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Autore: Arkady    15/12/2020    0 recensioni
Dal testo:
< sei il mio migliore amico, Sirius. >.
< appunto, sono il tuo migliore amico e tu sei il mio. Non ti metterei mai nella condizione di dover scegliere tra me e la tua… ragazza. Se anche fosse antipatica, brutta, odiosa, fastidiosa ed insopportabile, me la farei andare bene. Anche se io e lei dovessimo essere incompatibili, la sopporterei per te, James.>.
---
Un breve racconto di come i rapporti tra Lily James e Sirius sono diventati indissolubili, scritto dal punto di vista di Lily.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Sirius/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 2
 
Il nostro è diventato presto un vero e proprio gruppo di studio e non solo.
Mercoledì pomeriggio in biblioteca e martedì e giovedì sera in sala comune ci riuniamo io, le mie compagne di stanza, Mary e Alice, e i quattro Malandrini.
Tutto è nato dallo scambio di aiuti che doveva essere tra me e Black, ma che presto si è esteso all’intero sesto anno Grifondoro.
Ammetto che questa apertura ad altre persone a me più congeniali e con le quali ho più confidenza, mi ha notevolmente tranquillizzata, nonostante anche la seconda sessione tra me Potter e Black sia stata serena e piacevole come la prima.
Per lo più studiamo, ma ultimamente non mancano le serate a giocare a sparaschiocco, a scacchi magici o anche giochi babbani, oppure semplicemente a chiacchierare tra noi.
Ognuno ha una materia con cui ha più affinità e aiutandoci a vicenda abbiamo tutti migliorato molto i nostri voti in quelle materie più faticose e pesanti, come per me è Cura delle Creature Magiche.
All’inizio mi aveva affascinato lo studio di questi esseri completamente sconosciuti, come gli Unicorni, gli Asticelli o i Knarl, creature per lo più pacifiche, ma quando ho avuto a che fare con gli Avvicini, i Billywig o i Fiammagranchi, il mio interesse è evaporato quasi all’istante.
Mary e Minus invece li adorano, ed entrambi fanno di tutto per aiutare me e tutti gli altri che non sono particolarmente inclini o interessati alla materia.
Remus e Alice sono eccezionali in Difesa contro le arti oscure, anche Potter e Black se la cavano, ma loro sono i migliori rispettivamente in Trasfigurazione ed Incantesimi. Io, infine, sono la più preparata in Pozioni ed Erbologia.
Antiche rune la seguiamo solo io, Potter, Black e Alice, mentre gli altri frequentano Aritmanzia. A volte, in vista dei compiti o interrogazioni in queste materie facoltative, ci dividiamo in questi due gruppi ridotti.
 
Oggi pomeriggio è una di queste volte.
Mary, Minus e Remus sono andati in biblioteca, mentre noi altri abbiamo optato per goderci il timido sole di inizio Maggio fuori nel Parco.
Alice in realtà, ci ha abbandonato dopo nemmeno mezz’ora, raggiungendo il suo nuovo fidanzato Frank per una passeggiata in riva al lago.
E così eccomi qui, come agli inizi: io, Potter e Black.
In questo mese siamo andati particolarmente d’accordo: l’ascia di guerra tra me e Potter è stata definitivamente sotterrata. Ogni tanto ancora ci punzecchiamo, ma ormai è un gioco scherzoso tra noi. Per quanto non manchino a volte risposte pungenti da parte di entrambi, il tono è sempre gioioso e non più tagliente o cattivo.
Ho scoperto diverse cose con questa semipacifica convivenza: il colore preferito di Potter è il rosso, ama i Pallotti cioccocremosi e mangerebbe Yorkshire pudding come se non ci fosse un domani.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che sa anche essere serio per più di cinque minuti di fila, che in Trasfigurazione è davvero competente ed è in grado di spiegare agli altri in modo semplice e senza fare il saccente, come invece mi ero immaginata.
Per ora ho distinto e memorizzato tre modalità di passiamo-la-mano-nei-capelli, ma sono sicura che ce ne siano anche altre: c’è quella per mettersi in mostra ed atteggiarsi a gran figo, che ormai conosco a memoria da anni. C’è quella quasi imbarazzata del “non so cosa dire e quindi mi spettino per guadagnare tempo” e c’è quella sovrappensiero, di cui lui nemmeno si accorge.
Lo ha appena fatto, aggrottando la fronte sul testo da tradurre ed iniziando poi a sfogliare il libro in cerca di quello che gli serve.
Sposto lo sguardo su Black, che lavora sereno. Anche di lui mi ha stupito la pazienza che possiede nel chiarire i dubbi degli altri, soprattutto con Minus. Tutti e tre, in realtà sono quasi materni con il più impacciato del loro gruppo e sono davvero molto affiatati gli uni con gli altri, anche se il rapporto Potter-Black è nettamente ad un livello superiore. Si riescono a capire al volo con uno sguardo, e a volte non serve nemmeno quello per intendersi tra loro, basta una parola, un gesto che per chiunque passa inosservato ma tra loro è un segnale...
Anche di Black ho imparato qualcosa: preferisce il blu scuro, a colazione non può rinunciare agli Scotch eggs, la cui mancanza comporta davvero una brutta, brutta giornata, e ha sempre con sé un paio di Calderotti, che non offre nemmeno a morire.
All’ultima vittoria di Grifondoro, nella festa che è seguita in sala comune, ha tirato fuori una bottiglia di Rum di ribes rosso al Whiskey Infuocato, che ha dichiarato prediligere di gran lunga al semplice Whiskey Incendiario.
Io ho assaggiato entrambi, su sua fastidiosa insistenza, quando ci si mette è peggio di Potter a volte, e ho deciso che rimarrò sulla Burrobirra.
Con le ragazze non è lo stronzo che mi immaginavo fosse. Non è Black a cercarle, ma sono loro che arrivano da lui come le api con il miele, anche se lui non fa assolutamente nulla per attirarle, a parte esistere.
Ho potuto assistere ad un paio di approcci e non crederò più a quelle che si lamentano di essere state usate da lui per un po’ di sesso, perché il ragazzo in quelle occasioni ha subito messo in chiaro quale fosse la finalità del suo interesse. Questa cosa me l’aveva riferita Remus già dall’anno scorso, ma onestamente non gli avevo dato retta, pensando volesse solo difendere il suo amico, ma ora che l’ho visto con i miei occhi, mi sono dovuta ricredere.
Sono rimasta meravigliata quando mi hanno raccontato che ad entrambi piace il Rock and Roll e parecchie band babbane, non me lo aspettavo proprio da due purosangue.
Black adora anche le motociclette e devo ammettere che ce lo vedo davvero bene con la giacca in pelle, i Raiban ed i jeans a zampa in sella alla Triumph Bonneville di mio padre.
Anche lui ama le moto, sin da quando era ragazzo, e ora se n’è presa una del 1959 da risistemare. Mi sono ripromessa di chiedergli di mandarmi un paio delle riviste che copra regolarmente, e quando l’ho raccontato a Black, mi è sembrato un bambino davanti al regalo di Natale che desiderava tanto.
La stessa espressione che Potter aveva sfoggiato quando, per i suoi 17 anni, oltre al tradizionale orologio d’oro, i suoi genitori gli avevano regalato la Nimbus 1905, ultima uscita sul mercato.
Non che io sia così informata sui modelli delle scope, ma Potter lo ha ripetuto talmente tante volte ed in più occasioni che anche l’intera popolazione del Lago nero, tra cui la mia amata Piovra Gigante, conosce tutte le caratteristiche della sua nuova scopa.
 
