Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Helena Hufflepuff    20/12/2020    1 recensioni
Un altro giorno senza Cedric per Cho. Avvolta in un dolore che pare senza fine, sembra impossibile tirare avanti. Ma può un incontro inaspettato ridare la forza per tornare ad essere viva?
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cho Chang, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Alive


Beep!

La giovane passò il tornello della metropolitana e si mise ad aspettare sulla banchina.

Il mondo sotterraneo era grigio e senza vita, plumbeo come una tomba. La tomba di Cedric.

Oh, sì, erano passati anni, da allora, eppure si svegliava ancora tutte le notti: Cedric, il suo sorriso prima di entrare in quel labirinto, e poi il suo corpo senza vita, i suoi occhi vitrei, il suo cuore che non avrebbe mai più battuto. Era ancora troppo dura.

Oh, ci aveva provato, eccome. Era uscita con altri ragazzi – Harry, certo, ma non solo –, ma non ce la faceva. Come se lui fosse lì, le sembrava di tradirlo, abbandonarlo. Non gli aveva nemmeno detto addio.

Al funerale era svenuta, non ce l’aveva fatta a reggere l’emozione. Tutti quei fiori bianchi, e la gente triste, pianti, lacrime e commozione, la madre che non riusciva a stare in piedi, e lui là, come addormentato, la testa appoggiata su un cuscino bianco, gli occhi chiusi su questo mondo, chiusi, chiusi, chiusi…

“Mi spiace, siamo chiusi”

Fantastico. Insomma, il Medimago che l’aveva in cura si era messo a lavorare in privato, solo per avere vacanze ogni due o tre giorni? Lei ormai non dormiva più, non mangiava più, non aveva più interesse in niente.

Cinque anni. Erano passati esattamente cinque anni da quel giorno. Quel mago era stato l’unico ad aiutarla, con un infuso da bere per un mese. Forse non era il massimo, essenzialmente la riduceva ad un vegetale, ma almeno non soffriva, almeno non vedeva, almeno non urlava ancora e ancora nel sonno il suo nome.

Sua madre, incapace di vederla così, le aveva proposto l’Oblivion, ma lei si era opposta con tutte le sue forze. Cedric era così inestricabile dai suoi ricordi, dalla sua mente, che eliminare lui le pareva eliminare se stessa del tutto.

Suo padre, più pragmatico, consigliò di andare da uno psicologo babbano. Lei liquidò la proposta con una risata sarcastica: già si immaginava la faccia del povero malcapitato mentre lei gli parlava che il suo fidanzato, il suo unico, il suo migliore amico era stato ammazzato alla soglia dei 18 anni dal Mago Oscuro più potente di tutti i tempi.

Quasi non si accorse di andare a sbattere contro qualcosa.

“Ehi, ti sei fatta male?”

Cho alzò gli occhi dal marciapiede, mentre una mano si tendeva per aiutarla a ritirarsi su.

Guardò la mano dalla presa sicura, il braccio nascosto dalla camicia ben stirata, ma fu quando arrivò al volto dell’uomo che si sentì morire.

Aveva i suoi occhi. Gli occhi di Cedric, ancora brillanti, ancora vivaci, ancora vivi.

“Scusi, ero…”

“Sovrappensiero? Immaginavo” rispose lui. Aveva un accento curioso, forse straniero. “Guarda, ti sei anche sbucciata il ginocchio. Vieni, ho lo studio medico qui vicino: meglio disinfettarsi, le strade di Londra non sono certo il massimo come igiene!”

Lo studio, anche se asettico, non era freddo come gli altri. I rumori della strada giungevano come da un posto lontano, e nell’ambulatorio freddo c’era odore di bergamotto e fiori.

Fiori, gelo, tomba, morte. Cedric.

In ogni pensiero, in ogni cosa, in ogni fatto che le capitava, c’era sempre Cedric. Col suo sorriso, con la sua gentilezza, con i suoi abbracci nei quali si sentiva protetta. Senza guscio, senza appigli, come avrebbe fatto?

“Ecco fatto!” disse lui, fissando la garza sul retro del ginocchio. “Tienilo mosso, o sarà una tragedia ogni volta che vorrai piegare il ginocchio”

Cho borbottò un “Grazie”, lasciò cinque sterline sul lettino, si infilò le decolleté senza calze e s’avviò verso l’uscita.

Quando ebbe la mano sulla maniglia, una mano le si posò sulla spalla.

