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Autore: WingsOfButterfly    17/12/2020    5 recensioni
Un contesto inusuale, un cantiere archeologico, è teatro dell'incontro di due persone che apparentemente non hanno nulla in comune. Tina, una ragazza piena di vita e piena di paure. Giulia, una donna affermata, un avvocato pienamente consapevole di chi è e di cosa vuole dalla vita. Tanti amici e tanti nemici a fare da contorno e ad animare la vita delle due protagoniste.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo 22
CAPITOLO 22

Quel fine settimana trascorse molto velocemente. Giulia fu impegnata con del lavoro arretrato, che la tenne occupata per la maggior parte del tempo. Tina, anche su insistenze della sua ragazza, trascorse il sabato sera con i suoi amici. 
Alessandro aveva organizzato una festa molto informale a casa sua. C’erano tutti i colleghi archeologi ed altri amici, e amici di amici di amici. Come al solito. Popolavano con il loro chiacchiericcio allegro il piccolo bilocale di Alessandro.
Tina, che conosceva bene quella casa, si muoveva tranquilla ed a proprio agio per aiutare l’amico a tenere sotto controllo scorte di cibo ed alcool. Di tanto in tanto si scontrava con Marco, che trascinava un po’ ovunque il suo viscido sorriso, tentando di stringere quante più amicizie opportuniste fosse stato in grado di trovare.
“Ma dovevi proprio invitarlo quello lì?” borbottò Tina ad Alessandro con espressione infastidita.
Erano in cucina, spadellando un’altra ondata di pop-corn.
“E dai, siamo qui per divertirci e passare un sabato sera tranquillamente. Non mi attaccare storie” la riprese l’amico, sventolandole un cucchiaio contro.
“Si ma quello mi sta proprio sulle …”
“Tina!”
“Chi è che ti sta sulle palle, principessa?” Emanuele fece il suo ingresso trionfale, armato di heineken in una mano e sigaretta nell’altra.
“Manu, non in cucina” lo bacchettò la ragazza, sventolando una mano davanti al viso per cacciare via il fumo.
“Marco” rispose invece Alessandro “Ancora con quella storia. Perché non ci provi tu a ficcarle in quella testolina bacata che è un nostro collega e ce lo dobbiamo tenere il più buono possibile per il bene della campagna di scavo?!”
Emanuele spense la sigaretta in un bicchiere abbandonato sul tavolo con l’ultimo goccio di birra e rivolse a Tina uno sguardo sconfitto.
“Ha ragione” confermò facendo spallucce.
La ragazza sbuffò irritata e tornò a scuotere la padella, in cui cominciavano a scoppiettare i chicchi di mais tostato, forse con più energia del dovuto.
Più tardi, erano tutti più o meno stravaccati in ogni posto della casa che lo rendesse possibile. Sul divano in salotto, sul tappeto in salotto, sulle sedie, alcuni sulla scrivania di Alessandro, da cui il portatile era stato preventivamente spostato. Tina si guardò intorno, cominciando a sentire una certa stanchezza, controllò l’ora, erano già le due. Si trascinò fino ad una poltrona nell’angolo accanto al balcone e si lasciò cadere come un sacco di patate addosso ad Emanuele.
“Ahi, guarda che non sei fatta di solo spirito … sei anche carne e pesi!” si lamentò il ragazzo muovendo le ginocchia per sistemarsi.
Tina ridacchiò, si spostò appena in modo da non fargli troppo male ma non si alzò. Sfilò dalle sua mani la bottiglia di birra e fece un sorso.
“Ma prego … serviti pure” commentò caustico Emanuele.
“Eh, ma quanto ti lamenti stasera!” lo prese in giro lei “Hai visto Ale?”
Emanuele spostò lo sguardo sul divano alla loro destra, in un angolo c’era proprio Alessandro che chiacchierava con Maria. In realtà i due erano fin troppo vicini e sorridevano intimi, guardandosi complici.
“Beato lui che stasera concluderà la serata abbracciando una donna, anziché una bottiglia di birra” commentò sarcastico.
