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Autore: ___Page    24/12/2020    2 recensioni
C'era un buco nel muro. E con il lockdown, nessuno sarebbe potuto andare a ripararlo.
«Beh che dire, ragazzi. Sarà un piacere condividere le feste con voi»
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*Questa fanfiction partecipa alla challenge "Christmas Lokcdown" indetta dal forum FairyPiece - Fanfiction&Images*
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Starring: Izou, Koala, Ishley, Killer, Trafalgar Law, Penguin, Sabo.
Con la partecipazione di: Bepo e Lindbergh
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Izou, Koala, Penguin, Sabo, Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EVE'NING SHOWER

Giorno: 24 dicembre
Stanza: Cabina Armadio
Prompt: Cappello





 
24 dicembre 2020
Vigilia di Natale
trentacinquesimo giorno di lockdown - terza ondata



 

Ishley aveva scoperto di amare gli acquerelli che era una ragazzina. Non ricordava con precisione quando ma ricordava molto bene l'immagine del quadro ad acquerello che le aveva aperto gli occhi. 
I primi tentativi l'avevano quasi fatta desistere ma, per fortuna, la sua caparbietà e un professore particolarmente attento, erano riusciti a liberare il suo lato più artistico e a fargli spiccare il volo. 
Ciò che più Ishley amava degli acquerelli, era come i colori si sovrapponevano senza oscurarsi, lasciando intravedere tutto per trasparenze, come una limpida confusione.
Come i sentimenti. 
Per lo meno, i suoi. Ishley aveva sempre voluto vivere appieno anche a costo di soffrire tanto, perché tanta sofferenza era il prezzo da pagare per tanta felicità. E pur lasciando le proprie emozioni a briglia sciolta, era sempre riuscita a disticarsi tra i mille colori che componevano la sua anima.
Fino a quel momento. Prima di quel momento, Ishley non si era mai sentita così limpidamente confusa. 
Si sarebbe potuto credere che fosse anche colpa delle numerose decorazioni, che erano giunte fino a quella parte della casa, pure nella cabina armadio, dove per forza di cose non potevano tenere tutti e quattro tutti i loro vestiti. La usavano per i capispalla, per gli abiti da cerimonia e per quelli particolarmente lunghi e/o delicati e, ultimo ma non meno importante, la usava Ishley per dipingere, da quando a febbraio si era trasferita lì. 
E gli addobbi di Izou, che come lui erano eleganti e sobri, per lei facevano atmosfera ed erano solo valore aggiunto. Ishley gli avrebbe apprezzati anche fossero stati dozzinali, per il semplice fatto che Izou li cresce tutti con materiali di recupero, luci comprese. 
In quei giorni gli avevano ricordato che era Natale, che era a casa, che non era sola. 
E tra decorazioni di Natale, vestiti e schizzi, non era solo la mente di Ishley a essere immersa in una limpida confusione. Se si concedeva di fantasticare su una sua eventuale futura esposizione in una qualche galleria, si immaginava un allestimento fatto di specchi, abiti e candele. 
Si fermò nella panoramica dei propri disegni, a scrutare un fondale marino di cui andava particolarmente fiera. L'uso del violetto in punti strategici della composizione, davano all'opera una marcia in più. 
Con un sospiro, Ishley si alzò dallo sgabello su cui era seduta e, senza staccare gli occhi dal disegno in questione, si portò vicino alla scaffalatura che faceva da scarpiera, il cui terzo ripiano veniva lasciato puntualmente libero per lui. 
Non si era allontanato se non per mangiare e sporcare, in quei giorni che Ishley aveva trascorso rintanata nel suo mondo immaginario, ed era sempre tornato da lei, a farle compagnia e fusa. Girò per un attimo lo sguardo verso lo specchio a unghia, studiando l'outfit semplice ma raffinato per la cena di quella così particolare Vigilia. Una cena casalinga e condivisa con chi tanto limpidamente confusa la faceva sentire, ma non poteva negare a se stessa di essersi voluta vestire più carina di quanto si sarebbe preoccupata in altra circostanza. 
Scosse il capo per non pensarci troppo, dedicando ora la sua completa attenzione a chi a suo parere la meritava sempre e comunque. 
«Ah Lindbergh» sospirò, accarezzandolo sulla testa, senza svegliarlo dal sonnellino acciambellato che si stava concedendo da circa due ore. «Per quanto mi sforzi tu sarai sempre più in capolavoro di qualunque quadro» sorrise al micio biondo, che appiattì le orecchie e tese il collo senza schiudere le palpebre, quando Ishley prese a pettinargli il pelo lungo con le dita. 
«Suppongo sarebbe fuori luogo ringraziarti e dirti che sei fin troppo gentile, vero?» 
Ishley gelò per un attimo, prima che un calore troppo noto e troppo intenso le pervadesse ogni vena, e mandò giù pesante prima di girarsi verso la porta della cabina armadio, verso di lui. 
