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Autore: mgrandier    21/12/2020    7 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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21. … colore
 
(metà di agosto)
 
Decidere di recarsi a Monaco nei giorni dell’Auer Dult[i] era già stato piuttosto coraggioso, ma lo era stato ancor di più infilarsi tra le bancarelle di Mariahilfplatz proprio durante il giorno di chiusura dell’evento, quando l’intera Germania, e forse non solo quella, sembrava essersi data appuntamento proprio lì, tra carabattole impolverate, artigianato bavarese e il miglior campionario di gastronomia per stomaci di ferro che colorava l’aria con un untuoso sentore di frittura misto al pungente aroma dell’alcool.
Genzo teneva stretta la mano di Yuki e si lasciava condurre con la massima docilità, mentre lei si faceva spazio tra la folla multicolore, tentando di superare una zona particolarmente intasata con l’intento di raggiungere bancarelle un po’ meno affollate ma altrettanto interessanti, al limitare della piazza. Yuki non dava segno di stanchezza, nonostante avessero girovagato per ore per le vie del centro prima di gettarsi nella bolgia del mercatino; lui, al contrario, cominciava a sentirsi soffocare in mezzo a quella confusione festante e sperava che anche lei iniziasse ad avvertire almeno un po’ il desiderio di dare un taglio alla loro giornata da turisti in città. Superata una serie di allestimenti stracolmi di vasi di conserve, saponi e strani oggetti portafortuna, riuscì ad intuire un angolo più tranquillo, alle spalle di una casupola in legno, e cercò di attirare l’attenzione della ragazza opponendo un poco di resistenza al suo incedere allegro; Yuki si volse a cercarlo immediatamente e, intuendone le intenzioni, si lasciò accompagnare in quel ritaglio tra la folla.
- Sei davvero convinta di voler comprare proprio in questo bailamme tutti i regali da portare alle tue amiche in Giappone? – le chiese sollevando una mano ad indicare il mondo confuso tutto attorno a loro – Per quelli che ti mancano, non potresti accontentarti delle botteghe del centro di Amburgo? O almeno, non potremmo iniziare a guadagnare la via dell’albergo e pensare domani a quelli che mancano? –
Yuki sollevò le spalle con fare accondiscendente, facendo dondolare con il movimento delle braccia gli acquisti già fatti e riposti in un bouquet di borsette colorate, mentre addentava allegra il suo pretzel, e Genzo sospirò di rimando, scuotendo il capo sorridendo sconsolato. Poi allungò le mani sul cartoccio che avvolgeva il pane per tirarlo verso di sé e si chinò per prenderne un abbondante boccone sotto il suo sguardo di finto rimprovero, prima di tornare a guardarsi attorno valutando il da farsi - Potremmo allargare verso la chiesa e poi raggiungere la fermata dell’autobus, là in fondo … -
Yuki per pochi istanti parve considerare la sua proposta, seguendo con lo sguardo il profilo brunastro della chiesa; poi, d’un tratto, si animò di un nuovo interesse.
- Guarda! – lo interruppe, attratta da un movimento tra la folla poco distante dalla loro posizione - Andiamo a vedere cosa fanno … poi rientriamo in albergo. Promesso! – e già lo afferrava per un braccio per tirarlo con sé laddove, nella calca, un gruppo folkloristico si stava facendo largo, aprendo una sorta vuoto tra i presenti e arrangiando un palcoscenico per la propria esibizione. Genzo non poté che seguirla fino al limitare di quella bolla vuota, sistemandosi alle spalle della ragazza e riparandola dai movimenti della gente tutto attorno. Dapprima incuriosito dal gruppo in abiti tradizionali, all’udire le prime note di fisarmonica Genzo si irrigidì, immaginando a che tipo di esibizione stessero per assistere. Si mosse appena per proporre a Yuki di allontanarsi prima che iniziassero … ma le parole gli morirono in gola, scorgendo la sua espressione entusiasta. Si morse l’interno della guancia, imponendosi si essere paziente, nella speranza che il tutto non durasse troppo a lungo.
