Capitolo secondo
How
did you go
From being a mama's boy to a ladies' man?
I'm not going home with you tonight
But you can hold my hand
And we can take it slow
And I can show you how to slow dance
We can take it slow
And I can show you how to slow dance.
(“Slow dance” – Kelly
Clarkson)
Quell’attesa era più
snervante di quando, da piccolo, apriva giorno dopo giorno le caselle del
calendario dell’Avvento, litigandosi poi il cioccolatino con la sorella Wanda!
Natale si stava avvicinando e Pietro non aveva fatto nemmeno un passo avanti in
ciò che si era ripromesso, la manovra di avvicinamento a Bruce.
Il problema era che, per la
prima volta nella sua vita, Pietro Maximoff aveva paura. Non di un nemico, ma
della possibilità che Bruce potesse respingerlo, che potesse rivelarsi solo un
amico.
Dopo tutto quello che aveva
passato, Pietro non se la sentiva proprio di ricevere un no come risposta.
Però, se non si decideva a
parlare chiaro, non avrebbe potuto ricevere nemmeno un sì.
Prima aveva tentato per vie
traverse, tipo invitare Bruce fuori per un aperitivo o un cinema, niente di
così impegnativo come una cena… il dottor Banner a volte accettava e a volte
rifiutava gentilmente, dicendo di essere molto impegnato con il lavoro.
Ma, anche quando accettava
di incontrare Pietro, si limitava a commenti sul suo lavoro, a chiedere come
stava Wanda, a parlare del più e del meno, insomma, esattamente come si farebbe
con un amico.
“Cosa pensi di fare per
Natale?” gli aveva chiesto una sera, mentre sorseggiava l’aperitivo. “Ormai
mancano dieci giorni, hai qualche programma?”
Bruce l’aveva guardato come
se avesse appena dichiarato che Elvis Presley aveva fatto il suo ingresso nel
locale.
“Cosa? Tra dieci giorni è
Natale?” aveva domandato, sbalordito. “Santo cielo, come passa il tempo…
credevo che fosse appena la metà di novembre. No, certo che non ho programmi,
non mi ero nemmeno reso conto che mancasse così poco. E, comunque, immagino che
trascorrerò quel giorno al lavoro, come se fosse un giorno normale. E’ sempre
andata così da molti anni a questa parte.”
“Ho capito, ma gli ultimi
Natali sei stato costretto a passarli
al lavoro, visto che tu e gli altri Avengers dovevate trovare un modo per
sbarazzarvi di Thanos e riportare indietro le persone scomparse” obiettò
Pietro, divertito e nel contempo preoccupato per la scarsa propensione del
dottore a ricordare le date importanti e a pensare allo svago. “Quest’anno è il
primo, dopo tanto tempo, in cui nessuno ha bisogno dell’aiuto degli Avengers e
non ci sono pericoli all’orizzonte, possibile che tu non abbia voglia di fare
qualcosa di diverso, di speciale, magari?”
“Te l’ho detto, non ci ho
proprio pensato” ripeté Banner. “Tu invece sai già cosa farai? Immagino che lo
trascorrerai con Wanda e Visione.”
Pietro ci pensò su un attimo
e poi decise che, come sempre, la migliore strategia era l’attacco.
“Sì, certo, anzi ne parlavo
proprio con Wanda qualche sera fa” disse. “Perché non vieni anche tu? Insomma,
visto che non hai programmi… Non vorrai davvero passare il Natale in
laboratorio, vero?”
L’espressione di Bruce
divenne, se possibile, ancora più allibita ed era una curiosa immagine vedere
un omone verde e ben vestito con quella faccia!
“E perché tu e Wanda
parlavate proprio di me?” domandò.
Pietro avrebbe voluto
sbattere ripetutamente il capo sul tavolino…
Insomma, ogni tentativo del
giovane di sondare la disponibilità di Banner si concludeva con un nulla di
fatto e Pietro cominciava a temere che, dietro l’apparente svagatezza e
timidezza, il dottore in realtà non fosse interessato a lui e che non volesse
dirglielo per timore di ferirlo.
