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Mosse i piedi nella sabbia ancora calda della spiaggia.
Nonostante la notte fosse calata con le sue tenebre sulla ciurma, il lido regalava ancora il suo dorato calore, facendola danzare sulle note pizzicate con maestria da Brook.
Un salto, le mani verso la notte scura.
Un passo tra i granelli finissimi, gli occhi chiusi a lasciarsi trasportare dalla musica.
Il battere delle mani di Usopp come ritmo per la sua danza.
Nami amava ballare.
Amava lasciarsi guidare dalle note create da Brook, muovendo il corpo in movimenti leggeri e coordinati seguita da Rufy e Chopper, incitata da Sanji.
Guardata da Zoro.
Ancheggiò e roteò le mani al cielo, un sorriso sulle labbra libero da ogni pensiero che non fosse lui.
I suoi occhi neri, che la fecero saltare sulla sabbia e il cuore.
Le labbra inclinate in un sorriso, le sue gambe tremule in passi di danza liquidi.
Le mani strette alla bottiglia di liquore, la sua pelle fremente per quel tatto negato mentre ancheggiava a ritmo con la musica.
Nami si sentiva libera, libera da ogni catena e preoccupazione.
Libera di muoversi a passi morbidi sulla spiaggia verso di lui.
Libera di slacciare il nodo del pareo dalla vita, l’iride nera di Zoro danzante sui suoi movimenti.
Libera di avvicinarsi, alzando il lieve tessuto tra loro, mentre la bottiglia di liquore che occupava le mani dello spadaccino veniva abbandonata a terra.
Libera di danzare a un soffio da lui, il pareo a dividerli, le mani di Zoro a un respiro dai suoi fianchi.
Libera di volersi spogliare maggiormente, ma di sentirsi più nuda che mai davanti a quello sguardo di samurai, protettivo e tagliente, suo e non.
Un passo, un altro, una giravolta e le mani di Zoro sulla sua vita.
Il pareo che cade e le mani che si posano sul suo petto.
Aveva il respiro spezzato, non per lo sforzo, non per la danza.
Aveva il respiro spezzato, l’anima a nudo e le mani di Zoro a regalarle tremiti.
Nami amava mbuki-mvuki sotto gli occhi di Zoro.
Mbuki-mvuki, la voglia di togliersi i vestiti
mentre si balla per sentirsi più liberi
(Bantu, dialetto Norvegese)
mentre si balla per sentirsi più liberi
(Bantu, dialetto Norvegese)