“Ma tu puoi abbracciare me, piccolo cucciolo randagio” Tina gli scompigliò i capelli, con accento ingenuo e giocoso.
Emanuele la trapassò con uno sguardo serio e fin troppo freddo.
“Non mi pare proprio il caso” borbottò scorbutico, scansandola ed alzandosi di scatto.
Tina ricadde con il sedere sulla poltrona, osservandolo allontanarsi, smarrita. Si alzò per raggiungerlo in cucina. Lo trovò poggiato con entrambe le braccia tese sul piano del lavello e la testa infossata tra le spalle.
“Manu ... ho fatto qualcosa che …”
“Sì, Tina. Hai fatto qualcosa” si voltò di scatto verso di lei con gli occhi leggermente dilatati “Hai cambiato per caso idea, riguardo a noi due?”
“No, Manu … io volevo solo …”
“Ecco, allora lascia perdere. Non giocare con me. Lasciami perdere” scosse la testa con fare sconfitto e malinconico.
“Ma io credevo che fossimo tornati ad essere amici, che fosse tutto come prima” protestò Tina con cadenza lamentosa “Tu avevi detto che …”
“Lo so cosa ho detto” la interruppe lui, stringendo i denti “Evidentemente ho sbagliato, non ne sono capace” a testa bassa si avviò all’uscita a grandi passi “Scusami” le sussurrò sfrecciandole affianco.
Tina rimase completamente spiazzata da quella reazione, con un senso di amaro in bocca. Cinque minuti dopo, tornò nel salotto e scoprì che i ragazzi stavano tutti salutando per tornare a casa. Quando rimasero nella stanza solo lei, Alessandro e Maria, si avvicinò ai due ragazzi, in piedi accanto al divano.
“Maria, ti serve un passaggio? Ho la macchina qui sotto” si sporse oltre le spalle dell’amico per parlare alla ragazza con un sorriso cordiale.
Quella tossicchiò un paio di volte, poi distolse lo sguardo arrossendo leggermente.
“No, tranquilla. Lei resta a bere un ultimo goccio. Poi la riaccompagno io” intervenne Alessandro con tranquillità.
Tina annuì semplicemente, si avvicinò al ragazzo abbracciandolo per salutarlo, poi si sporse verso Maria ed alzò la mano in segno di saluto.
Il lunedì sera, dopo una giornata particolarmente stressante, Tina era stesa sul divano di Giulia con la testa poggiata sulle ginocchia di quest’ultima. Giulia le accarezza i capelli e lei aveva chiuso gli occhi, ronfando il suo compiacimento quasi come una gatta. L’avvocato la tirò fuori da quel torpore con un soffice bacio sulle labbra. Tina aprì piano gli occhi e le regalò un luminoso sorriso.
“Ti ho sentita un po’ giù in questi giorni. Tutto a posto?” domando Giulia, allungando l’altra mano sul suo stomaco ed infilandola sotto il maglione per accarezzarla pigramente.
Tina la guardò da sotto in su, un po’ incerta, con il sorriso che le traballò sul viso.
“In realtà c’è qualcosa di cui vorrei parlarti”
“Dimmi”
Tina si alzò lentamente, sfilò le scarpe e piegò le ginocchia al petto stringendole con le braccia, portando poi lo sguardo su Giulia. Quest’ultima attese pazientemente, con le gambe incrociate sul divano, avvolte da un pantalone di tuta. Tina, infatti, l’aveva raggiunta solo una mezz’ora prima, dopo averla chiamata per chiederle se si potessero vedere. Lei, che era appena rientrata, le aveva chiesto di lasciarle una ventina di minuti per farsi una doccia. Quindi, quando la ragazza era arrivata, l’aveva accolta lavata e vestita, con la sua mise casalinga.
“Sabato sera, beh … ho avuto uno scambio di battute con Emanuele che mi ha lasciato l’amaro in bocca” raccontò Tina in maniera piuttosto vaga.
Troppo, pensò Giulia, che infatti drizzò la schiena e sporse il viso in avanti, concentrata.