Già, ma questa situazione
assurda e piena di domande senza risposta era forse migliore di un no detto una volta per tutte? Pietro non
aveva poi tutta questa voglia di sentirsi rifiutato, ma si rendeva conto di
rendersi ridicolo. Se veramente Bruce non era innamorato di lui e faceva solo
finta di mostrarsi tanto ingenuo per non fargli del male era anche peggio,
significava che provava compassione per
lui. Che gli faceva pena.
Pietro Maximoff fare pena a
qualcuno? Nemmeno per sogno!
Mancava una settimana scarsa
a Natale quando il giovane Maximoff decise che avrebbe tentato il tutto per
tutto e, se Bruce lo avesse rispedito al mittente, almeno avrebbe potuto dire
di averci provato e di aver chiarito la faccenda una volta per tutte. Dopo di
che, sarebbero rimasti almeno amici…
Così, quella stessa sera si
presentò a casa del dottor Banner senza farsi annunciare per non dargli modo di
organizzare un’onorevole fuga. Del resto, era sicuro di trovarlo in casa visto
che era passato prima dal laboratorio e gli avevano detto che Bruce non c’era.
In quale altro posto sarebbe mai potuto andare il dottor Bruce Banner? O in
laboratorio o a casa, non c’erano altre soluzioni.
Il faccione verde di Banner
prese una divertente tonalità arancione quando vide Pietro sulla soglia del suo
appartamento. Cosa ci faceva lì il giovane Maximoff? Beh, però non poteva mica
lasciarlo sulla porta… ormai era lì e avrebbe dovuto invitarlo ad accomodarsi.
“Ah… Pietro, non ti
aspettavo… però… ecco, sì, entra, accomodati. Vuoi… non so, un bicchiere
d’acqua?” fece, spostandosi poi per lasciarlo entrare in casa.
Oh, certo che non mi aspettavi,
altrimenti non ti saresti fatto trovare, pensò Pietro sfoderando un bel sorriso ed entrando baldanzoso
nell’appartamento.
In realtà, però, non era
affatto così sicuro di sé come ostentava di essere. Quella sarebbe stata la serata
decisiva, ma sarebbe anche potuta terminare male, con l’ammissione da parte di
Banner di non essere interessato a lui, di considerarlo solo un amico.
Pietro si sedette sul divano
del salotto e Bruce fece altrettanto.
“Senti, Doc, è meglio
chiarire subito le cose” iniziò il giovane. “Sono qui perché noi due dobbiamo
parlare una volta per tutte ed essere sinceri.”
L’espressione di Banner era
più eloquente di mille parole, ma Pietro non si lasciò commuovere e continuò.
“Sai che ho deciso di non
tornare in Sokovia, di trasferirmi definitivamente a New York e di unirmi agli
Avengers, ne abbiamo parlato, ricordi?”
“Sì… mi fa piacere, qui c’è
anche Wanda e…”
“Andiamo, sai benissimo che
non è per Wanda, o meglio, non è soltanto per lei, se ho deciso di restare qui”
lo interruppe Pietro. “Voglio iniziare una nuova vita e, tanto per essere
chiari, vorrei che tu ne facessi parte. Quando ero imprigionato nella
dimensione parallela a causa dello schiocco
di Thanos non sapevo se sarei mai riuscito a tornare indietro e a rivedere
le persone che amavo. Adesso sono qui, ma ho imparato che è sciocco perdere
anche solo un giorno, perché domani potrebbe essere già troppo tardi. Quindi
non intendo più tergiversare, voglio una nuova vita e la voglio insieme a te!”
Bruce per poco non si
strozzò e divenne di tutti i colori.
“Ma… ma… tu… non credo che…
forse non…”
“Il problema è che non ho
ancora capito se tu vuoi far parte della mia vita” riprese Pietro, ignorando
l’evidentissimo imbarazzo del povero dottore. “Non ho capito se eviti
l’argomento perché sei timido, perché ti spaventa oppure perché… beh, perché semplicemente
non ti interessa.”
