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Autore: Rosmary    14/12/2020    5 recensioni
Raccolta disomogenea di drabble, flashfic, oneshot dedicate a Lorcan e Rose.
1. Passi
2. Di film, pancakes e calderotti
3. Nei ricordi, nel presente
4. Tornavano indietro per andare avanti
5. Imbarazzi – cose taciute
6. Al di là delle paure, noi
7. Una sorpresa per Rose
8. Galeotto fu il palloncino
9. Per le sue paure
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lorcan Scamandro, Rose Weasley
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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A Maqry

Nei ricordi, nel presente
24 dicembre 2022
 
Come ogni Vigilia che si rispetti la Tana pullula di persone, il baccano sembra riempirla più dei borsoni accatastati ovunque, più delle sedie infilate una dietro l’altra, più della lunga tavolata di fortuna attorno cui stringersi è di anno in anno più complicato, più delle luci sfavillanti e colorate che acuiscono il caos, più delle voci che si rincorrono in ogni stanza.
Eppure Rose riesce a ignorare ogni cosa non appena un ragazzo dai ricci disordinati e il sorriso sbilenco si affaccia oltre l’uscio – prima che possa salutarlo, Lorcan l’ha già stretta a sé e baciata casto sulla guancia.
“Sei in ritardo.”
“Bugiarda.”
Si sorridono, e se lui poggia la fronte contro quella di lei, lei lo abbraccia un po’ di più.
“Tuo fratello?”
“Ci raggiunge per cena assieme ai miei.”
A entrambi ancora non sembra vero che le loro famiglie abbiano accettato in piena tranquillità di festeggiare il Natale tutti assieme, nel corso degli anni hanno sempre tentennato e ingoiato richieste temendo domande curiose o insinuanti – e invece i genitori di Lorcan e la mamma di Rose hanno ridacchiato l’assenso, mentre Ron Weasley si è limitato a borbottare per una settimana intera.
“Vieni, prima che ti vedano tutti.”
“Non dovrei salutare?!”
“Muoviti!”
Lorcan sogghigna e, stretta la mano di Rose, si lascia guidare da lei ai piani superiori, stando bene attenti a muovere passi leggeri e nascondersi alle spalle di armadi e pareti quando intravedono qualche familiare.
Ridacchiano a voce bassa nell’oltrepassare l’ultima porta e nel chiuderla piano per non farsi sentire. Lorcan s’accorge solo in un secondo momento di essere nell’unica stanza della Tana che non ha mai visto: la soffitta. Tuttavia, prima che possa anche solo pensare di guardarsi attorno, le labbra di Rose sono già sulle sue, impazienti ed esigenti, morse da sorrisi che scompaiono nella bocca di lui.
Stringersi e cozzare contro pareti e scatoloni mentre si muovono sgraziati pur di non separarsi neanche un istante è un moto naturale.
S’allontanano solo quando il respiro è agli sgoccioli, di nuovo fronte contro fronte e dita incastrate. Ripensano entrambi all’estate appena trascorsa, a una notte che ha abbattuto tutti i timori, a un pomeriggio che ha messo a nudo sentimenti nutritisi nel tempo – è forte la sensazione di essere nati per riconoscersi tra la folla.
“Stasera lo diciamo?”
“Papà ti ammazza.”
“Tanto l’hanno capito tutti, anche tuo padre.”
“Ti controllerà a vista.”
Lorcan le morde giocoso la guancia, ridendo della sua risata.
“Mi controlla già a vista, ma non è servito a molto.”
“Sei proprio uno stronzo, Scamander.”
“Mai più di te, dolcezza.”
È Rose a morderlo, ma i suoi denti sfiorano il mento e arrivano alle labbra. L’istante dopo le mani di lui sono già scivolate al di sotto del suo maglione, mentre quelle di lei stringono i ricci per impedire a Lorcan di fare un solo passo indietro.
