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Autore: lapacechenonho    17/12/2020    3 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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24- 045: Things youd said during our first Christmas together (Le cose che hai detto durante il nostro primo Natale passato insieme).
 
Dopo quella piccola parentesi in camera di Ginny, il suo umore era decisamente migliorato. Rideva e scherzava con tutti; ogni tanto lanciava sguardi furtivi ad Harry senza motivo. Solo per guardarlo a suo agio con i suoi fratelli e le loro fidanzate, solo per guardare quanto era bello quando aveva la felicità negli occhi e solo per realizzare quanto fosse stata fortunata ad avere una persona come lui accanto a sé. Avrebbe davvero voluto passare il resto della sua vita con lui.
La cena trascorse come ogni anno: tanto cibo e tante risate, era il secondo anno senza Fred, ma era come se lui fosse lì, nei loro discorsi leggeri e divertiti, in quella famiglia che stava diventando sempre più grande, negli sguardi innamorati che si scambiavano Bill e Fleur o Ron ed Hermione, nello scambio dei regali. Era nell’aria della Tana. Sentirono ancora di più la presenza di Fred quando Bill si alzò in piedi e annunciò a tutta la tavolata che Fleur era incinta. Si levarono grida di gioia e le congratulazioni volavano da un capo all’altro del lungo tavolo che ospitava la famiglia Weasley. «Un nipote…» farfugliava Molly Weasley mentre abbracciava Fleur, anche lei era emozionata anche se cercava di nasconderlo.
«Diventeremo zii…» rifletté Harry mentre erano seduti sul divano. Ormai tutti i fratelli Weasley che non abitavano alla Tana erano andati via, erano rimasti solo Harry ed Hermione. Ginny sapeva che a breve anche Harry sarebbe andato via per raggiungere Teddy ed Andromeda a casa loro. Era una tradizione solo loro e anche se Ginny si sentiva un po’ esclusa, capiva che era ancora presto per entrare in certe cose di famiglia.
«Ad Hogwarts eri stato assegnato a Corvonero mi sembra…» lo prese in giro facendo ridere Ron ed Hermione di gusto. Harry si limitò a darle un pizzicotto sul fianco facendola sobbalzare e ridere allo stesso tempo.
«È quasi ora» annunciò poco più tardi guardando l’orologio che anni prima gli aveva regalato Molly. Poi la guardò intensamente, come se stesse valutando se dirle o meno qualcosa. «Ti va di venire con me?» chiese tutto d’un fiato, frizionando le mani sui jeans. Ginny non sapeva se per infondersi coraggio e se per asciugare le mani lievemente sudate. Sgranò gli occhi incerta se quello che aveva appena sentito non fosse frutto della cena troppo pesante della signora Weasley.
«Harry, sei sicuro?» chiese incerta. Harry annuì. Ron ed Hermione sul divano si stavano baciando ignorando totalmente la giovane coppia davanti a loro. Stupita ma ancora titubante, Ginny salutò suo fratello, Hermione ed i suoi genitori, prese il mantello e si smaterializzò con Harry davanti alla casa di Andromeda Black.
La signora Black in Tonks viveva in una villetta a schiera in un villaggio poco fuori Londra, c’era una ghirlanda appesa alla porta da cui pendeva la scritta “Happy Christmas” in perfetto stile Babbano, forse lo aveva fatto per confondersi tra la folla di Babbani, o forse per un tacito ricordo del marito. Harry bussò alla porta di legno colorata di un bianco candido e una signora identica a Bellatrix Lestrange aprì la porta. A primo impatto Ginny indietreggiò. Aveva sentito spesso parlare di Andromeda e di Teddy, ma non l’aveva mai vista di persona, né in foto, visto che Grimmauld Place era stato cancellato tutto ciò che riguardava lei e i traditori della famiglia.
