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Autore: ONLYKORINE    19/12/2020    3 recensioni
Lisa torna a Springfield dopo la laurea in veterinaria, non è contentissima, perché non le piace tanto la sua città. Avrebbe preferito passare l'estate, come tutte le altre, a Cambridge, dove ha frequentato il college.
Tornando a casa incontra vecchie conoscenti, nuovi amici, ex fidanzati e si rende conto di non aver un gran rapporto con i suoi fratelli. Per fortuna sarà solo un'estate.
(LisaxNelson)
Prometto di cambiare la trama con una migliore. Prometto prometto.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bart Simpson, Lisa Simpson, Nelson Muntz, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Segreti

 

 

In quel momento un uomo entrò al diner facendo suonare il campanello appeso alla porta, un regalo degli anni ottanta probabilmente, ed Ellie gli andò incontro.
Una volta rimasti al tavolo da soli, Lisa disse: “Non ricordavo che avessi una sorella. Forse i vostri genitori si sono messi insieme dopo le elementari?”
Nelson annuì. “Sì, ero alle medie”.
Lisa gli sorrise, ma lui non la vide perché era concentrato sulla sua coca.
“Allora sei cambiato per Ellie…” disse, affondando di nuovo il cucchiaino: quel gelato era buonissimo.

 

Nelson sbuffò. Perché lei continuava con quella storia che fosse cambiato? Perché voleva a tutti i costi pensarlo?
“Non sono cambiato.”
La sua voce era un po’ sostenuta, se ne rese conto da solo, ma l’argomento lo stava facendo innervosire.
“Non sei cambiato, dici… Quindi picchi ancora i ragazzini?” Nelson si agitò sul divanetto e guardò verso Ellie, che stava facendo accomodare il nuovo cliente in fondo al locale.
“Non sono più un ragazzino.”
“Quindi picchi quelli della tua età?” Lo sguardo di Lisa era tremendo, proprio come lei: petulante e smanioso di particolari.
“Non picchio nessuno perché al prossimo arresto finisco dentro.”
Sperò che quella frase le facesse capire che non era un argomento di cui gli piacesse parlare. Ma lei era la piccola Lisa Simpson e non si fermò.
E Nelson aveva anche immaginato che sarebbe potuto succedere.

 

Lisa pensava che lui avesse detto quella frase per infastidirla, ma non si fece ingannare, quando si metteva in testa qualcosa ci arrivava fino in fondo, così pensò di provocarlo.
“Ah, e ti hanno arrestato parecchie volte?”

 

Nelson guardò ancora verso Ellie, che stava tornando verso di loro, sperando che lei potesse dare un freno alla lingua della sua amica. Ma la ragazza non si risedette e tirò dritto per raggiungere la cucina.
Si girò a guardare Lisa e lei sostenne il suo sguardo. Nelson lo abbassò e tracannò un lungo sorso.

 

Lisa pensò di aver fatto una gaffe. Lo avevano arrestato davvero? Aveva pensato che lui avesse esagerato apposta. Decise di cambiare argomento e alzare la bandierina della pace. “Bart mi ha detto che vi siete incontrati all’università di Springfield”.
“Già. Cos’è, sai già tutto e volevi una conferma da me?” Lisa sbarrò gli occhi. Sapere cosa?
“Come? Io… Volevo cambiare argomento. Forse…” Si guardò intorno, e poi pensò che forse sarebbe stato il caso di uscire e tornare a casa. Da sola.

 

Nelson riconobbe, sul viso di Lisa, la sincerità. Lei non lo aveva detto apposta. Sospirò.
“Forse sono suscettibile sull’argomento. È che sono stato espulso dalla Springfield University proprio perché sono stato arrestato e pensavo che avessi domandato per…” si interruppe e lei scosse la testa.
“Scusami, no, non lo sapevo.”

 

Lisa si dispiacque. Così Nelson non aveva continuato l’università? Se c’era arrivato, non era uno stupido anche se lei sapeva già che non lo fosse. Era proprio un peccato. Una cosa simile a Bart. Solamente che Bart aveva lasciato l’università perché era stato bocciato.
Finì tutto il gelato in silenzio senza chiedere più nulla e poi appoggiò il cucchiaino. Lo guardò mentre finiva la coca. Cercò di ricordarsi qualcosa che gli aveva detto Bart e che avrebbe potuto usare.
“Bart dice che vi prendete ancora a pugni, però.”
Cercò di dare alla frase l’intonazione giusta e capì di aver fatto centro quando vide un piccolo ghigno, quasi un sorrisetto, comparire sulle labbra del ragazzo.

