Segreti
In
quel momento un uomo
entrò al diner facendo suonare il campanello appeso alla
porta, un regalo degli
anni ottanta probabilmente, ed Ellie gli andò incontro.
Una volta rimasti al
tavolo da soli, Lisa disse: “Non ricordavo che avessi una
sorella. Forse i
vostri genitori si sono messi insieme dopo le elementari?”
Nelson annuì. “Sì, ero
alle medie”.
Lisa gli sorrise, ma lui
non la vide perché era concentrato sulla sua coca.
“Allora sei cambiato per
Ellie…” disse, affondando di nuovo il cucchiaino:
quel gelato era buonissimo.
Nelson
sbuffò. Perché lei
continuava con quella storia che fosse cambiato? Perché
voleva a tutti i costi
pensarlo?
“Non sono cambiato.”
La sua voce era un po’
sostenuta, se ne rese conto da solo, ma l’argomento lo stava
facendo
innervosire.
“Non sei cambiato, dici…
Quindi picchi ancora i ragazzini?” Nelson si agitò
sul divanetto e guardò verso
Ellie, che stava facendo accomodare il nuovo cliente in fondo al locale.
“Non sono più un ragazzino.”
“Quindi picchi quelli
della tua età?” Lo sguardo di Lisa era tremendo,
proprio come lei: petulante e
smanioso di particolari.
“Non picchio nessuno
perché al prossimo arresto finisco dentro.”
Sperò che quella frase le
facesse capire che non era un argomento di cui gli piacesse parlare. Ma
lei era
la piccola Lisa Simpson e non si fermò.
E Nelson aveva anche
immaginato che sarebbe potuto succedere.
Lisa
pensava che lui
avesse detto quella frase per infastidirla, ma non si fece ingannare,
quando si
metteva in testa qualcosa ci arrivava fino in fondo, così
pensò di provocarlo.
“Ah, e ti hanno arrestato
parecchie volte?”
Nelson
guardò ancora verso
Ellie, che stava tornando verso di loro, sperando che lei potesse dare
un freno
alla lingua della sua amica. Ma la ragazza non si risedette e
tirò dritto per
raggiungere la cucina.
Si girò a guardare Lisa e
lei sostenne il suo sguardo. Nelson lo abbassò e
tracannò un lungo sorso.
Lisa
pensò di aver fatto
una gaffe. Lo avevano arrestato davvero? Aveva pensato che lui avesse
esagerato
apposta. Decise di cambiare argomento e alzare la bandierina della
pace. “Bart
mi ha detto che vi siete incontrati all’università
di Springfield”.
“Già. Cos’è, sai
già tutto
e volevi una conferma da me?” Lisa sbarrò gli
occhi. Sapere cosa?
“Come? Io… Volevo cambiare
argomento. Forse…” Si guardò intorno, e
poi pensò che forse sarebbe stato il
caso di uscire e tornare a casa. Da sola.
Nelson
riconobbe, sul viso
di Lisa, la sincerità. Lei non lo aveva detto apposta.
Sospirò.
“Forse sono suscettibile
sull’argomento. È che sono stato espulso dalla
Springfield University proprio
perché sono stato arrestato e pensavo che avessi domandato
per…” si interruppe
e lei scosse la testa.
“Scusami, no, non lo
sapevo.”
Lisa
si dispiacque. Così
Nelson non aveva continuato l’università? Se
c’era arrivato, non era uno
stupido anche se lei sapeva già che non lo fosse. Era
proprio un peccato. Una
cosa simile a Bart. Solamente che Bart aveva lasciato
l’università perché era
stato bocciato.
Finì tutto il gelato in
silenzio senza chiedere più nulla e poi appoggiò
il cucchiaino. Lo guardò
mentre finiva la coca. Cercò di ricordarsi qualcosa che gli
aveva detto Bart e
che avrebbe potuto usare.
“Bart dice che vi prendete
ancora a pugni, però.”
Cercò di dare alla frase l’intonazione
giusta e capì di aver fatto centro quando vide un piccolo
ghigno, quasi un
sorrisetto, comparire sulle labbra del ragazzo.
Nelson
sorrise senza
accorgersene. Bart intendeva il ring della palestra. Se non ci fosse
stata la
palestra Nelson non era sicuro che sarebbe riuscito a tirare avanti.
Trevor lo
aveva portato in palestra la prima volta quando aveva tredici anni. E
Nelson
aveva iniziato a tirare pugni al sacco invece che agli altri ragazzi.
Era
meglio in quanto poteva andare avanti finché non ce la
faceva più e si trovava
esausto e non fino a quando arrivavano i genitori o la polizia e lui
doveva
scappare.
Tornare a casa con le ossa
rotte e la stanchezza sulle spalle era terapeutico. Tutte le volte.
Logicamente aveva
continuato a fare qualche cazzata, ma frequentando Patata, Secco e
Spada molto
meno di prima, le occasioni erano diminuite parecchio. Anche se a volte
se
l’era andata a cercare.