E ridono, ridono a ogni scatolone urtato – troppi in questa soffitta fatta di ricordi accumulati –, sino a quando Rose non spinge lui su uno di quelli per potersi sedere sulle sue gambe. Lorcan la guarda con occhi vivi di malizia e la salivazione azzerata, quando è con lei ha sempre la sensazione che sia la prima volta tanta è forte la morsa che gli sbrana lo stomaco.
“Hai freddo o posso togliere qualcosa?”
Una domanda retorica e carica di aspettative, Rose si ritrova a ingoiare a vuoto e mormorargli l’assenso sulla bocca. E la avverte, la scarica di adrenalina che scuote entrambi e induce lui a baciarla con ancora più trasporto.
E più i baci si susseguono, più i sapori si incastrano, più il calore li assale al punto da diventare insopportabile, più traballano su quello scatolone usato come sedia di fortuna – si accorgono di essere cascati a terra solo quando cozzano contro il pavimento freddo e scoppiano a ridere della sbadataggine rovente.
“Ti amo.”
La risata di Rose scema sino a morire in un bacio sussurrato sulle labbra di Lorcan, il capogiro la sorprende ogni volta che lui pronuncia quelle parole.
“Anch’io.”
Lorcan le carezza il viso sino a perdere le dita tra i capelli ramati. Sembra quasi non importargli di essere con la schiena a terra, infastidita da robaccia scaraventata fuori dallo scatolone, e di avere il peso di Rose su di sé. È solo quando lei tenta un movimento in quell’incastro, vogliosa di tirarsi su e liberarlo, che un gemito di dolore fa capolino dalla bocca di lui.
“Che hai?”
“Non lo so, qui dietro, qualcosa di appuntito.”
Rose, gli occhi sgranati, si solleva cauta e aiuta Lorcan a fare altrettanto, sbirciando la sua schiena per assicurarsi che stia bene.
“Non hai niente.”
“Sì, sto bene, penso fosse quello, guarda.”
“Uno specchio?”
Alla perplessità di Rose, Lorcan storce stranito le labbra e si china ad afferrare l’oggetto spigoloso, rendendosi conto che in effetti ha proprio l’aria di essere uno specchio – rettangolare, usurato dal tempo, dalle dimensioni simili ai telefoni piatti che ha visto da Rose e James.
È quando lei tenta di sfiorarlo che si accorgono di avere tra le mani qualcosa di diverso da una semplice superficie riflettente: la consistenza del vetro sembra essere acquosa, agitata, e all’interno si intravedono figure sfocate.
“Credi sia una fotografia vecchia?”
Rose scuote il capo, sfila lo strano oggetto dalle mani di Lorcan e lo volta per sbirciarne l’altra parte.
Tonks, Natale millenovecentonovanta,” legge. “Tonks?”
“La madre di Teddy?”
Rose si stringe nelle spalle, mentre Lorcan tenta invano di riappropriarsi dello specchio.
“Se fosse un suo ricordo?”
“Non possiamo pensarci dopo? Avevamo iniziato un discorso interessante.”
“Non essere impaziente, Calderotto.”
“Scema,” scherza lui, riuscendo a rubarle un bacio e un sorriso. “Diamolo a Teddy.”
“Cerchiamo di capire prima cos’è, non vorrei fosse un ricordo brutto… Era in mezzo a questa robaccia...”
“Come se l’avessero nascosto,” intuisce Lorcan. “Secondo te come funziona?”
“Non so,” risponde, agitandolo senza troppa convinzione. “Forse c’è una parola d’ordine?”
Lorcan sbuffa e aguzza lo sguardo per passare a sua volta in rassegna il retro dello specchio.
“Guarda lì, c’è un’altra parola.”
Romania.”
I due non hanno il tempo di scambiare occhiate stranite, di capire di aver pronunciato a voce alta la chiave per avere accesso ai misteriosi contenuti, che la superficie acquosa si agita, inducendoli a voltare lo specchio per sbirciare delle forme che si animano, tanto simili a quelle vivide ma artefatte di un film.
 
