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Autore: fera_JD    23/12/2020    1 recensioni
La casa di Serpeverde non è stata concepita per essere un luogo accogliente, soprattutto per dei nati babbani all’inizio degli anni 70. Grifondoro invece può essere una buona scelta quando sei la figlia di un costruttore di scope, basta non inimicarti dei conbinaguai di professione risiedenti proprio in quella torre. Corvonero è al contrario un posto tranquillo, ottimo per lo studio, se ovviamente non ti ritrovi un Lovegood selvaggio in classe…
Quattro nuovi personaggi entreranno ad Hogwarts il 1 settembre 1971. Conosceranno nuovi incantesimi, finiranno nei guai e si ficcheranno nelle vite dei giovani maghi che abbiamo imparato a conoscere grazie ai libri di Harry Potter. Saranno amici o nemici? O forse qualcosa di più? Per scoprirlo basta venire a leggere le nostre avventure!
Buona lettura!
Genere: Avventura, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Regulus Black, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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FUORI POSTO
 
10 settembre 1971
Era passata un’intera settimana dall’inizio della scuola e la classe di Grifondoro stava uscendo in quel momento dalla soporifera lezione del già morto professor Binns. Non era la loro prima lezione di Storia della Magia, quindi ormai tutti si erano abituati all’evanescente monotonia del loro unico professore fantasma che con la sua caratteristica voce monocorde spingeva anche i più diligenti studenti a cadere in un lattiginoso torpore tra guerre di goblin e rivolte di giganti. Quindi l’immagine di nove ragazzini rosso e oro che si trascinava sbadigliando su per i corridoi del castello non era una visione così insolita anche se erano già le 10 del mattino.
Sirius Black camminava stropicciandosi gli occhi nel tentativo di svegliarsi con un certo decoro,  a differenza di  un certo James Potter che gli camminava a fianco e che senza alcun pudore si lasciò andare ad un poderoso sbadiglio. Sirius scoppiò a sghignazzare divertito “Ancora un po’ e ci sarebbe passato un veliero in quella bocca, James!”
“Non è mica colpa mia se Binns è una noia mortale!” esclamò James in sua difesa.
“In effetti quella lezione è stata orribile!” concordò MacPayn che camminava davanti a loro di fianco alla rossa rompiscatole.
A differenza di quest’ultima, che non aveva più rivolto loro la parola dal primo giorno di scuola, MacPayn si era rivelata quanto meno, più sana di mente. La rossa –che di cognome doveva fare Evans- invece se doveva parlargli, lo faceva solo sbraitando come un’ossessa. Sirius era sempre stato abituato alle urla disumane di sua madre, ma Evans riusciva pure a battere Walburga Black, ed era tutto dire.
MacPayn invece, era decisamente più normale, anche amichevole se con loro c’era Remus.  I due avevano fatto amicizia sul treno e da allora erano rimasti piuttosto legati… Sirius di certo poteva capire bene la magia dell’espresso di Hogwarts. Non si sarebbe di certo stupito se, su quei vagoni rossi fosse stato lanciato una specie di incanto dell’amicizia, visto come era andata per lui e James!
Un mezzo ghigno si aprì sul volto del giovane Black al pensiero, mentre MacPayn continuava a parlare della lezione di Binns “ è stata così monotona che non sono minimamente riuscita a concentrarmi…”
“In effetti il professore è un po’ noioso…. “ le diede ragione Evans. Lei era stata l’unica a riuscire a non addormentarsi , l’aveva pure vista scrivere incessantemente su un quaderno per tutta l’ora.
Aveva già detto che Evans non era normale?
“Se vuoi ti passo i miei appunti?” si stava offrendo la rossa a MacPayn, e solo a MacPayn ovviamente.
Loro, in pratica, non esistevano  per quella pazza.
“Lily sei la mia eroina! Grazie!”  le rispose MacPayn con gli occhi quasi lucidi per la commozione.
Ok, forse anche MacPayn aveva qualche problema…
In quel momento Marlene si era letteralmente lanciata sulla Evans implorando anche lei gli appunti per Binns e ridendo la rossa glie li aveva concessi. Se lui avesse tentato una richiesta simile, avrebbe avuto solo il libro di Storia della Magia lanciato in testa.
Forse poteva chiederli a Marlene, quando lei  li avrebbe copiati dalla pazza. Marlene McKinnon era l’unica tra le ragazze del loro dormitorio con cui Sirius aveva stretto amicizia. Era una ragazza simpatica, con cui si era ritrovato  a chiacchierare in sala comune o durante i pasti, certo non era come con James o gli altri. Perchè in fondo rimaneva una femmina, ma era una tipa a posto.
“Che lezione abbiamo ora?” chiese James strappandolo dai suoi pensieri.
“Difesa contro le Arti Oscure.” Gli rispose Remus, con voce un po’ strascicata. Da quando era stato male la domenica prima, non si era ancora ripreso completamente… ed era stato chiuso in infermeria per ben due giorni! Cavolo, doveva essere dura avere una salute così cagionevole.
Ad ogni modo la risposta di Remus  aveva fatto ricordare a Sirius un fatto poco piacevole.
“Per Circe, un’altra lezione con quelle serpi! Non ne ho la minima voglia!” proruppe lui adombrandosi.
“Ok, scusa ma che problemi hai con i Serpeverde?” gli chiese MacPayn sentendolo e girandosi verso di lui con cipiglio seccato.
“Sai bene che da lì possono uscire solo maghi oscuri!” sputò fuori Sirius con rabbia “Sono tutti dei pezzi di merda, praticamente dalla nascita. Non ti puoi fidare a prescindere.”
“Ascolta! Mio fratello é un serpeverde ok? E sì con me è una carogna, ma in generale è una brava persona.” Gli rispose MacPayn dura. “Quindi non capisco perché dovrei odiare i Serpeverde?”
A quella frase la rabbia di Sirius scemò, sostituita da una profonda amarezza. 
“Aspetta e vedrai. Se è una serpe è capacissimo di voltarti le spalle in qualsiasi momento.”  Disse Sirius superandola e chiudendo lì la conversazione. Sentiva ancora James discutere con le ragazze e prendersi per lo più le urla della rossa pazza, ma Sirius non voleva più tornare sull’argomento per quel giorno. Era stanco di quei discorsi, perché anche se aveva vissuto in una casa che inneggiava Salazar Serpeverde per tutta la vita, ormai Sirius era sicuro: odiava i serpeverde.
Ma, non era per l’orrenda lettera che lo scuro gufo di famiglia gli aveva consegnato la seconda mattina di scuola. Una lunga lista di parole di freddo disprezzo che i suoi amabili genitori avevano avuto il cuore di comunicargli; ripentendo più e più volte di come li avesse enormemente delusi e di come avesse denigrato l’orgoglio di tutta la sua famiglia, definendolo una vergogna e una piaga per tutti loro. Certamente non erano mancate le non poi così velate minacce di quello che gli sarebbe aspettato quando sarebbe tornato a casa per Natale. Sirius davanti a quelle frasi nonostante la rabbia e lo sconforto, aveva anche provato un brivido di paura. Sapeva bene come poteva diventare pericolosa sua madre quando si infuriava davvero; non per nulla era, di solito, suo padre ad occuparsi delle punizioni. Se Orion Black, suo padre, avesse dato campo libero alla moglie, Sirius poteva quasi cominciare ad avere paura per la sua stessa vita.
