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Autore: jinkoria    22/12/2020    2 recensioni
[ BakuDeku; multicharacter, multipairing | Prompt dell’iniziativa #25DaysofBakuDekuChristmas ]
Di come in venticinque giorni Midoriya Izuku si faccia innanzitutto eroe del proprio Natale e di quanto Bakugou Katsuki sia, non poi così sorprendentemente, fondamentale in tutto ciò.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Mina Ashido, Shouto Todoroki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Bonsoir, stasera non penso di avere molto da dire, strano 😂 Quindi solo grazie di nuovo alla mia dolce metà per il supporto e l'aiuto con l'html ;; e grazie a chiunque continui a seguire la raccolta, ormai manca poco ❤️ Buona lettura!


#22. Going to see the Christmas Lights

 

Midoriya aveva ricordi molto vaghi e raffazzonati della sera precedente, se ne rese davvero conto solo in quel momento, stringendo tra le mani il regalo che Aoyama – suo Babbo Natale segreto – gli aveva preso: il peluche di una pecorella, giusto per sottolineare di chi fosse stata l'idea del design del suo cappellino, con su inciso in corsivo, in una scritta verde e ricoperta di glitter cucita a mano, “#1 Deku”. Il che fece sorridere l'aspirante eroe, ben chiaro il senso di quel numero accanto al proprio nome, era certo di aver fatto un sorriso un po' in difficoltà solo di primo acchito, non sapendo come reagire all'animale di stoffa, poi però si era quasi commosso e la tentazione di alzarsi e abbracciarlo era stata complicata da ammutolire.

In sua difesa, era in pieno sovraccarico emotivo, soprattutto perché per scartare il regalo aveva faticato a districarsi dalla presa di Bakugou, quasi inconsciamente entrambi avevano stretto le dita e Katsuki mancò poco lo tirasse di nuovo a sedere sul divano.

Le guance di Izuku andarono a fuoco al ricordo, affondò il peluche sul viso per nascondere lo scoppio acceso e traditore di vergogna; si morse il labbro inferiore per tornare a un punto di razionalità ma la sensazione della bocca pizzicata dai denti lo riportò all'eco di un altro morso, non suo, ancora a premere sulla carne morbida.

Era difficile razionalizzare quanto successo, l'erede di All Might era a malapena capace di rendersi conto delle proprie azioni, domandandosi dove avesse trovato il coraggio di slanciarsi verso l'altro una volta per tutte – non che fosse la prima volta, semmai giusto atipica come circostanza –, a prescindere dall'incoraggiamento di Ashido. Anzi, per quella sera aveva iniziato a rassegnarsi, per non dire a credere fosse evidentemente destino il fallire ogni qual volta cercasse di esprimersi, Katsuki vicinissimo ma mai abbastanza per raggiungerlo con quel concetto così semplice da esporre ma assurdamente complicato da rendere appieno. Tuttora Midoriya era convinto non fosse bastato, perché non aveva aperto bocca – beh, sì, in un certo senso, ma l'aveva impegnata in quella che lì su due piedi gli era parsa la mossa più saggia e d'impatto.

Sembrava un vaneggiamento figlio dell'esasperazione, senza contare Midoriya non avesse mai baciato nessuno prima di allora, eppure era fermamente convinto non avrebbe potuto capitargli di meglio. Magari era stato un disastro, per certi versi ne aveva la conferma, specie pensando a come avesse faticato a mantenersi stabile, frastornato da quel modo urgente e adulto con cui Katsuki aveva mosso la bocca sulla sua.

Non riusciva a scrollarsi di dosso l'eccitazione di quel nuovo cambio di rotta, fin troppo positiva di esito, così incredulo da essersi riempito comunque di pizzicotti prima di andare a dormire e dopo essersi svegliato, così da ritrovarsi sulla pelle i segni di quella folle testimonianza.

Aveva baciato Kacchan ed era stato ricambiato, stretto come non gli era mai successo. Tante cose iniziavano ad acquisire senso sotto quella consapevole, i piccoli gesti si univano e intrecciati tessevano il percorso fino a quell'istante in cui Midoriya Izuku poteva dirsi innamorato senza alcun timore nei confronti di questo suono, adesso percepito come il più bello e liberatorio, un'esternazione catartica di un sentimento taciuto contro il bisogno di lasciarlo sgorgare ovunque.