Osservo entrambi a turno, tutti e due sono concentrati sulla traduzione che dobbiamo presentare tra un paio di giorni. Io invece mi sono fermata a metà, quando Alice se n’è andata, e sono un po’ a disagio, anche se i due ragazzi non stanno facendo assolutamente nulla che mi metta in imbarazzo, anzi.
Black è il più preparato in Antiche Rune, da quel che ho capito i suoi genitori gliele hanno fatte studiare fin da bambino, prima di Hogwarts. È di dominio pubblico il fatto che lui e la sua famiglia siano in pessimi rapporti, quindi mi sono ben guardata da chiedere delucidazioni in merito.
 
< ti sei bloccata, Evans? >.
 
Il ragazzo ha alzato gli occhi e mi ha pizzicato a guardarlo. Cerco di mascherare il mio imbarazzo nell’essermi fatta beccare e gli chiedo una mano per la traduzione di una piccola parte.
Black mi si accosta, per poter vedere a che punto sono e aiutarmi.
Ormai mi sono abituata alla sua vicinanza, all’inizio mi turbava molto, ma poi è diventato quasi naturale. Anche se spesso fa il malizioso, l’ho visto seriamente all’opera e decisamente non è la stessa cosa.
 
< non sono ancora arrivato a questo punto. Come fai ad essere già qui? >.
 
< io e Alice avevamo cominciato un paio di giorni fa >.
 
Lui scruta ancora un momento la mia pergamena, e poi guarda Potter, come pensando a qualcosa.
Sposto anche io lo sguardo su Potter, che ha gli occhi puntati sul suo amico e mi sembra contrariato ed infastidito.
Quando li sposta su di me, gli rivolgo un timido sorriso e lui mette in scena il passiamo-la-mano-nei-capelli imbarazzato, distogliendo lo sguardo.
Ma che è successo?
Mentre me lo chiedo, Black si alza e si dà un paio di pacche ai pantaloni.
 
< dove vai? >.
 
Io e Potter abbiamo parlato assieme, uno sull’altra, e ora ci guardiamo un po’ a disagio.
Black invece ridacchia.
 
< non scappo, tranquilli. Vado in biblioteca a prendere il libro che ci serve. Intanto, Evans, potresti aiutare James ad arrivare allo stesso punto, così quando torno partiamo da lì >.
 
E se ne va prima che io o Potter possiamo ribattere.
Sto ancora guardando la schiena di Black allontanarsi, cercando di dare un senso allo strano tono che ha usato e all’occhiata che ha lanciato a Potter, che me lo ritrovo seduto accanto.
Non l’ho sentito spostarsi, ma avverto il suo calore sfiorarmi la pelle ed il profumo invadermi le narici. È davvero buono, un odore di pulito, deciso e dolce. Sa di bosco e di primavera, con una nota aromatica di legno e cuoio. Carismatico e intrigante, un po’ come il suo proprietario.
Alla sua vicinanza non mi sono abituata affatto, mi sento impacciata e goffa e vorrei si allontanasse.
Ma vorrei anche che restasse qui.
Prendo la sua pergamena e mi concentro sulla sua scrittura, come se questo potesse zittire le sensazioni che provo. La sua calligrafia è disordinata, ma non per questo difficile da leggere.
Gliela rendo e lo aiuto nella traduzione, anche lui mi pare un po’ in imbarazzato, ma entrambi ci rilassiamo man mano che passa il tempo.
Non ci vuole molto ad arrivare al punto in cui mi sono bloccata, e dato che Black ancora non è tornato, Potter intavola una chiacchierata leggera e io mentalmente lo ringrazio, perché se fossimo rimasti in silenzio probabilmente sarei tornata ad irrigidirmi.
Sposta il libro e tutto il resto, prende la sua borsa e la appoggia dietro di sé, infine si distende usandola come cuscino. Io resto seduta, e mi giro di lato verso di lui, in modo che possiamo continuare a chiacchierare guardandoci in volto.
Mi rendo conto sorridendo che mi sento perfettamente a mio agio così.
L’erba è soffice e contrasta la durezza del terreno sottostante, il sole scalda molto, per essere solo inizio Maggio.
Potter infatti è rimasto in camicia, con le maniche tirate su, mentre io ho tenuto addosso il gilè, a protezione della leggera brezza fresca che arriva da est e fa muovere le fronde degli alberi sopra di noi, creando graziosi giochi di luce e ombra su di noi.
Li sto osservando sul volto di James, e lo trovo affascinante.
No, aspetta un secondo.
Cosa ho appena pensato?
Mi pietrifico e distolgo lo sguardo prima che lui se ne possa accorgere, spostandolo sul resto del parco.
L’ho chiamato per nome. Nella mia testa, d’accordo, ma ho pensato a lui come James.
Pensavo a quanto James fosse affascinante.
Per la barba di Merlino!
 
< Evans mi stai ascoltando? >.
 
No che non ti sto ascoltando, per Morgana!
 
< no, scusa mi sono distratta >.
 
< l’ho notato >.
 
Mi risponde allegro e ridacchia, borbottando qualcosa sulla scarsa soglia di attenzione. Sicuramente mi starà rinfacciando bonariamente quello che spesso gli ho detto io.
Cerco qualcosa da dire per uscire da questa spinosa situazione e l’occhio mi cade sulla lunga coda nera che ondeggiando rapida alle spalle della proprietaria, ne preannuncia l’arrivo a grandi ed infastidite falcate.
 
< sta arrivando la tua ex ragazza >.
 
Lo avviso mormorando piano e Potter si puntella sui gomiti, seguendo il mio sguardo. Riconoscendo Emily Jones, si alza a sedere.
Lei arriva come una furia, ma mi accorgo che sta fissando me e non lui.
 
< quindi sei tu! >.
 
Mi sputa addosso, velenosa. E io strabuzzo gli occhi: che intende?
 
< Emily >.
 
Potter interviene con un tono a metà tra il dolce e l’allarmato.
 
< è lei? Dunque avevo ragione >.
 
La Jones indirizza il suo sguardo inviperito su Potter, che si è alzato quasi a volersi frapporre tra me e lei.
Ma ragione di cosa? Cosa dovrei essere io?
 
< Emily, per piacere… >.
 