Non sarebbe mai tornato a casa per Natale. Mai, per niente al mondo si sarebbe consegnato di sua spontanea volontà a quella pazza. Se doveva tornare a casa lo avrebbe fatto solo quando sarebbe stato strettamente necessario.
A conti fatti quella lettera, sarebbe anche bastata per fargli iniziare ad odiare i serpeverde.
Ma no, i verde argento dovevano rincarare la dose.
Giusto qualche giorno prima, si era perso nel percorrere alcuni corridoi poco utilizzati dei primi piani del castello, alla ricerca di una scorciatoia che James gli aveva mostrato giusto il giorno prima. Peccato che la sua meravigliosa memoria avesse deciso di mal funzionare proprio in quel momento. Così si era ritrovato a girare per un vecchio corridoio impolverato da solo alla ricerca di una via conosciuta e lì la sua sfortuna gli aveva fatto incontrare delle vecchie conoscenze: Yaxley, con la sua stupida treccina platinata, Carrow tozzo e brutto come la fame, Avery piccolo e grassoccio e il suo amicone Mulciber dal cervello da gallina e dulcis in fundo c’era pure Snivellus. Che bella combriccola… a guardarli tutti assieme sembravano proprio un circo degli orrori. Li conosceva tutti da tempo –Snivellus a parte- più e più volte si erano ritrovati allo stesso tavolo per qualche ricevimento o situazione mondana. Sirius non aveva mai legato con nessuno di loro, ma quanto meno si erano sempre limitati ad ignorarsi a vicenda e a comportarsi con una parvenza di civiltà. Questo però era prima di indossare i colori rosso e oro ed essere etichettato come un promettente traditore del proprio sangue. Sirius aveva capito che non sarebbe finita bene appena aveva notato il ghigno ferino sulla faccia di Yaxley, ma allo stesso tempo non era bastato a fargli chiudere la sua maledetta boccaccia che lo ficcava sempre nei guai.
“Black, qual buon vento?” disse Yaxley con la sua solita voce arrogante, avvicinandosi a lui in compagnia del suo seguito di piccoli tirapiedi.
“Proprio nessuno Yaxley, se finisco a vedere la tua brutta faccia.” Rispose Sirius non riuscendo a trattenersi. Non gli era mai piaciuto Corban Yaxley: altezzoso e arrogante fin da bambino con quel sorriso sgradevole sempre dipinto su un viso che di infantile aveva sempre avuto poco.
Sorriso che si aprì proprio in quel momento mentre Corban rideva di una risata senza allegria “Sei sempre stato così spiritoso Black…”
Il gruppo di serpi lo stava accerchiando, spingendolo con la schiena verso la parete del corridoio completamente deserto. Sirius doveva recuperare la sua bacchetta… per quanto la sapesse usare per poco  o niente…
“Sai mi è giunta voce.” Aveva ricominciato Yaxley con voce pacata “Che hai deliberatamente scelto di rimanere in quel merdaio di grifondoro quando la tua cuginetta ti aveva offerto una via d’uscita.”
“Che pessima scelta Sirius.” Gli fece eco Amycus Carrow mentre si avvicinavano sempre di più a lui.
Carrow come Yaxley erano del terzo anno, erano loro quelli realmente pericolosi. Sirius lo sapeva bene, perché loro avevano già due anni di scuola alle spalle e un buon numero di incantesimi e maledizioni nel loro repertorio. Sirius sapeva a malapena alzare qualche oggetto… e suo fratello. Quella era la sua unica carta nella manica, se le cose fossero degenerate.
“Già, Amycus ha ragione Black. Potevi diventare un grande come noi e invece eccoti qui a sporcare il tuo buon nome tra sanguemarcio e mezzosangue. Com’è l’aria alla torre di Grifondoro, deve essere piuttosto rancida. Non è vero?” chiese Yaxley con una mezza risatina. Seguito a ruota da tutta la combriccola.
“Oh Yaxley non devi preoccuparti per me. Respiro benissimo.” Disse Sirius infastidito seppur mantenendo un ghigno spavaldo sul volto nonostante il nervosismo “Non credo che serpeverde abbia poi subito una grave perdita a non avermi tra le sue file. In fondo guarda qui che fior fiore di giovani piccole serpi. Avery, Mulciber. C’è pure Snivellus, dovevi vedere come smaniava di diventare uno dei vostri sul treno!”
“Sta  zitto Black!”sibilò Snivellus puntandogli la propria bacchetta al petto. 
“Oh che paura!” esclamò Sirius estraendo contemporaneamente la propria, ma non fece in tempo a dire la prima sillaba dell’unico incantesimo che conosceva che la sua unica arma gli venne strappata via dalle mani, al suono di un “Expelliarmus!” di Yaxley.
La bacchetta di Sirius era rotolata via lontano da lui e ora si ritrovava cinque bacchette puntate contro , ormai  totalmente sguarnito.
“Non così in fretta Black. Non abbiamo ancora finito di parlare.” Disse Corban con una smorfia di soddisfazione sul volto spigoloso.
“Peccato che io non abbia alcuna voglia di parlare con voi!” Esclamò Sirius facendo un passo avanti verso di loro con rabbia. Se doveva essere affatturato voleva farlo a testa alta e non tremante come una foglia come un pappamolla. Era un Grifondoro e lo avrebbe dimostrato a chiunque.
“Che peccato Sirius, pensavo fossimo amici.” Rispose Carrow con ironia
“Preferirei essere mangiato dalla piovra gigante!” quasi gridò Sirius in risposta.
“Non metto in dubbio che sarebbe una buona soluzione.” Concordò Yaxley spostandosi al fianco di Amycus e rivolgendo a quest’ultimo uno sguardo d’intesa  “Ma che ne dici se fossi tu a mangiare qualcosa?”
“ Cos…” Sirius non riuscì a finire di parlare che un fiotto di luce verde uscito fuori dalla bacchetta di Carrow lo colpì in pieno, mentre il proprietario diceva con voce divertita “Slugulus eructo.”
All’inizio Sirius non sentì nulla e per un breve, ma bellissimo instante pensò che la maledizione non avesse funzionato. Poi cominciò ad avvertire un’orrenda e disgustosa sensazione di un qualcosa di viscido che gli risaliva la gola lo fece cadere in ginocchio, mentre lottava con i conati di vomito sempre più forti.
“Cosa c’è piccolo Black? Stai male?!” sentì dire da qualcuno sopra di lui mentre grasse risate si univano a lui. Sirius avrebbe voluto picchiare tutti alla babbana, ma i conati non gli stavano dando tregua costringendolo a cadere in ginocchio davanti a quei pezzi di merda, mentre tentava di non vomitare proprio davanti a loro. Ma alla fine, non riuscì più a trattenersi e dovette sputare tre grosse lumache verdognole che gli erano salite magicamente dallo stomaco, insieme ad una orrenda bava che lo faceva tossire per lo schifo e l’irritazione alla gola.
“Tu lurido bastar…” stava cercando di dire Sirius nel tentativo di prendersela con Carrow, ma un altro conato di vomito lo bloccò sul nascere e altre lumache raggiunsero le tre già presenti sul pavimento.
