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Autore: Il cactus infelice    13/12/2020    3 recensioni
Estate 2020. Il riscaldamento globale colpisce non solo il mondo Babbano, ma anche quello dei Maghi. La frenesia dei social, della tecnologia, sta travolgendo anche i maghi e le streghe. Bisogna tenersi al passo coi tempi.
Ma mentre queste questioni vengono lasciate ai Babbani - che se ne intendono di più - il Mondo Magico avrà un'altra gatta da pelare.
Harry Potter si ritroverà a dover risolvere un altro mistero, forse addirittura a combattere un'altra guerra e questa volta lo riguarda molto, molto da vicino.
Tutto inizia con un ritorno inaspettato una mattina del 10 Luglio 2020.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, I Malandrini, Nimphadora Tonks, Teddy Lupin | Coppie: Bill/Fleur, Harry/Ginny, James/Lily, Teddy/Victorie
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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UN CASO RISOLTO


Finalmente un caso era risolto! 

Adam era riuscito a infiltrarsi abbastanza e a costruire una buona fiducia con il capo dei Snake’s Brothers, tanto da essere invitato al loro colpo, questa volta molto più grande di un isolato attacco nei confronti di qualche Nato Babbano. 

Avevano raccolto abbastanza prove per poterli incriminare di diversi crimini, tra cui un tentativo di attentato, proprio quello che stavano organizzando minuziosamente da qualche mese ormai e a cui lo stesso Alfred Hatchett l’aveva invitato, individuando in lui un’ottima aggiunta per la squadra, fedele, dedito, operoso. 

Adam da un lato era soddisfatto di quella sua grande abilità nel fingere, ma dall’altro ne era allo stesso tempo inquietato. 

“Potter”, ringhiò Hatchett venendo portato via in manette da uno degli Auror. “Dovevo sapere che c’eri dietro tu”. 

“Ti abbiamo seguito per mesi, Hatchett”. 

“Me la pagherai”. 

“Dici? Vediamo cosa riesci a fare dietro le sbarre”. 

Harry gli sorrise con le mani in tasca. 

Alfred spostò gli occhi su Adam - o Christian Smith per come lo conosceva lui - in piedi a braccia incrociate da un lato che osservava la scena, quasi da film, scorrere davanti a lui. 

Alfred sputò per terra, proprio tra le sue scarpe, in segno di disprezzo, ma Adam non reagì, quasi non si mosse, semplicemente ricambiò lo sguardo di odio dell’altro; chissà quanto doveva rodergli per essere stato raggirato così, per aver condannato tutti i suoi amici in questa maniera così stupida. 

Non era stato nemmeno uno dei lavori sotto copertura più difficili. 

Harry era contento, qualcosa iniziava a girare dalla parte giusta, e finalmente aveva potuto vivere un po’ di azione che ultimamente quel lavoro era diventato pericolosamente piatto, anche se era durata troppo poco. 

Quando erano piombati nel garage bombardando la porta e lanciando del fumogeno era stato come rivivere le prime esperienze di Auror. 

E ora la squadra che aveva lavorato al caso, tra cui James, Sirius, Lily e Tonks, stavano perlustrando il posto, scoprendo taniche di benzina, pozioni e armi magiche con cui gli Snakes’ Brothers volevano realizzare il colpo. 

Il Mondo Magico era al sicuro, almeno per un po’.

“Portiamo via tutto quanto, capo?” chiese Erik. 

“Sì, portate via tutto”. 

I prigionieri intanto erano stati caricati su un furgone in direzione Azkaban dove sarebbero rimasti fino al loro processo al Wizengamot che non sarebbe stato per nulla clemente; su quelle questioni non lo era da dopo la seconda Guerra Magica.

“Pranziamo insieme?” chiese Harry guardando James e Lily che gli stavano passando accanto proprio in quel momento. 

“Appena avremo compilato le scartoffie in ufficio”. 

Harry tirò il lungo cappotto scuro sul petto e chiuse i bottoni. Faceva davvero freddo. 


