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Autore: jinkoria    20/12/2020    2 recensioni
[ BakuDeku; multicharacter, multipairing | Prompt dell’iniziativa #25DaysofBakuDekuChristmas ]
Di come in venticinque giorni Midoriya Izuku si faccia innanzitutto eroe del proprio Natale e di quanto Bakugou Katsuki sia, non poi così sorprendentemente, fondamentale in tutto ciò.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Mina Ashido, Shouto Todoroki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bonsoir, oggi sottotono in senso lato. Questo capitolo, come segnato, è la prima parte, quindi la questione non si snoda qua ma in quello di domani, se riesco a scriverlo perché mi si è rotto il computer e da cellulare faccio un po' fatica a scrivere – a tal proposito grazie alla mia dolce metà per l'html e per la correzione, per una volta se non altro sono riuscita a fare in tempo. Spero comunque vi faccia compagnia anche stasera/stanotte, buona lettura. ❤️

-20: Secret Santa (1)

 

La prima cosa che Midoriya doveva fare, gli aveva scritto Iida quella mattina, era passare da Uraraka per ritirare il cappellino su misura, in modo da riuscire a presentarsi da Yaoyorozu avendolo già indossato; era curioso di scoprire come lo avrebbero personalizzato lei e Aoyama, a quale forma si fossero ispirati per il suo ma anche l'altrui pon pon natalizio.

La stessa Momo lo aveva poi contattato, inviandogli un link che lo riportò a un casuale generatore numerico: la ragazza gli spiegò loro rappresentanti l'avessero ideato apposta per l'occasione del Babbo Natale segreto, così sarebbero stati tutti ignari dell'identità del proprio – sotto una piccola parentesi in cui venivano invitati all'onestà e a non barare anzitempo. Dunque Midoriya pigiò il tasto d'invio mentre una graziosa schermata a tema faceva la sua comparsa sulla pagina internet, una serie di numeri correva al centro durante il caricamento dell'estrazione. Infine, sbucando da un pacco regalo in pixel, rotolò un fiocco di neve con su inciso il numero 11 e una freccia sottostante che lo invitava a cliccarci sopra per scoprire di chi si trattasse.

Sarebbe stata una menzogna negare un po' l'euforia del senso di anticipazione, agitato all'eventualità di una specifica prospettiva, nonostante agli amici più stretti avesse già preso qualcosa. E a Bakugou, si ricordò, stringendo le labbra, la fronte corrugata dal principio di ansia mentre rievocava l'immagine mentale del pacchetto incartato al meglio delle proprie capacità appena acquisite, dopo quel pomeriggio in cui Katsuki gli aveva spiegato come fare; la carta di un arancione intenso stropicciata laddove un nastro verde decorativo passasse ai lati per congiungersi al centro in un fiocco storto, più simile alla chioma di un albero smosso dal vento che a una coccarda casalinga. Non se ne vergognava, in realtà andava piuttosto fiero del risultato nonostante apparisse più disastrato di quanto non fosse, lo turbava però quella sensazione incollata addosso negli ultimi anni, la stessa che lo aveva fermato per tutte le medie dal presentarsi davanti la casa dei Bakugou con un regalo per il figlio.

Pochi erano i pacchetti nascosti, i quali non aveva mai avuto il coraggio – in un certo senso si era convinto di non averne proprio il diritto, dati i rifiuti ostinati dell'altro, chiaramente infastidito da quell'insistenza – di fare avere al destinatario; quell'anno pareva essere un po' diverso, suggerì una voce più condiscendente nella sua testa, fioca come una fiamma prossima a estinguersi ma che non ha ancora perso del tutto il proprio calore, essa sottolineò i cambiamenti degli ultimi mesi, soprattutto nei giorni da poco passati.

Il modo in cui Katsuki tutto sembrasse tranne restio o distaccato, semmai assecondava quel briciolo di contatto fisico che Midoriya si azzardava a tentare e tuttavia non osando oltre un certo, discreto limite, troppo innamorato per mantenersi distante ma non abbastanza coraggioso da porre la domanda che aveva graffiato contro il proprio petto per farsi strada fino alla gola, bisognosa di esprimersi eppure trattenuta: la necessità di capire perché non lo rifiutasse, anzi andasse incontro a quelle attenzioni quasi accennate con vergogna, non sapendo come e quanto l'altro avrebbe preso le sue mosse.

