliore, ma al primo cenno di instabilità era corso tra le braccia sicure di James. 

Sgranò gli occhi nel rendersi conto di quanto fosse stato assurdo quel pensiero, di quanto lui stesso fosse stato totalmente irrazionale nel giungere a quella conclusione. Ma, per quanto paradossale e assurdo, quella era la verità. Seppure avesse scelto la strada meno chiara per avvicinarsi a James, benché lo avesse incolpato della sua rottura con Albus, lui voleva solo una scusa, un motivo razionale, un qualcosa che giustificasse il suo voler stare vicino a James. E ora Potter era andato via, anzi, si era dichiarato, aveva ricevuto il silenzio e se ne era andato. E a lui, invece, c'erano voluti quattro caffè prima di capire. Afferrò il mantello dal guardaroba e si smaterializzò. 

♪♪♪♪♪♪♪

- Ma andiamo, scherzi? -
- No. -
- Dai, me le hai sempre offerte! -
- Ora non me lo posso più permettere! Da quando gli Auror hanno messo i controlli in farmacia, i prezzi di questa roba sono saliti alle stelle. -
James sbuffò innervosito e senza salutare il suo interlocutore si diresse verso il banco del bar.
- Ehi amico, - chiamò, - portami la cosa più alcolica e forte che hai! -
- Tutto bene James? -
- Più alcolica e forte, - ripeté. 

Il bar tender non fece ulteriori domande e preparò un drink che potesse soddisfare l'esigenza del suo cliente più pretenzioso.
- E dammi pure carta e penna, - sbuffò. 
- Siamo di ottimo umore, oggi! -
- Amico, mi hanno dato fuoco al pub e poi mi hanno spezzato il cuore. Vedi un po' tu! -
- Allora questo ti aiuterà, - disse l'altro, porgendogli quanto gli aveva chiesto.
James lo ringraziò con un cenno del capo e, dopo aver fatto un sorso, si mise a scrivere. Aveva la mente troppo sgombra, o forse troppo piena, per scrivere due righe di senso compiuto. 

"All I want is you and I don't care" era l'unica frase che era riuscito a elaborare. Patetico, decisamente, come tutto quello che si trovava intorno a lui. Bevve un altro po' del cocktail e si guardò intorno; la musica era alta e c'erano tanti giovani maghi, perché diavolo non alzava il culo e andava a gettarsi nella mischia? Fece un altro sorso, sentendosi un vecchio ubriacone appassionato di dance music. 
- Ma tu sei James... James dei Sevendust! -
Un giovane mago dai lunghi capelli dorati gli sorrise.
Potter gli rivolse uno sguardo da marpione e, dopo aver bevuto un altro sorso, gli cinse le spalle con un braccio.
- Sì, sono io! -
- E come stai? Ho letto sui giornali dell'incendio... -
Il ragazzino era visibilmente emozionato e James lo guardò ammiccante. 
- Se vuoi ti mostro le mie cicatrici... - disse accattivante, sollevandosi la maglietta di qualche centimetro.
- Tu non mostri niente a nessuno! –
James si voltò verso la persona che aveva parlato, che scoprì essere la stessa che gli aveva appena afferrato il polso. Roteò gli occhi e si liberò dalla presa con un gesto secco e scattoso, tornando a dare attenzioni al fan.
- Dicevamo? –
- James, non ignorarmi! –
- Perché no? Tu lo hai fatto, - rispose facendo spallucce.
Nel frattempo, il giovane ammiratore iniziò a sentirsi a disagio, tant’è che riuscì a staccarsi da Potter senza troppa fatica e ad allontanarsi con discrezione.
- Grandioso, - sbuffò James, incrociando le braccia, - mi hai anche rovinato la posteggia. –
- Perché tu non mi hai ascoltato! Ti avevo detto di non venire qui! –
Il ragazzo ignorò il mezzo rimprovero e cercò di seguire il giovane che gli era sfuggito a causa di Malfoy, districandosi tra la folla. Scorpius gli afferrò il polso nuovamente e con la mano sinistra recuperò la bacchetta, - fermati e ascoltami! O giuro che non mi farò remore a schiantarti di fronte a tutta questa gente! -
- Che diavolo vuoi, Malfoy? – chiese James spazientito. Per l’occasione sollevò anche un sopracciglio, in chiaro segno di malumore.
- Io vengo sempre da te, - esordì Scorpius; nel frattempo, il cuore cominciò a battere all’impazzata. – Io… ho notato che corro sempre da te. Quando sono con te mi sento… sicuro? Protetto? Non so neanche se quello che sto dicendo ha lo stesso senso che aveva nella mia testa ma… ho sempre voluto essere questo per Albus. Uno scoglio su cui potersi sempre aggrappare, una piccola oasi di pace, un rifugio, un punto fermo, - spiegò. Un lieve rossore iniziò a espandersi sulle sue guance e le mani iniziarono a tremare visibilmente. 
- Ho bevuto troppo caffè, perché tu sei andato via e io mi sono sentito perso. Perché io vengo sempre da te. E non so se è amore o altro, se questa cosa che provo abbia o meno un nome… so solo che accetto ogni lavoro che possa condurmi nelle tue vicinanze. Mi ero anche proposto per una missione in Bulgaria durante il tuo tour, ma tuo padre mi ha bocciato. Non c’è nulla di logico, no? Niente che sia ragionevole, se non che tu dovresti odiarmi per almeno un milione di motivi ma… anche se tu iniziassi a detestarmi con tutte le tue forze, io continuerò a venire da te. Perché è questo che faccio, anche quando sono ubriaco. Ti cerco e… cazzo, - imprecò. Sentiva gli occhi pizzicargli e non poteva permettersi di crollare, non davanti a tutte quelle persone; si stropicciò gli occhi e si morse la lingua.

D’un tratto avvertì uno strano calore intorno a sé, come se qualcuno gli stesse dando un abbraccio. In effetti James lo aveva stretto mugolando uno “shh” dolce contro il suo orecchio. Ma Scorpius aveva iniziato a parlare e non si sarebbe arreso con tanta facilità.
- Torniamo a casa, - borbottò. Ricambiò la stretta, afferrando con forza la stoffa della maglia dell’altro ragazzo, e poggiò la fronte contro il suo petto.
- Torniamo a casa, - ripeté, - per favore, torniamo a casa. -

♪♪♪♪♪♪♪
 

 

♪ Note a margine:
Doverosi i soliti ringraziamenti a Pally93 per aver revisionato il capitolo (e anche le mie scuse per tutte le corbellerie che scrivo e che nemmeno noto dopo 11525 riletture). 
Ringrazio tutti coloro che hanno letto questa fanfiction e che mi hanno lasciato un pensiero. Mi avete resa un'autrice felice! Grazie davvero. <3
La canzone che ha dato il titolo al capitolo è Sweet Disposition dei The Temper Trap. 
 
 

"A moment, a love, a dream aloud.
A kiss, a cry, our rights, our wrongs.
A moment, a love, a dream aloud..."

 

 
Per spoiler, info, chiacchiere e insulti, vi invito a visitare la mia pagina facebook!
Grazie a tutti per essere arrivati fin qui! 
PS: io non mordo. Quindi se volete lasciarmi un segno del vostro passaggio, lo apprezzerò.

 

 
   
 
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