Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: Mahlerlucia    14/12/2020    1 recensioni
{Le prime tre one-shots partecipano al #Writober2020 indetto dal sito “Fanwriter.it”}
Conosco ormai l'incostanza di tutti i rapporti umani e ho imparato a isolarmi dal freddo e dal caldo in
modo da garantirmi comunque un buon equilibrio termico.
(Albert Einstein)
PROMPT:
1. Città – KuroKen
2. Bromance – TenSemi
3. Spokon – UdaAka
4. Problema – GoShira
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Akinori Konoha, Altri, Tenma Udai, Tetsurou Kuroo, Tsutomu Goshiki
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Manga/Anime: Haikyuu
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo
Avvertimenti: Missing moments
Rating: giallo
Personaggi: Kenjirou Shirabu, Tsutomu Goshiki
Pairing: #GoShira
Tipo di coppia: Shonen-ai
Numero di parole: 2.172


 
 
 
Who's the problem?

 

Inciampare nello stipite della porta che conduceva direttamente in palestra era l’ultima parvenza di sfortuna che poteva esibire quel giorno. Non avrebbe saputo dire se l’occhiata più malefica gli fosse pervenuta da mister Washijō o dal neo-capito Shiarabu. Stava di fatto che Tsutomu non poté far altro che chinare la testa per scusarsi a ripetizione, nella speranza che la sua mancanza di puntualità – seppur non avesse superato la decina di minuti – non fosse nuovamente punita con titolarità strappate da qualcuna di quelle nuove e portentose matricole, o mediante la probabile ora di allenamento extra da lì alle prossime Feste di Natale.

“Mi scusi mister... scusatami tutti. Avevo un compito in classe da recuperare. Sono desolato!”

La rabbia che scaturiva da quelle frasi sconclusionate non causò più di un’alzata di sopracciglio infastidita da parte del setter di punta della squadra. Una reazione che non aveva mai visto compiere a nessuno degli studenti del terzo anno dell’anno precedente, per quanto spesso e volentieri ciascuno di loro si soffermasse a punzecchiarlo allo scopo di sollevargli l’umore e confermargli quel moto di fiducia che non aveva mai smesso di riporre in lui.
Beh, c’era anche da dire che non aveva mai trovato il primo anno pesante quanto il secondo a livello di organizzazione didattica; e non gli era nemmeno mai capitato di addormentarsi con il naso infilato nel libro di storia medievale sul quale avrebbe dovuto soffrire ancora per diversi giorni a causa di quel maledetto test andato nel peggiore dei modi.

Notò Kawanishi avvicinarglisi nel tentativo di tranquillizzarlo, per quanto non avesse mai avuto le capacità di leadership di Ushijima, la parlantina di Tendou o la pazienza di Semi. Non aveva mai avuto il coraggio di ammettere che una delle difficoltà che maggiormente aveva riscontrato in questa nuova stagione agonistica risiedeva proprio nella mancanza del calore e dell’affetto dei suoi ex senpai. Quei ragazzi avevano sempre saputo trovare il tasto giusto da pigiare per incoraggiare e riattivare la sua autostima, fin troppe volte capace di oscillare al pari di un’altalena impazzita.

“Dai Tomu, non la fare tanto tragica. Dobbiamo iniziare.”

Poche e basilari parole, fredde quante il marmo. Taichi riuscì perlomeno nel suo intento di riportare la sua attenzione al campo e agli ordini dei suoi “superiori”. Era così che tendeva a chiamarli nei suoi pensieri da quando era svanito quella parvenza di familiarità che c’era stata fin a qualche mese prima.
Si era riproposto di parlarne quanto prima con Shirabu stesso, per quanto Eita gli avesse consigliato di aver pazienza. “Per quanto sia dura avere pazienza con personaggi come Kenjirou-kun, ti assicuro che ogni sforzo saprà dare i suoi frutti!”, erano state le testuali parole dell’ex numero tre lasciate in un lungo vocale. Nonostante fosse fuori dai giochi per ovvi motivi anagrafici, non aveva mai smesso di seguire indirettamente le vicissitudini del club di pallavolo presente in quello che era stato il suo liceo.

“D’accordo. Scusatemi ancora.”