Le risate di scherno dei Serpeverde  echeggiavano su per tutto il corridoio rimbalzando sulle alte pareti di pietra, mentre Sirius cercava di alzarsi in piedi nonostante il brutto colorito e le lumache che imperterrite continuano a risalirgli la gola. Avrebbe voluto cercare di contrastarli e farsi valere, ma l’inferiorità numerica e le lumache gli rendevano impossibile anche il solo allontanarsi. Le serpi poi non avevano alcuna intenzione di lasciarlo in pace, continuavano a spintonarlo dicendogli i peggio insulti, mentre lui come una marionetta senza fili veniva sballottato da tutte le parti, cadendo più volte malamente a terra. Li odiava tutti, uno per uno e più quella tortura continuava più il suo odio cresceva.
Dopo quelle che a Sirius erano parse ore il gruppo di Serpi se ne andò, ma non prima che Carrow gli lanciasse un ulteriore incantesimo addosso. Sirius non sentì bene che formula avesse usato, aveva ancora nelle orecchie quelle orrende risate che gli rimbombavano in testa come un eco, ma percepì bene il suo effetto. Infatti il ragazzino venne scagliato all’indietro magicamente, facendolo cadere contro la parete di pietra e sbattendo in malo modo la testa su una sporgenza del muro. Sirius cadde a terra dolorante, ma felice che quei bastardi se ne fossero finalmente andati. Gli faceva male tutto, gli spintoni non erano stati leggeri e la testa era la parte peggiore. Pulsava di un dolore sordo che di certo non lo aiutava a rimettersi in piedi. Passandosi una mano tra i capelli sentì qualcosa di caldo e viscido –sperò vivamente che non fosse un’altra lumaca. Ritirando la mano notò che era sporca di sangue, ecco perché gli faceva così male la testa… forse era meglio andare in infermeria… Ma proprio in quel momento un altro conato bloccò sul nascere ogni movimento e poco dopo una lumaca verdastra era appena stata sputata sul suo petto.
 Gliela avrebbe fatta pagare, a tutti loro. No, a tutte quante le serpi. Tutti in quella casa erano dei bastardi e tutti si meritavano la sua vendetta. James aveva ragione, se finivi a Serpeverde potevi solo diventare malvagio o…. lo eri già.
 
Sirius si era allontanato da solo dopo aver iniziato la lite con le ragazze per via dei Serpeverde, lasciando Remus a fare da paciere per cercare di calmare le acque. Per di più James non stava aiutando per niente visto che sembrava far di tutto per lanciare benzina sul fuoco facendo inviperire Lily. Remus cominciava a pensare che si divertisse a farsi urlare contro ogni giorno dalla rossa. Per di più quando Lily si arrabbiava, non c’era verso di calmarla se non dopo una lunga e assordante sfuriata contro James. Valerye per fortuna era molto più tranquilla e sembrava non essersela presa per le parole di Sirius, nonostante quest’ultimo le aveva praticamente insultato il fratello…
A volte non capiva perché i suoi nuovi amici sembrassero odiare così tanto i serpeverde. Certo molti di loro non avevano proprio un’aria simpatica… ma questo non poteva giustificare un astio simile. Avrebbe potuto chiederglielo, ma ancora temeva che sarebbe bastato solo una parola sbagliata per rovinare quell’amicizia appena nata. Aveva passato troppi anni da solo, per concedersi un rischio simile.
Alla fine l’intera classe di Grifondoro raggiunse l’aula di Difesa, situata al terzo piano della scuola in una delle tante torri del castello. Era la loro terza lezione per quella materia e il professor Gregòry si era rivelato un insegnante interessante e preparato. Nonostante avessero fatto solo lezioni teoriche, le spiegazioni del professore erano sempre state coinvolgenti e l’uomo era sempre pronto a rispondere ad ogni loro domanda, anche quelle più strane.  Si era presentato come un ex esploratore e spezza incantesimi di professione, cosa che aveva acceso la curiosità di molti studenti, insieme a quella di Remus e infatti tutta la prima lezione si era per lo più incentrata sui racconti delle avventure del professore in giro per il mondo. Era stato decisamente un buon inizio. 
Peccato che quell’aria di serena tranquillità fu completamente guastata quando il professor Gregòry disse l’argomento che avrebbero trattato quel giorno:  gli Esseri e tra loro c’erano ovviamente i Lupi Mannari.
Quando il professore li aveva nominati per la prima volta, suo malgrado, Remus aveva cominciato a sudare e ad agitarsi. La luna piena era passata da solo pochi giorni e Remus ne sentiva ancora gli effetti; una stanchezza cronica e il corpo ancora dolorante, nonostante le ottime cure di Madama Pomfrey, l’infermiera di Hogwarts.
Quella era stata una notte orribile.
 Era sempre stato normale per lui, mal sopportare le prime notti di luna piena in luoghi nuovi. Il lupo era sempre più agitato del normale in quelle occasioni, e finiva sempre con il farsi male da solo per la frustrazione di non avere nulla su cui affondare i denti, ma era sempre comunque stato sopportabile. L’ultima luna invece, era stata un vero supplizio. Il lupo non era solo agitato, ma era come spaventato da quel luogo così estraneo e silenzioso tanto che aveva finito per distruggerlo.  Ogni tipo di mobilio e suppellettile che si trovava in quella vecchia Stamberga era stato fatto a pezzi e per farlo aveva ridotto il suo stesso corpo uno straccio sanguinolento. Da quella notte infatti, il suo corpo aveva  collezionato due nuove cicatrici: una sul braccio e una sull’addome. Se le era inferte da solo con i suoi stessi denti ed artigli e per questo erano ferite maledette che nessuna pozione o magia avrebbe potuto cancellare.
“I morsi di lupo mannaro dovrebbero essere puliti a fondo e magicamente, poiché le zanne del lupo mannaro sono velenose. Tuttavia, non esiste una cura…” stava dicendo il professor Gregòry in quel  momento alla classe, non che Remus lo stesse ascoltando più di tanto.
Era più preoccupato che qualcuno potesse, in qualche modo, capire che uno dei mostri che stavano studiando era seduto proprio in mezzo a loro. Era impossibile si diceva, era passata una sola luna piena e nemmeno i suoi compagni di dormitorio si erano insospettiti quando aveva detto loro che avendo una salute cagionevole era stato rinchiuso in infermeria per qualche giorno. Cosa, di fatti non del tutto falsa… Però, forse qualcuno avrebbe potuto comunque avere dei sospetti. Pensò Remus facendo scorrere nervoso lo sguardo per tutta la classe Grifondoro-Serpeverde.
“… un lupo mannaro trasformato perde ogni umanità, non ricordandosi più nemmeno chi è o chi sono i suoi cari. Ucciderebbe anche il suo migliore amico, datagliene l'opportunità…”
Basta! Remus non ne poteva più. Quando diavolo si decideva a cambiare argomento il professore?!
“Caspita Fred! Esistono pure i lupi mannari!” stava esclamando uno dei ragazzi di Serpeverde seduto davanti a lui, alla sua compagna di banco. 
Era lo stesso ragazzo che alla prima lezione di pozioni gli aveva chiesto se era malato, per poi non rivolgergli più la parola. Era decisamente un tipo strano…
“Io non ho mai studiato questa materia, ma sono abbastanza sicuro che serva l’argento per contrastarli. Nei film è così.” Stava dicendo il ragazzo di Serpeverde.