La signora con i capelli castano chiaro, sorrise materna. «Ciao Harry» lo salutò gentile. «Teddy non ha fatto altro che chiedere di te oggi» continuò guardando il ragazzo. Poi il suo sguardo si diresse verso Ginny, era tanto simile a Bellatrix ma c’era qualcosa di diverso: gli occhi. Non trasmettevano paura o terrore o l’idea di una morte tra atroci sofferenze, trasmettevano calma e tranquillità. «La piccola Weasley!» esclamò con un sorriso. «Harry mi ha tanto parlato di te» aggiunse. Harry si schiarì la voce in imbarazzo.
«Ciao Andromeda, possiamo entrare?» chiese cambiando argomento.
«Ma certo, miei cari» rispose. Ginny era ancora leggermente intimorita dall’austerità della donna.
L’interno della casa era caldo e luminoso, nel salotto c’era un albero di Natale decorato con tante palline rosse e sulla punta una stella in cui si succedevano le foto di Tonks, del marito di Andromeda e di Lupin. Ginny provò una stretta al cuore: era anche per lei il secondo Natale senza la famiglia, sapeva benissimo cosa si provava. Ai piedi dell’albero, un bambino con i capelli blu fissava quella costruzione che era enorme ai suoi occhi. Sentendoli entrare si girò verso di loro e non appena vide Harry si alzò goffamente cercando di raggiungere il suo padrino.
«Ciao Teddy!» esclamò Harry prendendolo in braccio.
Ginny aveva già visto Harry interagire con Teddy, e le si era sciolto il cuore. Come in quel momento. Per un attimo si sentì un’estranea e stava per chiedere ad Harry se non fosse il caso che andasse via lasciando solo loro due a giocare insieme.
«Non pensarlo neanche per scherzo» le disse Andromeda vicinissima al suo orecchio. Aveva interpretato i suoi pensieri o era solo una brava legilimens? Deglutì rumorosamente guardando Harry dare un pacchetto voluminoso e rettangolare al piccolo Teddy. «Questo è da parte mia e di Ginny» disse al bambino. Si erano seduti sul divano e Ginny si rese conto di non essersene manco accorta. Si accomodò anche lei sulla poltrona di lato al divano. Sorrise cercando di seguire il consiglio di Andromeda.
«Chi è lei?» chiese Teddy che adesso aveva i capelli tra il blu ed il verde. La stava indicando con il piccolo dito paffuto ma guardava Harry negli occhi.
«Lei è la fidanzata di zio Harry» rispose gentilmente al bambino. Andromeda intanto aveva portato a tutti una tazza di cioccolata calda che però bevve solo il piccolo Teddy, visto che Harry e Ginny erano ancora pieni dalla cena.
«Ah, i pasti di Molly Weasley» sospirò Andromeda comprensiva. «Sono leggenda nel mondo magico, farebbero concorrenza ai banchetti di Hogwarts!» continuò facendo ridere di gusto sia Harry che Ginny e sciogliendo un po’ la tensione.
Il piccolo nel frattempo stava scartando il regalo e quando lo vide per poco non urlò dalla gioia. «Una ccopa!» esclamò elettrizzato. Aveva solo due anni e faceva fatica a pronunciare ancora alcune parole. «Posso giocare a uiddich con te!» continuò ancora più emozionato. Tutti i presenti nella stanza risero, Andromeda un po’ meno entusiasta dei due giovani, forse pensava a che danno avrebbe rappresentato un per la casa.
«Puoi giocare con me o con la zia Ginny, sai, lei di lavoro gioca a Quidditch» gli disse. Se possibile, Teddy sgranò così tanto gli occhi che Ginny non si sarebbe stupita se fossero usciti fuori dalle orbite. I capelli adesso erano di un rosso acceso. La fissava con la bocca spalancata.
«Tu giochi a uiddich?» strillò il bambino incapace di contenere la felicità. Batteva le mani paffute una contro l’altra ed era sceso dalle gambe di Harry per avvicinarsi a Ginny che lo guardava sorridendo.
«Hai catturato la sua attenzione» rise Harry.
«Be’ sì» rispose Ginny con un sorriso dolce sul viso. «Gioco in una squadra che si chiama Holyhead Harpies» continuò.