Sabo la osservò una manciata di secondi, quasi che sapesse che Ishley si era vestita con cura solo per lui anche se contro ogni logica, un sorriso sulle labbra cauto, come il tentativo di scherzare con quella finta arroganza, che tanto l'aveva fatta ridere nell'anno più bello della sua vita fino a quel momento. 
«Posso entrare?»
«Certo» lo invitò, con un cenno del capo e un sorriso imbarazzato. 
Sentiva le guance in fiamme ma non provava il desiderio di scappare o sotterrarsi, nonostante fosse la prima volta che si vedevano dopo l'episodio della vasca da bagno. Ishley lo aveva deliberatamente evitato, e non ne andava fiera, ma era lui che era andato a cercarla e Ishley non solo non poteva ma neanche voleva scappare per sempre. 
«Come stai?»
«Come va?» 
Ishley non trattene una piccola risata quando le loro voci si sovrapposero e Sabo si accarezzò il coppino a mano piena, l'altra stretta sui manici di un sacchetto rigido a stampa natalizia, visibilmente usurato dal ripetuto uso di cui era stato soggetto negli anni. 
Sabo era sempre attento agli sprechi, era solo una delle tante cose che Ishley amava di lui. 
Non si accorse che Sabo la stava guardando né di come seguiva la traiettoria del suo sguardo fino a posare anche lui gli occhi sul sacchetto.
«È una cosa per te. Se... se posso dartela» 
Ishley risollevò gli occhi, che stavano solo studiando ogni piega e graffio che solcavano la superficie opaca dell'incarto natalizio, presa del tutto in contropiede. Non che avesse motivo di essere tanto sorpresa, anche lei gli aveva preso un regalo. Lo aveva visto per caso mentre cercava qualcosa per Kira, aveva pensato che fosse perfetto per lui ma non aveva motivo di comprarlo ovviamente. 
Pensava che non ne avrebbe avuto motivo. 
Quando lo aveva rivisto la voglia di fargli quel regalo era tornata vivida in lei, ma non poteva ignorare il dubbio che invece Sabo lo avesse fatto per circostanza. 
Ma anche così, non significava certo che Ishley non volesse il priorio regalo o non apprezzasse il gesto. 
«Mi farebbe piacere» ammise, ancora un po' a disagio ma gli occhi di Sabo sembrarono accendersi a quella risposta. 
«O-okay, allora...» infilò una mano nel sacchetto, estrando un pacchetto rettangolare, alto tre dita e incartato con cura, mentre si guardava intorno, fermando gli occhi sullo sgabello. «Non è fragile ma è meglio se ti appoggi, ecco...» mollò il sacchetto a terra, accorrendo a recuperare lo sgabello che portò davanti a lei per posarvi sopra il regalo. «Ecco» ripetè con un sorriso incoraggiante e lievemente teso. 
Ishley si fece violenza per riuscire a distogliere lo sguardo da lui, si portò i capelli dietro la schiena e si inginocchiò davanti allo sgabello, non senza un'occhiata curiosa a Sabo, che sembrava non riuscire a stare nella pelle più di lei, anche se, certo, poteva benissimo essere solo una sua impressione.
Con un gesto delicato, Ishley staccò i pezzi di scotch uno ad uno e quando scostò la bellissima carta, che sembrava essere stata scelta con la stessa cura con cui Sabo aveva maneggiato il regalo, il fiato le si bloccò per un momento in gola. 
Una valigetta di legno scuro fece capolino da sotto l'incarto, al centro la scritta in sottilissimo bassorilievo luccicava rivelando il nome dell'azienda per cui Sabo lavorava, casualmente una delle più grosse case produttrici di strumenti per la pittura: "Ideyo".
E, subito sotto, "Evening Shower" la collezione a edizione limitata di una delle più belle palette di acquerelli su cui Ishley avesse mai messo gli occhi, probabilmente la più bella in assoluto, che la casa produttrice aveva lanciato a settembre, e che era risultata già introvabile a  neanche ventiquattro ore dal lancio. 
Ishley ci aveva provato, perché come Kira sempre le ricordava, e come lei stessa pensava, la speranza è sempre l'ultima a morire, ma non si era troppo illusa. Quando le cose erano andate come predette, aveva sorriso e affermato di aver risparmiato non pochi berry, ma il pizzico per non essere arrivata in tempo non l'aveva più abbandonata. Dentro di sé, era certa che con quella palette avrebbe potuto fare dei bellissimi disegni e dare il massimo. 
Con un'attenzione quasi sacra, Ishley aprì la valigetta, lasciando scorrere i suoi occhi blu profondo sui colori dalle sfumature più originali e dal pigmento vivido e brillante. 
Erano bellissimi e ora erano suoi. Non era sicura di averlo ancora afferrato appieno.
«Ti piace?»
«Se mi pia... Sabo è, è pazzesco, io...» rialzò gli occhi a guardarlo con un sorriso che, così sincero, non sapeva da quanto non glielo rivolgeva. Per un attimo il tempo sembrò fermarsi quando i loro sguardi si incrociarono e Sabo le apparve così felice, felice della sua felicità. Per un attimo fu come se non fosse passato neanche un giorno. «Come li hai avuti» si riscosse Ishley, schiarendosi la gola. «È un pezzo con un difetto minimo che non potevano vendere?» si informò, curiosa, euforica e troppo, troppo felice che Sabo avesse pensato a lei. 