“Di che avete parlato?” le chiese con circospezione.
“Mah, niente, io ho fatto una battuta e lui … diciamo che forse avrei potuto evitare” Tina si fermò riflessiva, scordandosi completamente di Giulia che attendeva ansiosa di capirci qualcosa.
“Amore, mi spieghi per bene, cortesemente?” le chiese, infatti, tentando di mantenere un tono pacato. Traspariva, in realtà un certo nervosismo, più che altro perché Tina non si decideva a parlare.
“Sì, scusa” Tina le rivolse un piccolo sorriso mesto “ Stavamo seduti su una poltrona e guardavamo Ale sul divano, che stava chiacchierando con una tipa, allora Manu ha detto: << beato lui che stasera si abbraccia una donna e non una bottiglia di birra >> … o una cosa del genere” si fermò un attimo per assicurarsi che Giulia la seguisse, quest’ultima annuì invitandola a proseguire “E io gli ho scompigliato i capelli e gli ho detto: << ma puoi abbracciare me, piccolo cucciolo randagio >>, e lui si è arrabbiato. E’ scappato in cucina e quando l’ho raggiunto mi ha chiesto se avessi cambiato idea riguardo a noi due”
“E tu?” scattò a chiedere Giulia, senza darle il tempo di arrivare naturalmente a raccontare la propria risposta.
“E io gli ho risposto di no, ovvio” assicurò Tina “E allora lui mi ha detto di non giocare e di lasciarlo perdere, e che ha provato a fare l’amico ma non ci riesce”
“Beh, non ha tutti i torti” commentò Giulia serafica.
“Ma io l’ho fatto in buona fede, volevo solo giocare … come abbiamo sempre fatto” si difese l’altra con veemenza.
Giulia scosse il capo con aria comprensiva.
“Lo so, tesoro, ma non puoi pretendere che sia tutto come prima. Non dopo che lui ti ha confidato di provare qualcosa per te” le si avvicinò strisciando piano sul divano e le posò una mano su una guancia “Quando senti qualcosa per qualcuno, ti fa male toccarlo senza realmente poterlo avere, parlargli senza riuscire a dirgli veramente quello che vorresti, guardarlo e non vedere la tua ombra riflessa nei suoi occhi” mosse piano il pollice per accarezzarle il viso e confortarla “Lo sai che non mi è simpatico Emanuele, ma riesco ad immaginare quello che sta passando”
Tina sospirò pesantemente ed abbassò il capo sotto il peso di quelle parole.
“Hai ragione” mormorò fiaccamente “Vorrei davvero che potessimo tornare ad essere amici, ma forse non si può”
Giulia sentì un nodo stringerle lo stomaco nel vederla così abbattuta, quindi la prese tra le braccia trascinandola sul proprio corpo e la strinse forte. Tina poggiò il capo sulla sua spalla e le cinse la vita.
“Questo non significa che non possiate avere rapporti civili” puntualizzò Giulia un attimo dopo “E con il tempo potrete sempre ritrovarla, la vostra amicizia, quando lui ti avrà finalmente dimenticata”
Tina annuì rincuorata e si rilassò tra le sue braccia, lasciandosi accarezzare nuovamente i capelli.
Erano sedute a tavola, quando il cellulare di Tina cominciò a squillare. Si affrettò a masticare ed ingoiare un boccone, prima di rispondere.
“Pronto”
“Tina, sono due giorni che non chiami! Quante volte te lo devo dire che così mi fai preoccupare?!” la voce di sua madre le arrivò chiaramente alterata.
L’archeologa non poté fare a meno di sgranare gli occhi, sorpresa ed un po’ impacciata.
“Chi è?” le sillabò Giulia, avendo notato la sua reazione.
“Mamma” rispose Tina ad alta voce, rispondendo così ad entrambe le donne “Ho avuto da fare a lavoro, scusa”
“E’ lunedì, Tina” le fece notare la madre un po’ burberamente “Hai lavorato di sabato e domenica?” chiosò retorica.