Il bambino spalancò di nuovo la bocca. «Nonna, gioca in una qquadra!» esclamò girandosi verso Andromeda. La donna rideva e aveva la serenità negli occhi, Ginny la guardò solo per un istante. Chissà quanto dolore c’era voluto per raggiungere quel livello di felicità.
«Lo so Teddy, l’ho letto sul giornale» rispose gentile.
«Ehm…» il bambino di portò indice e pollice al mento e strinse gli occhi come se si stesse sforzando di ricordare qualcosa. Poi si girò verso Harry e mormorò: «Com’è che si chiama?»
Harry sogghignò. «Ginny» rispose guardandola orgoglioso.
«Ginny, mi impari a salire sulla ccopa?» chiese ritornando a guardarla.
«Certo» annuì Ginny entusiasta. «Però si dice “mi insegni”» lo corresse. Il bambino alzò gli occhi al cielo.
«Sei come la nonna» sbuffò. Ma la gioia di aver ricevuto una scopa e di aver conosciuto una giocatrice di Quidditch era troppo forte per permettergli di rattristarsi.
Ridendo aprirono la confezione della scopa giocattolo e aiutarono il piccolo Teddy a salire in sella, quella si sollevò di circa cinquanta centimetri da terra e iniziò a volare piano, aumentando di velocità non appena il bambino prese confidenza col gioco. Andromeda con un gesto elegante di bacchetta aveva fatto sparire tutti gli oggetti che si sarebbero potuti rompere, e aveva coperto gli spigoli dei mobili con del gommapiuma. Il bambino rideva felice, emettendo strilletti emozionati. Volò per tutta la casa per circa un’ora, poi la stanchezza prese il sopravvento e scese con un sonoro sbadiglio.
 «È ora di andare a letto» osservò la nonna. Teddy annuì sfregandosi un occhio. Harry fece per prenderlo in braccio ma il bambino lo guardò torvo.
«Non voglio te!» esclamò facendo rimanere di stucco tutti.
«Teddy, che ti prende?!» lo rimproverò Andromeda, leggermente preoccupata da quel cambio di umore del bambino.
«Io voglio lei!» disse indicando Ginny. L’espressione corrucciata di Harry si rilassò mentre Ginny sentiva il panico crescere in lei: non aveva mai messo un bambino a letto. Doveva cambiarlo? Mettergli il pannolino? Cantargli la buonanotte? Doveva prenderlo in braccio o riusciva a fare le scale da solo?
«Ok» sospirò la nonna. «Però prima vai a lavarti i denti e poi a nanna» disse perentoria.
Cercando di non abbandonarsi ad una crisi di nervi, Ginny lo prese per mano e si fece condurre verso il bagno. Teddy le indicò lo spazzolino con un boccino animato che volava dalla testina al manico. Grazie ai Fondatori di Hogwarts, il bambino era piuttosto autonomo e sapeva bene cosa fare.
«Finito» disse con la bocca ancora piena di dentifricio. Ginny trattenne un risolino.
«No, piccolo. Devi togliere il dentifricio, la bocca deve essere pulita pulita» rispose con voce gentile. Il bambino alzò di nuovo gli occhi al cielo, probabilmente pensando che era davvero come nonna Andromeda. Quando ebbe davvero finito, si fece portare dal bambino nella sua stanzetta. C’erano dei giocattoli sparsi qua e là ed era più calda rispetto al resto della casa. Il bambino si infilò sotto il piumone. Aveva gli occhi gonfi di sonno.
«Torni domani?» chiese con una voce leggermente assonnata. Ginny sentì di nuovo quella morsa al petto che aveva sentito quando aveva visto la stella di Natale.
«Non lo so se proprio domani, però nei prossimi giorni tornerò» rispose sincera. «Se vuoi, quando viene lo zio Harry, posso venire pure io».
Il bambino sembrò pensarci su e poi si aprì in un sorriso dolce. «Va bene» rispose. Poi per un attimo si rabbuiò. «Ma mamma e papà se mi vedono contento si arrabbiano?»