“Ma come puoi pensare una
cosa simile?” replicò Banner, colto alla sprovvista. Nei suoi occhi scuri si
leggeva una profonda tristezza. “Come puoi anche solo per un attimo credere che
sia io a non volere te? Dico, ma… ma
mi vedi? Ho sempre pensato di non essere
degno di te, di essere troppo vecchio, di non meritarti, di poterti fare del
male e ora… beh, ora sono solo un essere verde che di certo non può aspirare
all’amore di qualcuno.”
Pietro rimase allibito.
“Stai scherzando, vero?
Insomma, hai trascorso anni a cercare di controllare l’essere verde dentro di
te, ad esserne spaventato, a fuggirlo e adesso che sei finalmente riuscito a
riunire in te la forza di Hulk e la personalità gentile e generosa di Bruce
Banner mi vieni a dire che ti vergogni
di come sei?” esclamò.
“No, non mi vergogno di come
sono e, anzi, mi sento finalmente in pace, senza più timore di scatenare chissà
quale forza distruttiva senza rendermene conto” rispose il dottore,
meditabondo, “ma un conto è parlare del nuovo Bruce Banner come una celebrità
della scienza e un conto è presumere che quest’essere… che questa creatura
possa avere una qualsiasi vita privata, sentimentale…”
Pietro sembrò prendere molto
male queste parole. Gli occhi gli fiammeggiavano quando afferrò l’omone verde
per le spalle e lo costrinse a voltarsi verso di lui e a guardarlo in faccia.
“Dottor Banner, mi stai
dunque dicendo che pensi che soltanto le persone giovani e belle meritino di
amare e di essere amate?” lo aggredì. “Ti ho sempre creduto un uomo di scienza,
una persona dalla mente aperta, libera da condizionamenti… e adesso mi vieni a
dire che ti ritieni troppo brutto per vivere una relazione amorosa? Allora,
secondo te, tutti quelli che sono magrissimi o grassi o anziani o con le gambe
storte o che so io si dovrebbero rinchiudere in casa per non farsi vedere?”
“Non ho detto questo”
mormorò Bruce, rendendosi conto di quanto abilmente Pietro avesse ribaltato le
sue parole per coglierlo in fallo. “E’ che non voglio legarti a me, non voglio
farti del male. Prima avevo paura di poterti ferire nel caso avessi perso il
controllo, ma ora penso… penso che non sia giusto che un ragazzo giovane e
bello come te, che potrebbe avere chiunque volesse, debba condannarsi a vivere
con un’enorme creatura verde. Insomma, La
Bella e la Bestia funziona solo al cinema!”
La rabbia di Pietro sbollì
all’istante, sostituita da un’immensa pena e da uno sconfinato amore per
quell’uomo che non riusciva e non era mai riuscito a vedere quanto valesse e
quanto meraviglioso fosse, verde o non verde.
“Bruce, prima di tutto non
sono più un ragazzino, ho ventisette anni… beh, in realtà venticinque, contando
che per quasi due anni sono rimasto intrappolato a causa dello schiocco… comunque credo di essere in
grado di decidere per me stesso” replicò, in un modo allo stesso tempo dolce e
scherzoso, “e poi… ma scusa, tu credi che io, cinque anni fa, mi sia innamorato
di te perché ero rimasto fulminato dal tuo fascino?”
“Eh?” fu la risposta di
Banner, che aveva perso la capacità di ragionare lucidamente già alle parole innamorato di te.
“Io mi sono accorto di
essermi innamorato di te quando mi hai salvato la vita dopo che mi avevano
sparato” riprese Pietro, tranquillamente. “E mi sono innamorato della tua
gentilezza, della tua premura e pazienza mentre ti occupavi di me, delle tue
mani e delle tue braccia che mi stringevano e mi tenevano ancorato alla vita,
della tua voce pacata che mi incoraggiava a non arrendermi, a non mollare.”
