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Autore: jinkoria    23/12/2020    2 recensioni
[ BakuDeku; multicharacter, multipairing | Prompt dell’iniziativa #25DaysofBakuDekuChristmas ]
Di come in venticinque giorni Midoriya Izuku si faccia innanzitutto eroe del proprio Natale e di quanto Bakugou Katsuki sia, non poi così sorprendentemente, fondamentale in tutto ciò.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Mina Ashido, Shouto Todoroki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bonsoir!
Altro capitolo breve ma devo prendere confidenza col nuovo computer (ed è stata una giornata movimentata per sistemarlo al meglio delle mie capacità.......), mi ha abbastanza messo in difficoltà il prompt in sé a essere sincera, per la questione dell'IC e tutto, che nonostante l'andazzo della raccolta cerco di rispettare il più possibile :( non sapevo neanche che personaggi inserire.... Alla fine ho riadattato un po' il prompt, diciamo così, si scende nel sano domestic come si deve ??.  E forse è un po' 🔥 possiamo considerarlo, dai, ma è tutto molto soft.

😛 (amo queste faccine mi fanno ridere un sacco senza nessuna ragione-)
Grazie a chiunque segua la raccolta,  ho visto il numero di seguite e preferite aumentare dopo gli ultimi due aggiornamenti e non pensavo ;; soprattutto considerando i mille imprevisti e il ritardo... in ogni caso, scusate come sempre eventuali errori di distrazione e buona lettura! 🧡💚

 

-23: Cuddles by the Fire


 

«Kacchan...» mugolò Izuku, le braccia abbandonate sulle spalle del compagno e la bocca dolente e stanca, al contrario di quella di Katsuki che invece pareva non volerne sapere di fermarsi.

A riprova di ciò, il ragazzo catturò ancora il labbro inferiore di Midoriya fra le proprie, ghignando compiaciuto in quello stesso bacio nel sentire l’ennesimo verso lamentoso e goduto insieme rubato dal petto dell’altro; le mani erano legate dietro la schiena di Izuku, all’altezza del bacino, laddove il maglione tirava per la posizione protesa verso l’alto, non abbastanza da scoprire la pelle del fianco ma a sufficienza perché Bakugou, sentendo il tessuto sollevarsi, ne fosse intrigato e tentato.

Intanto Midoriya era tornato a sciogliersi contro di lui, aprendosi all’intrusione di quella bocca calda ed edace come fiamme che consumano i tocchi di legno, le dita risalirono lungo il collo e dalla nuca si divaricarono tra gli scompigliati capelli color del grano, districandoli alla stregua dei nodi della trama più appassionante di qualsiasi storia avesse mai ascoltato.

A proposito di fiamme, il fornello accanto a loro tossicchiò una fiammata più forte delle precedenti e solo allora Bakugou si allontanò di scatto, le guance arrossate suo malgrado visibilmente seccato – mai quanto quelle di Izuku, specie dopo aver sentito il suono umido e secco della loro separazione – e maledicendo il pentolino scadente col quale avevano cercato di scaldare un po’ di latte per la cioccolata, dal momento che Todoroki gliene aveva avere fatta di ottima qualità da parte di Endeavor e Hawks. Più il secondo del primo, Shouto aveva suggerito senza mezzi termini quanto suo padre avesse piuttosto provveduto all’aspetto economico del dono che non alla selezione in sé.

«Mi fa pure schifo» imprecò Katsuki, girando la manopola per abbassare l’intensità della fiamma, l’altro braccio non si era mosso di un millimetro, solo Izuku si era avvicinato un po’ di più, dapprima le braccia erano quasi tese oltre le spalle di Bakugou, poi avevano preso un’angolazione più retta, gli avambracci parzialmente poggiati sul suo petto e le falangi intrecciate dietro il collo; i capelli sfregavano contro il mento ma Bakugou non se ne curò, semmai sfruttò come base d’appoggio la testa di Midoriya.

