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Autore: ___Page    23/12/2020    1 recensioni
C'era un buco nel muro. E con il lockdown, nessuno sarebbe potuto andare a ripararlo.
«Beh che dire, ragazzi. Sarà un piacere condividere le feste con voi»
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*Questa fanfiction partecipa alla challenge "Christmas Lokcdown" indetta dal forum FairyPiece - Fanfiction&Images*
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Starring: Izou, Koala, Ishley, Killer, Trafalgar Law, Penguin, Sabo.
Con la partecipazione di: Bepo e Lindbergh
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Izou, Koala, Penguin, Sabo, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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MAGIC BOX

Giorno: 23 dicembre
Stanza: Sgabuzzino
Prompt: Coperta / "Sai di essere cresciuto quando nulla di ciò che desideri per Natale può essere acquistato in un negozio" [Anonimo]





 
21 dicembre 2020
trentaduesimo giorno di lockdown - terza ondata



 

Izou era sempre stato affascinato dagli sgabuzzini. Lo sgabuzzino di nonna Mousse, nascondeva segreti e misteri di ogni genere e provenienza, banalità che diventavano magiche agli occhi di un bambino troppo creativo. 
Nonna Mousse gli aveva insegnato tante cose: come fare le stelle luminose con cui decorare la casa, la fede nel futuro, l'importanza di oggetti all'apparenza di poco conto. 
E Izou era certamente stato un bambino atipico ma pur sempre un bambino. Per questo per comprendere appieno quell'ultima lezione di nonna Mousse era dovuto diventare adultio. O per lo meno crescere abbastanza da non poter più trovare in un negozio ciò che desiderava per Natale. Crescere abbastanza da scoprire quanto un banale oggetto può valere, nel momento in cui si trasforma in un duraturo ricordo. 
E l'oggetto che aveva aperto gli occhi a Izou era stato proprio un regalo di Natale di nonna Mousse. 
Per questo Izou era alla matta e disperata ricerca del detersivo delicato, che usavano così di rado da aver deciso di tenerlo appunto nello sgabuzzino anziché nella lavanderia. Perché doveva lavare la coperta di nonna Mousse, che conservava nel suo armadio dentro ad un'apposita scatola. 
Il problema, in quel nuvoloso pomeriggio di dicembre, era che Izou non riusciva a trovare da nessuna parte il detersivo delicato. Non era al suo posto, né al posto dove tutto veniva messo quando si riportava qualcosa nello sgabuzzino e si era troppo di fretta per sistemarlo per bene. 
A dire il vero, non sembrava essere da nessuna parte e Izou non se lo spiegava perché Koala e Ishley non erano forse così ordinate come lui, ma neanche così entropiche da cacciare il detersivo chissà dove. Al contempo, che lo avesse utilizzato Kira sembrava impossibile. 
Kira non conosceva la differenza tra detersivo e ammorbidente, una volta aveva fatto una lavatrice usando lo shampoo e, in altra occasione, aveva riempito la lettiera di Lindbergh con il detersivo in polvere. 
Eppure, ciò che cercava non era lì, dove lo stava cercando e dove sarebbe dovuto essere. 
«Ma porca di quella...» Izou si bloccò nel bel mezzo dell'imprecazione, quando la porta si aprì. 
«Non mi dire, era una quasi imprecazione quella! Izou, Izou che fine ha fatto il tuo spirito natalizio?» gli sorrise con faccia da schiaffi, da sotto il ciuffo rosso. 
«Non sei nella posizione di sfottermi, Pen»
«Non lo sono?»
«Sei nello sgabuzzino di casa mia, decisamente non lo sei» ribatté un po' acido Izou, lanciandogli un'accigliata occhiata oltre la propria spalla, prima di girarsi verso di lui. «Cosa ci fai nello sgabuzzino di casa mia, Pen?» 