La voce di Ellie lo
riportò al presente. “Eccomi qui! Cavolo, sono
stanchissima…” disse, sospirando.
“A che ora sei arrivata?”
le chiese Nelson guardando l’orologio che aveva al polso:
erano le dieci.
“Ho iniziato al solito
orario, ma non c’era nessuno oggi al turno del pomeriggio e
mi sono fermata.”
“Perché non c’era nessuno?
Trisha è malata?”
La ragazza alzò le spalle.
“Trisha è andata a
PortLand da sua madre, che non sta bene. Il problema è che
anche un’altra
ragazza è rimasta a casa. Domani il capo dovrebbe mettere il
cartello per
cercare personale, non possiamo andare avanti così, anche
facendo un giorno per
uno è impossibile…”
Lisa
drizzò le orecchie:
poteva essere una buona occasione. “Cercate personale? Posso
candidarmi?”
Ellie annuì. “Aspetta”
disse quando il cliente in fondo aveva alzato la mano. “Torno
subito e ti
spiego”.
“Perché vuoi venire a lavorare
qui?” le chiese Nelson, una volta rimasti soli, aggrottando
la fronte.
“Perché no?” rispose lei.
Nelson
alzò un
sopracciglio praticamente senza accorgersene. Perché Lisa
voleva servire al
diner? Non avrebbe dovuto fare… qualsiasi cosa per cui
avesse studiato?
“Non mi sembra una cosa
adatta a te…” rispose un po’ impacciato.
Non voleva dire che lei non doveva
lavorare lì, per non mancare di rispetto alla madre e alla
sorella, ma non
capiva proprio perché lei volesse farlo.
“È un lavoro. E io ho un
prestito studentesco da pagare.”
Come? Lei aveva cosa?
“Ma non ti avevano dato
una borsa di studio?”
Lisa
spalancò la bocca. E
lui come faceva a saperlo?
“E te che ne sai?”
Il ragazzo alzò le spalle.
“Se non l’hanno data a te, la borsa di studio, non
vedo proprio chi avrebbe
potuto meritarselo”.
Le sue parole, dette di
getto e, probabilmente, senza rifletterci su tanto, fecero uno strano
effetto
su di Lisa. Lui pensava che lei fosse intelligente e una persona degna
di una
borsa di studio.
“Bhe, Nelson, diciamo che
non sei l’unico a nascondere segreti: la borsa di studio non
copriva tutto e valeva
solo nel caso ci fossero stati determinati requisiti. E uno di questi
era avere
una media alta. Molto alta. Purtroppo il mio terzo anno non
è stato proprio…”
Lisa si interruppe e cercò le parole per spiegare meglio la
situazione.
Nelson
osservò il viso di
Lisa intristirsi e capì che la cosa la infastidiva
particolarmente, così decise
di intervenire. “Spero che tu ti sia divertita, allora, al
tuo terzo anno!”
Alzò il bicchiere come in un brindisi e si
dissetò.
Lisa alzò le spalle. Mmm.
Qualcosa diceva a Nelson che non aveva avuto una media bassa
perché impegnata
in qualcosa di divertente.
Alzò un sopracciglio quasi
senza accorgersene: Lisa Simpson non aveva imparato l’arte
del divertimento
neanche al college. E quindi che aveva fatto? Aveva solo studiato?
Davvero?
Lisa
riconobbe
un’espressione di pena e di scherno sul volto di Nelson, che
le ricordò
tantissimo il bulletto di dieci anni che faceva dispetti nei corridoi
della
scuola, e si arrabbiò mentalmente.
Forse non si era divertita
come gli altri, e Lisa lo sapeva benissimo, ma non voleva dire che lei
non
fosse una persona che sapeva come divertirsi. Improvvisamente, avrebbe
voluto
che Nelson pensasse che lei fosse una che passava il tempo a
divertirsi. O che
fosse divertente.
Si morse il labbro. Lei
era comunque una persona divertente, giusto? Appena fosse arrivata a
casa
avrebbe mandato un messaggio a Kristen e glielo avrebbe chiesto: lei
era sempre
sincera, anche quando doveva dire le cose brutte.
Per un attimo valutò
l’idea di raccontarle della sua serata.
Nelson
stava per dire
qualcosa per consolare la ragazza, qualcosa di cui si sarebbe pentito,
probabilmente, ma che magari l’avrebbe fatta sorridere,
quando Ellie tornò da
loro, dicendosi pronta per andare.
***
“Ciao,
Bart.”
Nelson entrò, il giorno
dopo, al market di Apu. Prese due bottigliette d’acqua e si
avvicinò al
bancone.
“Nelson!” Bart, seduto
dietro al bancone, sollevò una mano dal joypad e
salutò l’amico sventolando la
sigaretta. Nelson alzò un sopracciglio e sul suo viso si
fece strada un ghigno
sorridente. “Apu ti permette di fumare qui?”
chiese, alzando la voce.