Potter cerca di rabbonirla, e ora mi sembra anche piuttosto agitato.
Vorrei sparire all’istante, perché diavolo sono in mezzo ad una litigata tra due ex?
 
< Emily un cazzo, James! >.
 
Mi colpisce sia la sua veemenza che la naturalezza con cui lo chiama per nome.
Questo un po’ mi infastidisce, ad essere onesta almeno con me stessa.
 
< Da quant’è che va avanti? >.
 
La Jones è incazzata come un picchio, e io inizio ad unire i tasselli.
 
< non crederai che io e Potter stiamo insieme? Stiamo solo studiando e fino un attimo fa c’era anche Black >.
 
Mi alzo anche io, accorgendomi di averlo detto con rabbia. Di cosa sono arrabbiata?
Della sua intrusione che ha rovinato il pacifico momento tra me e Potter?
Del fatto che mi piacerebbe l’idea di stare con lui?
 
< tu taci! Da quanto tempo ti scopavi il mio ragazzo, prima che lui mi mollasse per te? >.
 
Che cosa?
Dopo un attimo di incredulità per quello che ha detto, stringo con forza i pugni. Sono furiosa ora.
Sto per risponderle male, quando una mano delicata mi si appoggia sul braccio.
Mi giro di scatto e accanto a me c’è Black, che guarda la Jones con lo stesso fastidio con cui immagino di starla guardando anche io.
 
< come ti permetti di insinuare una cosa simile, Jones? >.
 
Dopo averle sibilato quelle parole, Black stringe la mascella e la guarda quasi con repulsione. Si gira poi verso Potter, comunicando con lui con una breve e rapida occhiata, ed infine mi trascina via.
 
---
 
Sono talmente scossa che mi accorgo che Black mi ha portato nelle cucine solo quando vengo circondata da decine di elfi domestici.
Lui mi trascina fino ad un tavolo e mi fa sedere, prendendo posto di fronte a me e chiedendo agli elfi un the caldo.
 
< un the caldo, Black? >.
 
Parlo senza nemmeno rendermene conto, ma considerato che siamo in primavera inoltrata, chiedere un the caldo mi pare quasi più assurdo dell’intera situazione di poco fa.
 
< vuoi qualcos’altro? Pensavo che una bevanda calda fosse la miglior cosa… >.
 
La premura nel suo tono mi lascia spiazzata, mi strappa un sorriso e cedo.
 
< un the caldo va benissimo >.
 
Mentre attendiamo le tazze fumanti, torno a pensare a cosa è appena successo.
 
< Black, lo sai vero che quelle accuse sono infondate? >.
 
< certo che lo so, Evans! >.
 
< non potrei mai fare una cosa del genere! >.
 
< nemmeno James la farebbe mai! >
 
Lo dice con enfasi e mi guarda serio.
 
< non so che opinione tu abbia di lui, o di me, ma ti prego di credermi >.
 
Lo guardo a mia volta e gli sorrido.
 
< ti credo. Ammetto che per anni non ho avuto una buona opinione di nessuno di voi due, ma per quanto vi ritenessi a torto degli stronzi, non ho mai pensato che potreste essere così meschini. >.
 
Anche lui mi sorride, rincuorato. Poi ridacchia.
 
< a torto? >.
 
< a torto, si. Non c’è nulla di male nel cambiare la propria opinione, se si dovesse rivelare errata >.
 
Confermo seria.
Non intendo essere presa in giro su questo, e anche lui abbandona l'ilarità dando una diversa profondità al suo sguardo.
 
< ammetto che anche io avevo un’idea molto diversa sulla tua persona, Evans. Mi fa piacere di essermi sbagliato su di te e che tu ti sia ricreduta su di noi. >.
 
< fa piacere anche a me, Black >.
 
< che cosa vi fa piacere? >.
 
Entrambi ci giriamo verso Potter, che è appena arrivato alle nostre spalle.
Come faceva a sapere che eravamo qui?
Non ha senso chiederselo, ci sarà sicuramente dietro uno dei loro trucchetti strani nel potersi trovare tra loro ovunque e con facilità, che forse è meglio che io non conosca.
Incrocio il suo sguardo, che mi trasmette diverse cose assieme. Sembra scrutarmi in cerca di qualcosa, e contemporaneamente esprime imbarazzo e dispiacere, ma anche risolutezza.
 
< che tu ci abbia trovati >.
 
Gli risponde Black, ma né io né Potter interrompiamo il nostro contatto visivo, girandoci verso di lui.
 
< sei riuscito a calmare la Jones? >.
 
Glielo chiedo a mezza voce, un po’ preoccupata.
Lui si irrigidisce un po’, lancia una fugace occhiata a Black e poi si avvicina, posando le nostre borse sul tavolo e sedendosi accanto a me, di fronte al suo amico.
Quando torna a puntare gli occhi nei miei, è più serio di quanto io lo abbia mai visto, ed il suo tono è fermo e deciso.
 
< non ho idea del perché sia convinta che io la tradissi, ma ti posso assicurare che è assolutamente falso >.
 
< lo so, Potter. >
 
Gli rispondo sorridendo, mi allungo verso di lui e gli poso una mano sul braccio, stringendolo appena.
 
< immagino che lo saprei, se avessi fatto sesso con te >.
 
Black mal trattiene una risata e dopo essermi girata a fargli un occhiolino, torno a voltarmi verso Potter.
Anche lui mi sorride divertito, poi abbassa lo sguardo sulla mia mano che, mi rendo conto solo ora, ancora è appoggiata sul suo braccio.
Immagino sarebbe brutto ritirarla di scatto, come avrei l’impulso di fare, così mi sforzo di alzarla piano e muovermi con lentezza.
Lui mi ferma, appoggiando la sua mano sulla mia e riattirando i miei occhi nei suoi. Mi guarda serio per qualche secondo e poi si avvicina leggermente.
 
< non l’ho fatto nemmeno con un’altra. Non sono quel genere di ragazzo. >.
 
Non so perché si sia sentito in dovere di discolparsi con me delle accuse che gli ha rivolto la sua ex, ma mi pare evidente che ci tiene.
 
< so anche questo. >.
 
Mi sorride, vistosamente sollevato dalla mia risposta e lascia la mia mano.
Lentamente la riaccosto a me e la chiudo dentro l’altra, come a volerla scaldare. Mi sembra fredda ora che non è più a contatto con la sua.
 
< l’ho lasciata prima che fosse anche solo lontanamente possibile >.
 