Oh cielo. Non voleva mica mettersi a sparare pallottole d’argento?! Per una frazione di secondo Remus si era visto braccato da una muta di cacciatori armati di balestre e fucili d’argento come in qualche film che aveva visto da piccolo, prima che i suoi genitori se ne accorgessero…
“Sei sicuro? Nel senso i film e i racconti babbani potrebbero essere sbagliati…” gli rispose sottovoce la compagna  “Ho letto quasi tutti i nostri libri di testo e nei capitoli che trattavano i licantropi non veniva mai accennato all’argento… quindi forse non è tossico come nei racconti del sovrannaturale…”
“Peccato. Mi sarebbe piaciuto avere un fucile a pallettoni d’argento!” esclamò il ragazzo, seguita a ruota dalla compagna che rincarò la dose con “Nah, meglio una balestra!”
Remus sbattè la testa sul banco facendo pure sussultare Peter che stava dormicchiando al suo fianco dall’inizio della lezione. Remus non potè che chiedersi cosa avesse fatto di male per meritarsi quella tortura. Non bastavano le notti di luna piena, le lezioni sui mannari, no doveva trovare anche due futuri cacciatori di licantropi nella sua stessa classe. Odiava essere un lupo mannaro.
 
Feccia.
Sanguesporco.
Falsa femmina.
Spazzatura.
Microbo.
Idiota.
Fred ne aveva sentito di ogni in quella settimana e l’episodio della prima notte nel dormitorio si era ripetuto -seppur con forza minore-  più e più volte. Ormai faceva fatica a dormire e delle brutte occhiaie erano spuntate sotto gli occhi e lì erano rimaste perenni ed immutate nonostante le imboscate notturne fossero notevolmente diminuite. Si era anche ritrovata il baule rovesciato più di una volta e molti dei suoi effetti personali erano spariti o erano stati rotti. Come le sue amate musicassette dei Beatles,  di Aretha e Chopin. Quando le aveva ritrovate distrutte, aveva pianto come una bambina con i suoi tesori massacrati tra le mani.
La sola cosa che le aveva impedito di scrivere ai suoi genitori per riportarla subito a casa, era che non voleva in nessun modo darla vinta a quelle due megere e anche perché sul libro di testo di incantesimi aveva visto un incanto per riparare gli oggetti rotti. Lo stava studiando da allora, anche se al momento non aveva portato a dei veri risultati. Ma non si sarebbe arresa,  voleva risentire la sua musica. Il più presto possibile.
Quelle due bastarde le stavano rendendo la vita impossibile, tanto che quasi rimpiangeva i bulletti del suo quartiere. A confronto, erano dei bravissimi ragazzi casa e chiesa!
La ragazzina si ritrovò a sbuffare da sola nel bel mezzo del pranzo, nonostante nel suo piatto c’era una  succosa bistecca con contorno di patate arrosto. Almeno il cibo era buono.
Era seduta di fianco al suo unico ‘amico’ che aveva trovato tra quelle mura. Le virgolette erano d’obbligo. Perché Mikael o Mich, come le aveva chiesto di chiamarlo, era strano. Taciturno e dalla faccia sempre inespressiva per la maggior parte del tempo, anche davanti alle prese in giro dei loro compagni di casa. Fred non riusciva a capire se era un’arma di difesa o fosse solo così di natura. Sta di fatto che parlavano piuttosto poco fra loro, se non per i compiti o lo studio e Fred non si sentiva ancora così in confidenza per parlare di quello che le facevano le due bulle in dormitorio. Ma comunque era l’unica persona che le parlava senza ritenerla un essere inferiore, quindi Mikael, anzi Mich andava più che bene anche così.  Certo se avesse potuto spiaccicare più di due parole in croce sarebbe stato bello…
“Voi siete del primo anno giusto?” chiese una voce davanti a loro.
Apparteneva al loro Prefetto, lo stesso che li aveva accompagnati alla sala comune alla sera del banchetto. Era un tipo alto e allampanato, dai corti capelli castani e il sorriso –incredibilmente- gentile.
“Yep” rispose eloquentemente Mikael anche per lei.
“Uhm, siete dello stesso anno di mia sorella!”
“A quanto pare, sì…”
“L’ha conoscete? Si chiama Valerye MacPayn è stata smistata a Grifondoro.” chiese il Prefetto, sempre sorridendo.
“No, non proprio… non ci è ancora capitato di parlare con qualcuno che non sia di Serpeverde… quindi in realtà non saprei chi sia…” disse Fred titubante, non era proprio sicura di potersi fidare.
“Ve la indico se volete.” Disse lui sbirciando aldilà del loro tavolo verso il fondo della sala dove stazionava la tavolata dei Grifondoro.
Dopo pochi secondi sembrò trovarla con gli occhi e sul viso si disegnò un ghigno “è quella che non sa se mangiare o meno perché è in ansia come al solito.”
“Ehm così non aiuti…” sospirò Fred, per la descrizione del ragazzo non molto esaustiva. Ci volle un paio di minuti  per individuare la giusta ragazzina, ma alla fine il prefetto MacPayn riuscì a far individuare la sorella ai due primini. Era molto diversa da lui, aveva un viso rotondo e dei lunghi capelli biondo scuro che le arrivavano alle spalle.  Era in mezzo ad altre ragazze di Grifondoro, probabilmente le sue compagne di dormitorio e sedeva proprio di fianco a Lily.
Fred non era più riuscita a parlare con la rossa dopo il primo giorno di scuola...
Beh in fondo, le amicizie nate sul treno non dovevano per forza diventare durature, giusto? Era normale perdersi di vista, dopo aver fatto solo mezzo viaggio assieme.
Era totalmente normale.
In fondo nemmeno Severus, che era della sua stessa casa non sembrava volerle rivolgere la parola. Quindi, era tutto ok. Assolutamente.
“Oh lei, uhm non sono sicuro di averci parlato…” disse Mikael strappandola dai suoi pensieri.
“Ecco nel caso cercaste degli amici, lei è una tipa a posto.” disse il prefetto per poi continuare sottovoce e sporgendosi verso di loro “Non vi schiferà solo perché siete nati babbani.”
“Oh grazie!” esclamò Fred entusiasta. Cavolo quanto avrebbe voluto avere un’amica! Anche Mikael, al suo fianco era letteralmente commosso. Aveva pure  gli occhi lucidi!
“Ok, ma anche meno esternazioni! Ho una reputazione da carogna da difendere!” ridacchiò ghignando il ragazzo più grande.
“Ah ok appost.” Disse Mikael  asciugandosi le lacrime e tornando alla sua classica espressione indifferente. Lo aveva già detto che quel tipo era strano?
“Capirete che una buona reputazione qui dentro è la miglior arma di difesa e in più si tratta di sopravvivenza.” Disse il prefetto tornando serio e lanciando un’occhiata verso i loro compagni di casa, dall’aria snob e dall’incredibile puzza sotto al naso.
“Ora vuoi l’insalata?” disse MacPayn con un nuovo sorriso gentile sul volto.
“Preferisco le patate. Ma va bene!” rispose Mikael prendendo il vassoio che gli veniva porto.
Quindi, i problemi che avevano loro con quei bastardi, non erano i soli ad averli nella casa serpeverde, anzi da come aveva parlato il prefetto sembrava una cosa all’ordine del giorno. Come una specie di sfida che ogni serpeverde doveva vincere per essere accettato dalla casa: guadagnarsi il rispetto. Probabilmente per dei nati babbani come loro sarebbe stato più difficile, ma forse non era una cosa impossibile. Doveva farsi una reputazione, ma come?
“Yo Bro!”
Fred quasi fece un salto sulla sedia per lo spavento, cosa che sembrò far ridere Mikael al suo fianco.