 

Nelson sorrise senza accorgersene. Bart intendeva il ring della palestra. Se non ci fosse stata la palestra Nelson non era sicuro che sarebbe riuscito a tirare avanti. Trevor lo aveva portato in palestra la prima volta quando aveva tredici anni. E Nelson aveva iniziato a tirare pugni al sacco invece che agli altri ragazzi. Era meglio in quanto poteva andare avanti finché non ce la faceva più e si trovava esausto e non fino a quando arrivavano i genitori o la polizia e lui doveva scappare.
Tornare a casa con le ossa rotte e la stanchezza sulle spalle era terapeutico. Tutte le volte.
Logicamente aveva continuato a fare qualche cazzata, ma frequentando Patata, Secco e Spada molto meno di prima, le occasioni erano diminuite parecchio. Anche se a volte se l’era andata a cercare.
La voce di Ellie lo riportò al presente. “Eccomi qui! Cavolo, sono stanchissima…” disse, sospirando.
“A che ora sei arrivata?” le chiese Nelson guardando l’orologio che aveva al polso: erano le dieci.
“Ho iniziato al solito orario, ma non c’era nessuno oggi al turno del pomeriggio e mi sono fermata.”
“Perché non c’era nessuno? Trisha è malata?”
La ragazza alzò le spalle.
“Trisha è andata a PortLand da sua madre, che non sta bene. Il problema è che anche un’altra ragazza è rimasta a casa. Domani il capo dovrebbe mettere il cartello per cercare personale, non possiamo andare avanti così, anche facendo un giorno per uno è impossibile…”

 

Lisa drizzò le orecchie: poteva essere una buona occasione. “Cercate personale? Posso candidarmi?”
Ellie annuì. “Aspetta” disse quando il cliente in fondo aveva alzato la mano. “Torno subito e ti spiego”.
“Perché vuoi venire a lavorare qui?” le chiese Nelson, una volta rimasti soli, aggrottando la fronte.
“Perché no?” rispose lei.

 

Nelson alzò un sopracciglio praticamente senza accorgersene. Perché Lisa voleva servire al diner? Non avrebbe dovuto fare… qualsiasi cosa per cui avesse studiato?
“Non mi sembra una cosa adatta a te…” rispose un po’ impacciato. Non voleva dire che lei non doveva lavorare lì, per non mancare di rispetto alla madre e alla sorella, ma non capiva proprio perché lei volesse farlo.
“È un lavoro. E io ho un prestito studentesco da pagare.”
Come? Lei aveva cosa?
“Ma non ti avevano dato una borsa di studio?”

 

Lisa spalancò la bocca. E lui come faceva a saperlo?
“E te che ne sai?”
Il ragazzo alzò le spalle. “Se non l’hanno data a te, la borsa di studio, non vedo proprio chi avrebbe potuto meritarselo”.
Le sue parole, dette di getto e, probabilmente, senza rifletterci su tanto, fecero uno strano effetto su di Lisa. Lui pensava che lei fosse intelligente e una persona degna di una borsa di studio.
“Bhe, Nelson, diciamo che non sei l’unico a nascondere segreti: la borsa di studio non copriva tutto e valeva solo nel caso ci fossero stati determinati requisiti. E uno di questi era avere una media alta. Molto alta. Purtroppo il mio terzo anno non è stato proprio…” Lisa si interruppe e cercò le parole per spiegare meglio la situazione.

 

Nelson osservò il viso di Lisa intristirsi e capì che la cosa la infastidiva particolarmente, così decise di intervenire. “Spero che tu ti sia divertita, allora, al tuo terzo anno!” Alzò il bicchiere come in un brindisi e si dissetò.
Lisa alzò le spalle. Mmm. Qualcosa diceva a Nelson che non aveva avuto una media bassa perché impegnata in qualcosa di divertente.
Alzò un sopracciglio quasi senza accorgersene: Lisa Simpson non aveva imparato l’arte del divertimento neanche al college. E quindi che aveva fatto? Aveva solo studiato? Davvero?

 

Lisa riconobbe un’espressione di pena e di scherno sul volto di Nelson, che le ricordò tantissimo il bulletto di dieci anni che faceva dispetti nei corridoi della scuola, e si arrabbiò mentalmente.
Forse non si era divertita come gli altri, e Lisa lo sapeva benissimo, ma non voleva dire che lei non fosse una persona che sapeva come divertirsi. Improvvisamente, avrebbe voluto che Nelson pensasse che lei fosse una che passava il tempo a divertirsi. O che fosse divertente.
Si morse il labbro. Lei era comunque una persona divertente, giusto? Appena fosse arrivata a casa avrebbe mandato un messaggio a Kristen e glielo avrebbe chiesto: lei era sempre sincera, anche quando doveva dire le cose brutte.
Per un attimo valutò l’idea di raccontarle della sua serata.

 

Nelson stava per dire qualcosa per consolare la ragazza, qualcosa di cui si sarebbe pentito, probabilmente, ma che magari l’avrebbe fatta sorridere, quando Ellie tornò da loro, dicendosi pronta per andare.