Su Katsuki, che lo aveva travolto e trascinato a sua volta.

Come se sentito, il telefono segnalò la notifica di un messaggio e Midoriya, guardandone il mittente, pensò avrebbe dovuto personalizzare la suoneria di quel contatto per riconoscerlo, quantomeno sarebbe riuscito a prepararsi anzitempo piuttosto che sobbalzare per l'agitazione. In attesa di essersi abituato, se non altro.

Quando aprì la chat e adocchiò il testo, riletto più volte per assicurarsi di non aver interpretato male, Izuku scrisse rapidamente la risposta e affondò ancora contro il peluche mentre capiva non sarebbe mai stato in grado di abituarsi.

“Andiamo a vedere le luci di Natale”.

 

«Ci hai preso gusto a far tardi?».

Midoriya si era appoggiato alle proprie ginocchia per riprendere fiato, grandi sbuffi di condensa emergevano dalla sciarpa scivolata verso il basso durante la corsa.

«Scusa, mi sono distratto un attimo e ho perso il senso del tempo» ansimò, quasi risultò incomprensibile.

Era parzialmente vero, ma una cosa per volta.

Gli ci volle qualche secondo per riprendere un po' di respiro, quando la mano guantata di Katsuki comparì nel suo campo visivo, sopra il marciapiede.

Izuku sollevò lo sguardo confuso e sorpreso insieme, Bakugou invece lo guardava dall'alto verso il basso con un'espressione apparentemente seccata e neutrale.

Come se fosse la cosa più naturale del mondo.

«Andiamo, forza, rischiamo di trovare la strada piena di marmocchi».

In quell'istante Midoriya dimenticò di trovarsi in una via piuttosto vivace, la gente che li superava con indifferenza e altra ancora si soffermava a guardare la scena di sottecchi, tutto passò in secondo piano alla prospettiva di stringere quella mano che finalmente gli veniva porta e con spontaneità; una scena di vecchia data si frappose al presente, i ruoli invertiti e le altezze ben più ridotte, la temperatura stessa era calda abbastanza da potersi muovere in un fiumiciattolo e non risentirne il giorno dopo.

La mano di Katsuki, in quel ricordo, non era presente.

Izuku batté in fretta le palpebre per scacciare il principio di lacrime che aveva sentito iniziare a formarsi agli angoli degli occhi, il petto dolorosamente scosso ed era davvero difficile capire l'entità di quell'emozione.

Decise di scacciarla afferrando con forza il palmo offerto, tuttavia si stupì quando il contatto non si sciolse una volta risollevato, piuttosto Bakugou incastrò le mani unite nella propria tasca, come quando si erano persi nel bosco e Midoriya non aveva guanti con cui ripararsi dal freddo. In questo caso non vi fu l'ausilio del quirk esplosivo di Katsuki per scaldarli, entrambi fasciati dalla lana e Izuku provò una punta di dispiacere commista al sollievo; il battito irrequieto continuava a non volerne sapere di rallentare, nonostante ciò a smuoverne l'andazzo fu una sincera dolcezza interna, calda e avvolgente offuscò qualsiasi memoria di troppo e visse, quel battito intenso, per quel momento.

Intanto le luci decorative dei negozi dipingevano un tracciato variopinto sul marciapiede davanti a loro, il grande albero di Natale cominciava a intravedersi.

Al loro passare, Midoriya notò come aumentasse la presenza di coppie tutto intorno, dirette a propria volta nella medesima direzione; il naso e le orecchie gli si arrossarono di tutto punto e la pelle sulla fronte si aggrottò per la presa di consapevolezza, imbarazzato cercò poi di guardare il ragazzo al suo fianco ma sembrava così disinvolto e indifferente al circostante che quasi Izuku si domandò se non fosse perché non c'era niente, in realtà, per cui imbarazzarsi.