Apu, che era appena
entrato nel retro dalla porta che dava sul vicolo, arrivò a
passo veloce verso
di loro, passò l’uscio che divideva il negozio dal
locale retrostante e si mise
le mani sui fianchi. “Bart Simpson! Spegni subito sigaretta!
Non si può fumare dentro
al negozio!”
Nelson rise e si beccò
un’occhiataccia da Bart che, scusandosi con Apu,
buttò la sigaretta per terra e
la schiacciò con la scarpa, prima di riportare il piede
sullo scaffale vicino
alla tv. “E tira giù tue gambe da
scaffale!”
Bart
sbuffò: Apu sembrava
sua madre quando entrava nella sua stanza quando era un adolescente.
Beh, forse
anche adesso: non è che lui fosse molto cambiato con il
tempo.
Guardò Nelson che ghignava
e gli lanciò una brutta occhiata, ma non se la prese
particolarmente.
Quando Apu se ne andò,
dicendo che sarebbe andato via, gli ordinò di spegnere la tv
e di servire i
clienti.
Bart mise in pausa il
videogioco e si alzò per far pagare Nelson.
“Potrei avere una buona
notizia…” gli disse, mentre prendeva le sue
banconote.
Nelson
alzò di nuovo un
sopracciglio e chiese: “Del tipo?”
“È stato fissato un
incontro per il mese prossimo. Ti interessa? Potrei presentarti
io.”
Il ragazzo prese il resto
e lo infilò in tasca meccanicamente, poi afferrò
una delle bottigliette e svitò
il tappo, portandosela alla bocca.
Un incontro? Quando si
rese conto di pensarci su troppo, smise di bere e richiuse la
bottiglia. Scosse
la testa. “No” rispose soltanto.
Bart lo guardò con la coda
dell’occhio e alzò le spalle.
“Ok”.
“Ehi, Bart, hai della
cioccolata?” Tutti e due i ragazzi si girarono verso
l’entrata del negozio dove
Milhouse aveva appena fatto il suo ingresso.
“Oh, Nelson, ci sei anche
tu…” disse, squadrandolo e allargando il percorso
per non passargli vicino.
“Tieni un bounty coockie…”
Nelson prese uno snack dal bancone e glielo porse, senza dire niente
per le
parole e l’atteggiamento del ragazzo.
“Sono allergico al cocco!
Volevi uccidermi?” esclamò Milhouse, sbarrando gli
occhi. Bart alzò i suoi al
soffitto. “Milhouse, datti una calmata, nessuno vuole
ucciderti…”
Nelson si morse un labbro
facendo un brutto ghigno, ma non disse niente. Riappoggiò lo
snack e ne prese
un altro, porgendolo al ragazzo dai capelli blu.
Milhouse allungò la mano
per prendere il cioccolato, e quindi avvicinarsi al bancone, quando
Nelson
piegò il braccio prima che lui potesse afferrarlo. Il
ragazzino sbuffò e Nelson
rifece quel giochetto due volte, prima di ridere.
Bart
non riuscì a
trattenere la risata: Milhouse stava facendo la figura dello stupido.
Non che
fosse diversa da quella che faceva normalmente, però
sbuffò e i suoi occhiali
si appannarono mentre il suo ciuffo svolazzava.
Quando alla fine Nelson
lasciò che Milhouse prendesse lo Snickers, Bart
sospirò prima di dire: “Lisa
dice che ieri è stata bene”.
“Davvero?”
Bart alzò lo sguardo su
Nelson, che non si era reso conto di aver risposto sottovoce e poi
guardò
Milhouse che invece, non aveva sentito.
“Davvero? Bene! Non ero
sicuro, ma se lo dice Lisa…” Lo sguardo di
Milhouse era trasognato e lui iniziò
a giocherellare con lo Snickers sul bancone.
Bart aveva incrociato Lisa
sulle scale e lui, sapendo che era uscita con il suo amico, le aveva
chiesto
com’era andata, visto che la serata era durata anche molto di
più di quello che
aveva immaginato. Lei aveva risposto sorridendo e dicendo che era
andata bene e
Bart un po’ si era preoccupato: non avevano intenzione di
tornare insieme,
vero? Sperò proprio di no.
“Sei
uscito con Lisa,
ieri? Ieri sera?” Nelson si girò verso Milhouse
dopo aver ricambiato l’occhiata
strana di Bart.
Il ragazzino si gonfiò di
orgoglio mentre rispondeva: “Sì!”
“E fammi indovinare: siete
andati a Pinehill.”
Milhouse strabuzzò gli
occhi, sorpreso. “E tu come lo sai?”
“Milhouse, i tipi banali
come te portano sempre le ragazze a Pinehill…”
Bart
osservò Nelson
prendere le bottigliette d’acqua con troppa forza, stringendo
i pugni e poi lo
guardò quando, alzando una mano per salutare,
uscì dalla porta.
“Hai portato mia sorella a
Pinehill?” chiese seccato a Milhouse.
Quando lui non rispose,
Bart si sbagliò con i calcoli dei dolcetti che aveva
comprato e lo fece pagare
di più.