Tina si morse un labbro e si alzò, cominciando a camminare per la stanza dando le spalle a Giulia.
“Mamma, ma non tengo il conto dei giorni in cui ti chiamo. E poi se volevi sentirmi potevi anche chiamare tu, tanto lo sai che io mi dimentico” si giustificò.
Giulia la osservò girare attorno al divano con una mano a sorreggere il cellulare accanto all’orecchio e l’altra portata alle labbra per mangiucchiare nervosamente un’unghia.
Vabbuò vabbuò, si capa tost comm e’ semp” la liquidò la madre, ritrovando un tono più calmo “Come stai? Hai mangiato? Fa freddo lì? Ho visto il telegiornale in questi giorni, dicono che potrebbe nevicare anche lì da voi”
Tina sospirò roteando gli occhi innervosita.
“Sto bene. Stavo appunto cenando. E sì, fa freddo. La neve non è ancora caduta, ma se succedesse non mi dispiacerebbe, Siena sarebbe magica tutta innevata” elencò meccanicamente.
“Eh, che tieni da rispondere così scocciata” la rimproverò la madre “Sembra sempre che ti scocci di parlare quando ti chiamo io” terminò con voce fiacca.
Tina si passò una mano tra i capelli. Si voltò verso Giulia, la vide fissarla in silenzio, con uno sguardo incuriosito. Quando l’avvocato si accorse che l’altra si era girata, le regalò un piccolo sorriso sereno.
“Scusa, mamma” Tina prese un profondo respiro, riuscendo a calmarsi “Mi hai preso in un momento particolare. Sono a cena da alcuni amici e mi sembra maleducato stare a parlare a telefono” improvvisò.
Giulia alzò un sopracciglio con aria ironica, guardandosi attorno e poi indicandosi, chiarendo che in realtà era l’unica ad occupare la casa oltre lei. Tina le restituì un’occhiata fugace e fece spallucce.
“Va bene, ho capito” le assicurò la madre ritrovando una cadenza neutra “Volevo solo sapere quando arrivi”
“Pensavo di partire il 27 mattina, in modo da essere da voi per pranzo. E ripartire il 30 pomeriggio, per arrivare prima di sera qui a Siena”
“Il 27?! Ma comm, non stai con noi a Natale?” domandò la donna risentita.
“E allora?” ribatté Tina candidamente.
“Ci sta zia Concetta che ti vuole vedere, e poi c’è Carmela che è incinta. Te l’ho detto che Carmela è incinta? Non le vuoi fare gli auguri? E zio Pasquale e zia Maria hanno detto che vengono da Benevento a Santo Stefano. Ci devi stare a Natale e pure alla Vigilia, che zia Concetta mi ha detto che viene pure Mario da Milano …”
“Va bene, va bene. Mamma, ho capito!” Tina la interruppe bruscamente, gettando un’occhiata di sbieco a Giulia e poi voltandole nuovamente le spalle prima di riprendere a parlare “Parto il 23, di pomeriggio però, quindi arriverò di sera. E poi me ne ritorno qui il 30. Va bene così?”
“Ecco, brava” approvò la madre soddisfatta “E mo vatten va’, sennò fai brutta figura con gli amici tuoi, va’ ‘a mammà, va’ ” la salutò affettuosamente.
Tina lasciò che le labbra le si incurvassero all’insù.
“Va bene, ci vediamo presto allora. Saluta papà” le disse, ora più tranquilla.
Dopo aver messo giù, tornò al tavolo con lo sguardo basso, per evitare di incrociare quello di Giulia. Sedette in silenzio ed afferrò il bicchiere buttando giù un lungo sorso di vino.
L’avvocato la osservò in silenzio per alcuni istanti, poi si allungò sul tavolo e le spostò una ciocca di capelli dagli occhi. Vide Tina alzare uno sguardo incerto su di lei, che l’accolse con un sorriso semplice e rassicurante.
“Tutto bene?”