Dunque si ritrovavano così aggrovigliati, in quel mezzo abbraccio con Izuku tutto contenuto e sembrava più piccolo di quanto non fosse, immobile e sereno sorretto dal corpo del compagno, mentre Katsuki era indaffarato con la preparazione della bevanda calda. La quale, in realtà, era stata un suggerimento di Izuku stesso, l’arrivo della fornitura da parte di Keigo era stato un caso del tutto fortuito e che il portatore di One For All non aveva potuto interpretare se non come un segno del destino. Bakugou, chiaramente, aveva storto la bocca nel pieno della contrarietà, memore del sapore fin troppo dolce per i suoi gusti nonostante il cioccolato amaro per bilanciarne il gradimento; a convincerlo, oltre alla faccia entusiasta del nerd da strapazzo, era stato il ricordo delle labbra colorate dal cioccolato e delle quali si era domandato di cosa sapessero, o a che sapore le avrebbe accostate, se le avesse baciate dopo la cioccolata.

Ignaro di quanto Midoriya stesso fosse stato avvinto da quell’onda di pensiero.

Quest’ultimo domandò, strofinando la guancia contro il petto di Katsuki senza rendersene davvero conto; semplicemente stava comodo e voleva approfittarne, «Vado a prendere quello fondente?».

Bakugou lo strinse per riflesso, anche lui non fece particolare caso al gesto; si erano resi entrambi conto, da quando avevano – più o meno? – portato la loro bizzarra e travagliata relazione a un altro livello, di quanto naturale gli risultasse stare così vicini, neanche l’ombra di un fastidio. Midoriya soprattutto si era sorpreso di come l’amico d’infanzia non si irritasse ai suoi ancora impacciati tentativi di contatto, al contrario dove la mano di Izuku si fermava, esitante, quella di Bakugou arrivava a colmare la distanza residua. Ed erano passati un paio di giorni, nonostante ciò era come se avessero inconsciamente atteso tanto di poter agire in quel modo, desiderato da chissà quanto, prima ancora di realizzarlo davvero, che una volta ottenuto l’implicito via libera avevano finito con l’assecondare quell’istinto ed era stato così spontaneo da non intaccare in alcun modo la loro quiete giornaliera.

Se non per quel battito sempre un po’ più accelerato, non più una cacofonia indistinta bensì l’armonia dell’accordo finalmente trovato, appeso ed espresso all’unisono.

«Ancora un attimo e il latte è pronto, razza di pecorella che non sei altro» rispose Katsuki dopo qualche istante; Izuku dabbasso lo fulminò col tentativo, fallimentare, di intimargli di smetterla con quella battuta, non si aspettava di certo il cappellino natalizio gli rimanesse indifferente per sempre ma era dalla fine del loro appuntamento, in un messaggio di buonanotte – per il quale Midoriya era quasi morto – accompagnato dall’emoji dell’ovino, che non gli dava tregua.

«Kacchan!».

«Deku».

«Se continui a chiamarmi in quel modo allora anch’io ti darò del volpino di Pomerania!».

Midoriya gongolò interiormente sentendolo irrigidirsi e poté intravedere il fastidio misto a sconcerto del compagno al solo ricordo della bestiola in questione a lui associata, ma durò poco perché quello ribatté sbruffone: «È troppo lungo perché non ti stanchi di chiamarmici dopo, al massimo, un paio di volte».

Innegabile, si era stancato già nel dirlo quella singola volta, figurarsi ripeterlo al punto da tormentarlo. Non che a Katsuki servisse chissà che ripetizione per sforare nell’isteria e intolleranza più assoluta, tuttavia era una battaglia persa.

Se non fosse stato per la lana che avrebbe rischiato di ritrovarsi in bocca, probabilmente lo avrebbe morso proprio lì, dov’era poggiato, al centro del petto – qualcosa di pericoloso suggerì a Midoriya quanto non fosse poi detto l’altro non avrebbe gradito, o peggio, avrebbe addirittura ricambiato e col doppio dell’intenzione.

Inoltre, piccolo e impertinente un pensiero si incastrò nella lingua di Izuku, il quale tornò a rannicchiarsi contro Bakugou mentre quello diceva qualcosa sul latte ora davvero pronto, borbottando più tra sé che con l’intenzione di essere sentito.

«Non è che non avresti altri modo in cui chiamarmi a parte quello…».

«Ah?» ricevette in risposta «Hai detto qualcosa?».

Izuku si limitò a scuotere la testa, cambiò invece la traiettoria del discorso.

«È pronto?».

Katsuki annuì «Vai a prendere la cioccolata, se ci arrivi».

«Certo che ci arrivo!».