Shirabu si limitò a sospirare sommessamente, augurandosi vivamente che quei siparietti alquanto patetici non si dovessero ripetere da lì al termine dell’anno scolastico. Era stufo di avvertire quella mancanza di rispetto da parte di chi, solamente qualche mese prima, veniva considerato come l’assoluto Futuro ace della Shiratorizawa.
Ma chi ti credi di essere? Per te non valgo forse quanto Ushijima-san come capitano? Perché un giorno sei ritardo e l’altro non ti concentri sulla palla nemmeno ad indicartela tutti insieme con il dito? Che diamine ti prende, Goshiki-kun?

Per quanto gli costasse ammettere di dover dar ragione a Semi (il quale nel corso della serata precedente lo aveva deconcentrato dai suoi studi per sottoporlo ad una lunga e tediosa telefonata il cui argomento principale era – per l’appunto – Goshiki Tsutomu), avrebbe dovuto parlargli quanto prima. Glielo doveva fondamentalmente in qualità di capitano, ma non era tenuto a sottovalutare nemmeno la componente umana del loro rapporto.
Perché la sua presenza continuava ad infastidirlo ancor più dello scorso anno?

 
***

 
Tsutomu fu l’ultimo a entrare nello spogliatoio, non appena terminò la mezzora di allenamento extra che gli era stata imposta come punizione per l’intera settimana. Tutto sommato, non gli era nemmeno andata così male.
Desiderava solamente farsi una doccia, raccattare le sue cose e tornare a casa, sperando di conservare quel minimo di lucidità mentale che gli sarebbe servita per tentare di proseguire lo studio della materia per lui maggiormente insopportabile.

All’idea di una serata di certo non particolarmente esaltante, si aggiunse la figura perentoria del suo nuovo capitano che lo attendeva in un angolo; la schiena poggiata al muro, le braccia conserte allo scopo di darsi un tono, gli occhi ridotti a due fessure ben saldi su di lui...
Ogni singolo dettaglio a lui correlato non lasciava presagire nulla di buono.

“Shi-Shirabu.”

“Shirabu-san. Sono sempre un tuo senpai, per quanto di sicuro non il tuo preferito in assoluto.”

Preferì non rispondere a quella provocazione bella e buona. Si sedette sulla panca che gli stava di fronte con aria palesemente affranta, in attesa di quello che perlomeno sperava essere il verdetto finale di una giornata decisamente da dimenticare.

“Ad ogni modo... dobbiamo parlare!”

“Ci vuole pazienza”.
Tsutomu ripensò ancora una volta alle parole dell’ex setter della Shiratorizawa e per un attimo immaginò che fosse presente in quella stanza puzzolente e semibuia ad incoraggiarlo com’era solito fare. Anche solo con un occhiolino o un pollice alzato, come a indicare la veridicità di qualcosa che lui aveva previsto da tempo. D’altronde, aveva osservato i punti deboli di Shirabu molto più di quanto non avesse potuto fare lui sino a quel momento, su questo non c’era alcuna ombra di dubbio. Diceva che prima o poi sarebbe stato lui a rendersi utile al fine di spezzare quel silenzio che non lo avrebbe condotto da nessuna parte; aveva solamente bisogno delle sue dovute tempistiche per poter arrivare a realizzare ciò, da brava “testa dura e orgogliosa” qual era sempre stato.

“Ok.”

Kenjirou si avvicinò al suo kōhai con fare deciso, puntandogli l’indice all’altezza della fronte, ma senza mai sfiorarla per davvero. Il suo sguardo sembrava essere meno convinto rispetto ai suoi impatti precedenti, ma di certo non avrebbe precluso la perentorietà di quello che stava per comunicargli dall’alto della sua nuova posizione di studente dell’ultimo anno.

“Ti lascio il tempo per renderti presentabile, poi andiamo a mangiar qualcosa qua in zona. Ne approfitteremo per mettere le cose in chiaro.”