Scosse la testa e si morse la guancia, rimproverandosi mentalmente per quell'insensato pessimismo, giunti a quel punto; non avevano avuto il tempo di parlare, circondati com'erano dai loro amici e presi da altre attività in gruppo, così coinvolti da tornare a casa sfiniti. Midoriya perlomeno, nonostante il sonno irrequieto e la difficoltà ad addormentarsi per davvero, scosso da quanto accaduto, si era rintanato sotto le coperte una volta indossato il pigiama.

Un verso stizzito alla sua destra lo distrasse; Bakugou aveva borbottato qualcosa contro una coppia che li aveva superati, forse inconsciamente si era tirato Midoriya più vicino di conseguenza, quasi temesse di perderlo in mezzo a qualche sconosciuto. Cosa per la quale di norma si sarebbe risentito, neanche fosse un bambino sprovveduto, in quel momento però sentiva di non avere nulla di cui lamentarsi, suo malgrado allietato da quella premura.

«Se fossimo arrivati prima avremmo incontrato meno gente, ma siccome anche agli appuntamenti devi fare tardi-».

Midoriya smise di recepire il resto della frase e cancellò completamente la prima parte, il cervello andato in tilt al recepire una singola, fondamentale parola.

Appuntamento, blaterò acuto tra sé, l'ha chiamato appuntamento, quindi mi ha invitato a un appuntamento? Non era tanto per andare a vedere le luci con qualcuno? Però perché avrebbe dovuto chiederlo a me e non a, tipo, uno dei suoi amici ma a me se non per un appuntamento? È la sua risposta a quanto accaduto ieri? È il suo modo per dirmi che vuole che usciamo insieme?

Non riuscì a trattenersi.

«Kacchan».

«Ah?».

Mandò giù l'ultimo boccone di tentennamento, prese un profondo respiro e infine espirò, a voce alta abbastanza affinché lo sentisse chiaro e tondo e la domanda non si perdesse nel vociare soffuso intorno; solo e soltanto lui.

«È un appuntamento?».

Bakugou si fermò, non di colpo ma del tutto, tanto che Midoriya temette stesse per lasciarlo andare come puntualizzazione della smentita. Il fatto che gli desse le spalle non faceva che aumentare l'ansia, sebbene fosse sicuro di doverlo chiedere finché era in tempo per risanare al riparabile.

Poi Bakugou si voltò, lo sguardo serio e la voce quasi casuale mentre a sua volta domandava: «Non vuoi?».

Un missile si piantò in un punto non precisato del cuore di Midoriya, la stessa fitta mandò ancora in cortocircuito la capacità di pensare e ragionare del ragazzo, preso in contropiede dalla replica al punto da tremare per l'agitazione e il senso sconfinato e indescrivibile di appagamento che lo aveva sopraffatto da capo a piedi.

Resosi conto di essere rimasto in silenzio troppo a lungo, la stretta rafforzata di Katsuki lo riportò alla realtà, dunque si affrettò a rispondere, la voce alta e a tanto così dallo stridulo.

«No! C-cioè, nel senso, sì! Certo che lo voglio! U-un appuntamento quindi, ho capito! Andiamo a vedere le luci di Natale per-».

Ah, pensò Izuku, ancora mentalmente, le labbra occupate da quelle di Katsuki premute sulle sue in un gesto ben più moderato ma comunque consistente contro la pelle, è proprio come ieri.

Quando Bakugou si separò, in fretta come si era posato, Midoriya si accorse di aver chiuso gli occhi solo nell'istante in cui l'immagine del ghigno del compagno aveva preso tutta la sua visuale, le iridi scarlatte frastagliate dal riflesso delle luci natalizie.

«È sorprendentemente conveniente» asserì Katsuki, gli occhi puntati sulle labbra appena baciate.

Izuku andò a fuoco, balbettando qualcosa di incomprensibile e terribilmente imbarazzato su quanto fosse stato avventato e pure antipatico, da parte sua, ricorrere a un simile mezzo di zittirlo.

Perché Midoriya Izuku non era stato mai baciato da nessuno fino a quel momento, e Bakugou Katsuki aveva deciso di torturarlo e sfruttare la cosa in suo favore.

Di proposito, soprattutto, al loro primo appuntamento sotto le luci di Natale.

   
 
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