Potter lo ha sussurrato e resosi conto di non averlo solo pensato, lo vedo irrigidirsi con la coda dell’occhio.
Faccio finta di nulla, come se non avessi sentito, e mi allungo a prendere uno dei biscotti che gli elfi ci hanno offerto assieme al the, che ormai sarà freddo.
La conversazione che ho origliato prende di nuovo un senso completamente diverso.
All’inizio ho pensato che si fosse innamorato della Jones poi, visto che invece l’ha lasciata, ho dato ascolto alle voci che giravano sul fatto che amasse un’altra.
Poco dopo mi ero ricreduta, considerando che non lo avevo visto con nessun’altra ragazza, al di là di provarci, nemmeno a parlare. E ne ero certa, perché a parte la settimana in cui l’ho evitato, poi siamo stati spesso assieme.
Così mi sono detta che forse si era spaventato dei sentimenti che aveva capito di provare per Emily Jones e che l’avesse lasciata prima che le cose si facessero troppo serie e lui non potesse più fare il cascamorto in giro per il castello.
Non ne sono mai stata troppo convinta, speravo fosse così perché voleva dire che non c’era nessun’altra.
Ma adesso è davvero palese che quel giorno lui ha deciso di fare la cosa giusta lasciando una ragazza di cui non era innamorato, resosi conto di amarne un’altra.
Chissà chi è…
Mi scappa un sospiro affranto e i due ragazzi, che avevano iniziato a parlare tra loro di altro, si voltano a fissarmi.
Devo imparare a controllarmi meglio, mannaggia.
Sparo la prima cosa che mi viene in mente per giustificarmi.
 
< sei riuscito a farla ragionare o questa sera a cena saremo sulla bocca di tutti? >.
 
Anche a lui scappa un sospiro depresso.
 
< è stato come parlare ad un muro. >.
 
Mi sorride dispiaciuto e poi gli si accende una luce strana negli occhi.
 
< ma non penso che qualcuno le crederà davvero, insomma… tu ed io? Non hai mai accettato un mio invito ad uscire, figuriamoci... altro! >.
 
< Lo sanno tutti che preferiresti la Piovra Gigante! >.
 
Ridacchiando, do ragione sia a quello che ha detto Potter sia all’aggiunta di Black, ma non sono propriamente divertita.
Non so cosa gli risponderei se, ora come ora, mi chiedesse di uscire. Probabilmente ne sarei estremamente felice.
Potter continua con l’elenco delle motivazioni per le quali nessuno a scuola potrebbe credere che ci possa essere qualcosa tra noi e anche Black tira fuori un paio di argomentazioni, citando qualcuno dei nostri battibecchi degli anni passati.
Mi costringo a riderne e a indicarne qualcuna anche io, perché se restassi in silenzio e facessi vedere il mio vero stato d’animo sarebbe alquanto sospetto.
 
< non ci chiamiamo nemmeno per nome >.
 
All’ultima frase di Potter, il suo tono è cambiato.
Lo guardo aggrottando leggermente la fronte, cercando nei suoi occhi quali siano le sue intenzioni, ma non le capisco.
Prima che io possa rispondere qualcosa, interviene Black.
 
< beh, ma a questo sono ben felice di rimediare. Che ne dici, Lily? >.
 
Mi volto verso di lui e gli sorrido.
 
< dico che si può fare, Sirius >.
 
È strano sentirgli pronunciare il mio nome ed è ancora più strano chiamarlo Sirius.
Anche lui mi fa un sorriso genuino. So che ogni volta che qualcuno lo chiama per cognome, il suo pensiero corre a suo fratello ed alla sua famiglia, e onestamente sono più che contenta di non far più parte di coloro che gli ricordano costantemente di essere ad un passo dall'essere diseredato.
 
< questa motivazione, allora, si può eliminare, Prongs >.
 
Sirius si rivolge al suo amico, e io seguo il suo sguardo, incrociando gli occhi con quelli nocciola di James.
 
< beh, ce ne sono lo stesso a sufficienza, no? Comunque non ho intenzione di dare adito a queste voci, contrariamente a quello che potresti pensare, Lily >.
 
Se è stato bizzarro quando Sirius mi ha chiamato per nome, sentirlo pronunciare dalle labbra di James mi pare invece così giusto.
 
< non ho mai pensato che avessi intenzione di farlo, James >.
 
Anche chiamarlo per nome a mia volta mi sembra la cosa più consona a questo nuovo modo di rapportarci.
Ha un bellissimo suono, devo ammetterlo. Potter è più duro, più distante. James invece è fluido e morbido.
 
< penso farò fatica ad abituarmi a sentirti dire il mio nome, Ev... Lily >.
 
< dopo gli anni che abbiamo passato come Evans e Potter, sarà un po’ difficile anche per me, James. >.
 
Ci sorridiamo a vicenda per un tempo indefinito, finché Sirius non attira la nostra attenzione, facendo notare che si sente il terzo incomodo.
Lo dice divertito, guardando James, che gli restituisce un mezzo sorriso, mentre io sento che le orecchie mi sono andate a fuoco.
Cerco di controllarmi, mentre propongo loro di tornare in sala comune, sperando che non tremino né la mia voce, né le mie mani.
 
---
 
La scuola è praticamente divisa in due fazioni: quella che ha creduto all’uscita di Emily Jones su me e James, e l’altra, composta dalla maggior parte di studenti e professori, che la reputano una cosa impossibile.
Sarà strano, ma mi infastidiscono entrambe le situazioni.
La prima non è nemmeno necessario dire perché, ed ufficialmente è quella che uso con chiunque mi chieda cosa ne penso. Non sono una ragazza che la dà via per noia, né tanto meno lo farei con un ragazzo impegnato.
A nessuno, però, ho detto che mi infastidisce anche chi reputa assurda una relazione tra me e James.
Lo so che anche io l’avrei additata come inconcepibile fino a meno di un anno fa, ma ora mi piacerebbe che ci potesse essere qualcosa oltre l’amicizia che abbiamo sancito quel giorno nelle cucine.
Ho lasciato Alice e Mary a tavola, dicendo loro che volevo fare una passeggiata prima di lezione, e ora sono nel corridoio del piano terra, vicino le scale che portano nei sotterranei.
Una voce, una voce familiare e gelida, blocca i miei passi.
 
< è vero quello che si dice in giro su te e Potter? Non pensavo saresti caduta così in basso, non dovresti svenderti a simili soggetti >.
 
Guardo il mio ex migliore amico negli occhi, e mi monta una rabbia che mi fa tremare le mani, come si permette di parlarmi così?
 
< no che non è vero! Ma anche se fosse, chi ti credi di essere tu per dirmi cosa posso o non posso fare? O con chi. >.
 
Vedo sollievo nei suoi occhi, e Severus fa cadere per un attimo la sua maschera di freddezza.
 
< Lils… >.
 
< Non chiamarmi così. Non ne hai più diritto. Se proprio devi rivolgerti a me, sono Evans. >.
 
Lo interrompo subito, guardandolo con astio. È finito il tempo dei nomignoli affettuosi.
 
< oppure perché non mi chiami come quello che pensi che io sia? >.
 
Continuo beffarda.
 
< da lui però ti fai chiamare per nome, ora. >.
 
Ribatte Severus con rabbia.
Non serva che faccia nomi, il disgusto con cui ha pronunciato "lui" so perfettamente a chi fa riferimento. 
Mi scappa un sorriso compiaciuto: è ancora geloso di James, e questo scopro che mi fa crudelmente piacere.
 