Pen lo fissò di rimando qualche secondo, si passò la mano nel ciuffo fulvo e smosse le spalle. «Mi serve l'olio di legno e Ish mi ha detto che era qui»
«Per...?» Izou arcuò entrambe le sopracciglia. 
«Beh per del legno. Non è evidente?» 
«A chi, al ventidue di dicembre, serve improvvisamente dell'olio di legno?» 
«A me a quanto pare» fece spallucce Pen, scivolando verso la scaffalatura, occhiando a Izou. «Ti serve qualcosa qui in alto?» 
«Non sei tanto più alto di me, sai?» rispose un po' troppo nasale il moro, che pure era consapevole che Pen, anche se non poi tanto più alto di lui, arriva agevolmente a uno scaffale in più rispetto a lui. 
«Okay, scusa!» Pen sgranò gli occhi e avrebbe alzato le mani in segno di resa se lo spazio non fosse stato così poco. «Ti sei alzato storto stamattina?» 
Izou mugugnò a labbra strette, dando le spalle a Pen, ancora in incessante ricerca del benedetto detersivo. Ora che ci rifletteva bene, Izou non era affatto certo che avesse senso continuare quella caccia, visto e considerato per cosa gli serviva la coperta, che era poi il motivo per cui volela lavarla. 
«Non ho capito» lo avvisò Pen, genuinamente interessato a ciò che Izou aveva borbottato, e che non era affatto certo di voler scandire meglio, a giudicare da come stava scrollando le spalle a disagio. 
«Izou...»
«Non è tanto stamattina» alzò la voce, Izou, senza girarsi verso di lui, prima di sgonfiarsi un po'. «Davvero ti interessa?» 
«Che cosa?» 
Izou si irrigidì quando lo sentì avanzare di un passo verso di lui, il tono perplesso, forse un filo sconvolto. 
«Izou certo che mi interessa, di che stai parlando?» 
«Del fatto che mi eviti da quattro giorni, ti dice niente?»
Izou strinse i denti, ancora caparbiamente rivolto verso la scaffalatura adiacente a quella dove stava rovistando poco prima. Non aveva diritto di pretesa, e lo sapeva, ma lui reagiva così quando veniva deluso da se stesso. 
Sapeva di avere esagerato e si odiava per non essersi fermato prima. Aveva avuto il sospetto che stesse tirando troppo la corda, con quella finta missione di vita che era più che altro un gioco, di convertire Pen al Natale. Izou aveva pensato di aver trovato qualcuno in grado di resistere anche ai suoi eccessi, una capacità che a onor del vero doveva concedere ai propri amici, ma Pen era... Pen. E forse ci aveva tenuto troppo. Forse ci teneva ancora troppo. 
La cosa probabilmente non era reciproca. 
«Non ti sto evitando. Izou davvero io...» Izou non resistette a lanciargli un'occhiata sopra la spalla, senza ancora voltarsi, proprio mentre Pen si passava la mano nel ciuffo, come faceva quando era a disagio. «Ho un buon motivo per essere stato chiuso nella mia stanza tutto questo tempo. E non sei tu. O meglio in un certo senso sì ma non... Uffffff» Pen prese fiato «Okay, so che ci conosciamo da tre settimane ma davvero, per favore, fidati di me» 
Con estrema lentezza, Izou si voltò verso di lui. Aveva imparato a gestire i propri picchi emotivi, sin dall'infanzia, deformazione da fratello maggiore ed eredità dello spirito stoico e posato di ambo i rami della sua famiglia. Ma se Izou si tratteneva, in genere, era per non illudersi troppo. 
«Non... non mi stai evitando» ripetè, a metà tra una domanda e un'affermazione da interiorizzare per bene. 
«Assolutamente no. Senti, davvero, quando ho buttato giù il muro a martellate ammetto che ho vissuto un quarto d'ora di terrore quando ho visto tutto quelle decorazioni. E okay, sì, tornando indietro lo rifarei comunque ma ti assicuro che se tornassi indietro ora, sapendo tutto quello che è successo poi, avrei solo un motivo in più per abbattere la parete» 