Durante gli anni trascorsi in Germania, in qualche occasione, era stato incastrato da Kaltz, finendo per ritrovarsi in mezzo a feste dal sapore popolare che all’amico ispiravano non poco, attratto com’era dai fiumi di birra che vi scorrevano. Era stato all’Oktoberfest più di una volta, ma non si era mai adattato a tenere il ritmo dei suoi compagni quando si trattava di bere, e aveva assistito a qualche esibizione di balli di gruppo, sopportando finché aveva potuto … per poi svignarsela appena possibile, ma gli era chiaro che Yuki fosse troppo interessata allo spettacolo per poter sperare in una uscita di scena anticipata; perciò, con un gran sospiro, racimolò tutta la propria pazienza, sfilò dalle braccia della ragazza le borse con gli acquisti, perché non le pesassero, e poi si chinò a lasciarle un leggero bacio sulla guancia, disponendosi in attesa.
All’inizio, ad esibirsi fu un gruppo di uomini, giovani e meno giovani, che seguivano una coreografia fatta di schiaffi su cosce e gambe e pestate di piedi a terra; l’espressione esterrefatta di Yuki lo indusse a piegarsi di nuovo per parlare al suo orecchio – E’ lo Shuhplattler: una danza per soli uomini fatta proprio di questi strani movimenti. A volte sono davvero acrobatici … -. E in effetti, il gruppo di danzatori gli parve davvero in gamba, quando la coreografia si fece più veloce, impegnativa; ai suoi occhi, proibitiva.
- Sono bravissimi! – commentò Yuki, sempre più affascinata, quando iniziò un secondo ballo, simile al primo, ma riservato ad un piccolo gruppo più esperto.
Si susseguirono un paio di altre esibizioni maschili e poi, da un lato della pista da ballo dove erano rimaste fino ad allora in disparte, fecero il loro ingresso una serie di donne in abiti tradizionali, con i corpetti neri ricamati in oro e le gonne blu, gonfie di sottogonne e sulle quali spiccavano candidi grembiuli ricamati.
- Ma ci sono anche le donne!? – fu l’osservazione entusiasta di Yuki, mentre davanti al pubblico si andavano formando coppie di ballerini. Alla ripresa della musica, le coppie iniziarono a muoversi con allegri volteggi, un susseguirsi di giravolte e passi leggeri che lei, sempre più interessata, cominciò ad imitare, saltellando sul posto.
– Non sembra così difficile, questa! – esclamò sorpresa di riuscire quasi a seguire la danza – Mi piace tantissimo! – aggiunse poi, continuando a muoversi a tempo, mentre Genzo arretrava di un passo, lasciandole spazio e osservandola non poco sorpreso.
Era brava davvero, dovette ammetterlo. Nonostante stesse assistendo per la prima volta a quei balli, Yuki era riuscita a trovare una sintonia immediata con quella sequenza di passi e con quella musica che a Genzo cominciava a sembrare quasi accettabile. Si stupì di se stesso, constatando che, per una volta, era riuscito a non sentire l’impulso irrefrenabile ad allontanarsi dalla pista e al termine del numero, avvolse Yuki nel proprio abbraccio, orgoglioso di lei e di come, tutto attorno, anche qualche spettatore avesse notato le sue innate doti. Le baciò ancora la guancia, trattenendola e dondolando un poco, stringendo la sua schiena al proprio petto e osservando con lei gli strani movimenti sulla pista dove alcune delle ballerine si stavano allontanando dallo piazzo, lasciando solo metà delle coppie al centro di esso, mentre i danzatori rimasti soli si muovevano in direzione del pubblico.
Genzo si bloccò intuendo un giovane ballerino puntare verso di loro; drizzò la schiena, negando con il capo, temendo che il ragazzo li stesse invitando ad unirsi alle danze, ma poi realizzò che il tizio stava facendo gesti solo in direzione di Yuki. Non si mosse, mentre lei veniva trascinata in pista, e rimase di stucco osservando come quello la aiutasse a prendere posizione in quel cerchio di coppie[ii] dove si erano alternate coppie della compagnia con altre miste, dove le ballerine venivano dal pubblico presente; dischiuse le labbra, quando la musica di fisarmoniche e fiati saturò l’aria, fino quasi a togliergli il respiro.