~
 
24 dicembre 1990
 
Se gli avessero detto che un giorno l’avrebbe vista varcare la soglia della Tana, per giunta il ventiquattro dicembre, non avrebbe creduto a una sola sillaba. Per quanto fossero amici da anni e trascorressero molto tempo insieme, la loro amicizia non s’era mai spinta oltre dei confini netti – uno di questi era scriversi durante le vacanze e rivedersi una volta a Hogwarts.
Ma quell’anno, ultimo per entrambi, li aveva visti vacillare sotto al peso della separazione forzata, assaliti da una sorta di presagio al sapore di ora o mai più. Così Charlie le aveva proposto di studiare assieme, solo una materia, e Tonks aveva accettato, solo un pomeriggio – certo, solo Ninfadora Tonks avrebbe potuto scegliere la Vigilia tra tutti i pomeriggi a disposizione, ma a queste stranezze il giovane Grifondoro era così abituato da ritenerle ormai routine.
Abbiamo finito!”
Tonks era raggiante nella sua felpa troppo scura, troppo grande e troppo rock per non far storcere il naso alla signora Weasley – quando s’erano presentate ufficialmente, Charlie aveva trattenuto a fatica una risata e l’impulso di dire alla madre che la ragazza aveva di sicuro le calze a rete sotto i jeans.
Devi tornare a casa?”
Secondo te? È la Vigilia, ho l’ordine di rientrare prima di cena.”
“Ora è ora di cena.”
Appunto!”
Hai scelto il giorno peggiore di tutti, sei il solito pasticcio.”
E tu il solito uovo vuoto di drago, hai un po’ di ironia sotto quella matassa rossa?!”
Charlie aveva scosso il capo rassegnato, ridendo quando i capelli di Tonks s’erano tinti di rosso Weasley, come lo chiamava lei, solo per scimmiottarlo.
Tua madre ti sta chiamando.”
Vorrà sapere se passi la Vigilia con noi.”
Tonks aveva sorriso furba e prima che il ragazzo potesse anche solo invitarla a uscire dalla sua stanza s’era già catapultata fuori, urtando – nell’ordine – il fratello più grande di Charlie, una vecchia scarpiera e la piccola Ginny che trotterellava dietro a una sfera animata – era stata sballottolata dall’uno all’altro come una pluffa che rimbalzava tra i cacciatori.
Vuoi fare attenzione?”
Parli facile tu, a casa mia siamo in tre e non abbiamo tutta questa roba.”
Charlie aveva inarcato le sopracciglia e la ragazza in tutta risposta aveva mutato le labbra in una cerniera chiusa, facendo scoppiare a ridere lui e incuriosire Ginny, che aveva preso a guardarla con l’aria di chi aveva appena trovato un giocattolo nuovo e bellissimo.
Erano riusciti a raggiungere il giardino solo a seguito di una valanga di convenevoli, Charlie non aveva idea di cosa pensasse la sua famiglia di Tonks, ma dai loro visi divertiti era sicuro che li avesse travolti come aveva già fatto con lui, stordendoli con le sue chiacchiere sbadate e la sua appariscente unicità.
A volte gli succedeva di ricordare la loro prima conversazione, quella al secondo anno, quando gli aveva rovesciato addosso un intero calderone di chissà-cosa causandogli una momentanea perdita dell’olfatto – Tonks aveva trascorso la settimana successiva a riferirgli qualsiasi tipo di odore e alla fine era riuscita a rovesciargli addosso altra robaccia, scatenando in lui la voglia matta di tenerla ad almeno mezza Hogwarts di distanza.
Ma Tonks era un uragano di colori e parole, Charlie aveva capito in fretta di non poterne più fare a meno, di sentirsi fiacco senza di lei – ingrigito dalla calma piatta e dall’assenza di rumore.
Devo dirti una cosa.”
Lo so già.”
Non puoi saperlo già, non sai neanche di cosa parlo.”
Invece sì,” aveva insistito lei. “Perché sono… sono stata un po’ impicciona, ma non volevo, solo che ho visto l’intestazione e… Beh, ce l’avevi nel libro di Incantesimi, era un invito a leggerla.”
Era arrossita – ed era a disagio.
I capelli meno ispidi e rosa, più flosci e ingrigiti. Le gote imporporate, gli occhi scuri impegnati a vagare ovunque pur di non guardare Charlie.
E che ne pensi?”
Lui non era arrossito – né a disagio.
Anzi aveva fagocitato i passi che li separavano e per la prima volta l’aveva avvicina sino a essere a un palmo dal suo naso.
Che mi mancherai molto.”
L’aveva baciata sorprendendo se stesso e lei – e lei aveva ricambiato sorprendendo se stessa e lui.
Erano sempre stati attenti ai confini netti, perché fraintendere era troppo facile e perdere un’amicizia lo era altrettanto – ma ora o mai più sovvertiva tutte le percezioni e rimescolava tutto: di lì a pochi mesi, quando Charlie si sarebbe trasferito in Romania per frequentare la scuola di specializzazione che l’aveva accettato tra i suoi iscritti, non ci sarebbe stato più nulla da difendere, nessun quotidiano da preservare, nessuna amicizia fatta di confini netti, perché il confine sarebbe diventato tangibile ed evidente e allora oltrepassarlo sarebbe stata sempre e solo una scelta voluta, mai sbadata.
Ma le terre straniere erano ancora lontane, mentre loro due non erano mai stati più vicini.
S’erano sorrisi.
Andava bene, andava tutto bene.
 