Un po’ sulle punte, davanti lo stipetto dove era stata riposta la variante amara, al riparo dallo sguardo potenzialmente indagatore di Bakugou, Midoriya pensò sarebbe stato bello, per una volta, se lo avesse chiamato per nome.
 

«Non c’è verso».

«Non ti piace?».

«Fa vomitare».

Izuku lo guardò rammaricato, poi fissò il contenuto della propria tazza e infine ne sorseggiò ancora, come per confermare il proprio parere: gli piaceva eccome, molto più di quella al caramello mou assaggiata dai Todoroki, nonostante vi fosse dello zucchero la prevalenza della cioccolata fondente sovrastava il rischio di sfociare nello stucchevole.

Ripensando a quel giorno, sentì le orecchie andare rapide a fuoco, dunque gettò un’occhiata di sottecchi al compagno, il quale teneva la lingua di fuori come manifestazione del proprio disgusto, anche se continuava a bere la bevanda a priori da quel contrasto.

Midoriya pensò che avrebbe davvero voluto baciarlo, adesso che aveva il permesso di farlo, perché il tarlo di quel dubbio non era svanito neppure all’ovvia prospettiva che, in ogni caso, stavolta avrebbero avuto entrambi per certo lo stesso sapore e pertanto non ci sarebbe stata nessuna curiosità di distinzione da soddisfare. Izuku se ne fregò altamente, però, quando vide uno sbuffo di cioccolata al lato del labbro di Katsuki, ancora intento a maledire l’intruglio davanti a sé; l’erede di All Might ne approfittò, piano gli si avvicinò e mentre teneva la sua tazza con una mano l’altra era già andata sul braccio con cui Bakugou sorreggeva la propria, il quale lo fissò perplesso e forse anche un po’ infastidito, stavolta. Si trattò comunque di un’espressione passeggera, presto sostituita da una ben più sorpresa quando Izuku, in barba alle lamentele su quanto gli facesse male la bocca di qualche minuto prima, si era sporto e aveva posato con gentilezza le labbra sulle sue.

Katsuki lo aveva sentito suggere ed era stata la fine.

 

Sconfitto, senza fiato e con la bocca lucida e gonfia, Izuku si era accasciato contro il piano cottura della cucina dei Bakugou, il figlio soddisfatto e compiaciuto in piedi al suo fianco si asciugava il mento. Infine, chinatosi appena per essere all’altezza del lobo incandescente di Midoriya, i denti vicinissimi alla carne che di lì a poco avrebbe saggiato, col tono del peggior infame mormorò:

«Cerca di non farti prendere la mano, dannato nerd, o ti prendo per tutto il braccio».

Izuku dovette aggrapparsi al bordo del bancone.

Hawks-san, pensò in un residuo spiraglio di lucidità, il sapore amaro della cioccolata l’unica cosa che riuscisse a percepire per davvero, ho forse fatto una sciocchezza?


 

Le piume di Keigo vibrarono, scosse da un presentimento; il naso stesso pizzicò, la sensazione di uno starnuto prossimo a sfogarsi benché sperasse di no, ancora intento a riprendere fiato, il petto sconquassato dall’appagamento e la luce irradiata dalle fiamme del camino come unica illuminazione nella stanza in penombra.

«Enji-san» disse quando fu in grado di articolare il pensiero nella maniera più comprensibile possibile «Non avresti voglia di cioccolata calda?».

Endeavor, dalla sua posizione sovrastante, gli rivolse un sopracciglio inarcato e la tipica espressione incolore, tutt’al più era possibile leggervi una punta basita di rassegnazione, un misto tra il cercare di capire da dove venisse quella voglia improvvisa e il lasciar perdere anche solo l’idea di porre davvero l’interrogativo. Recuperò piuttosto una scatola sul comodino sotto lo sguardo rapace del fidanzato, che divaricò le cosce senza neanche rifletterci; Enji vi si posizionò in mezzo con la medesima naturalezza, piegandosi in avanti per raggiungere il viso di Keigo e bearsi del gemito che gli strappò quando gli fu dentro una seconda volta.

«Dopo» accondiscese, i fianchi scattarono in avanti, contro il bacino di Hawks che si muoveva verso di lui; dal ghigno sul suo volto si liberò la provocazione: «Se sarai ancora sveglio».



 


 
   
 
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