“ Ehi Sis.” Rispose MacPayn guardando con un sorriso un qualcuno proprio alle spalle dei due primini.
Fred nel voltarsi, si ritrovò davanti la ragazzina di Grifondoro che il prefetto aveva indicato loro come la propria sorella: Valerye MacPayn.
“Ho visto che mi stavi indicando dal mio tavolo. Hai bisogno bro?” chiese la ragazzina sorridendo.
“Sì, volevo presentarti due tuoi coetanei.” Disse lui indicando Fred e Mikael.
“Ehm ciao, sono Frederika Rosembaum e lui è Mikael Arcangelo. Piacere di conoscerti!” si presentò Fred cercando di battere l’imbarazzo.
“Ciao! Valerye piacere mio. Non credo che vi ricordiate di me…”
“No, io mi ricordo di te, ma non mi ricordo come mi ricordo di te.” Disse tutto ad un tratto Mikael.
Valerye ridacchiò divertita “L’importante è che ti ricordi di me!”
Fred era solo più confusa, che doveva dire ora? Quella di Mich era una battuta?Doveva ridere? Fare amicizia era così dannatamente complicato!
A trarli di impiccio arrivò, per fortuna il prefetto MacPayn.
“Ti trovi bene tra i Grifondoro?” chiese il ragazzo diretto alla sorella.
“Sì, le ragazze sono simpatiche, i ragazzi sono bho… non li ho inquadrati ancora bene.” stava raccontando Valerye “Però ho fatto amicizia con uno di loro, è un tipo simpatico.. per il resto va tutto bene! Più tardi vado in Biblioteca a studiare…”
“Aspetta!” la bloccò Mikael “Portamici, non so dov’è! Come non sapevo dov’era l’aula di pozioni, o quella di incantesimi o di storia della magia …. Questo castello è un labirinto!”
“Va bene… ti ci porto io…” disse Valerye un po’ stralunata per essere diventata all’improvviso una specie di guida turistica.
Fred però non voleva farsi scappare quell’occasione e spuntando da oltre la spalla di Mikael  chiese “Posso accodarmi?”
“Ok… va bene… è che voglio andare a leggere qualche libro sulle creature magiche…”
“Oh ti piacciono le creature magiche?!” chiese Fred illuminandosi, nella speranza di aver trovato un terreno comune. Le creature strane erano state una delle cose che più l’avevano incuriosita da quando aveva scoperto del mondo magico. Infatti aveva già divorato il libro di Newt Scamander, presente nell’elenco dei libri di scuola, ma ne avrebbe voluto avere di più.
“Siiii…” rispose Valerye con un sorriso entusiasta.
“No perché volevo prendere altri libri al riguardo dal Ghirigoro questa estate, ma insomma non sono proprio gratis…”
Ancora le piangeva il cuore per non aver potuto prendere quel libro sui draghi ad agosto. Ma i suoi genitori erano stati tassativi. Non poteva spendere più di tre galeoni e quello ne costava quattro… la sua solita sfortuna…
“Tranquilla c’è un intero reparto a riguardo, forse anche di più!” le disse sicura Valerye.
“Ce ne sono così tanti???” alla serpeverde  brillarono gli occhi. Non vedeva l’ora di lanciarsi letteralmente in quel reparto per non uscirne più.
“Fred è una biblioteca, è piena di libri.” La freddò Mikael. La ragazza lanciò una breve occhiataccia al compagno prima che Valerye richiamasse di nuovo la loro attenzione.
“Se volete possiamo andare ora in biblioteca. Così sfruttiamo la pausa tra le lezioni.”
“Perfetto!” esclamò Mikael alzandosi immediatamente da tavola, seguito a ruota da Frederika.
Il trio salutò il prefetto MacPayn e si diresse fuori dalla Sala Grande chiacchierando.
“Nel pomeriggio abbiamo solo erbologia… e se non ricordo male siamo con voi Grifondoro. Giusto?” chiese Fred all’altra ragazza, giusto per fare conversazione.
“Sì, esatto! Poi possiamo metterci vicini ad Erbologia…” stava dicendo Valerye con un gran sorriso prima di abbassare la voce con un certo imbarazzo aggiungendo “Se mi volete ovviamente…”
“Certo va benissimo!” risposero in coro i due serpeverde.
“Sì! A Serpeverde ci odiano tutti!” aggiunse Mikael.
“Sì, in effetti, sei l’unica persona che ci abbia parlato… a parte tuo fratello… da due settimane…” concluse Fred con amarezza.
“Già e sta cominciando a pesare.” Disse Mikael con la stessa emozione della compagna “Sai com’è tu fai ‘Ehi ciao!’ e poi, ti guardano, ti schifano e se ne vanno. È un po’ deprimente.”
“Caspita, mi dispiace.” Rispose Valerye senza guardarli, forse in imbarazzo o a disagio. Magari quella non era stato il momento adatto per parlare dei loro problemi con i  compagni di casa… e se avessero mandato a quel paese la possibilità di essere amici? Accidenti a te Mikael,  dovevi decidere di aprire bocca proprio nel momento sbagliato, vero?!
 “Allora è deciso.” Disse Valerye con un nuovo sorriso deciso sul volto “Ad Erbologia ci sediamo vicini, così vi presento Lily o Remus, due miei compagni…”
Come non detto. Mich, ottimo lavoro!
“… purtroppo non riesco sempre a sedermi vicino a Lily, perché c’è sempre questo ragazzo di serpeverde, credo si chiami Sev-qualcosa,  che continua a sedersi di fianco a lei e devo essere abbastanza veloce per fregargli il posto!” stava dicendo Valerye con un mezzo broncio.
“Oh credo che tu stia parlando di Severus Snape… è un suo amico, credo, da prima della scuola…” disse Fred.
“Sì, me lo aveva detto.” Si ricordò Valerye. “Ma tu come fai a saperlo?”
“Li ho incontrati entrambi sull’Espresso e abbiamo chiacchierato un po’ durante il viaggio…” rispose la ragazza.
“Certo però, ora che ci penso…” si intromise Mikael con fare meditabondo “Questo Snape, non è mica l’unico che non fa una faccia di merda quando ci guarda?”
“Sì, questo è vero.” Concordò Frederika, seppur non molto convinta.
“Quindi ho speranza dai!” esclamò Mikael con un sorriso imboccando una rampa di scale.“Non voglio sgonfiarti Mich, però… sinceramente non so come prenderlo… Snape, intendo. Nel senso non ci schifa, ma ci ignora… non capisco se gli stiamo antipatici o meno.” Disse Fred esponendo ad alta voce i suoi pensieri.
 “Mi ha aiutato a pozioni, ora che mi ci fate pensare… quindi non credo sia male come persona…” disse Valerye nel tentativo di risollevare il morale alle due serpi.
“Sì ma partiamo dal presupposto che stiamo sul cazzo a tutti, c’è è semplice… quindi de’ pota!” concluse Mich con un’altra delle sue strane parole in italiano
“Che vuol dire pota?” chiese Valerye confusa.
“Aaaah…. È un intercalare… riempitivo… non ha senso…” balbettò il ragazzo distanziandosi dalle due di un paio di gradini, saltandone stranamente un paio.
Ma quel salto non era stato fatto per caso e Fred lo scoprì poco dopo, quando il suo piede invece che incontrare una perfetta superficie solida, dove avrebbe dovuto esserci un gradino di marmo, trovò solo il vuoto. La ragazzina si ritrovò con la gamba incastrata nella scala per l’ennesima volta e dei nuovi lividi che presto sarebbero entrati a far parte della sua già ampia collezione per colpa di tutte quelle dannate cadute.