“Volevo passare il Natale con te, invece mia madre mi ha incastrata”
“Sì, ho sentito. Ma non fa niente, amore. Staremo insieme a capodanno”
“Non sei arrabbiata?” indagò Tina, incurvando le sopracciglia con aria sorpresa.
Giulia ritrasse la mano, rimettendosi dritta con una posa molto rilassata.
“Beh, mi dispiace. Ma non fa niente, è la tua famiglia, è normale che vogliano passare del tempo con te, ed è giusto che tu passi le feste con loro”
Tina allungò una mano sul tavolo per intercettare quella di Giulia ed intrecciare le loro dita.
“Sei fantastica, te l’ho mai detto?!” le confidò sorridendo felice.
Giulia fece finta di soffiarsi sulle unghie per poi lucidarle sulla stoffa della maglietta, mentre ammiccava comicamente verso la sua ragazza.
Dopo cena si spostarono sul divano, dove guardarono un dvd e si coccolarono, fin quando fu ora di andare per Tina. Giulia insistette per farla rimanere a dormire da lei, ma l’altra oppose un deciso rifiuto: il giorno seguente avrebbero dovuto entrambe lavorare e lei ne aveva già fatte abbastanza di magre figure con Alessandro a causa delle ore piccole fatte per essere rimasta a casa sua.
Il martedì pomeriggio Tina era appena uscita dall’Università. Il sole era già tramontato ed un vento sferzante sibilava tra le vie del centro. Attraversò Piazza del Campo tagliandola in due, con la testa leggermente piegata in avanti per proteggere gli occhi dal vento ed il cappuccio del giubbino che le ricadeva quasi fin sopra al naso e le impediva di vedere esattamente dove metteva i piedi. Non fu una sorpresa, quindi, quando si scontrò con qualcuno.
“Oh cavolo! Mi scusi, io non stavo guardando …” Tina alzò lo sguardo mortificata, ma si zittì sorpresa, quando si accorse di chi le stava di fronte.
“Toh, guarda chi si vede” la canzonò la voce allegra di Alessia.
“Alessia. Ciao!”
“Dove ce l’avevi la testa? Per caso tra le braccia di una rossa di mia conoscenza?”
Tina sorrise divertita, ma negò con la testa.
“No, cercavo solo di ripararmi dal vento”
“Già, è davvero fastidioso” constatò l’altra storcendo il naso “Che ne dici di una cioccolata calda al riparo da questo freddo?”
“Certo, volentieri”
Si incamminarono verso uno dei tanti bar che costellavano la piazza e presero posto all’interno, sospirando finalmente di sollievo e liberandosi dei cappotti.
“Allora, che ci facevi da queste parti?” domandò Alessia, mentre sistemava la giacca e la borsa sulla spalliera della sedia ed alcune buste ai suoi piedi.
“Tornavo a casa dal lavoro. E tu?”
“Facevo compere”
“Si, ho notato” Tina ridacchiò indicando con lo sguardo le ingombranti buste sotto il tavolino.
Il cameriere arrivò ad interromperle per prendere le ordinazioni. Chiesero due cioccolate, con panna, specificò Tina strizzando l’occhio ad Alessia.
“Cos’hai comprato di bello?” domandò subito dopo.
“Ah niente di speciale” Alessia gesticolò vagamente con una mano “Un paio di scarpe, una sciarpa, due o tre maglie ed una borsa per Giulia”
“Una borsa per Giulia?” indagò Tina sorpresa.
“Sì, come regalo” affermò l’altra con tono ovvio.
“Regalo?! Regalo per cosa?” insistette Tina.
“Oh Dio!” esclamò Alessia cominciando a ridacchiare incredula “Non posso credere che non te l’abbia detto”
“Dirmi cosa?”
“Giulia è nata il 22 Dicembre”
“Cosa?” Tina sgranò gli occhi incredula “Ma è oggi!”
Alessia annuì compunta, nascondendo un sorrisino sotto i baffi.
“Ma io non le ho preso niente. E lei non mi ha detto niente. Non so nemmeno se ha intenzione di uscire, di organizzare qualcosa. Perché non mi ha detto niente?” Tina parlò a raffica, agitando le mani freneticamente.