Pen con i propri picchi emotivi, ci combatteva ancora. Non era che fosse vittima delle proprie emozioni, ma trattenerle non era affatto semplice per lui e se appena trovavano uno spiraglio, bastava una parola per abbattere la diga. E parlare a briglia sciolta. E dire molto di più di quello che avrebbe dovuto. 
«Abbattere il muro a martellate?» si accigliò Izou, gli ingranaggi che giravano a una velocità ben superiore di quella necessaria al cervello di Pen, per riprendere il controllo sul suo corpo e smettere di tenerlo inchiodato lì. «Lo rifarei comunque? Un motivo in più?» 
Pen trattenne il fiato mentre Izou portava per un attimo gli occhi nel vuoto, lo sgranava e schiudeva le labbra in una posa di sorpresa. 
«Sei un architetto. Tu sapevi che la parete che divide le cucine è di cartongesso!»
«Izou, non è c...»
«Hai tirato giù il muro per Sabo e Ish. Lo hai fatto apposta»
«Lo abbiamo fatto apposta» Pen non riuscì a frenare la lingua e strinse le labbra ormai troppo tardi. Si concesse un istante per valutare se maledirsi, ma non ne vedeva il senso. Stava parlando con Izou in fondo. A lui poteva dirlo, probabilmente poteva dirgli tutto. «Law ha dato il suo verbale accordo, è un evento più unico che raro» si strinse nelle spalle. «Lo so che abbiamo forzato la mano, ma Sabo ha solo bisogno di parlarle, è pronto anche a un rifiuto e non si poteva più vederlo così, stava troppo male. So che è un pensiero egoista verso Ish ma non ce la potevo fare, insomma è quasi Natale! E già l'anno scorso è stato un incubo per lui» 
A Pen venne il legittimo dubbio che Izou fosse stato colto da un ictus, quando il moro rimase a fissarlo per trenta secondi con la bocca semiaperta, alla fine della sua spiegazione. 
«Iz...»
«Tu sei...» Izou prese fiato, mentre Pen lo trattaneva, preparandosi psicologicamente a una sfuriata o comunque a degli insulti. «...sei una persona meravigliosa Pen-chan» esalò Izou, lasciandolo senza parole. 
Pen sbattè un paio di volte le palpebre, non certo di aver sentito bene, ma quando riuscì a tornare in pieno possesso delle proprie facoltà cognitive non fece in tempo a chiedere a Izou di ripetere ciò che aveva appena detto. 
«Stai piangendo?» si preoccupò invece ma Izou scosse la testa, tirando su con il naso.
«Polvere negli occhi, un classico degli sgabuzzini. Io ora dovrei uscire se... Se puoi, sai...» mosse le mani a indicarlo e Pen si schiacciò più che potè contro la scaffalatura alle sue spalle. Lo spazio era decisamente angusto e perché Izou uscisse con lui dentro allo stanzino, dovettero fare praticamente un balletto. 
Ma per un qualche motivo, c'era qualcosa nell'aria per cui Pen, di uscire da quello sgabuzzino non ne aveva affatto voglia, non nell'immediato. 
«Okay» inspirò Izou, la mano sulla maniglia. «Vado a comprare il detersivo delicato» annunciò con un cenno convinto del capo, impettito come un soldato pronto alla battaglia. 
Pen sollevò un sopracciglio. «A chi, al ventidue di dicembre, serve improvvisamente del detersivo delicato?» 
«A me a quanto pare» ribatté prontamente Izou, sorridendogli da sopra la spalla prima di dileguarsi. 
Pen rimase a fissare la porta una manciata di secondi, prima di appoggiarsi allo scaffale dietro di lui, chinando appena il busto in avanti per lasciar uscire una risata. Scosse il capo mentre quella scemava, alzando gli occhi al soffito, la nuca appoggiata al legno. 
«Certo che anche tu, dear Santa, potevi farmi un regalo meno impegnativo» 
 
 
 
 
 
 
  
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