All’urlo della serpeverde, per via dello spavento  –non era mai bello non sentirsi la terra sotto ai piedi all’improvviso- Mikael ormai abituato ai capitomboli della compagna si girò per aiutarla ad uscire dalla scala, ma si ritrovò davanti uno spettacolo inusuale.
Fred era a terra incastrata nella scala con una gamba che sporgeva nel vuoto e Valerye era attaccata alla balaustra della scala, come se fosse un paguro mentre tastava circospetta i gradini davanti a lei.
“Che diavolo state facendo?”
“Le scale sono il male dell’umanità Mich, va bene!” sbraitò la serpeverde, mentre cercava di rimettersi in piedi.
“è colpa di quel gradino! Non mi ricordo mai dov’è e ho paura di cadere…” disse la grifondoro con un leggero timore nella voce.
“State litigando con un gradino?”
“è un infame bastardo!” sbraitò di nuovo Fred, incazzata in realtà più con sé stessa. “Ora mi dai una mano?”
“Ok… non sono del gruppo dei fighi. Questo penso di averlo capito.” Disse Mikael con un mezzo sorriso ed ignorando entrambe le ragazze continuò a procedere su per le scale, pure con le mani in tasca.
“Mich!!”
 
Severus era felice. Il ragazzo era esattamente dove aveva sempre voluto essere, ad Hogwarts, al centro del mondo magico e in compagnia della persona più importante della sua vita. Quante volte in passato aveva sognato di starsene seduto nella grande e antica biblioteca di Hogwarts insieme a Lily, alle prese con ricerche sul sapere magico, intenti a scoprire ogni segreto della magia. Insieme, con nulla che potesse disturbarli e,  finalmente stava  avvenendo.
I due ragazzini erano lì, fianco a fianco a studiare vecchi tomi che probabilmente erano stati scritti secoli addietro concentrati ed affascinati da tutto quella meraviglia. Quanto sapere, quanto potere potevano regalare quei vecchi libri, quanto segreti potevano rivelare ed erano tutti a portata di mano.
Severus si ritrovò a sorridere, dando una leggera occhiata alla sua amica china su un vecchio tomo. Lily era seduta al suo fianco, talmente vicina da essere spalla a spalla. I lunghi capelli le incorniciavano il volto chiaro in voluminose onde rosse, mentre i suoi occhi smeraldini correvano su per le righe del libro, saettavano da destra verso sinistra. Lily si stava mordendo il labbro inferiore, come faceva sempre quasi involontariamente quando era concentrata. A Severus scappò un altro sorriso nell’osservarla.
 Anche se il fatto che fossero finiti in case diverse, all’inizio gli aveva dato fastidio, alla fine i due amici avevano trovato il modo di conviverci. Si erano prefissati dei giorni specifici da passare sempre insieme –per lo più in biblioteca- in modo da non perdersi e concedersi del tempo per loro. La cosa migliore era che, era stata Lily a proporlo. Severus ne era stato così stupidamente felice per quel piano così innocente –anche se piuttosto pratico e logico- anche perché aveva davvero temuto che gli altri Griofondoro avessero riempito Lily di brutte parole verso la casa di Serpeverde. In fondo tutti conoscevano i pregiudizi sulla casa verde argento e Severus non avrebbe mai perdonato quegli stupidi se per colpa loro avrebbe perso l’amicizia di Lily. Per fortuna, però non era successo.
Forse doveva ringraziare anche  la ragazzina con cui Lily sembrava aver fatto amicizia nella sua casa, una certa MacPayn. La quale aveva un fratello proprio a Serpeverde e  i due sembrassero andare d’accordo, quindi difficilmente si sarebbe messa a parlare male della casa del fratello. Quello era un punto a suo favore… certo sarebbe stato meglio se MacPayn non fosse stata una tipa così appiccicosa! Se ne stava sempre attaccata a Lily, era un miracolo se lui riusciva a trovare la SUA amica da sola! Per Salazar, ce l’avevano sempre dietro al culo, quasi gli sembrava di avere la sua voce  nelle orecchie anche ora!
“Mio fratello mi ha detto che la bibiotecaria è davvero insopportabile.”
Ecco appunto. Era proprio come se fosse lì.
 “Odia tutto e tutti, in, pratica ama solo i libri.”
Ok, Severus stava cominciando a preoccuparsi. Come era possibile che riuscisse ad immaginarsi così bene la voce di MacPayn?!
“Belli i libri, simpatici i libri è facile anche parlarci con loro, non rispondono!”
Oh no. Quella non era la voce di MacPayn. Era di Arcangelo, uno dei due idioti nati babbani della sua casa! Era impossibile che se lo stesse immaginando, quindi significava che…
“Non quelli della sezione proibita!” sentì ridacchiare la voce di MacPayn.
La voce proveniva dal corridoio principale della biblioteca e si stavano avvicinando.
“C’è una sezione proibita? Perché c’è una sezione proibita?” chiesero in coro Arcangelo con la voce di Fred…erika Rosenbaum. Oh porco Godric! C’era pure lei.
In quell’istante il trio comparì alla vista superando l’ultimo scaffale che li aveva nascosti fino a quel momento. Severus sperava soltanto che continuassero dritti senza che li vedessero. Era riuscito ad ignorare il più possibile il duo di nati babbani, entrando così nelle grazie dei purosangue della sua casa, quindi L
l’ultima cosa che voleva era essere visto in loro compagnia.
“Perché ci sono libri che  noi giovani fanciulli non dovremmo leggere!” stava dicendo MacPayn facendo una voce grossa come se stesse parlando un adulto. Probabilmente stava imitando qualcuno…
“Sa un po’ di proibizionismo.” Disse Rosenbaum.
“E  abbastanza.”
Severus in effetti non poteva che concordare.
Arcangelo era rimasto per un attimo ad osservare i cancelli del reparto proibito che contrassegnavano la sezione con fare pensieroso prima di dire “ …..troveremo un modo per entrare.”
Le due ragazze in sua compagnia scoppiarono a ridere a  quella frase che preannunciava un più che evidente sprezzo delle regole della scuola. Che idioti.
Il trio stava per superare il loro corridoio, dove lui e Lily si erano seduti ad uno dei tavoli per la consultazione dei libri.  Severus tirò un sospiro di sollievo per il pericolo scampato, ancora un passo e sarebbero stati salvi,  ma la dea fortuna non era dalla sua quel giorno, perché  proprio all’ultimo istante MacPayn si girò verso di loro.
“Oh ciao Lily!”
Porco Godric.
La sua amica a sentirsi chiamare alzò la testa dal libro, accorgendosi solo in quel momento della presenza del trio degli impiastri.
“Ciao Valerye!” salutò Lily a bassa voce per evitare le ire della bibliotecaria e facendo scorrere lo sguardo sui due serpeverde che erano con la compagna di casa, riconoscendo ovviamente una di loro. “Oh ciao Fred!”
Al saluto, la ragazza dai capelli corti, le fece un segno con la mano con un mezzo sorriso. Non sembrava molto entusiasta di vederli, sentimento che Severus condivideva appieno. Quando il trio li ebbe raggiunti Lily chiese a MacPayn con un sorriso : “Non sapevo foste amiche!”
