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Autore: lapacechenonho    15/12/2020    3 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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23- 044: Things you said when you gave me my first present (Le cose che hai detto quando mi hai dato il primo regalo).
 
Harry era stato accolto alla Tana come ogni volta in cui arrivava in quella casa che sapeva di famiglia e biscotti: un abbraccio di quelli soffocanti di Molly Weasley – che nel frattempo aveva superato l’imbarazzo per quello che era successo qualche tempo prima – un cenno di saluto da parte di Arthur Weasley, un paio di pacche sulla spalla dai vari fratelli Weasley (o cognati), un bacio a fior di labbra da Ginny e dei baci sulle guance alle varie fidanzate dei fratelli Weasley (o cognate). Era abituato a quel giro di saluti che durava più della cena stessa, era un tacito rituale che ormai si era instaurato tra loro.
Ginny cercava sempre di prenderselo in disparte per passare un po’ di tempo insieme, ma ad Harry non dispiaceva salutare tutta quella gente, forse lo faceva anche per attenuare il senso di colpa che provava verso i Weasley per essersi fidanzato con Ginny. Stava parlando con Bill, Fleur e Charlie quando Ginny lo chiamò con una certa urgenza.
«Che succede?» chiese leggermente preoccupato. L’espressione sul volto della ragazza era tesa e si torturava le mani come faceva di solito quando c’era qualcosa che la innervosiva e aveva bisogno di rilassarsi.
«Devo parlarti di una cosa» disse solamente. L’atmosfera calda della Tana in festa divenne improvvisamente gelida e cupa. Era come se un Dissennatore fosse entrato nella casa e avesse portato via tutta la felicità. Agli occhi di Harry, anche l’albero di Natale nell’angolo del salotto aveva smesso di essere luminoso. Ma non c’era nessun Dissennatore o altra creatura magica he si poteva sconfiggere con un incantesimo, era solo l’ansia che attanagliava lo stomaco di Harry. Con le gambe pesanti, seguì la sua ragazza su per le scale che conducevano alla piccola stanza dove dormiva Ginny. Entrando vide che aveva ancora il poster delle Holyhead Harpies. Ginny si chiuse la porta alle spalle e ispirò profondamente.
«Ginny, cosa succede?» chiese cercando di non far sentire la sua voce stridula e tremante.
«Io non sono ricca» cominciò. Si sedette sulla sedia posta davanti la scrivania. Harry la imitò e si sedette sul letto. «Non posso comprarti grandi cose o oggetti, o chissà che. Sono appena entrata nelle Holyhead Harpies, non mi hanno dato ancora un grande stipendio» continuò. Harry la guardava confuso. Cosa c’entrava quel discorso sui soldi con loro? «Non ho potuto farti un grande regalo, ecco» disse imbarazzata. Le orecchie erano diventate leggermente rosse e teneva lo sguardo basso. Harry si rilassò e sorrise intenerito. Fin dal primo momento aveva pensato che ciò che doveva dirgli avesse a che fare con loro, era certo che prima della fine della cena di Natale si sarebbe trovato single, leggermente depresso e abbracciato ad una bottiglia di Whisky Incendiario.
«Ginny» la chiamò cercando di farle alzare lo sguardo per guardarla negli occhi. Lei sollevò un poco la testa, più per dar segno di aver capito, che per guardarlo realmente. «Non mi importa di avere grandi regali» disse. «Ho passato i primi undici anni della mia vita con i miei zii e sai cosa mi “regalavano” a Natale? I vestiti smessi di Duddley e i calzini bucati di mio zio. Non ci può essere niente peggio di questo» la rassicurò. Ginny fece un piccolo sorriso, aveva un che di triste ed Harry si morse la lingua pensando che forse non era il caso di raccontarglielo, però ormai il danno era fatto.
«Quindi forse non ti dispiacerà questo regalo» disse aprendo il cassetto della scrivania e prendendo un pacchetto rettangolare. All’inizio ad Harry era sembrato un libro, ma una volta che l’oggetto fu del tutto in mano a Ginny, si accorse che era troppo sottile per esserlo. La ragazza si alzò e glielo passò, sedendosi poi accanto a lui. «Puoi dirmelo se non ti piace» lo rassicurò.
«Sono sicuro che mi piacerà» dichiarò senza esitazione, guardandola con un sorriso che sembrò scioglierla un po’. Adesso non c’era più l’espressione tesa di poco prima ma un timido sorriso che ad Harry ricordava tanto la bambina sul binario della stazione di King’s Cross. Iniziò a strappare la carta con dei Babbo Natale su una slitta e quello che c’era al suo interno gli fece pizzicare gli occhi. Era una foto di qualche tempo prima – forse prima che Harry iniziasse il sesto anno. C’era lui al centro circondato da quasi tutti i Weasley ed Hermione; ridevano e salutavano allegri l’obiettivo della macchina fotografica; i gemelli dietro facevano delle smorfie con la bocca. Aveva dimenticato quella foto fino a quel giorno. Lupin aveva deciso di scattarla totalmente a caso, senza un motivo specifico.
«Ginny è bellissimo» cercò di dire nonostante il groppo in gola. Ormai era certo che gli occhi fossero diventati lucidi, iniziava a non distinguere bene le sagome nella foto.
«Davvero ti piace?» chiese titubante. Harry annuì. Non aveva mai avuto una famiglia vera e propria. A Grimmauld Place aveva solo un paio di foto con Ron ed Hermione ma era piuttosto spoglia. I Weasley erano le uniche persone che nella sua vita gli avevano fatto conoscere l’amore di una famiglia. Lo avevano accolto e non perché era Harry Potter, Il-Bambino-Che-È-Sopravvissuto, ma perché si erano accorti di ciò che lui aveva più bisogno: l’amore. Con ancora la cornice in mano, abbracciò Ginny di slancio, senza preoccuparsi di qualche lacrima che era sfuggita dagli occhi. Ginny lo strinse forte, nonostante fosse colta alla sprovvista da quel gesto così improvviso. «Sei la cosa migliore che la vita potesse riservarmi» disse ancora con la faccia appoggiata alla sua spalla.
E per la prima volta nella vita si trovò a desiderare di poter invecchiare con Ginny accanto a sé. Non avrebbe voluto altri se non lei.
 
I coniugi Potter guardarono la foto che era stata regalata ad Harry tanto tempo prima. L’avevano messa sopra il camino del salotto, sotto gli occhi di tutti. Nonostante alla famiglia Weasley mancassero Percy e Charlie, che non perdevano occasione di farglielo notare, Harry amava definire quella foto come la sua prima foto di famiglia. Grazie ai Fondatori, la prima di una lunga serie.
Strinse istintivamente Ginny, anche lei ricambiò la stretta, aveva gli occhi chiusi persa ancora in quel ricordo tanto simpatico quanto intenso. «Ti avrei sposata anche se non avessi avuto un Galeone alla Gringott» mormorò Harry accarezzandole dolcemente i capelli. Ginny sospirò.
«Chissà cosa ho fatto per meritarti nella mia vita» disse quasi sovrappensiero.
«È la stessa domanda che mi faccio dal giorno in cui ci siamo messi insieme» commentò.
L’orologio segnava quasi le undici di sera, di norma era l’ora in cui iniziavano ad andare a dormire, ormai troppo vecchi per andare oltre. Ma quella sera era speciale, non sentivano più la stanchezza fisica, era come se quel vortice di ricordi avesse reso entrambi insensibili allo scorrere del tempo. Perciò quando Ginny cominciò a raccontare del loro primo Natale insieme, Harry fu lieto di poter ascoltare ancora un altro racconto.
   
 
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