Alessia gliele prese e le posò sul tavolino assieme alle sue. La guardò negli occhi sorridendo divertita, ma rassicurante.
“Tranquilla, che Giulia non ci tiene particolarmente al suo compleanno. Non ha intenzione nemmeno di festeggiare, probabilmente per questo non te l’ha detto” le spiegò, storcendo il naso, apparentemente infastidita dall’indifferenza della sua amica a quella celebrazione “Io pensavo di passare ora da casa sua per portarle il mio regalo … e farla irritare” concluse ridacchiando “Ogni anno mi raccomanda di non prenderle niente … raccomandazione che, ovviamente, io ignoro sistematicamente”
Tina la guardò negli occhi, con un sorriso vago, non del tutto soddisfatta di quella spiegazione.
“Però avrebbe potuto dirmelo” si lamentò infatti.
Alessia si allungò un po’ sul tavolino, sporgendosi verso di lei ed abbassando il tono di voce.
“Giulia non ha un buon rapporto con il suo compleanno, perché non ha un buon rapporto con il tempo che passa” le confidò con una smorfia crucciata.
“Ma compie solo trentatré anni” constatò Tina con ingenuo stupore.
“Lo so” ammise Alessia con un sospiro sconfitto, facendo spallucce “E’ da quando ne ha compiuti trenta che ha il terrore di non riuscire a realizzare tutti i suoi progetti”
Il cameriere le interruppe, portando loro le due cioccolate. Restarono a chiacchierare ancora una decina di minuti. Poi Alessia si scusò, dicendo di dover scappare a sbrigare alcune faccende prima di andare da Giulia. Tina si alzò con lei, insistendo per pagare le cioccolate e chiedendo in cambio ad Alessia di non dire a Giulia che lei ormai sapeva del suo compleanno, quando l’avesse vista.
Tina tornò a casa, dopo essere passata in pasticceria a prendere una torta per Giulia. Si concesse una doccia veloce per scacciare la stanchezza della giornata. Chiamò la sua ragazza e le chiese che programmi avesse per quella sera, Giulia le disse che non aveva niente da fare, era appena andata via Alessia, che era passata per un saluto, e lei stava per improvvisare qualcosa in cucina. L’avvocato le chiese di raggiungerla per cenare insieme e Tina accettò senza lasciarsi pregare.
Mezz’ora più tardi, bussava alla sua porta.
“Ciao” Giulia le aprì accogliendola con un grande sorriso.
“Ho portato il dolce” le rispose Tina, alzando tra i loro visi il cartone colorato che reggeva in mano. Senza attendere oltre, si sporse a baciarla velocemente poi le sgusciò accanto e andò dritta verso la cucina.
“Non dovevi disturbarti” le fece eco Giulia seguendola “Ma già che l’hai fatto … che dolce è?” aggiunse divertita.
“Guarda da te” Tina le porse il cartone con un sorriso furbo in viso.
Giulia la guardò perplessa, poi l’accontentò. Poggiò l’involucro sul piano della penisola e l’aprì. Quando ne vide il contenuto, allargò gli occhi ed assunse un’espressione stupita. Sulla piccola torta rotonda campeggiava la scritta “Buon compleanno”
Tina fece velocemente il giro del tavolo e l’abbracciò per un fianco stampandole un rumoroso bacio su una guancia.
“Buon compleanno, amore mio” cinguettò allegra.
Giulia le rivolse uno sguardo smarrito, saltellando con gli occhi tra lei ed il dolce che ancora reggeva tra le mani.
“Come … chi …”
“Alessia”
“Ma certo! Quella strega” borbottò a mezza voce l’avvocato.
“E dai, Giulia” la riprese bonaria Tina “ Guarda che ci sarei rimasta male, se non l’avessi proprio saputo” le confidò con espressione mesta.
Giulia la fissò con aria combattuta, poi pian piano le rughe che le aveva solcato la fronte si distesero e le sue labbra si stirarono in un sorriso felice che illuminò anche gli occhi.