 
- Ti giuro che fino a quel punto avevo anche resistito: mi ero superato! – spiegò Genzo con una certa enfasi, pur cercando di controllare il tono della voce, lasciandosi cadere sulla moderna poltrona sistemata davanti alla vetrata aperta su Marienplatz – Hanno ballato un sacco di quelle danze che piacciono a te … quelle con le sberle e i piedi pestati … -
La risata di Kaltz riempì la stanza e Genzo si affrettò ad abbassare il volume della chiamata; Yuki si era chiusa in bagno da qualche minuto e lui si era ritagliato il tempo per fare quattro chiacchiere con l’amico nella speranza di rilassarsi e scrollarsi di dosso la stanchezza accumulata in una giornata da turista, ma conoscendo fin troppo bene il tedesco, preferiva evitare che le sue uscite poco ortodosse arrivassero fino alle orecchie della ragazza.
- Sarebbe la prima volta in cui non esplodi di fronte ad una balera! – sottolineò Kaltz, che poi assottigliò lo sguardo, mostrandosi curioso – Anche se mi sembra di intuire che ci sia dell’altro … -
- Sì, c’è dell’altro! – riprese Genzo con una espressione tesa – Perché non bastava vedere loro che si agitavano in pista: no! Bisognava anche coinvolgere il pubblico! –
- Ti sei fatto tirare in pista?! – si intromise Kaltz sbarrando lo sguardo – No, perché … se fosse così … avrei voluto esserci! –
Genzo scosse il capo vigorosamente, sistemandosi meglio sulla seduta – Non mi sono fatto tirare in pista, ma forse sarebbe stato meglio se lo avessi fatto! – e di fronte all’espressione esterrefatta dell’amico, si affrettò a spiegare – Un tizio con i tentacoli ha preso lei per farla ballare e l’ha stritolata in un modo che … che quasi non respirava più! –
- Uno della compagnia ha portato Yuki a ballare? – gli chiese allora l’altro, andando al nocciolo della questione – Perché, sinceramente, non mi sembra una cosa poi tanto tremenda … -
- Non tanto tremenda? – sbottò Genzo – Eravamo sfiniti dal tanto girare per la città e carichi di borse e borsette di acquisti: che cazzo gli è passato per la testa a quell’idiota in pantaloni verdi al ginocchio e camiciola di venire a rompere le palle?! –
- Disse quello che lavora in pantaloncini verdi e maglietta abbinata. – osservò piatto Kaltz, prima di scoppiare di nuovo in una sonora risata.
L’espressione di Genzo si fece accigliata mentre osservò torvo – Io non porto le bretelle. – e l’altro, di rimando, dovette portarsi una mano agli occhi, sfregando il palmo sul viso per asciugare le lacrime provocate dal tanto ridere.
- Ma cosa cazzo hai da ridere?! – scoppiò infine Genzo spazientito – Cos’ho detto di così divertente? –
Tuttavia, Genzo non ebbe subito risposta; dopo un poco di confusione, nello schermo del telefono, vedeva solo un soffitto bianco, mentre in sottofondo si udivano ancora le risate scomposte dell’amico. Ancora qualche lunghissimo momento e finalmente Kaltz tornò ad inquadrare se stesso; Genzo si rese conto che l’altro era finito lungo disteso sul proprio letto a sghignazzare alle sue spalle e che a fatica si stava riprendendo.
- Allora? – lo incalzò spazientito – Cosa ci trovi di tanto comico? –
- Non è comico, Gen; di più! – cercò di spiegarsi Kaltz, recuperando un minimo di serietà di fronte alla sguardo severo di Genzo – Perché tu sei verde di gelosia, ma proprio geloso marcio, e non vuoi ammetterlo! –
- Geloso? – incalzò senza capire – Perché dovrei essere … -
- Geloso, Gen, GE-LO-SO! – ribadì Kaltz scandendo bene le sillabe – Perché il polipo idiota in pantaloncini ha messo le mani sulla tua ragazza davanti a tutti e tu non potevi farci un fico secco! –
- Ma no … dai … - cercò di difendersi - … tu non hai visto come eravamo messi … - ma Kaltz non gli diede modo di proseguire.