< si, lo chiamo James, ora. E anche Sirius mi chiama per nome. Ma non capisco come questo possa interessarti o riguardarti. >.
 
Lo vedo che ci rimane male, da una parte ne sono soddisfatta, mentre dall’altra mi sento una merda.
Riprendo a camminare, prima che possa replicare, lo supero e proseguo il mio percorso verso le serre, cercando di mantenere i miei passi distesi e tranquilli, invece che correre via come vorrei fare davvero.
Quando ho messo sufficiente distanza tra noi, aumento il passo e giro nel corridoio a destra. Sto allungando la strada di molto, ma voglio evitare che possa raggiungermi, se mai gli dovesse venire l’idea di riprendere la discussione.
Guardo l’orologio, ho tutto il tempo per quella deviazione, ma mantengo il passo spedito, arrivando nell’aula prima di chiunque altro.
Mi lascio scivolare al mio solito posto, ma non riesco a stare seduta, così mi rialzo e vado verso i vasi di Artemisia in fondo all’aula, accarezzando piano le foglie. È una pianta cespugliosa, dal fusto rossiccio e con i fiori tubulosi giallo-rossastro. L'infuso che se ne ricava è uno degli ingredienti fondamentali di molte pozioni, fra cui il Distillato della Morte Vivente, che a breve il professor Lumacorno di insegnerà a preparare.
 
< forse è il caso che ti allontani da quelle povere piante >.
 
La voce di James mi fa sussultare e mi giro di scatto a guardarlo. Dietro di lui c’è Sirius, ed entrambi hanno quel sorriso a metà tra divertito e preoccupato che ho imparato a conoscere.
 
< perché? >.
 
Chiedo ridendo, perplessa.
 
< perché quando sei nervosa ti piace strappare cose… piume, erba, pergamene… >.
 
A rispondermi è Sirius, e io non riesco a non arrossire, capendo subito che si sta riferendo alla penna che ho spiumato quel giorno in biblioteca o quando mi hanno pizzicato a sradicare erba nel parco. O quando ancora ho spezzettato una pergamena in pezzi talmente piccoli che ancora ogni tanto ne viene fuori qualcuno dalla borsa.
Alzo le mani in segno di resa, sorridendo un po’ divertita.
Mi fa piacere che si preoccupino per me e che mi abbiano imparato a conoscere almeno un po’, però, se pensano che io sia nervosa, vuol dire anche che hanno visto o sentito il mio scambio di battute con Severus.
 
< cosa avete sentito? >.
 
Non ha senso girarci intorno e questo lo sanno anche loro, infatti James mi risponde che hanno sentito lungo il corridoio la voce di Piton senza farci troppa attenzione. Lo stava chiamando Mocciosus, ma poi si è corretto, lanciandomi uno sguardo di scuse. Non è davvero necessario, non più almeno.
Che lo chiami pure come preferisce, la cosa non mi riguarda.
Questo però lui non lo sa, e continua dicendomi che quando hanno sentito la mia voce fare i loro nomi si sono affrettati a raggiungerci, però sia io che Severus ce n’eravamo andati.
 
< non vi siete persi niente di interessante o preoccupante. Severus credeva di avere una qualche voce in capitolo sul con chi dovrei fare cosa. >.
 
Sorrido tranquilla ad entrambi, cercando di avvalorare le mie prossime parole.
 
< ma non lascerò che una persona del genere mi innervosisca, quindi state sereni >.
 
Sirius mi sorride di rimando, mentre James resta a guardarmi pensieroso.
Non ho modo di chiedergli cos’abbia perché i nostri compagni iniziano a scemare in classe, subito seguiti dalla professoressa.
 
---
 
James è rimasto pensieroso tutto il giorno, e a cena noto che anche Sirius di tanto gli lancia qualche breve occhiata preoccupata.
Sono certa che c’entra Severus, l’ho visto lanciare occhiatacce in direzione di James, che a sua volta gliene ha lanciate altre, in uno stupidissimo botta e risposta muto.
Dopo cena, faccio un bel respiro e afferro il braccio di James.
 
< posso parlarti un attimo? >.
 
Intercetto lo sguardo di Sirius, che mi fa un piccolo sorriso e, con una pacca sulla spalla di James, gli dice che lui e gli altri lo aspettano in sala comune.
Rimasti soli, James mi guarda in attesa, e di colpo mi sento a disagio per la mia idea di parlargli da sola di una cosa seria.
Santa Morgana, sono una Grifondoro o no? Forza, allora!
Mi guardo intorno e gli dico che non è proprio il luogo adatto. Anche lui pare rendersi conto di dove siamo e con un sorriso enigmatico mi fa strada.
Arriviamo alla torre dell’orologio e dal nulla James apre una botola che non avrei visto nemmeno se avessi saputo dove cercare. Mi aiuta a salire e ci ritroviamo su un balcone circolare al cui centro si dipanano gli ingranaggi del grosso orologio.
Mi guardo intorno meravigliata e mi sfugge un “wow” che lo fa ridacchiare, il primo sorriso divertito che gli vedo quel giorno.
 
< è un posto bellissimo, James >.
 
Ammetto con entusiasmo, e lui si passa inconsciamente la mano nei capelli, raccontandomi che lo ha scoperto arrivandoci con la scopa, in una scorribanda assieme a Sirius in un post-partita.
 
< tempo dopo ho scoperto l’ingresso da dentro il castello, ma non ho intenzione di divulgare questa informazione, quindi poi ti dovrò Obliviare >.
 
< addirittura? >.
 
Ribatto sorpresa e divertita.
 
< scherzavo. Non ti oblivierò, ma devi promettermi che non dirai a nessuno di questo posto. Che io sappia questa botola non la conosce nemmeno Sirius >.
 
< Mi sembra giusto che tu non voglia condividere il tuo rifugio segreto per fare colpo sulle ragazze >.
 
Ridacchio cercando un posto dove sedermi e optando per una cassa di legno che sembra reggere il mio peso.
Una volta comoda (beh, più o meno) torno a guardare James, che ancora non ha risposto alla mia battuta.
Mi sta guardando in un modo che mi imbarazza all’istante.
 
< non ci ho mai portato nessuno, Lily. È dove vengo quando voglio pensare in pace >.
 
Lo guardo a lungo, mentre lui si avvicina e si siede accanto a me.
 
< prometto di non dire a nessuno di questo posto, James >.
 
Lui mi ringrazia, ma io continuo, sorridendo divertita.
 
< non dirò a nessuno neanche che James Potter è un comune mortale e ha bisogno di tempo e spazio in solitudine e non è un Elisir dell’Euforia vivente. >.
 
< si, in effetti la mia reputazione ne potrebbe risentire. >.
 
Ride anche lui, ed il mio sorriso si allarga.
 
< cosa dovevi dirmi? >.
 
Mi chiede dopo un po’, e io inclino la testa di lato, cercando le parole con cura.
 