Albus si buttò sul letto; era arrivato quasi a metà del libro che gli avevano regalato i suoi genitori per Natale. Era quello che gli piaceva delle vacanze, non dover pensare troppo alla scuola o allo studio e potersi godere i suoi libri e le sue serie tv, potendo anche stare alzato fino a tardi perché non aveva bisogno di alzarsi presto. Però i professori li avevano riempiti di compiti - per prepararli all’anno dopo quando avrebbero dovuto sostenere i G.U.F.O - e lui non aveva ancora iniziato a farli. Ma che senso aveva iniziare a pensare agli esami così presto? 

Gli mancava Scorpius ma non poteva sentirlo via telefono. Aveva pensato per un po’ di regalargliene uno e dirgli di tenerlo nascosto da suo padre, ma Scorpius non sembrava aver così bisogno del telefono come lui, e soprattutto non sembrava voler fare qualcosa che scontentasse suo padre e Albus non aveva certo intenzione di metterlo a disagio. Quindi gli aveva regalato una maglietta del gruppo musicale che piaceva a entrambi, ma non aveva ancora ricevuto una risposta se avesse apprezzato o meno. Il regalo di Scorpius era stato un libro che Albus voleva leggere da un po’ e che non si trovava in giro tanto facilmente. Lo aveva messo sulla pila di libri da leggere, il prossimo dopo quello che teneva tra le mani, 

Chissà come se la stava cavando il suo amico, si chiese Albus, il primo Natale dopo la morte di sua madre. Non ne avevano parlato molto durante quei mesi a Hogwarts, Scorpius sembrava stare bene, era normale come al solito e quindi Al non aveva insistito troppo, immaginando che se ne avesse avuto bisogno avrebbe stato l’altro a venire da lui. 

Ma forse avrebbe dovuto insistere di più, giusto per farglielo capire, forse Scorpius pensava che non gli interessasse. No, perché avrebbe dovuto? Condividevano sempre tutto, dopotutto erano sempre loro due contro tutti gli altri. 

Albus si girò su un fianco, sospirando e chiudendo gli occhi. Forse era meglio andare a dormire, il suo cervello stava partendo per la tangente. Voleva bene a Scorpius, era la persona più importante per lui insieme alla sua famiglia - a volte pensava di voler più bene a lui che a suo fratello - ma ultimamente ci stava pensando troppo. 

Insomma, più di quello che era normale pensare di un migliore amico. 

Potevano stare separati per un po’ senza sentirsi, si trattava solo di due settimane dopotutto. 

Ed erano solo migliori amici. 

Solo migliori amici. 

Albus si allungò per prendere il taccuino che aveva lasciato sul comodino e decise di provare a continuare con la storia che stava scrivendo. In ogni caso, non aveva più sonno. 


Veronica adorava stare con James. Almeno in quei momenti non doveva sopportare la madre che aveva sempre qualcosa da ridire. Sicuramente se avesse saputo con chi era in quel momento avrebbe avuto molto da ridire. 

A sua madre non piacevano “quei ragazzi lì”. Quando aveva saputo che il figlio di Harry Potter sarebbe stato a  Hogwarts il suo stesso anno e che era pure lui un Grifondoro le aveva detto di tenersi alla larga. Ma non aveva nemmeno idea di chi fosse James Sirius Potter, di come fosse.

Da quando il padre di Veronica l’aveva lasciata scappandosene con una ragazza più giovane era piena di pregiudizi su chiunque e su tutto. Aveva paura, Veronica non poteva biasimarla, si proteggeva e proteggeva sua figlia, ma lei era anche stanca. Era tutto un monito, tutto un rimprovero. Voleva una figlia perfetta ma non aveva idea di cosa fosse questa perfezione. Non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che le aveva fatto un complimento. Forse per questo si comportava così, infrangendo le regole, le convinzioni, andando contro la società, le mode, le chiacchiere. A Veronica non importava tanto del padre, non le interessava quello che faceva. Aveva scelto la sua strada e per quello che la riguardava se la cavava bene anche senza di lui. Ma aveva rovinato sua madre, l’aveva resa una donna insicura e severa.

“Ronnie?” la chiamò piano James steso nel letto acanto a lei ancora nudo. 

A Veronica piaceva stare con James. Ma ancora non si decideva a dirgli che aveva cambiato idea e che voleva essere la sua ragazza.

“Sì?” 

“Tutto okay?”

“Perfettamente. Ho solo un po’ di sete”.

“Di sotto in frigo c’è del succo. I miei non ci sono”.