 

***

 

“Ciao, Bart.”
Nelson entrò, il giorno dopo, al market di Apu. Prese due bottigliette d’acqua e si avvicinò al bancone.
“Nelson!” Bart, seduto dietro al bancone, sollevò una mano dal joypad e salutò l’amico sventolando la sigaretta. Nelson alzò un sopracciglio e sul suo viso si fece strada un ghigno sorridente. “Apu ti permette di fumare qui?” chiese, alzando la voce.
Apu, che era appena entrato nel retro dalla porta che dava sul vicolo, arrivò a passo veloce verso di loro, passò l’uscio che divideva il negozio dal locale retrostante e si mise le mani sui fianchi. “Bart Simpson! Spegni subito sigaretta! Non si può fumare dentro al negozio!”
Nelson rise e si beccò un’occhiataccia da Bart che, scusandosi con Apu, buttò la sigaretta per terra e la schiacciò con la scarpa, prima di riportare il piede sullo scaffale vicino alla tv. “E tira giù tue gambe da scaffale!”

 

Bart sbuffò: Apu sembrava sua madre quando entrava nella sua stanza quando era un adolescente. Beh, forse anche adesso: non è che lui fosse molto cambiato con il tempo.
Guardò Nelson che ghignava e gli lanciò una brutta occhiata, ma non se la prese particolarmente.
Quando Apu se ne andò, dicendo che sarebbe andato via, gli ordinò di spegnere la tv e di servire i clienti.
Bart mise in pausa il videogioco e si alzò per far pagare Nelson.
“Potrei avere una buona notizia…” gli disse, mentre prendeva le sue banconote.

 

Nelson alzò di nuovo un sopracciglio e chiese: “Del tipo?”
“È stato fissato un incontro per il mese prossimo. Ti interessa? Potrei presentarti io.”
Il ragazzo prese il resto e lo infilò in tasca meccanicamente, poi afferrò una delle bottigliette e svitò il tappo, portandosela alla bocca.
Un incontro? Quando si rese conto di pensarci su troppo, smise di bere e richiuse la bottiglia. Scosse la testa. “No” rispose soltanto.
Bart lo guardò con la coda dell’occhio e alzò le spalle. “Ok”.
“Ehi, Bart, hai della cioccolata?” Tutti e due i ragazzi si girarono verso l’entrata del negozio dove Milhouse aveva appena fatto il suo ingresso.
“Oh, Nelson, ci sei anche tu…” disse, squadrandolo e allargando il percorso per non passargli vicino.
“Tieni un bounty coockie…” Nelson prese uno snack dal bancone e glielo porse, senza dire niente per le parole e l’atteggiamento del ragazzo.
“Sono allergico al cocco! Volevi uccidermi?” esclamò Milhouse, sbarrando gli occhi. Bart alzò i suoi al soffitto. “Milhouse, datti una calmata, nessuno vuole ucciderti…”
Nelson si morse un labbro facendo un brutto ghigno, ma non disse niente. Riappoggiò lo snack e ne prese un altro, porgendolo al ragazzo dai capelli blu.
Milhouse allungò la mano per prendere il cioccolato, e quindi avvicinarsi al bancone, quando Nelson piegò il braccio prima che lui potesse afferrarlo. Il ragazzino sbuffò e Nelson rifece quel giochetto due volte, prima di ridere.

 

Bart non riuscì a trattenere la risata: Milhouse stava facendo la figura dello stupido. Non che fosse diversa da quella che faceva normalmente, però sbuffò e i suoi occhiali si appannarono mentre il suo ciuffo svolazzava.
Quando alla fine Nelson lasciò che Milhouse prendesse lo Snickers, Bart sospirò prima di dire: “Lisa dice che ieri è stata bene”.
“Davvero?”
Bart alzò lo sguardo su Nelson, che non si era reso conto di aver risposto sottovoce e poi guardò Milhouse che invece, non aveva sentito.
“Davvero? Bene! Non ero sicuro, ma se lo dice Lisa…” Lo sguardo di Milhouse era trasognato e lui iniziò a giocherellare con lo Snickers sul bancone.
Bart aveva incrociato Lisa sulle scale e lui, sapendo che era uscita con il suo amico, le aveva chiesto com’era andata, visto che la serata era durata anche molto di più di quello che aveva immaginato. Lei aveva risposto sorridendo e dicendo che era andata bene e Bart un po’ si era preoccupato: non avevano intenzione di tornare insieme, vero? Sperò proprio di no.

 

“Sei uscito con Lisa, ieri? Ieri sera?” Nelson si girò verso Milhouse dopo aver ricambiato l’occhiata strana di Bart.
Il ragazzino si gonfiò di orgoglio mentre rispondeva: “Sì!”
“E fammi indovinare: siete andati a Pinehill.”
Milhouse strabuzzò gli occhi, sorpreso. “E tu come lo sai?”
“Milhouse, i tipi banali come te portano sempre le ragazze a Pinehill…”

 

Bart osservò Nelson prendere le bottigliette d’acqua con troppa forza, stringendo i pugni e poi lo guardò quando, alzando una mano per salutare, uscì dalla porta.
“Hai portato mia sorella a Pinehill?” chiese seccato a Milhouse.
Quando lui non rispose, Bart si sbagliò con i calcoli dei dolcetti che aveva comprato e lo fece pagare di più.


 

   
 
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