< sei giù di corda dalla lezione di Erbologia, e credo di sapere il perché. Ti va di parlarne? >.
 
Lui si muove un po’ a disagio sulla cassa, abbassando gli occhi a terra. Forse ho osato troppo ad autoproclamarmi sua confidente.
Dopo un silenzio sufficientemente lungo, faccio marcia indietro.
 
< scusami James, non volevo fare la parte dell’impicciona >.
 
Faccio per alzarmi, ma lui mi afferra il braccio fulmineo. James è un cacciatore formidabile, il migliore da un secolo recita il trofeo che ha vinto l’anno scorso, ma sarebbe anche un ottimo cercatore, cosa che lui ha rimarcato più e più volte, in modo anche piuttosto fastidioso, con il suo stupidissimo boccino.
 
< sono io che devo chiedere scusa a te. Non l’ho mai fatto, per quello che è successo l’anno scorso ai Gufo >.
 
Aggrotto la fronte, non perché non so di cosa sta parlando, ma perché sono sorpresa che pensi che serva che mi chieda scusa.
Lui lascia piano il braccio, facendo scivolare la mano fino alla mia, che poi stringe piano, guardandomi negli occhi.
 
< mi dispiace, per quel giorno e per tutte le volte che ti ho importunata gli anni scorsi >.
 
Gli sorrido radiosa, non servivano queste scuse, però è appagante riceverle. Soprattutto perché lo vedo che sono sincere.
 
< Mi hai assillato a lungo, e ti confesso che sei stato davvero molto fastidioso. Però ammetto anche che a volte me la sono presa troppo. >.
 
Nei suoi occhi passa una scintilla esultante, e anche lui mi sorride.
 
< Sono contenta che abbiamo chiarito questo punto... per quanto riguarda Severus… >.
 
Proseguo io, ed il suo sorriso si congela. Io sospiro e gli stringo un po’ di più la mano che ancora è nella sua.
 
< James, con lui avrei chiuso comunque, con o senza il tuo intervento. >.
 
James ricomincia a respirare e dopo avergli rivolto un piccolo sorriso, sposto lo sguardo verso l’orizzonte.
 
< forse tu e Sirius quel giorno avete accelerato le cose, ma non lo avete costretto voi a chiamarmi Sanguesporco. È quello che pensa di tutti i figli di Babbani, non lo so se lo ha sempre fatto o se gli hanno inculcato questo odio i suoi nuovi amici. E non mi interessa nemmeno, ad essere onesta. >.
 
Sospiro un po’ affranta e torno a rivolgergli un piccolo sorriso a labbra chiuse.
 
< sono grata a Severus, per avermi fatto scoprire la magia. Gli ho voluto bene perché per anni è stato l’unico amico magico che avevo, l’unico che non mi reputasse strana o anormale. >.
 
James mi guarda attentamente ed in silenzio, non so se è in grado di capire quello che provo. Lui è un purosangue, è molto benestante e da quello che so i suoi lo amano molto.
Abbasso lo sguardo prima di continuare.
 
< è probabile che io gli vorrò bene per sempre, ma non posso più stargli accanto. Tra noi si è innalzato un muro, e quando alla fine scoppierà la guerra, saremo dalle parti opposte della barricata >.
 
James non dice niente, ma lo capisco. Quello che ho esposto è un dato di fatto, non si può replicare nulla.
Mi stringe appena la mano ed a me questo gesto è sufficiente a ricacciare indietro le lacrime che mi pizzicano gli occhi. Ho versato fin troppe lacrime per Severus. Non se le merita più.
Restiamo in silenzio a lungo, ma non sono a disagio. È un silenzio denso e non uno di quelli che si sente la necessità di riempire.
La voce di Sirius infrange la quiete e io sussulto, portandomi la mano che fino un attimo fa era in quella di James, sul cuore.
Da dove diamine è uscito Sirius? Mi chiedo guardandomi intorno.
James traffica con i pantaloni e tira fuori un piccolo specchietto rettangolare, identico a quello che ho visto nelle mani di Sirius.
Ci guarda dentro e poi, parla!
 
< dimmi Pad >.
 
< ehm. Sei vivo? Lily? >.
 
Mi sporgo verso James e nello specchio, invece di vedere i suoi occhi nocciola, ci vedo quelli grigi di Sirius.
Quindi avevo ragione che quell’affare avesse la funzione di un walkie talkie!
Molto meglio, a dire il vero: ci si può anche vedere oltre che sentire.
James ridacchia e risponde a Sirius che entrambi stiamo bene, e per avvalorare le sue parole allontana da sé lo specchio e lo gira leggermente nella mia direzione, in modo che il suo amico possa intravedere anche me.
 
< bene, bene! Ciao Lily… Vi avviso che al coprifuoco mancano 15 minuti >.
 
Ha un tono un po’ ambiguo che mi fa inarcare un sopracciglio. James lo ringrazia e si alza in piedi, mettendo lo specchietto in tasca e allungando la mano nella mia direzione, per aiutarmi ad alzarmi.
La prendo con un sorriso e parlando del più e del meno torniamo nella nostra sala comune.
Come entriamo, il mio sguardo si posa su Sirius, che si raddrizza subito e ci viene incontro. Inclino la testa di lato, è davvero un comportamento che assocerei ad un cane che accoglie a casa i suoi padroni.
Quasi quasi ora gli gratto dietro le orecchie.
Ridacchio da sola, immaginandomi la scena, e sia lui che James mi guardano straniti.
 
< scusate, un pensiero davvero stupido >.
 
Mi giustifico, prima di sorpassarli e andare verso il mio divano preferito.
I due ragazzi mi seguono e sento Sirius chiedere a James sussurrando con tono preoccupato se è tutto ok, ed alla sua risposta affermativa, incalza chiedendo sempre a bassa voce dove eravamo e che abbiamo fatto.
Che è, un terzo grado?
Sedendosi, anche James abbassa il tono e gli dice evasivo che eravamo in giro e che abbiamo solo parlato.
Io faccio finta di non riuscire a sentire che si dicono, ma spero che davvero gli altri seduti accanto a noi non afferrino le loro parole: l’interrogatorio di Sirius è imbarazzante.
Il ragazzo, comunque, continua chiedendo ulteriore conferma che abbiamo solo parlato, e James ribatte un po’ stizzito.
 
< certo che abbiamo solo parlato, Pad! Cos’altro avremmo dovuto fare? Ma hai bevuto? >.
 
Sirius pare tranquillizzarsi e dopo una rapida occhiata a me, che mi faccio trovare a sorridergli tranquilla, fingendomi ignara dei loro discorsi, finalmente cambia argomento e si rasserena definitivamente.
Non mi è molto chiara questa sua preoccupazione, credeva forse che il suo amico ci avrebbe provato con me?
Per un attimo mi passa per la testa che possa essere geloso, ma scaccio il pensiero subito e con forza: non è possibile.
Arrossendo, mi immagino i risvolti romantici che Sirius deve aver ipotizzato, e scuoto la testa con forza per scacciarli. Anche quelli sono molto poco probabili.
 