“Scusa, che fai?” Cho lo guardò di nuovo, quell’uomo con gli occhi di Cedric, che le porgeva la banconota. “Non è un bar per ferite, questo… anche se ritengo che il tuo male non sia al ginocchio”.

Cho non rispose, ma abbassò la testa mentre una lacrima silenziosa le rotolava sulla guancia.

“Quando è morto?”

“Cinque anni fa”

“Parente?”

“Fidanzato”

“Accidenti”

“È accaduto tutto così in fretta. Mezz’ora prima era vivo, e poi, poi…” Scoppiò a piangere, crollando su una sedia della sala d’aspetto, mentre il dottore le porgeva un fazzoletto di tela, come un cavaliere vecchio stile. “Ogni giorno ogni azione mi rimanda a lui, la notte mi rivedo il suo viso senza vita, ancora e ancora e ancora. Tutti mi dicono di dimenticare, di lasciarlo andare, ma non ce la faccio… stavamo assieme da anni, e sin dall’inizio sognavo il nostro matrimonio, vivere assieme giorno dopo giorno, i figli, il lavoro, tutta la vita, e invece sono sola”.

“E provare ad andare avanti ti sembra una violenza, un abbraccio suona come un tradimento, ed è lì, e non vuoi e non puoi liberartene senza perdere parte di te, come se fossi senza più guscio”

Lei di nuovo non rispose, e si limitò ad asciugarsi gli occhi nel fazzoletto, ormai sporco di rimmel e lacrime.

“Sai, ci sono passato. Mia moglie è morta investita da un camion. Era uscita solo per prendere il pane, e un attimo dopo…” La voce tremò un poco, ma non perse il controllo. “Ascoltami, devi andare avanti, non perché te lo dicono gli altri, ma perché te lo dice il tuo fidanzato. Lui vivrà in te: nei tuoi pensieri, nelle tue azioni… Se lui è morto, tu non puoi permetterti di farlo: se non puoi vivere con lui, vivi per lui. È l’unico modo, credimi”

Cho stiracchiò la bocca. Un abbozzo di sorriso, dopo così tanto, per quell’uomo senza guscio come  lei. Si avviò nuovamente verso l’uscita, quando lui le chiese: “Posso almeno sapere il nome della proprietaria del ginocchio sbucciato?”

Lei si voltò, e rispose: “Cho, Cho Chang. Ancora grazie, dottor…”

“Bosch, Armin Bosch” Le sorrise, e mentre le dava il suo biglietto da visita Cho sentì qualcosa che si muoveva, dalle parti dello sterno. Era il suo cuore che cominciava a battere? “Quando senti il bisogno di parlare, chiamami pure. Non sono uno psicologo, ma magari un amico in più non fa mai male”.

Mentre Cho usciva, non sapeva che l’avrebbe chiamato già quella sera per scacciare gli occhi vuoti di Cedric, e che le telefonate sarebbero diventate appuntamenti. Mentre tornava alla stazione della metropolitana, non sapeva che solo pochi anni dopo sarebbe diventata la signora Bosch, con una cerimonia sobria e senza invitati nel municipio del quartiere dove abitava Armin. Non sapeva che, per riuscire ad andare avanti, avrebbe lasciato il lavoro all’Ufficio per gli Sport Magici – troppo Quidditch, troppo Cedric – e sarebbe diventata la segretaria del dottor Bosch, trasferendosi in Olanda e tagliando per sempre i ponti con quel mondo crudele, con cui non voleva aver più nulla a che fare. Quando scoprì che non poteva avere figli, tirò un sospiro di sollievo al pensiero che niente più l’avrebbe legata a quella sua fase cupa della sua adolescenza, alla sua innocenza violata in quella notte di giugno dal più cupo dei mali. Ormai era Cho Bosch, e la sua vita, l’unica che l’interessava, era tra le braccia di Armin, così lontano da Cedric tranne che per gli occhi, che le aveva curato le ferite dell’anima come aveva fatto col ginocchio di tanti anni prima.

Si erano curati a vicenda, pensò mentre lo guardava dormire al suo fianco, illuminato dalla luce dei lampioni che entrava dalla finestra. Cedric se n’era andato, il cuore che aveva smesso di battere col suo era stato sostituito da un altro cuore, un altro amore, diverso, semplice, in un mondo più semplice, lontano da quel mondo e da quel dolore.

Si erano costruiti un nuovo guscio a vicenda. Era protetta, era viva.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Helena Hufflepuff