Mettere le cose in chiaro? Che significa?
Non ebbe il tempo necessario per chiederglielo, dato che uscì rapidamente dallo spogliatoio e senza nemmeno attendere il suo assenso a ciò che gli aveva appena proposto, sempre se di proposta si poteva parlare. Sarebbe stato più corretto affermare che in pratica non aveva alcuna alternativa, specie se voleva in qualche modo risollevarsi da quell’impasse in cui era caduto da quando aveva cominciato a frequentare le lezioni del secondo anno.
Un attimo prima di spogliarsi si assicurò che la porta fosse stata chiusa a dovere. Non gli era mai successo prima di allora di avvertire un pudore del genere, specie in un ambiente in cui aveva potuto vedere più volte i suoi compagni senza nulla addosso. Oltretutto, il suo cuore cominciò a martellare nel petto come non succedeva nemmeno quando si trovava sotto rete.

Sua madre gli stava consigliando di parlare con il medico di base a proposito dell’ansia che lo aveva colpito nell’ultimo periodo, anche rispetto a questioni che in precedenza non lo avevano minimamente turbato. Il secondo anno e l’addio dei suoi senpai non lo avevano di certo agevolato, ma sapeva che oltre a tutto questo c’era dell’altro. Qualcosa a cui non riusciva a dare ancora una spiegazione logica.

 
***
 

“Kawanishi mi ha detto che si tratta di storia. Perché non ti fai dare una mano da lui?”

Tsutomu sollevò gli occhi dalla scodella mentre risucchiava rumorosamente la sua seconda porzione di ramen. L’occhiata disgustata del suo capitano gli fece intuire che forse non era il caso di comportarsi come se si trovasse a cenare tranquillamente a casa sua.
Concentrandosi a fatica su quella domanda, arrivò alla rapida conclusione di non avere una risposta esaustiva da dargli. Semplicemente non gli andava di dipendere sempre da qualcun altro. Supponeva anche che una tematica di questo genere dovesse essere vicina a un carattere indipendente come quello di Kenjirou, per quanto quest’ultimo non avesse mai manifestato alcun tipo di problema rispetto al proprio rendimento scolastico.

“Perché non me la sento di fargli perdere tempo. Ce la posso fare benissimo da solo!”

La seconda parte della risposta arrivò con un tono decisamente più conciso, tanto da stupire chi gli aveva posto la dovuta domanda. Shirabu  in realtà capiva a menadito quel suo stato d’animo fatto di mero desiderio di realizzazione personale, a discapito di qualsiasi sostegno potevano fornirgli le persone che lo circondavano.

“E... gomungue non me l’ha mai brobosto.”

“Non parlare con la bocca piena, per gli dèi!”

“Scusa.


“Ad ogni modo, tu ti aspetti davvero che siano gli altri a proporsi per darti una mano?”

“Qualcuno lo ha fatto per davvero.”

Il maggiore tra i due strabuzzò gli occhi e strinse i pugni sopra la superficie del tavolo, mettendo finalmente in mostra ogni remora nei riguardi dei continui paragoni che ogni giorno era costretto a sorbirsi a turno tra lui e Ushijima per il ruolo di capitano e tra lui e Semi per la posizione ricoperta in campo. Pareri che spesso andavano off topic rispetto a tutto ciò che poteva strettamente concernere il mondo della pallavolo; ed era proprio questo che lo rendeva furioso sopra ogni cosa, dato che conosceva bene i suoi limiti fisici e – soprattutto – caratteriali.

“Quindi... sarei io il problema?”

Questa volta fu l’ace a sbarrare gli occhi per l’affondo inatteso del setter. Una domanda così diretta non era cosa di tutti i giorni da parte di Shirabu. Fu solo in quel frangente che Tsutomu realizzò il motivo di fondo per cui l’altro aveva deciso di portarlo a cena fuori allo scopo di potergli parlare apertamente.

“Ma stavamo parlando di Taichi...”

“No, Kawanishi non c’entra. Quello che intendo dire e che vorrei seriamente sapere da te è proprio questo. Non vedi in me quello che vedevi lo scorso anno in Ushijima-san?”

“Beh, tu sei un setter.”

Shirabu si schiaffeggiò teatralmente la fronte con una mano, finendo per coprirsi gli occhi con la stessa. Non era certo quello che intendeva dire e stava cercando di mantenere i nervi saldi per comprendere se quel ragazzo fosse serio o lo stesse solo prendendo in giro. Avrebbe usato la carta del consigliere doppiogiochista solo ed esclusivamente per evitare di dargli del babbeo di fronte alla discreta folla di commensali presenti all’interno di quell’izakaya.