---
 
Manca poco alle vacanze estive e nonostante il fatto che da quest’anno potrò utilizzare la magia anche a casa e non mi sentirò quindi completamente fuori dal mondo magico, inizio ad essere già inquieta.
Sto cercando di non pensare che il tempo a scuola sia agli sgoccioli, ma è particolarmente difficile dato che tutto il resto degli studenti è non fa che festeggiare la fine degli esami.
Come se non bastasse, la mia cara sorella ha deciso di mandarmi una lettera.
Quando ho visto il gufo planare verso di me e depositami la busta nel piatto, fortunatamente vuoto, l’ho fissata perplessa ed immobile per buoni cinque minuti.
I Malandrini, compresi Remus e Peter, hanno iniziato a scherzarci sopra, e io ho indossato il sorriso più finto che ho recuperato nel mio repertorio e ho infilato la lettera nella borsa, incrociando una rapida occhiata con Mary, che è l’unica a conoscere la situazione.
Non so perché, ma evito accuratamente di guardare sia James che Sirius.
Passo le ore di lezione del mattino completamente assente, in testa ho solo quella cavolo di busta, che ogni tanto adocchio. Un paio di volte me la sono anche rigirata nelle mani.
Sono curiosa, e vorrei davvero sapere cosa c’è scritto dentro. Dall’altra parte me lo posso immaginare: nessuna delle rare volte che Petunia mi ha scritto è stato piacevole.
Non mi rendo conto nemmeno che è suonata la campanella ed è finita l’ultima ora, finché Mary non mi si affianca, facendomi accorgere che nella classe siamo rimaste solo noi.
Fuori dalla porta intravedo un paio di ombre, e lei mi conferma che sono i Malandrini e che sono preoccupati per me, esattamente come lei e Alice.
Mary mi conosce, e sa che ancora non ho letto la lettera e che non voglio dare spiegazioni a nessuno in merito. Mi incita a trovare un posto tranquillo dove farlo e si offre di distrarre gli altri, per darmi tutto il tempo di cui ho bisogno.
Mi dà un breve e tenero abbraccio e mi lascia da sola.
Quando sono sicura che se ne siano andati tutti a pranzo, mi alzo e inizio a camminare a caso per i corridoi della scuola, accorgendomi che inconsciamente i miei piedi mi hanno portato alla torre dell’orologio solo quando arrivo al capolinea. Mi guardo intorno, ma della botola che quel giorno James ha aperto non c’è traccia.
Un po’ sconfortata, scendo giù di un piano e poi risalgo verso la torre dell’infermeria.
Non c’è niente di niente quassù, solo tanta polvere. In un angolo sono accatastati vecchi scatoloni ammuffiti ed essendo la torre più bassa delle altre, la visuale esterna è pressoché inesistente.
Il tetto è rotto in più punti e quindi le assi di legno del pavimento hanno risentito delle intemperie, macchiandosi e gonfiandosi.
Dubito ci venga mai qualcuno, anche se potrebbe sembrare un ottimo posto in cui una coppietta potrebbe usare per imbucarsi, l’odore di umidità è davvero fastidioso e confido che farebbe desistere chiunque.
Io l’ho scoperto quasi esattamente un anno fa, è qui che mi sono rintanata dopo i Gufo, forse è per questo che questo posto aggiunge alla mia ansia anche una forte tristezza.
Trovo il punto più asciutto in cui sedermi e dopo un profondo respiro mi decido ad aprire la busta.
La calligrafia di Petunia è regolare e ordinata, assolutamente normale. Tutte le lettere sono perfettamente allineate alle righe del foglio che ha utilizzato, e la penna biro Babbana con cui ha scritto non ha prodotto alcuna sbavatura. Chissà come deve averle dato fastidio dover affidare quella perfezione ad un gufo.
Da una prima occhiata vedo che è piuttosto breve, forse è meglio così.
 
Terminata la lettura non ne sono più particolarmente convinta.
Il messaggio è davvero semplice e conciso:
1. Petunia si è fidanzata ufficialmente con tale Vernon, di cui finora mi aveva accennato solo mia madre.
Evidentemente è diventata una cosa seria, dato che lui le ha chiesto la mano.
2. È felice del futuro che le si prospetta e non vuole in alcun modo che io le possa rovinare la sua favola rosa piena di cuoricini.
3. Con questa lettera mi prega cortesemente di trovare qualcosa da fare l’ultima settimana di giugno, perché il suo amore verrà da Londra in visita a casa nostra e non mi vuole lì.
Ad essere onesta ha scritto la casa dei nostri genitori, come se non volesse condividere con me nemmeno quelle quattro mura, ma purtroppo per lei i genitori sono gli stessi.
Rileggo la frase che mi ha spezzato il cuore.
 
Ti prego di trovare ospitalità da qualche tuo simile durante la nostra visita.
Vernon non sa nulla di te e gradirei che restasse nell’ignoranza della tua esistenza.
 
Non mi vuole lì, non vuole condividere con me la sua felicità, non vuole che il suo fidanzato mi conosca, non mi ritiene parte della famiglia.
Mi accorgo di star piangendo quando le mie lacrime si abbattono sul foglio e sciolgono l’inchiostro, rovinando la perfezione di quella missiva.
Qualcuno mi avvolge in un abbraccio e non ho nemmeno la forza di scostarmi da questa dimostrazione di affetto resa senza il mio consenso.
Mi ci rilasso dentro, riconoscendo il profumo corposo e magnetico di Sirius.
Cosa ci fa qui?
Come ho fatto a non sentirlo arrivare?
Più tardi cercherò nelle mie tasche eventuali oggetti sospetti: non mi sorprenderebbe che siano riusciti a ricreare qualcosa che come un GPS riveli loro la mia posizione in qualunque momento, perché davvero non si spiega come fanno a sapere sempre dove mi trovo.
Mi sfugge un singhiozzo e Sirius mi stringe di più.
Chissà se c’è anche James ad assistere allo spettacolo della mia disperazione. Non ho il coraggio di controllare.
Non so quanto a lungo vado avanti a piangere, minuti, ore, secondi… ma ad un certo punto faccio una leggera pressione della mano sul petto di Sirius e lui allarga le braccia, facendomi uscire dal posto sicuro in cui mi sono rifugiata.
Siamo soli, gli rivolgo un timido sorriso e lui me ne restituisce uno altrettanto piccolo, cercando i miei occhi e guardandomi preoccupato.
 
< cos’è successo? È… è mancato qualcuno? >.
 
Mi chiede titubante asciugandomi una lacrima con un dito e io riesco solo a negare con il capo.
Non è morto nessuno, ma per mia sorella è come se fossi morta io.
 
< niente di così grave >.
 
Gracchio, dandomi della sciocca da sola: dopotutto con la guerra che strisciando inizia a fare le prime vittime di sparizioni o morti, soprattutto tra Babbani, l’odio di Petunia non è che una piccola briciola.
 