~
 
Le sagome in quella istantanea troppo lunga per essere qualcosa di diverso da un ricordo custodito gelosamente in un diario sbiadiscono in fretta, così come sono apparse, e Lorcan e Rose hanno la sensazione di aver sbirciato qualcosa di troppo intimo per non avvertire un principio di senso di colpa.
“Dovremmo farci i cazzi nostri, che dici?”
Rose solleva lo sguardo chiaro su Lorcan, ma tentenna anziché annuire e riprende a fissare quell’oggetto sin troppo prezioso per ammuffire in una soffitta.
“Io non vorrei sapere certe cose di mia madre,” insiste lui.
“Non sto pensando a Teddy, ma a mio zio.”
“Se l’ha lasciato qui ci sarà un motivo.”
“Ma sono passati anni, è un bel ricordo… Tu non vorresti riavere un bel ricordo?”
È Lorcan a tentennare ora, e fissa dubbioso lo specchio che avrebbe dovuto restare sepolto in un anonimo scatolone.
“Non lo so.”
“Io vorrei poter scegliere se riguardarlo o no.”
“Hai già deciso,” ironizza lui. “A Teddy non diciamo niente, però.”
“No, niente di niente,” concorda. “Se vorrà, lo farà zio.”
“Mi sembra giusto.”
Rose curva le labbra in un sorriso sghembo e si allunga a baciargli la bocca, ridendo quando lo sente mugolare contento.
“Sei meno stronzo di quello che vuoi far credere, sei proprio un...”
“Non dire il nome di quel dolce, io non sono un...”
FIGLIO DI LUNA, DOVE TI SEI CACCIATO?”
“Merda.”
“Saranno arrivati i tuoi e...”
“...Gli hanno detto che ero già qui.”
FIGLIO DI LUNA!”
Occhi al cielo e risate premute sulle labbra, non hanno bisogno di dirselo che torneranno in questa soffitta non appena tutti saranno troppo distratti per notare la loro assenza.
Fanno capolino in cucina mano nella mano, e mentre Lorcan incassa con un sopracciglio sfacciatamente alzato lo sbraitare di Ron, Rose si avvicina furtiva allo zio Charlie e senza dir nulla consegna nelle sue mani callose e sorprese il diario camuffato da specchio – e lo nota, un lampo di dolcezza e nostalgia attraversargli il viso.
Si congeda con un sorriso incoraggiante, raggiungendo svelta Lorcan che nel mentre è riuscito a liberarsi da Ron grazie all’inaspettato intervento di Rolf, che in un moto di orgoglio paterno ha preso le difese del figlio.
“Papà dice che sono pieno di buone intenzioni,” sogghigna Lorcan non appena lei s’avvicina. “Sono uno più idiota dell’altro, guardali!”
Rose morde le labbra pur di non scoppiare a ridere, poggiando la schiena sul suo petto non appena si sente stringere in quell’abbraccio tutto loro.
“Come l’ha presa?”
A questa domanda gli occhi chiari di lei cercano e trovano svelti lo zio e lo osservano mentre, in disparte, rigira tra le mani lo specchio, inaspettatamente interessato a sbirciarne il retro più che il lato riflettente: non le sembra spossato o triste, solo artigliato dai ricordi – è sul punto di chiedersi se abbia fatto la scelta giusta quando lo vede sollevare lo sguardo verso loro due e sorridere a entrambi con l’aria di voler dire grazie.
“Direi bene,” risponde rasserenata.
“Direi anch’io,” sorride lui, sbirciando furtivo l’assenza di occhi indiscreti prima di scoccarle un bacio a fior di labbra. “Tuo padre litiga ancora col mio, non è grandioso?”
“Speriamo continuino a litigare anche dopo.”
Lorcan coglie al volo soffitta in quella frase e in risposta la stringe ancora di più.
“Al suo posto, non sarei mai partito.”
Rose non ha bisogno di chiedere per capire di cosa parli, Lorcan ha sempre l’abitudine di osservare in silenzio per buttare fuori i pensieri istanti più tardi, seguendo ritmi tutti suoi.
“L’avresti fatto, invece...”
“Ti dico di no.”
“...Perché io ti avrei seguito.”
E il caos intorno non è che disordine senza voce, tutto sbiadisce come un ricordo lontano. Lorcan non vede altri che Rose e Rose non vede altro che ricci disordinati e sorrisi sbilenchi che inseguirebbe ovunque.
Va bene, va tutto bene.
 
 
 
 
 
 

Note dell’autrice: questo stralcio partecipa alla mia iniziativa Una storia tutta per te e questa è tutta per Maqry! Ero indecisa se scriverle una storia calderottosa o una su Charlie/Tonks, che tanto ama e di cui scrive meravigliosamente, alla fine ho optato per questo ibrido dove si incastrano entrambi i racconti, spero tanto possa piacere sia a lei che a chiunque altro passi di qui.
Lo specchio-diario è una mia invenzione, concedetemi la piccola licenza!, mentre i tempi verbali diversi tra presente e flashback sono voluti per creare un effetto che dia la sensazione di una storia nella storia. Piccola nota sulle date di nascita: secondo il Lexicon Charlie è nato nel dicembre 1973, ma se così fosse avrebbe frequentato ancora Hogwarts al primo anno di Harry, quindi ho retrodatato la sua nascita al 1972.
Ancora una volta uno stralcio si presenta come universo alternativo rispetto alla realtà di Paradiso perduto, qui non ci sono ombre e, come dice la conclusione, va tutto bene.
Un abbraccio. ❤
   
 
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