“Grazie” le disse sincera, avvicinandosi per darle un bacio colmo d’amore e gratitudine.
Tina le strinse forte il viso tra le mani e lo ricoprì di piccoli, frenetici e rumorosi baci, scatenando le risate ilari dell’altra.
“Questa la mettiamo via per ora” disse poi un attimo dopo, sfilando la torta dalle mani di Giulia “E ora mangiamo, che sto morendo di fame”
Cenarono accompagnate dal rumore in sottofondo della tv accesa alle loro spalle.
Quando fu il momento della torta, Tina cacciò una candelina da una tasca e ce la piazzò al centro. Giulia scosse la testa risoluta non appena la vide, ma l’archeologa ebbe la meglio dopo cinque stancanti minuti di battaglia retorica. Giulia alzò gli occhi al cielo, cedendo alla sua ostinazione, e soffiò sulla candelina.
Quando ebbero finito anche il bis di dolce, Tina si alzò e fece il giro del tavolo piazzandosi davanti a Giulia. Le poggiò le mani sulle ginocchia e le fece aprire le gambe per potersi infilare tra di loro. L’altezza dello sgabello sul quale era seduta l’avvocato, faceva in modo che fossero praticamente faccia a faccia. Tina le passò le mani dietro il collo, Giulia le si avvinghiò alla vita. Si fissarono negli occhi per qualche minuto, senza dire nulla, lasciando parlare i loro gesti, i loro corpi ed i loro sguardi. Poi Tina si sporse lentamente verso di lei, prendendosi un bacio dolce e prolungato.
Quando si divisero, la prese per una mano e la portò nel salone. La lasciò un attimo in piedi da sola, il tempo di sistemarsi accucciata con le spalle poggiate nell’angolo del divano. Aprì le gambe e fece segno a Giulia di raggiungerla. Questa sorrise raggiante ed andò ad accoccolarsi tra le sue ginocchia, poggiandole la schiena contro il petto. Tina le circondò il busto con le braccia incrociando le mani sotto il suo seno e Giulia piegò la testa all’indietro sulla sua spalla.
“Alessia mi ha detto che hai una certa reticenza a festeggiare i tuoi compleanni” mormorò piano Tina, accarezzandole pigramente lo stomaco.
“Uhm … sì, è vero” ammise evasiva Giulia.
“Perché?” domandò ancora l’altra.
“Ogni anno che passa, è un anno in meno che ho per realizzare i miei sogni” confessò Giulia con sincerità.
Tina le posò un soffice bacio su una tempia.
“Cosa sogni?” insistette curiosa, mantenendo un tono basso e carezzevole.
Giulia prese un profondo respiro. Tina sentì le sue costole tremare sotto le proprie mani.
“Vorrei aprire uno studio tutto mio” le confidò l’avvocato, parlando piano come lei “Vorrei occuparmi delle donne, di quelle che hanno problemi a casa, a lavoro, in famiglia, per l’orientamento sessuale o la religione. Vorrei fare qualcosa di importante, per loro”
“E’ una cosa molto bella” commentò Tina strofinando il naso contro la sua mascella “E cos’altro?”
“E poi …” Giulia si bloccò esitante, poi gettò fuori l’aria con un colpo secco e con essa le parole “Vorrei costruire una famiglia. Vorrei dei figli”
Tina alzò un braccio, avvicinando una mano alla sua testa e le spostò affettuosamente i capelli dalla fronte.
“Hai tutto il tempo per fare queste cose” le sussurrò dolcemente, con voce calda e confortante.
“Uhm” Giulia storse le labbra in una smorfia scettica “Passati i trenta, è un attimo arrivare ai quaranta”
“Paura di invecchiare?” Tina le pizzicò un fianco con fare scherzoso.
“Anche” confermò l’altra.
“Ma non devi” Tina avvicinò la bocca al suo orecchio e strinse più forte la presa attorno al suo corpo “Perché sei intelligente, affascinante, indipendente, realizzata e bellissima” le posò un umido bacio sul collo “Soprattutto bellissima” rimarcò languida salendo a morderle giocosamente un lobo dell’orecchio.