< screzi con mia sorella >.
 
Continuo a bassa voce, incrociando gli occhi di Sirius.
Ora che vedo un lampo di comprensione nei suoi occhi, mi do proprio dell’idiota.
Con i casini familiari che ha lui, non dovrei proprio lamentarmi.
 
< penso di poterti capire >.
 
Mormora lui serio.
Non so cosa mi spinge a farlo, se proprio il fatto che può capirmi, il tono che ha usato oppure semplicemente perché c’è lui qui con me ora, ma inizio a raccontargli ogni cosa, come un fiume in piena.
Gli racconto della nostra infanzia Babbana, delle piccole stranezze che accadevano attorno a me, di come queste cose spaventassero mia sorella, di come io mi fossi sentita sbagliata e difettosa per la mia magia involontaria.
Gli racconto di quando, durante un litigio con Petunia, Severus fosse intervenuto in mio soccorso, di come mi avesse spiegato tutto quello che poteva sul mondo magico e su Hogwarts e di come questo iniziò ad allontanarmi da mia sorella.
Gli racconto di Silente a casa nostra, ad illustrare ai miei genitori che sono una strega e tutte le conseguenze che questo avrebbe comportato.
Gli racconto come l’invidia di Petunia l’avesse spinta a chiedere di essere ammessa a scuola a sua volta e che il preside le avesse risposto negativamente, che io e Severus avevamo trovato quella corrispondenza e lui gliel’avesse poi rinfacciata.
Gli racconto della prima volta che mi ha chiamato mostro davanti alla barriera del binario 9 e 3/4 a 11 anni, e di come poi ha continuato negli anni a venire, di come i nostri genitori si dovessero dividere tra noi due.
Infine, gli racconto il contenuto della lettera.
 
< so che può sembrarti una situazione di poco conto, ma per me è una pugnalata al cuore. >.
 
< perché dovrebbe sembrarmi di poco conto? >.
 
Mi chiede lui, parlando per la prima volta da quando ho iniziato il mio straziante monologo.
Non so cosa dirgli, non voglio offenderlo mancando di tatto e lui pare intuirlo.
 
< se è perché la mia famiglia è sicuramente più stronza di tua sorella, lo puoi dire, non me la prendo. È la verità >.
 
Cerco la sua mano e la stringo.
 
< mi dispiace >.
 
E mi dispiace davvero.
Lui mi sorride, un po’ rassegnato, e dopo un sospiro profondo alza gli occhi al cielo e inizia a raccontarmi la sua storia.
Non so se lo fa perché lo vuole davvero o perché si sente in dovere di ricambiare la mia confidenza, ma quando comincia, la mia curiosità non mi fa più essere in grado di interromperlo e sincerarmene.
Mi racconta che né lui né Regulus hanno avuto un’infanzia in cui potessero essere semplicemente bambini. Mi illustra a grandi linee la rigida istruzione che hanno dovuto seguire fin da piccolissimi, stupide pratiche e discipline aristocratiche e antiquate. Rigidi criteri di comportamento e regole a non finire. Qualsiasi cosa si discostasse da questi dettami, era etichettata come disonore.
Mi racconta di come lui mal sopportasse tutto questo, di come non gli interessasse affatto conformarsi a loro ed alle loro idee di purezza e che veniva punito severamente per questa sua insolenza.
 
< ti risparmio i particolari >.
 
Mormora abbattuto, evitando i miei occhi, e poi prosegue.
Mentalmente lo ringrazio, la violenza soprattutto sui bambini per me è inconcepibile e inaudita.
Mi racconta di come le cose si fossero inasprite quando aveva osato farsi smistare in Grifondoro e spezzare la tradizione Serpeverde della sua famiglia.
Di come questo lo avesse portato ad allontanarsi sempre più da loro, soprattutto dal fratello Regulus, e ad avvicinarsi a James, Remus e Peter.
 
< Regulus è come loro. Si è fatto riempire la testa con le loro stupide idee razziste ed il fatto che per me James sia diventato come un fratello, per lui è il più infame dei tradimenti >.
 
Sapevo che ci fossero delle divergenze tra lui ed i suoi, ma non pensavo fino a questo punto.
Un po’ ora riesco anche a capire la sua avversione per le regole e le imposizioni.
 
< il rapporto che avete tu e James è davvero invidiabile, Sirius. Ci siete sempre l’uno per l’altro, vi capite con un’occhiata o una parola, avete anche quegli specchietti walkie talkie! >.
 
< quei cosa? >.
 
Mi chiede guardandomi perplesso.
Gli spiego cosa sono i walkie talkie e lui sghignazza, enunciandomi con entusiasmo come lui e James li abbiano creati.
Poi si incupisce appena, rivolgendomi un sorriso a metà tra malinconico e grato.
 
< per fortuna che li abbiamo, così quando tornerò in quella gabbia almeno avrò modo di vedere e parlare con una faccia amica. >.
 
< anche io ringrazio che Mary abiti a pochi km da me e posso scappare da lei con un autobus >.
 
Prima che mi chieda cos’è un autobus inizio a spiegarglielo e ridendo lui mi interrompe dicendomi che sa già cos’è e mi racconta che l’estate scorsa lui e James ne avevano preso uno, perdendosi per Londra.
 
< mi dai il tuo indirizzo? >.
 
La mia richiesta lo spiazza e mi affretto a continuare.
 
< se ti va potremo scriverci durante le vacanze. Sarebbe piacevole ricevere lettere non solo da Mary o Alice. >.
 
< non sono un grande scrittore, ma credo sia una gran bella idea >.
 
< ti avviso che è probabile che mi lamenterò pesantemente di mia sorella in tutte >.
 
< e mio mi lamenterò dei miei, così siamo pari, che ne dici? >.
 
< affare fatto >.
 
Mi alzo e gli tendo la mano, che lui afferra convalidando così il nostro patto.
Sorridendogli gli chiedo se sa che ore sono, e scopro che abbiamo saltato la prima ora del pomeriggio e che la seconda è già iniziata.
Decidiamo di saltare anche quella e di andare a goderci il parco ed il sole.
Sono un Prefetto, e per questo dovrei togliere punti sia a me che a lui, ma le sue argomentazioni mi convincono a chiudere un occhio.
Passiamo quasi due ore a parlare del più e del meno, archiviando cattivo umore, lacrime e familiari stronzi, e finendo invece a ridere di buffi episodi degli anni passati.


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Ed eccoci con il capitolo numero due.
Lily si è sciolta e ha approfondito la conoscenza sia con James che con Sirius.
Lo so che l'idea che Sirius e Lily leghino per le similitudini dei loro problemi familiari non è propriamente originale, ma a mio avviso è la più plausibile.
Dopotutto loro, a parte James ed il legame travagliato con i rispettivi fratello e sorella, non hanno nient'altro in comune.
Spero vi piaccia!
Fatemi sapere che ne pensate ;)

Arkady





 
   
 
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