“Ok. Supponiamo allora Semi-san.”

“Cosa?”

“Tsutomu, ma ce la fai?!”

Shirabu si rese conto di aver alzato la voce in maniera spropositata solamente quando realizzò che il vociare che lo aveva circondato sino a pochi istanti prima era andato scemando e che diverse paia di occhi lo stavano fissando con interesse e incredulità. Si maledisse per la terribile figura che aveva appena fatto e per non essere stato in grado di mantenere la calma a causa di chi non riusciva a legare insieme due concetti che conosceva perfettamente.
Ma si può sapere per quale motivo mi sto alterando fino a questo punto per questo emerito idiota? Perché il suo atteggiamento in campo sembra sempre vertere contro di me? Perché ora finge di non capire? O meglio... sta davvero fingendo?

“Andiamo!”

“Dove?”

“Ognuno a casa sua, mi pare ovvio.”

 
***


Il pallore del soffitto della sua stanza era tutto quello che la mente di Goshiki potesse ancora registrare quella sera. Non capiva cosa fosse successo all’interno di quel ristorante, non riusciva a connettere i vari discorsi che erano venuti fuori nel corso del loro movimentato scambio di battute col capitano.
Mandò un vocale a Eita sperando che lo aiutasse a districare le diverse parti di quella matassa che non era di certo stata favorita dalla stanchezza che avvertiva da quando era uscito dalla palestra. Tant’è che il libro di storia medievale era rimasto intonso tra quello di scienze naturali e l’altro d’inglese, sul secondo scaffale della sua fin troppo spaziosa libreria.

Non ricevette alcuna risposta.
Allora era vero quello che diceva Tendou a proposito di una band musicale e non so bene cos’altro...

Lasciò per un attimo il telefono sul comodino, ma giusto il tempo necessario per infilarsi il pigiama e andare a lavarsi i denti. Al suo ritorno fu sorpreso dal suono di una notifica. In cuor suo sperava di ricevere quelle risposte di cui aveva bisogno, ma in realtà si trattava di ben altra conversazione.
Strano a dirsi, ma Shirabu arrivò ad inviare un messaggio di testo. A lui.

“Proposta: nulla in contrario se ti presto i miei appunti per il tuo test di recupero di storia? Se accetti buon per te, altrimenti non venire mai più a stressarmi l’anima in futuro per qualsiasi evenienza!”

Argh! Ma chi ti ha chiesto nulla?!
Con un sorriso che si allargò repentinamente sul suo giovane viso, cominciò a battere il dito sul display.

“Davvero me li presteresti?! Grazie mille Shirabu! Anzi no, Shirabu-san.”










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia raccolta di one-shots! :)

Scusate, ma secondo voi poteva mai mancare una raccoltina di brevi one-shot dedicata ad uno dei fandom su cui sono più attiva da un anno a questa parte?! Eh no! ;)

Prompt: Problema.
In questa breve one-shot (che comunque è venuta più lunga delle mie più rosee aspettative) ho deciso di dar voce ad un pairing che non rientra tra le mie preferenze assolute, ma che trovo comunque molto carino: la #GoShira (Goshiki x Shirabu, per intenderci). Dopo essermi ripassata una carrellata di video loro dedicati, ho deciso di scrivere qualcosa che li potesse unire anche in termine di giovane e acerba ship, come in questo caso.
La storia è ambientata un anno avanti rispetto ai primi archi temporali, dato che vediamo Shirabu al terzo anno e nelle vesti di capitano della Shiratorizawa, mentre Goshiki pare essere finalmente diventato il famoso “Future Ace” di cui parlavano Wakatoshi e gli altri ragazzi del(l’ex) terzo anno. Ovviamente non potevano mancare i riferimenti anche a questi ultimi e a Kawanishi, altro personaggio che non ho citato praticamente mai in nessuna delle mie precedenti ff.
Spero che questa cosetta scritta di getto possa piacervi un minimo, nonostante la scarsa popolarità della “ship”. ;)

Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato. Il punto di vista è alternato.

A presto,

Mahlerlucia
 

 
 


 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: Mahlerlucia