Banalmente: avrebbe accettato un suo regalo, quell'anno? Se Izuku gli avesse chiesto come mai gli era sembrato così tanto stesse per baciarlo, quel giorno a casa sua, davanti a un forno prossimo al fuoco, Katsuki avrebbe risposto? Si sarebbe arrabbiato?

In ogni caso, il numero estratto non combaciò con la combinazione di caratteri un po' temuta, mostrò invece un nome imprevisto e che lo lasciò sinceramente sorpreso.

Ashido Mina.

Midoriya pensò per istinto di chiedere aiuto a qualcuno, per quanto negli ultimi tempi si fosse avvicinato alla compagna era anche vero comunque non la conoscesse abbastanza da poterne intuire nello specifico i gusti, la parentesi alla fine del messaggio di Yaoyorozu lo riportò però sulla via dell'onestà e mandò giù l'alternativa.

Un paio di ore dopo, prima di potersi concedere una disperata tirata ai capelli, il telefono vibrò sotto la ricezione di un messaggio; il nome di Kacchan nero su bianco e Izuku per poco non si soffocò col proprio battito.

Quando fece slittare l'icona di LINE per aprirla, rivelato il contenuto della chat fu travolto da un senso di tiepida soddisfazione sfumato nel sollievo – ignorò del tutto il retrogusto amarognolo dell'ansia precedente, digerendola a forza – quando lesse quanto riportato nella nuvoletta di dialogo, sorprendentemente più piena di quanto mai lo sia stata da quel mittente.

“Mi è uscito il tizio a metà. Non me ne frega un cazzo che non dovrei dirtelo, non so che prendere entro domani, quindi accompagnami in centro”.

Izuku, in un primo momento, aveva persino creduto gli avesse scritto per domandargli diretto, essendogli capitato lui come “segreto” destinatario del proprio regalo, cosa volesse per Natale perché non aveva voglia – o idea – di starci a pensare. Scacciò il magone insorgente a quella eventualità, non solo per salvaguardia dell'umore già fin troppo traballante ma, soprattutto, poiché in cuor suo era convinto non lo avrebbe mai fatto. Forse non ne sarebbe stato felice, ma non fino a quel punto. E anche di quello, del malcontento ipotetico, Midoriya non riusciva più a crederci, non dopo il dolce peso di quegli ultimi giorni, o della stessa sera addietro, quando aveva quasi finito con l'addormentarsi sulla spalla di Bakugou e questo non si era spostato bensì si era poggiato a sua volta; non erano soli ma per Izuku, in quel momento, fu come se lo fossero.

Mandò una emoji standard, con un sorriso un po' a disagio e la goccia di sudore che scivolava lungo la fronte, in difficoltà davanti a quella richiesta di diventare complice di un imbroglio – cosa che in realtà ormai già era, avendo letto il messaggio è tutto il resto.

E sorrise a sua volta, in un modo altrettanto impacciato come la faccina tondeggiante sul proprio schermo, ma con le labbra quasi tremanti per l'emozione crescente man mano che prendeva piede la consapevolezza di Katsuki che sceglieva lui come compagno di quel barare sconsigliato. Forse Kirishima avrebbe spifferato tutto, troppo corretto per venir meno a un patto implicito tra lui e il resto del gruppo.

Midoriya preferì pensare gli avesse scritto perché era l'unica persona con la quale avrebbe voluto infrangere una regola. Per la prima e unica volta nella sua vita, probabilmente; per quanto sbagliato fosse, non riuscì a trattenere l'euforia mentre si accordava con l'altro su un punto di ritrovo, il déjà-vù del primo giro di compere insieme che riaffiorava come un bocciolo comparso sotto la neve, prezioso e simbolo di inizio.

 

«Stavolta te la sei presa comoda» schioccò la lingua Katsuki, guardandolo storto mentre Midoriya correva sul marciapiede per avvicinarsi il prima possibile, attento a non urtare nessuno nel mentre.

Per poco non inciampò nei piedi aggrovigliati dalla fretta, Bakugou però riuscì ad afferrarlo per il gomito e sostenerlo prima che rovinasse del tutto, l'altra mano si rifiutava categorica di uscire dall'involucro caldo della tasca del giubbotto; Izuku si mise in piedi rapidamente suo malgrado si era aggrappato al braccio del compagno per istinto e altrettanto veloce si allontanò, raddrizzandosi in una posa fin troppo rigida per sembrare naturale.

L'altro lo guardò con gli occhi affilati mentre lo rimproverava di essere tanto distratto e avventato sulla strada bagnata dai lasciti della neve sciolta, Midoriya si limitò a imbronciarsi e guardarsi le scarpe mentre borbottava a sua volta e a voce bassissima, rivolto più al nulla che a Katsuki: «Se penso a tutte le volte da piccoli in cui sei caduto tu…».