Rassicurata da quelle parole, Veronica si alzò e si infilò le mutande e una maglietta di James che le stava abbastanza larga da coprirla fino a mezza coscia.

Poi uscì dalla stanza e scese le scale. 

Entrando in cucina però si bloccò di colpo come se avesse sbattuto contro una parete invisibile.

In cucina c’era un uomo coi capelli legati in un codino dietro la nuca e il pizzetto. Un uomo piuttosto attraente e Veronica si imbarazzò immediatamente di essere solo in mutande e maglietta.

“Ciao”, la salutò questi guardandola incuriosito.

“Ciao”, ricambiò la ragazza titubante. “Jim mi aveva detto che non c’era nessuno”.

“E invece hai trovato me. Tranquilla, non dirò che sei stata qui”, la rassicurò l’altro facendole l’occhiolino. “Sono Sirius comunque”.

“Io Veronica”.

“Piacere, Veronica”.

Poi se ne andò. 

Veronica rimase qualche altro secondo immobile facendosi mille domande su quell’ultimo incontro - James non le aveva parlato di nessun Sirius che viveva nella sua casa - e poi aprì il frigo per prendersi da bere. La prossima volta si sarebbe messa decisamente i pantaloni.


Scorpius non aveva mai passato un Natale così triste. C’erano solo suo padre e i nonni paterni. Scorpius non era sicuro di quello che pensava per Lucius e Narcissa Malfoy. Non avevano mai apprezzato il matrimonio del loro unico figlio con Astoria, questo lo sapeva, non ci voleva tanto per capirlo; per uno come lui almeno che si accorgeva di tutto.

Ultimamente sembrava che stessero cercando di riavvicinarsi alla famiglia. Forse volevano stare vicini al figlio dopo la morte della moglie, oppure si riavvicinavano proprio perché era morta. Scorpius questo non lo sapeva, i Malfoy erano sempre stati difficili da comprendere appieno, soprattutto per quanto riguardava le intenzioni o le emozioni.

Non erano dei libri aperti come Albus…

Albus…

Gli mancava il suo migliore amico, gli mancava addirittura Hogwarts anche se il suo rapporto con la scuola era sempre stato più d’odio che di amore.

Era tornato a casa solo per suo padre. Non voleva che restasse solo per Natale, o con quei genitori che a suo dire non lo meritavano.

C’erano sempre state delle aspettative alte in quella famiglia: Lucius non aveva fatto altro che domandargli come andasse a scuola, cosa gli piacesse studiare, cosa voleva fare, perché era importante saperlo ora che si avvicinavano i G.U.F.O. E sembrava storcere il naso a ogni risposta che Scorpius dava. Si era tenuto il più vago possibile.

Scorpius se la cavava in Pozioni, ma davvero, non aveva idea di cosa volesse fare. Aveva solo quattordici anni dopotutto, perche tutta questa fretta? 

Doveva ancora rispondere alla lettera di Al per ringraziarlo del regalo.

Suo padre gliene aveva fatti di più quell’anno. Forse per compensare alla mancanza della madre. Erano provati tutti e due per quell’evento. Sapere in anticipo di un evento tragico e avere il tempo di prepararsi non lo rende meno traumatico.

E Scorpius non era sicuro di come stava reagendo lui.

Durante il giorno, con gli impegni, il caos della scuola, gli sembrava anche di stare bene, riusciva a distrarsi. Ma le notti erano terribili. Spesso si era trovato a piangere contro il cuscino.

Aveva pensato di introdurre l’argomento con Al, ma non riusciva a trovare le parole giuste.

Forse in una lettera sarebbe stato più facile.


*** 


Buonsalve e buona domenica! E’ passata Santa Lucia dalle vostre parti? ^^
Spero stiate tutti bene e che questo periodo strano non vi stia tediando troppo. Io finalmente mi sono un po’ riassestata, questa seconda ondata e il periodo di “chiusura” mi avevano un po’ destabilizzato in un primo momento, lo ammetto. 

Ma l’unica cosa che si può fare ora è sopportare. A quanto pare siamo sulla buona strada per uscirne. 

Intanto spero vi siate goduti questo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate e - come sempre - segnalatemi dove ci sono degli errori :) 


A presto! 

C.

   
 
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