“In  realtà, li ho appena conosciuti entrambi.” rispose la bionda, prima di girarsi verso il ragazzo che l’accompagnava. “Comunque lui è…. Mich… scusa non mi ricordo il tuo cognome.”
“Tranquilla. È Arcangelo. Mikael Arcangelo, ma va bene se mi chiamate tutti solo, Mich!” rispose lui con un piccolo sorriso.
“Piacere di conoscerti. Mi chiamo Lily Evans! Sei anche tu del primo anno giusto?”
“Yep.”
“Quindi anche lui è in classe con  te Sev!” disse Lily volgendosi verso Severus. “Potreste fare amicizia!! Venite, sedetevi con noi!”
A quelle parole Severus si voltò di scatto verso l’amica con un sopracciglio alzato. Era palese che il ragazzo stava cercando di ignorare il trio il più possibile e l’ultima cosa che Severus voleva, era quello di fare amicizia con due persone che lo avrebbero solo messo nei guai.
Ma Lily non sembrò proprio recepire il messaggio silenzioso di Severus, perché cominciò a spostare alcune dei libri che stavano consultando per lasciar posto ai tre nuovi venuti. MacPayn si era già seduta senza farsi problemi, ma erano proprio i due serpeverde a sembrare restii ad accettare l’invito di Lily.
“Ecco il problema è…” stava dicendo Arcangelo, lanciando un’occhiata in tralice sia a lui che a Rosenbaum  “Non so se conosci bene o male i serpeverde… ma in pratica noi siamo sanguesporco quindi non so se ti conviene proprio averci intorno…”
Severus era allibito. Si preoccupavano per la loro reputazione? Per il suo buon nome all’interno della casa? Perché? Non si conoscevano nemmeno!
“Sanguesporco? Che vuol dire?” chiese Lily confusa.
Oh no… Severus non avrebbe mai voluto affrontare un discorso del genere. Come poteva spiegarglielo?
 Ma per fortuna MacPayn lo precedette.
“Lily, non dire quella parola più di tanto in giro.” Stava dicendo la ragazzina a bassa voce “è considerato un insulto nei confronti di persone che sono nate da genitori non magici. È un’ offesa piuttosto pesante.”
“Oh…”
Lily era senza parole. Severus poteva immaginare che la propria amica aveva capito in fretta che ‘sanguemarcio’ era un insulto che poteva essere rivolto anche a lei, essendo lei stessa una Nata Babbana. Severus nascose il volto nel libro  che stava ormai solo fingendo di leggere. Non voleva vedere il viso di Lily in quel momento, perchè non voleva vedere l’espressione ferita che poteva essere comparsa sui suoi lineamenti. Perché lei non era una sanguemarcio. O meglio, certo i suoi genitori erano babbani, ma lei era diversa. Era un’eccezione. Severus non sapeva su cosa si fondasse questa sua convinzione, ma lui era sicuro in quello che credeva. Lei non era come tutti gli altri.
“Ma cosa c’entra il sangue?” sentì dire a Lily, percependo un tremolio nella voce che normalmente non avrebbe dovuto esserci. Severus avrebbe voluto confortarla dicendole che lei non se ne dovrebbe preoccupare, ma non riusciva nemmeno ad aprire bocca. Figuriamoci guardarla negli occhi.
“Credo che sia dovuto al fatto che solitamente la magia è ereditaria.” Le spiegò MacPayn “Quindi quando non hai genitori o parenti maghi, che hanno questo  ‘sangue magico’ –se si può dire così- , vuol dire che hai il sangue marcio. Però non lo so, non capisco questa mentalità ottusa!”
Mentalità ottusa?
“Quindi vuol dire che il nostro sangue è cosa? Ammuffito?” sputò Rosenbaum con un ghigno sul volto e un tono che non sapeva se essere divertito o arrabbiato.
“Credo sia lo stesso concetto del perché zio Gaetano  vuole scommettere solo  su cavalli purosangue alle corse.” Si intromise Arcangelo.
Allora, non era completamente stupido.
“Quindi, mi state dicendo che per essere un mago o una strega rispettabile devi avere il pedigree?” chiese Rosenbaum scettica.
“Se hai la mentalità ottusa di alcuni purosangue, sì. Se invece sei una persona con un minimo di cervello, no non cambia niente se hai uno o due o zero genitori maghi.” Rispose MacPayn.
Severus avrebbe voluto dire un paio di cose a riguardo, ma quello non era né il momento né il luogo adatto a discorsi sulla genetica e l’essenza della magia. Soprattutto non con delle persone così ‘ottuse’, come dicevano loro –Lily  a parte si intende.
“Ma perché qualcuno crederebbe ad una cosa così stupida, se non è vera?” chiese la rossa in quel momento.
No sacce guagliò!”
Cosa?
Arcangelo aveva parlato ancora nella sua strana lingua. Strana, perché Severus cominciava a pensare che le esternazione che spesso il mezzo-italico esprimeva non fossero propriamente italiano.
Nonostante le incomprensibili parole di Arcangelo, MacPayn andò avanti a spiegare, rispondendo alla domanda di Lily.
“Perché al mondo c’è sempre qualcuno che pensa di essere superiore agli altri e quindi devono avere una scusa. In questo caso, è il sangue puro.”
Non era questione di credere di essere. Loro lo erano. Ma questi pensieri, Severus decise di tenerseli per sé.
“Tutto questo è orribile!” esclamò arrabbiata Lily “Ma cosa centra con i serpeverde?”
“Tutti nella nostra casata ci stanno insultando per questo.” Fu la laconica risposta di Arcangelo.
“Cosa?!”esclamò di nuovo sconvolta la rossa, subito volgendo lo sguardo verso Severus. Il ragazzo poteva leggere paura in quegli occhi. Lily aveva paura per lui. 
“No lui no.” Disse Arcangelo richiamando l’attenzione della ragazza “Soltanto noi due… giusto?” concluse il ragazzo guardando verso Rosenbaum per chiedere conferma, che infatti gli fu data.
“Per quello che ho visto sì.”
“Meno male… “ disse lui con tono sommesso. “Credo.”
Lily però non sembrava voler demordere e il suo cipiglio smeraldino era rimasto fisso su Severus, forse volendo essere sicura che il suo amico fosse al sicuro. Come se lo fosse mai stato poi? Severus era decisamente più al sicuro lì ad Hogwarts nella casa di Salazar Serpeverde di quanto lo fosse mai stato a Cockworth.
“Tranquilla Lily. Io so cavarmela e per ora non ho avuto alcun problema.” Disse Severus chetando la rossa.
Lily tirò un sospiro di sollievo, ma invece che lasciar perdere divenne ancor più battagliera.
“Sì, ma non è nemmeno giusto che loro debbano essere insultati in questo modo!” esclamò indicando i due impiastri. Severus alzò un sopracciglio in risposta. Da quando doveva essere un problema suo se quei due venivano insultati o altro? Non erano mica amici suoi e non voleva nemmeno che lo diventassero!
“Guarda Lily, degli insulti sinceramente non me ne importa poi molto ormai… dopo un po’ ci fai l’abitudine.” Stava dicendo Rosenbaum “Vorrei solo evitare il resto…”
“Resto? Quale resto?” chiese allarmata Lily. Anche Severus si fece attento, curioso di sapere esattamente quale fosse questo resto. Aveva intuito che la ragazzina doveva avere avuto un brutto scontro con i purosangue del loro anno, ma non aveva mai indagato oltre.