Giulia piegò istintivamente il collo dal lato opposto, invitandola inconsciamente ad approfondire quelle carezze. Chiuse gli occhi e rimase semplicemente a godersi i brividi, che il respiro bollente di Tina sul collo, le stava causando.
“Sai, non ho avuto il tempo di prenderti niente” vagheggiò Tina, sempre usando un tono basso ed una cadenza un po’ strascicata, mentre una mano si staccava dal suo stomaco e scendeva più in basso infilandosi sotto la maglia.
“Non importa” mugugnò Giulia, alzando mollemente un braccio all’indietro per intrecciare le dita tra i capelli della sua ragazza.
“A me sì, invece” replicò l’altra, spostando il viso in avanti per arrivare con le labbra a sfiorare il profilo della sua bocca “Quindi ho pensato di rimediare superando per te un mio blocco, che è più mentale che fisico” fece scendere ancora la mano che, dalla pancia, arrivò al bordo dei jeans e fece scivolare il bottone fuori dall’asola.
Gli occhi di Giulia si aprirono di scatto.
“Di che stai parlando?” pronunciò con voce un po’ roca ed incerta.
Tina finì di abbassare anche la zip del jeans, poi la prese per le spalle e la spostò delicatamente dal proprio corpo. Sgusciò via e scivolò in ginocchio sul pavimento. Fece in modo che Giulia sedesse dritta con i piedi puntati a terra e le spalle poggiate al divano. Separò le sue ginocchia e ci si infilò in mezzo.
Giulia la osservava muoversi decisa e disinvolta con un misto di stupore ed eccitazione.
“Ho deciso di fare quello che fino ad ora non sono mai riuscita a fare” spiegò Tina con sguardo audace e sicuro. Le afferrò i bordi del pantalone sui fianchi e diede qualche strattone, attendendo che lei capisse e l’assecondasse.
Istintivamente Giulia alzò il bacino, mantenendo sul suo viso uno sguardo sempre più turbato.
Tina sorrise soddisfatta e le fece scorrere il jeans sulle gambe, fino alle caviglie, trascinando con sé anche l’intimo. La liberò dell’ingombro, gettando quell’ammasso di stoffa alle proprie spalle.
Sfiorò le sue gambe con i polpastrelli, dalla caviglia fino all’inguine ed intanto allungò il busto su di lei e andò a rubarle un bacio ruvido e prepotente.
Quel contatto strappò Giulia dai suoi pensieri, riportandola alla realtà. Le passò una mano dietro la nuca stringendole forte i capelli, mentre ricambiava il bacio con altrettanto ardore.
Tina si staccò dalle sue labbra con uno schiocco sordo e percorse, sfiorandolo con il naso, tutto il profilo del suo busto verso il basso, fino a fermarsi al centro del suo inguine. Alzò lo sguardo verso Giulia e sorrise compiaciuta nel vederla decisamente scomposta e spiazzata rispetto al suo solito.
“Dovrai guidarmi, forse, e dirmi come muovermi” la avvisò con un sorriso tranquillo.
Giulia la osservò senza parlare per qualche attimo, vederla chinata tra le sue gambe le aveva attorcigliato lo stomaco e la lingua. Cercò di ritrovare un ritmo di respiro regolare, poi alzò piano una mano poggiandola mollemente sui suoi capelli ed annuì semplicemente. Quando poi la vide abbassare il viso per affondarlo tra le sue cosce, gettò la testa all’indietro espirando violentemente.
Quella sera, Giulia non dovette dirle molto in realtà, perché Tina se la cavò piuttosto bene con la propria fantasia. Quei pochi appunti che aveva da farle, Giulia non glieli disse a voce, preferì mostrarglieli praticamente utilizzando proprio lei come cavia.



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Grazie per i commenti! Aspetto altre impressioni su questo capitolo che, ammetto, a me piace particolarmente...lo trovo molto intimo xD
  
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