Ginny ebbe un breve attimo in cui le tornarono in mente tutti i momenti che aveva vissuto con Remus e Tonks, la prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure al secondo anno, le cene al numero 12 di Grimmauld Place, le chiacchierate e le risate con Tonks, la Battaglia ad Hogwarts, quando aveva viso Tonks morire davanti ai suoi occhi per mano di Bellatrix. Sentì gli occhi pizzicare ma cercò di non farci caso. Diede una carezza leggera a quel bambino che tanto somigliava ai genitori. «No, Teddy. Loro vorrebbero vederti felice. Non vorrebbero che tu fossi triste» cominciò. «Sai, tua mamma faceva molto ridere, era davvero simpatica, proprio come te! E tuo papà era buono e tanto saggio, e forse è questo che l’ha fatto innamorare di lei. Si amavano tanto e se fossero ancora vivi, sarebbero dei genitori perfetti».  Il bambino aveva le palpebre pesanti, Ginny non sapeva se avesse capito qualcosa di quello che aveva detto.
Lasciò cadere solo una piccola lacrima mentre il respiro del bambino si faceva pesante. Una mano sulla spalla la fece girare quasi spaventata. Era Harry che la guardava commosso. «Hai sentito?» bisbigliò per non svegliare il bambino. Harry annuì e Ginny si sollevò abbracciandolo.
«Sei stata fantastica» la rassicurò. Ginny tacque. «E per di più ti adora» aggiunse. Uscirono dalla stanza pronti a salutare Andromeda e tornare a casa dopo quella serata piuttosto intensa.
Trovarono la donna ad osservare quella stella con i volti della sua famiglia. «L’ha voluta Teddy» disse senza guardarli; gli occhi ancora fissi sulla decorazione. «Ha detto che così loro sono sempre con noi».
Un brivido percorse Ginny lungo la schiena. Non sapeva se dirle che era stata sua sorella ad uccidere sua figlia fosse proprio una buona idea.
«Mi dispiace» fu l’unica cosa che disse. La stretta della mano di Harry si fece un po’ più forte. «Nei giorni di festa mancano sempre un po’ di più…» Andromeda la guardò. C’era solo un velo di commozione nei suoi occhi.
«Dispiace anche a me per tuo fratello» rispose con la voce leggermente incrinata.
Lasciarono la casa ognuno perso nei propri pensieri. Si presero del tempo per passeggiare prima di tornare a casa, così da liberare la mente dalle ultime conversazioni che erano avvenute. Poi Harry si fermò e la guardò dritta negli occhi. Era uno sguardo diverso dagli altri, più intenso. Stava per dire qualcosa ma si trattenne. Le diede un bacio profondo che Ginny ricambiò, avevano solo bisogno di scomparire l’uno nelle braccia dell’altra.
 
Una volta che Ginny ebbe finito di raccontare, Harry si mise ad osservare un’altra foto, questa volta però era appesa ad una parete stanza in cu si trovavano: era una foto che avevano Harry e Ginny con tutti i loro figli più Teddy.
«Credi che io sia stato un buon padrino?» domandò alzando un sopracciglio.
«Be’, ha smesso di venire a cena da noi quattro volte alla settimana solo perché si è fidanzato con Victoire, credo proprio di sì» rispose sincera.
«Veniva a cena quattro volte alla settimana solo per stare con te. Stravede per te!» le fece notare il marito.
«Se stai cercando di rinfacciarmi il fatto che quella sera ti ha ignorato perché voleva me, ti ricordo che dal giorno dopo ha iniziato a dire in giro che per Natale lo zio Harry gli aveva regalato una scopa ed una giocatrice di Quidditch» rammentò leggermente piccata. Il Salvatore del Mondo Magico rise reclinando la testa all’indietro. Ginny si vendicò dandogli un pizzicotto sul fianco, come aveva fatto lui anni prima.
«Che scemo che sei» commentò imbronciata, aveva l’ombra di un sorriso sul volto.
«Ti ricordi quando ti ho portato in giro in motocicletta?» chiese poi cambiando discorso.
Ginny annuì, si ricordava di quel momento, eppure sentirselo raccontare ancora una volta non le dispiaceva affatto.
   
 
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