“Davvero nulla di che… solo vorrei preservare le mie cose… o almeno quelle che mi restano intatte…” disse Rosenbaum guardando per terra a disagio.
“Fred ti hanno rotto qualcosa?!” chiese preoccupata MacPayn.
“Credo nulla che si non si possa riparare con un incantesimo, anche se lo devo ancora imparare… ma ci sto lavorando.” Minimizzò la serpeverde con un sorriso tirato.
“Ma è indicibile! Sei andata dai prefetti?” chiese Lily saltando in piedi sempre più infuriata tanto che le sue gote stavano diventando dello stesso colore dei capelli.
“Dubito che potrebbero realmente fare qualcosa visto che fanno tutti comunella essendo a quanto capito quasi tutti purosangue e non voglio mettere nei guai tuo fratello Valerye.”
Ottimo ragionamento. Forse non era così idiota.
“è ingiusto!” sentenziò Lily tornando a sedersi con le braccia incrociate sul petto e un vistoso –e adorabile- broncio in viso.
“Come la vita.” Disse Arcangelo con la sua classica faccia inespressiva.
In quel momento Lily venne colpita come  da un fulmine e si voltò di scatto verso Severus, facendolo quasi spaventare per quella faccia inviperita. Severus aveva visto Lily così arrabbiata solo poche volte nella vita e poteva dire che la rossa era sempre spaventosa quando si infuriava in quel modo.
“Non è successo niente del genere a te vero? Perché se no io…”
“Lily! No. Non è successo a me.” disse bloccando le minacce sul nascere, ma non riuscì comunque ad impedirsi di lanciare un’occhiata verso Arcangelo, in ricordo della sera di qualche giorno addietro. Quando era tornato in dormitorio un baule era stato scaraventato dall’altra parte della stanza rovesciando tutto il suo contenuto in giro per il dormitorio. Doveva essere quello di…
“Sì, la cosa divertente è che hanno scaraventato un baule in giro, ma era quello del mio compagno di letto… credo a questo punto per sbaglio … e da allora hanno smesso di scaraventare bauli.” Disse ridacchiando Arcangelo.
Severus era basito.  Come si faceva a sbagliare in quel modo il bersaglio di uno scherzo del genere. Erano solo in quattro in stanza!!
“Comunque visto che siamo qui, volevo cercare qualcosa che possa aiutarmi a proteggere le mie cose da intrusi o gente indesiderata. O anche proteggere me stessa non sarebbe male.” Disse Rosenbaum facendo scorrere lo sguardo sugli imponenti scaffali che li circondavano. Seguita poi subito a ruota da Arcangelo, interessato evidentemente alla ricerca per ovvi motivi.
“Va bene. Vi aiutiamo a trovare quello che cercate allora!” saltò su Lily alzandosi in piedi.
Severus guardò l’amica stranito e anche un po’ seccato “Vi? Al plurale?”
“Sì, anche tu Sev. Forza dacci una mano.” Sentenziò la rossa prendendolo per un braccio e sollevandolo quasi di peso.
I cinque ragazzi così si inoltrano per il reparto di Dada alla ricerca di libri utili alla coppia di Serpeverde con un Severus molto torvo e inviperito al seguito. Dopo qualche minuto però Snape riesce ad allontanarsi da Lily e dalle ragazze che stavano sfogliando dei libri nella sezione di incantesimi difensivi , almeno per poter esternare in santa pace tutta la sua rabbia per quel  fastidioso e inutile inconveniente.
Quello doveva essere il suo pomeriggio. Da quando erano arrivati ad Hogwarts aveva trovato solo quel momento per passare un po’ di tempo con Lily, ma era stato tutto di nuovo rovinato da quei due impiastri. Non era bastato loro, cercare di rovinargli la reputazione con i purosangue della sua casa, no dovevano distruggergli anche quel piccolo momento di calma e felicità! Severus cominciava davvero ad odiarli.
Svoltato l’angolo in un altro reparto della biblioteca si ritrovò davanti proprio uno di quegli impiastri, abbarbicato su una traballante scala a muro mentre sfogliava un vecchio libro tutto impolverato.
“Uhm… questo libro sembra roba avanzata… “ stava dicendo Arcangelo più a sé stesso che ad altri.
Severus stava già per tornare sui suoi passi nella speranza di non essere visto e continuare a lamentarsi al nulla quando venne bloccato sul posto dalla voce del suddetto ragazzo che urlò senza riserbo: “Avada Kedavra che minchia fa?”
Severus sussultò vistosamente guardandosi intorno allarmato, nel timore che qualcuno l’avesse sentito – logicamente tutti nei paraggi per come l’idiota aveva gridato. Il ragazzo tornò indietro a grandi passi, avvicinandosi alla scaletta per sibilare a denti stretti  “Metti via quel libro.”
“Eh ma aspetta! Qui c’è anche un’altra cosa che si chiama Imperio…” continuò lui imperterrito senza curarsi di abbassare la voce.
Severus stava per intimargli di nuovo di posare il libro che dal fondo del corridoio arrivò quasi correndo la Bibliotecaria che con un gesto della bacchetta strappò il libro dalle mani di Arcangelo per afferrarlo subito dopo con le lunghe dita scheletriche frementi di rabbia.
“Questo non doveva essere qui. Dove lo hai preso?!” sibilò a sua volta Madama Pince con la sua classica voce stridula.
“ Lì sopra.” Indicò Arcangelo mentre scendeva dalla scaletta. 
La bibliotecaria perforò con lo sguardo entrambi –come se fosse colpa anche di Severus-  per poi scappare via verso il reparto proibito a cui apparteneva con ogni probabilità il libro incriminato.
“... ma io stavo leggendo… “ disse Arcangelo guardando il punto in cui era scomparsa la donna in malo modo come se volesse incenerire con lo sguardo quell’esatto punto della biblioteca.
“Quelle che hai letto erano due delle Maledizioni senza Perdono, per cui è ovvio che Madama Pince te lo abbia portato via. Non è materia di studio in questa scuola, anche perché l’uso di queste maledizioni è un viaggio di sola andata per Askaban.”
“Ah... Askaban. Famosissima Askaban, l’irreprensibile Askaban. Ci farei una vacanza ad Askaban…”
Severus alzò gli occhi al cielo esasperato.
“è la prigione dei maghi, stolto. Non è un posto di villeggiatura! Ci sono i Dissennatori lì… e i Dissennatori sono delle creature oscure che ti succhiano letteralmente l’anima dal corpo. È la massima condanna nel nostro mondo.”
“Ah ok, ma io quel  libro lo volevo leggere uguale!”
Severus lo guardò un po’ stranito “Ti interessi di Arti Oscure?
“Sì… no…” disse Arcangelo alzando le spalle confuso “Sono Arti Magiche, che differenza c’è?”
Severus era colpito, non si aspettava una risposta del genere. Certo quella curiosità poteva essere frutto solo dell’ignoranza, ma forse… forse li aveva giudicati male quegli impiastri o almeno questo qui dimostrava un minimo di qualità interessanti.
Severus si limitò ad annuire alla domanda di Arcangelo, offrendo per la prima volta di sua spontanea volontà un aiuto per la ricerca di un libro di Difesa. Magari non tutti i mali venivano a nuocere.

Note dell'autrice:
Se volete vedere alcune art su Marauders Era-RPG seguitemi sul mio profilo instagram o tumblr. Link qui sotto:
https://www.instagram.com/fred_art_95/
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