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Autore: lapacechenonho    21/12/2020    3 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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26- 019: Things you said that I wish you hadn't (Le cose che hai detto e che vorrei non lo avessi fatto).
 
Era un periodo un poco strano per Harry e Ginny: lei era alle prese con gli allenamenti intensivi con le Holyhead Harpies, lui, invece, aveva iniziato a testimoniare contro i Mangiamorte al Winzegamot. Per di più stava quasi giungendo alla conclusione del suo secondo anno all'Accademia degli Auror ed era piuttosto preoccupato di non riuscire a studiare abbastanza a causa dei processi. Se non era all'Accademia era nello studio di qualche Magiavvocato a studiare l'accusa. A pensarci bene, era raro che si vedessero ultimamente, tanto erano presi dalla loro vita.
Quella sera Ginny decise di fare una sorpresa al suo ragazzo, sperando che non fosse troppo stanco per un pasto veloce o per fare quattro chiacchere, solo per rilassarsi. Le sembrava un'idea geniale. Harry le aveva dato il permesso di materializzarsi direttamente dentro Grimmauld Place, e così aveva fatto Ginny anche quella volta. Aveva un sorriso contento sul volto, era felice di rivederlo dopo circa dieci giorni che non riuscivano a far combaciare i loro impegni. Peccato che quello che vide dalla fessura della porta della cucina lo spense immediatamente.
Harry era seduto al tavolo della cucina di Grimmauld Place tutto in tiro, aveva la camicia che lei gli aveva comprato senza nessun motivo specifico, solo perché quando l'aveva vista aveva pensato immediatamente a lui. Non riusciva a vedere per bene, ma giurava che si fosse anche pettinato i capelli, per quanto possibile. Di fronte a lui una ragazza forse di uno o due anni più grande di Harry, aveva un tailleur bordeaux e il busto verso avanti che ascoltava attentamente quello che diceva Harry, gli stava raccontando qualcosa di divertente perché rideva educatamente. Vide Kreacher arrivare dall'angolo cottura della cucina e portare loro qualcosa che Ginny identificò come una seconda portata. Era indecisa se entrare e fare una scenata, oppure andarsene e mantenere il silenzio fin quando Harry non se ne fosse accorto. Scelse la seconda. Si smaterializzò e ricomparve di nuovo alla Tana. 
«Già di ritorno?» chiese sua madre quando la vide camminare verso le scale. Ginny si girò distratta cercando di non fare trasparire quanto si sentisse ferita e tradita. 
«Oh, ehm...» balbettò. «Stava già dormendo» inventò con un sorriso tirato che di vero non aveva nulla. Grazie a Merlino, Molly Weasley non percepì niente di strano nella figlia e continuò a piegare il bucato. 
Arrivata nella sua stanza, Ginny guardò il suo letto, si sentiva prosciugata da tutte le energie. Senza manco cambiarsi vi si gettò di sopra, cadendo in un sonno ricco di incubi.
 