- Non devi vergognarti, Gen: ci sta che ti abbia dato fastidio. – il tono di Kaltz si era fatto stranamente morbido, come in quelle rare e preziose occasioni in cui l’amico sapeva essere serio – Quello che fa sorridere è che tu ancora non te ne renda conto … perché ci tieni a quella ragazza ma non avevi ancora avuto modo di misurarti con il fatto che al mondo esistono altri uomini che continueranno a incontrarla, frequentarla e girarle attorno, senza che tu possa fare niente. -
Genzo soffiò un lungo sospiro; il tedesco, forse, non aveva tutti i torti: osservare Yuki al di fuori dal loro mondo limitato al loro appartamento, vederla tra le braccia di quel ballerino, l’aveva colpito più di quanto avrebbe potuto immaginare.
- Devi solo farci il callo, Gen. – proseguì Kaltz, l’espressione seria che di colpo si colorò di una luce furba – Ma sappi che, finché non ci sarai riuscito, io sarò in prima fila a godermi lo spettacolo e prenderti per il culo! –
 
Nonostante non amasse particolarmente le linee contemporanee della poltrona, né lo strano color caramello della pelle che la rivestiva, Genzo si trovò a riflettere sul fatto che fosse davvero comoda, anche in quel momento in cui, con Yuki di traverso sulle sue ginocchia, le gambe di lei sospese oltre il bordo laterale e il suo capo appoggiato alla spalla, sonnecchiavano insieme con lo sguardo perso sulle luci notturne di Marienplatz[iii]. Con fare quasi distratto, muoveva il braccio lentamente e con la punta delle dita le sfiorava la schiena in una carezza che arrivava fin sulla sua pelle, oltre la maglia da notte che già indossava; con il capo chino sul suo, sentiva il profumo delicato dei suoi capelli e seguiva sul proprio petto il ritmo lento del suo respiro in un ondeggiare leggero che li cullava insieme.
Era riuscito finalmente a rilassarsi, riflettendo sulle parole di Kaltz e ammettendo quanto lo avesse infastidito vederla tra le braccia di quel ballerino, nonostante razionalmente fosse consapevole di non aver nulla da rimproverare né a lui, né a lei. Esternare il proprio disagio, riconoscerlo attraverso la reazione irriverente del compagno di squadra, gli aveva permesso di metabolizzare il tutto e di guardare quanto accaduto con occhi diversi: avrebbe dovuto accettare il fatto di non poter vivere sempre accanto a lei e abituarsi a guardarla anche da lontano, mentre viveva le sue esperienze.
Fermò la mano, il palmo aperto sulla sua schiena, e vi sovrappose anche l’altra, in un abbraccio più caldo, mentre anche lei si muoveva accomodandosi meglio sul suo corpo.
Non ne avevano parlato. Yuki era uscita dal bagno parecchio tempo dopo il termine della chiamata, ma il suo atteggiamento silenzioso e il suo sguardo caldo gli avevano permesso di intuire che qualcosa, di quella chiamata, l’avesse raggiunta e, molto probabilmente, colpita. Non capitava spesso che rimanessero così a lungo senza parlare e tuttavia non avvertiva alcun disagio perché gli era chiaro quanto anche quell’intreccio di pensieri segreti fosse importante, tra di loro.
D’un tratto, la avvertì prendere fiato, nel prepararsi a parlare - Ti ricordi la storia della camicia verde? –
- Potrei dimenticarmene? – le rispose immediatamente trattenendo una risata leggera.
- Beh … certo che non potresti … - convenne Yuki e il suo tono di voce gli permise di intuire il suo sorriso – Intendevo dire, non ti sei chiesto come facessi a ricordare così bene certi dettagli? –
Genzo mosse le mani, intrecciando le dita, mentre rifletteva – Mi hai parlato dei filmati di tua madre. –
- Esatto. – confermò – Ma per conoscere i dettagli, bisogna guardare i filmati. Guardarli e riguardarli. Tante volte. –
Lui non rispose, limitandosi ad annuire con un movimento lento del capo e intuendo cosa intendesse dire Yuki. Lasciò che lei proseguisse, restando in ascolto e stringendola un poco a sé, mentre l’ombra della stanza avvolgeva il suo racconto.
- Per le mie amiche, per le compagne di classe, io ero principalmente la sorella di Tsubasa; un aggancio per arrivare alla Nankatsu, il filo diretto con i ragazzi di cui tutte, nessuna esclusa, erano inesorabilmente innamorate. –
Genzo tese le labbra in un sorriso: non aveva mai considerato la questione sotto questo aspetto. Per lui la Nankatsu era stata una esperienza esaltante, ma breve, e di quello che aveva fatto seguito a quel primo campionato non si era curato molto. Aveva sostenuto i suoi amici nei campionati nazionali successivi, ma lo aveva fatto dalla Germania, quando ormai il suo mondo era diventato un altro.