Il giovane si avvicinò
ancora di più a Bruce e gli posò una mano sul petto, proprio dove il cuore
batteva a mille e sembrava voler scappare via.
“Non mi importa come sei, se
sei Banner o Hulk, se sei verde o rosso o giallo, così come non mi importerà
quando avrai i capelli bianchi e le rughe molto prima di me, perché ciò che amo
di te è qui dentro, è il vero te stesso e non cambierà mai” concluse Pietro.
“Anch’io mi sono innamora…
cioè, sì, hai capito, anche a me è successo quando ti hanno sparato e ho avuto
il terrore di perderti” ammise Banner, senza trovare il coraggio di guardare
Pietro negli occhi, anzi sembrava fissare il lampadario, o il tavolino, o
qualsiasi altro punto a caso dell’appartamento! “Quando sei tornato in Sokovia
ho pensato che fosse giusto così, che avevi il diritto di farti la tua vita
piuttosto che legarti a uno come me, ma quando poi sei svanito per lo schiocco io… ho creduto che sarei
impazzito. E non potevo dirlo a nessuno, potevo solo cercare di fare di tutto
per convincere gli altri Avengers a trovare una soluzione. Poi sei tornato e…
ho ripreso a pensare che non avevo il diritto di condizionare la tua vita e di
invadere i tuoi spazi…”
Pietro adesso era
tranquillo, sinceramente non poteva sperare in una dichiarazione più dolce e
tenera di quella e, conoscendo Bruce, non doveva aspettarsi niente di più esplicito! Ora sapeva quale sarebbe
stato il suo futuro, e al fianco di chi.
“Beh, vorrà dire che allora
ci dovrò pensare io, a invadere i tuoi
spazi” replicò malizioso.
Poi nessuno disse altro,
perché Pietro iniziò a baciare Bruce sempre più profondamente e il bacio
divenne pian piano altro, e il dottor Banner dimenticò Hulk e tutte le sue
paure e i suoi dubbi. Tutto quello che avvenne quella notte sembrò ad entrambi
la cosa più logica e naturale, e che sciocchi erano stati a perdere tanto tempo
prima di arrivarci. Non si sarebbero più lasciati influenzare da pregiudizi,
preconcetti e fraintendimenti, la vita era una sola e poteva andare in pezzi da
un momento all’altro, inutile sprecarla in infiniti ragionamenti quando l’amore
passava accanto, meglio prenderlo al volo.
La sera della Vigilia di
Natale Wanda e Visione avevano preparato la tavola e una cena deliziosa, tutto
l’appartamento brillava di luci e dei loro sorrisi innamorati.
Suonò il campanello e la
giovane donna andò ad aprire.
“Ciao, Pietro, finalmente!
Ti aspettavamo dieci minuti fa, che c’è, hai perso il tuo potere?” scherzò
Wanda.
“No di certo, è solo che…
insomma, ti avevo detto che avrei portato un ospite, non è vero? Diciamo che mi
ci è voluto un po’ troppo per convincerlo” rise Pietro, facendo un passo di
lato e spingendo avanti l’ospite che
aveva portato.
Sì, perché Bruce Banner
aveva accettato serenamente di stare insieme al giovane Maximoff, di non farsi
più sciocchi problemi, di vivere la loro storia alla luce del sole… però l’idea
di una presentazione ufficiale in
famiglia e, per giunta, la sera della Vigilia di Natale, lo metteva ancora in
crisi!
Impacciato e imbarazzato, Bruce si fece
avanti con cautela, come camminando sulle uova.
“Ehm, sì, ciao Wanda, ciao Visione, ecco,
sapete come si dice… Indovina chi viene a
cena?” disse.
“Oh, se è per quello io lo avevo già
indovinato da un pezzo!” replicò Wanda, scoppiando a ridere. Pietro e Visione
la imitarono subito e, dopo qualche attimo di imbarazzo, anche il timido e
imbranato dottore rise con loro.
La porta si chiuse su quel quadretto di
felicità, la festa ebbe inizio e così anche una nuova vita per le due coppie di
innamorati.
Fine capitolo secondo