Si pentì l'istante in cui stava finendo di dirlo, sgranò le palpebre alla sua stessa uscita e si voltò di scatto verso Bakugou per leggerne l'espressione, tuttavia quello si era già voltato con anche l'altra mano nuovamente in tasca, dandogli le spalle e il battito di Midoriya aumento vertiginosamente, terrorizzato dall'aver rovinato l'atmosfera ancora prima di essersi visti per davvero.

Poi Bakugou girò appena il collo, parlandogli da sopra la spalla: «Molte di quelle volte sono caduto per evitarlo a te, perché gli eroi salvano anche i nerd imbranati in difficoltà».

La frase sfumò in un ghigno che a occhio Izuku faticò a percepire, per la lontananza e per la sciarpa tipica dietro la quale il viso di Katsuki era ben nascosto, tuttavia poté udirlo distintamente nel cambio di tono, dapprima così serio da incrementare la preoccupazione e in seguito più sfrontato, quasi, sbeffeggiante ma in una maniera che Izuku non poté classificare se non come bonaria.

Sembrò stesse scherzando, con lui. Lo aveva mai fatto?

«Muoviti, Deku, oggi vorrei risparmiarmi una rissa con qualche casalinga in ritardo».

E Midoriya corse. Rischiò di nuovo di scivolare, prevedibile, ma Bakugou lo riafferrò di nuovo, stavolta cantandogliele per davvero. Infine gli acchiappò la mano e così proseguì, mentre Izuku guardava sconvolto quella stretta e agitava la testa da un lato all'altro per assicurarsi nessuno se ne fosse accorto, dunque accelerò il passo – moderato, un terzo scivolone gli sarebbe stato fatale e non per la caduta in sé – per far sì le loro spalle combaciassero il più possibile, in modo da dare l'impressione di star semplicemente camminando molto vicini.

«Kacchan...» lo chiamò sottovoce, una sorta di ammonimento implicito, quello però continuò ad avanzare come nulla fosse, piuttosto lo tirò ancora, prima di domandare con tono casuale, quasi disinteressato: «A te chi è uscito?».

Izuku pianse internamente, rassegnato alla condanna dell'imbroglio, a quel punto però tanto valeva diventare un complice a tutti gli effetti, inoltre Katsuki era molto più vicino a Mina, grazie a Kirishima se non altro, dunque avrebbe potuto dargli qualche dritta.

Sicché vuoto il sacco: «Ashido-san».

Per un istante, dalla presa sulla sua mano, giurò di averlo sentito tremare; l'espressione di orrore, ai limiti del raccapriccio che riuscì a intravedere per la medesima frazione di secondo sul suo volto ne fu la conferma.

«C'è qualcosa che non v-».

La domanda venne stroncata da uno strattone più deciso nella direzione opposta e poco mancò persino Izuku gli berciasse contro per il brusco movimento, quando Bakugou cambiò del tutto discorso.

«Ho visto una vetrina con statuette in finto ghiaccio».

Midoriya abbandonò lo sguardo truce e risentito, individuando da lontano gli oggetti esposti dalla bottega in questione, messi in risalto da un contorno di lucine natalizie bianche e dorate.

«Là» indicò poi alla sua destra Katsuki con un cenno del capo «c'è un negozio con roba che Ashido comprerebbe».

Il ragazzo lo guardò a bocca leggermente schiusa, come se lo avesse privato di qualsiasi replica per la prontezza mostrata, nonostante lo avesse chiamato di proposito per avere aiuto e un consulto da parte sua; non avrebbe avuto ragione altrimenti, pensò mentre si lasciava trascinare verso l'insegna sfavillante e decorata di addobbi natalizi...

Avanzando, Katsuki strinse la presa sulla sua mano, la campanella posta alla porta tintinnò mentre i due ragazzi entravano e una delle commesse li guardò in un modo che fece desiderare a Izuku di sparire e confondersi con gli alberelli sintetici lì accanto.

Bakugou non aveva bisogno del suo aiuto e lo capì nel momento in cui scelse una statuetta quasi l'avesse puntata e decretata vincitrice del suo acquisto da ben prima di avvicinarsi al negozio stesso, forse però non ne era convinto e dunque aveva bisogno di Midoriya.

Altrimenti non avrebbe avuto motivo di chiamarlo per quello, come se fosse una scusa.

...o forse no?

 

   
 
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