- Si riversavano a casa mia la domenica pomeriggio nella speranza di incrociare Tsubasa o qualcuno della squadra al di fuori dal campo e i filmati delle vostre partite erano il passatempo più quotato del gruppo. –
Questa volta, Genzo non evitò di ridere – Le sai tutte a memoria? –
- Più o meno … soprattutto le partite delle fasi finali. – confermò – E il primo campionato andava per la maggiore. – aggiunse poi.
- Il primo? – chiese sorpreso – Credevo che quelli successivi vi avessero coinvolte di più … -
- Scherzi? – chiese subito Yuki agitandosi un poco – Quello era stato l’inizio di tutto … e poi con gli anni siamo cresciute un po’ anche noi e diciamo che qualcuna ha … allargato gli orizzonti. –
Genzo sollevò un sopracciglio – Non vi interessavate più alla squadra? –
- Oh no … - spiegò subito lei - … al contrario: siamo cresciute e potevamo partecipare più attivamente, vedere gli incontri e scattare fotografie. –
- Vi siete organizzate meglio, insomma. –
- Sì, diciamo così. – convenne Yuki, per poi proseguire – Comunque, la stagione che seguì il primo campionato, fu quella più … interessante. – si fermò un istante, quasi potesse aumentare l’attesa, o forse leggermente imbarazzata, a giudicare da come si muoveva nell’abbraccio di Genzo, e poi si decise a raccontare – Alla fine del pomeriggio, facevamo le votazioni per eleggere … il più figo della partita. –
Genzo quasi si strozzò con la sua stessa saliva; si riprese con qualche colpo di tosse, mentre Yuki si sollevava per controllare che stesse meglio.
- No, aspetta. Cosa facevate?! – le chiese quasi scandalizzato.
- Hai capito benissimo, Genzo. – lo prese in giro lei – Solo che tremi all’idea di sapere l’esito delle votazioni! –
Genzo si mosse, aiutando Yuki a sistemarsi in modo che potessero guardarsi in viso; si sporse un poco alla propria destra, appoggiandosi all’ampio schienale, prese un profondo respiro e poi si mostrò deciso – Sono pronto! –
- Vuoi sapere chi andava per la maggiore? O vuoi provare a indovinare? – lo stuzzicò lei con un’espressione sorniona, ma lui scosse il capo, serrando le labbra e allora fu Yuki a punzecchiarlo di nuovo – Davvero te la senti? –
- Vale solo la Nankatsu? – si lasciò sfuggire, incuriosito, ma Yuki si affrettò a negare.
- Oh no, nessuna limitazione. Era un campionato nazionale anche il nostro! – aggiunse ridendo – Comunque, il primo anno, se la giocavano in pochi e la Nankatsu era decisamente più competitiva: Izawa e mio fratello spopolavano letteralmente, chi per una ragione, chi per l’altra. –
Genzo non riuscì ad impedirsi di ridere – Dai non ci credo … -
- Aspetta a ridere! – lo interruppe lei, posando una mano sul suo petto – Perché non sai ancora con chi se la vedevano questi due! –
Genzo ammutolì, sporgendo le labbra pensieroso – Devo preoccuparmi? – e lei annuì di rimando, lasciandolo perplesso.
- Credo proprio di sì: il tuo amor proprio potrebbe uscirne ferito. – affermò sicura e dopo averlo puntato con lo sguardo per qualche momento si lasciò sfuggire il nome – Wakashimazu aveva molti consensi. –
- Ma noooo! – reagì lui, saltando quasi sulla poltrona e portando una mano alla fronte – Lui no! Era il mio diretto concorrente! La mia nemesi! –
Yuki rise divertita dalla sua reazione, del tutto prevedibile, e lui stesso non poté fare a meno di unirsi a lei, scuotendo il capo.
- Però devi ammetterlo: era alto, slanciato, prestante e incredibilmente teatrale! Faceva davvero colpo … - cercò di mediare lei.