Per un paio di giorni, Ginny evitò di sentire il suo ragazzo o ex-ragazzo. Lui le inviava spesso dei Patroni ma lei li ignorava. Aveva deciso che si sarebbe concentrata solo ed esclusivamente sul Quidditch, niente ragazzi, niente distrazioni. Gwenog Jones sembrò apprezzare inconsapevolmente questa scelta perché ogni giorno le diceva quanto i suoi miglioramenti nell'ultima settimana fossero evidenti. Nonostante sul fronte lavorativo le cose andassero bene, il suo umore rimaneva comunque sotto i piedi, a casa era sempre scontrosa, passava sempre più tempo nella sua stanza a pensare alla scena che aveva visto a Grimmauld Place (con lei non aveva mai chiesto a Kreacher di servire a cena), era costantemente arrabbiata con Ron ed Hermione, non avendo Harry davanti a cui dirne quattro. Da quando Harry aveva capito che lei stava ignorando i suoi Patroni, era passato alle lettere via gufo, ce n'era una pila sulla scrivania ma non ne aveva aperta manco una. 
Non si sentiva solo tradita, era stata ferita nell'orgoglio, era come se Harry le avesse detto indirettamente "Ehi Ginny, mi dispiace, ma non puoi reggere il confronto con una bionda dagli occhi azzurri, così fine ed elegante". Era come se le avesse detto che lei non valeva niente, che c'erano miliardi di altre persone migliori di lei e più adatte a lui, perfetta per la sua "vita pubblica", quella del Settimanale delle Streghe. 
Bussarono alla porta, Ginny, spazientita andò ad aprire. Sapevano che non dovevano disturbarla. Appena vide Harry, fece per chiudere la porta ma lui fu più veloce e mise un piede per bloccarla. 
«Che vuoi?» chiese gelida. Il tono dovette colpire particolarmente Harry perché per un attimo le parve di vederlo sgranare gli occhi.
«Mi dici che succede?» la ignorò. Sembrava piuttosto seccato anche lui. Ginny aveva le braccia incrociate, era a debita distanza da lui, come se stare troppo vicino ad Harry le costasse la vita. 
«Dimmelo tu» lo provocò lei. La guardò esterrefatto, se gli avesse detto che aveva iniziato a credere ai Nargilli probabilmente avrebbe reagito meglio. Ginny sentì la rabbia invaderla come un'onda. «Fai pure il finto tonto» sibilò.
«Ginny, parla! Io non ti capisco!» sbottò. «Siamo passati dal vederci quasi tutti i giorni a non vederci per settimane. Spiegami cosa è successo!» 
Aveva la voce incrinata dalla rabbia, non urlava, probabilmente per non farsi sentire fuori da quella stanza. Quella calma apparente fece innervosire Ginny ancora di più.
«Chiedilo a quella tizia bionda» disse sprezzante. Aveva le braccia incrociate al petto e un'aria sostenuta di chi non l'avrebbe data vinta tanto facilmente. «A proposito, come si chiama? Aveva la faccia da Jennifer, o forse Wendy...» aggiunse con gli occhi assottigliati. 
Harry era fermo immobile, come un ladro che era stato sorpreso durante un furto. Fino a quel momento aveva creduto che di base ci fosse stato un malinteso, si era già preparata a tutti i "non è come pensi", era pronto a perdonarlo e a darsi della stupida e insicura. L'avrebbe fatto davvero. Ma Harry le stava tacitamente dicendo che qualche cosa era successo tra la tizia bionda con un tailleur bordeaux e lui. 
«Come hai fatto...» mormorò. Non riuscì a finire la frase, tanto era il senso di colpa. 
«Vi ho visto a cena da te. Forse avresti dovuto mettere un incantesimo di protezione per non farmi smaterializzare direttamente dentro casa». Manteneva un tono di voce duro e distaccato, ma dentro di sé stava lottando per non cedere alle lacrime. Era forte, ma sapere di essere stata tradita da Harry era qualcosa che non poteva sopportare. Le aveva detto che l'avrebbe voluta vedere madre dei suoi figli, le aveva presentato Teddy, l'aveva inclusa nelle tradizioni col suo figlioccio, e poi? Era tutto sfumato all'improvviso. Erano bastati degli occhi azzurri, dei capelli biondi ed un completo elegante, e lei non esisteva più.
«Era una cena di lavoro» si giustificò. Aveva la faccia contrita, come se cercasse di scusarsi. 
«Il tuo sguardo dice altro» disse con voce fredda.
«Fammi parlare!» esclamò alzando per la prima volta la voce. 
«Era una cena di lavoro, lei è un Magiavvocato dello studio a cui mi sono rivolto. Stavamo preparando la testimonianza. Solo che poi ci siamo lasciati trascinare, deve aver frainteso le mie intenzioni e a fine serata mi ha baciato».
Quelle parole furono peggio di cento coltellate alla schiena. Non riuscì più a reprimere quelle lacrime che minacciavano di uscire. La vista le si offuscò e la figura di Harry divenne indistinta. «Ma io l'ho staccata subito da me!» aggiunse in fretta.
Per Ginny quello era troppo. Si asciugò le lacrime con la manica della maglietta e lo guardò con disprezzo. 
«Va' via» disse. «Non voglio mai più vederti».
 
Marito e moglie erano seduti ancora sul divano, fissavano quella TV Babbana che avevano comprato quando si erano sposati ma che adesso di rado usavano. Davanti ad uno schermo gli occhi si stancavano più facilmente, preferivano di gran lunga la carta stampata. «Che scemo che sono stato quella volta» rifletté Harry ad alta voce. Guardava Ginny negli occhi come se volesse chiederle ancora una volta scusa per quella piccola défaillance, ben consapevole che Ginny l'aveva perdonato già da diversi anni.
«É acqua passata» lo rassicurò. Era al sicuro nella sua casa a Godric's Hollow, con suo marito accanto, l'ombra di Wendy o Jennifer o di biondine con altri scopi erano solo un lontano ricordo, fastidioso ma lontano. «Credo che il modo in cui abbiamo fatto pace sia stato di gran lunga il modo migliore per ritrovarci» aggiunse con un sorriso malizioso ricordando gli eventi che avevano succeduto quel momento.
Gli occhi di Harry si illuminarono e iniziò a raccontare di quella notte in cui aveva davvero capito di amarla. 
   
 
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