- Dimmi almeno che tu non votavi Wakashimazu o il mio ego sarà definitivamente compromesso … - la implorò, sempre ridendo, e non poté che sorprendersi, vedendola abbassare lo sguardo, sfuggendo al suo.
- Dai, non me la prenderò. – le sussurrò accarezzandole il viso e davvero, dentro di sé, avvertiva una sensazione strana, un nodo leggero che galleggiava all’altezza dello stomaco, perché in fondo, ora iniziava a comprendere il motivo di quel racconto, uscito quasi per caso dopo ciò che era successo all’Auer Dult. Si era sentito fragile, nel riconoscere la propria gelosia, un sentimento che gli era estraneo, assolutamente sconosciuto, ma che aveva saputo razionalmente relegare in un angolo, fino quasi a riuscire a riderci sopra, affrontandolo di nuovo in quel modo leggero.
Quando Yuki tornò a incrociare il suo sguardo, Genzo riuscì a leggere nei suoi occhi una luce indecifrabile; il riflesso delle innumerevoli luci della piazza creava un gioco affascinante nelle sue iridi scure e la sua espressione, per un attimo, gli parve nascondere un segreto difficile da rivelare, che sebbene non gli riuscisse di comprendere, non sentiva nemmeno di temere.
Yuki si morse le labbra e si guardò ancora un po’ attorno, prima di riuscire a confidarsi.
- Mi vergognavo immensamente, quando volevano votare. Il fatto che ci fosse di mezzo Tsubasa e che ci fosse chi stravedeva per lui, mi faceva desiderare di sprofondare nel pavimento. – sollevò lo sguardo, un’occhiata veloce, quasi a controllare che lui la stesse seguendo e poi tornò a raccontare – Le mie amiche vi vedevano in campo, niente di più. Io invece, in un modo o nell’altro, vi conoscevo quasi tutti più o meno direttamente, anche attraverso i racconti di Tsubasa e per me il suo giudizio era inappellabile. Qualcuno di voi era anche passato da casa nostra … Tu stesso ci sei stato, anche se una sola volta, credo[iv]. –
Yuki di nuovo si fermò, volgendosi per qualche istante in direzione della piazza; pareva che stesse osservando qualcosa in particolare, tra le luci calde e il movimentato viavai che ancora animava il centro, nonostante la notte fosse scesa su Monaco ormai da un pezzo, e solo dopo alcuni istanti Genzo notò la loro immagine riflessa dalla superficie liscia della vetrata e lo sguardo di Yuki, in quel riflesso, in attesa del suo. Allora, le sue labbra si aprirono in un sorriso timido, mentre le parole riempivano il vuoto del silenzio.
- Non te la cavavi male nemmeno tu in quanto a voti, sai? Perché io ho sempre votato per te, più che altro affascinata dall’adorazione che Tsubasa aveva nei tuoi confronti, e nemmeno mi rendevo conto di quanto ci avesse visto lungo mio fratello … Ma soprattutto, ora mi rendo conto che certe preferenze, con il tempo, non sono cambiate poi tanto … e mi viene da pensare che non sarà facile tornare a casa e affrontare le mie amiche … quando le voci inizieranno a circolare. -
 
[i] Il mercatino delle pulci più famoso di Monaco si svolge tre volte l’anno proprio in Mariahilfplatz. Per comodità mia, ho spostato un po’ avanti l’appuntamento che solitamente va dalla fine di luglio ai primi di agosto.
[ii] La danza è lo zweifacher e si balla in coppie un po’ in tutta la Baviera e, mi pare di capire, anche in Tirolo.
[iii] Genzo e Yuki alloggiano al Beyond by Geisel di Monaco
[iv] Per la precisione, quando Roberto Hongo chiede ai signori Ozora di portare con sé Tsubasa in Brasile

Angolo dell'autrice: in pieno periodo di preparativi alle feste, vi lascio questo spaccato di Genzo e Yuki in vacanza, anche se di vacanze estive si tratta.
Io spero che nonostante il momento davvero impegnativo per tutti, leggere ogni tanto il mio racconto possa regalare un po' di leggerezza e di buon umore; in questo caso, in particolare, colgo l'occasione per ringraziare tantissimo tutti coloro che continuano a seguire questa storia e a farmi sentire il loro affetto.
A tutti, buone feste.
Maddy
  
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