«No è uno dei pezzi dell'edizione limitata. Come dipendente mi hanno concesso di acquistarlo in prevendita» spiegò Sabo e il cuore di Ishley si fermò per un battito mentre lo stomaco le faceva una capriola. 
«Che cosa?» 
«Beh diciamo che più una prevendita era una prelazione. Come ufficio legale dovevamo evitare che qualcuno acquistasse il cofanetto solo per rivenderlo a un prezzo più alto e così abbiamo potuto tracciare gli acquisti. Quando su Raftel non ho visto nessun nome famigliare, dico il tuo ma neanche di nessuno che magari te lo poteva regalare, ho comprato quello che mi avevano tenuto da parte» 
Ishley lo ascoltò a spiegare a labbra schiuse. Era così facile e al tempo stesso così complicato immagine Sabo che faceva una cosa del genere per lei. Perché era stato quattro mesi prima, quando ancora Sabo non poteva sapere che si sarebbero rivisti, e le toglieva il fiato e la paura l'idea che Sabo avesse pensato a lei nonostante tutto. La faceva sentire invincibile. 
«È... io... grazie» esalò perché non c'era altro da dire, a parte tantissime altre cose. «Davvero, Sabo, grazie ma io non so se posso accettarlo» 
«Aspetta, aspetta! Come sarebbe che non puoi?» la frenò Sabo, senza smettere di sorridere. Forse non ne era in grado. «È il tuo regalo di Natale, andiamo non puoi dire no» si sedette anche lui a terra, dall'altro lato della sgabello. «Eddai!» 
Ishley sentì il proprio sorriso distendersi ancora di più e prese un bel respiro prima di annuire piano. «Okay. È un regalo bellissimo, Sabo, è... oddio è una delle cose più belle che mi siano mai capitate!» scoppiò a ridere a si sarebbe messa anche a saltare, possibilmente per andare ad abbracciarlo, se fosse riuscita a muoversi. 
Ma era come incollata al pavimento, la mano allo sgabello e gli occhi alle proprie ginocchia quando il momento di euforia scemò per lasciare spazio a tanti, troppi pensieri e tante, troppe domande. 
Domande che avevano bisogno di risposta. 
«Com'è Dressrosa?» chiese, grattando un lustrino della banda argentata che decorava lateralmente i suoi pantaloni. 
Il silenzio che seguì poteva indicare perplessità come anche consapevolezza, da parte di entrambi, di stare per affrontare un discorso che avevano cercato di evitare per giorni, evitandosi tra loro. A Ishley non importava. 
Le importava solo che Sabo iniziasse a parlare, perché sapeva che avrebbe rialzato gli occhi e non sarebbe più riuscita a staccarli da lui, anche perchè non voleva. Solo per qualche minuto, fintanto che erano lì, in quella parentesi sospesa, in una cabina armadio, piena di addobbi di Natale, adibita a studio per la pittura. 
«Calda. E certi giorni afosa. Spesso» precisò Sabo, sgranando appena gli occhi. «Avevo una bella vista dall'ufficio, sul Colosseum. Poi in smartworking a dire il vero è un po' come qualsiasi altra città» fece spallucce. 
«Giusto» sorrise lei. Sorrise, fino a quasi farsi venire i crampi, sorrise e continuò a sorridere anche quando il cuore le salì in gola. «Io volevo venirci. A Dressrosa dico» continuò a sorridere anche mentre quasi conficcava le unghie nel legno, mentre Sabo tratteneva il fiato e perdeva il sorriso, con l'aria di uno sicuro di aver capito male. «Volevo venirti a cercare, dopo Natale... M-mi sono detta di darmi più tempo, e poi a marzo non ne potevo più e volevo venire a Dressrosa ma questo maledetto Piombo Ambrato, la pandemia, il lockdown» mandò giù, mentre si scostava qualche ciocca dalla fronte ricoperta da una sottile patina di sudore. «Continuavo a dirmi di tenere duro, che appena riaprivano... ma i voli internazionali non ripartivano mai e io non avevo una comprovata ragione... Volevo s-solo venire da te, per parlarti. Avrei dovuto scriverti, farti una videochiamata ma se poi mi avessi risposto picche non volevo non averti rivisto almeno un'ultima volta e così ho aspettato, ho rimandato, ho continuato a sperare e alla fine...» rise Ishley, una risata nervosa e a occhi lucidi. «...alla fine sei arrivato tu qui» 
«Parlarmi di cosa?!» Sabo scattò in avanti e in ginocchio, appena realizzò che Ishley aveva fatto una pausa abbastanza lunga da inserirsi nel discorso e indagare su quella questione fondamentale. Anche se l'avrebbe ascoltata parlare per ore. 
La guardò respirare a forza, asciugarsi un occhio, farsi coraggio. 
«So come la pensi. L'ho sempre pensata come te ma...» forse non era ancora detta l'ultima parola. In fondo Sabo aveva pensato a lei. Le aveva fatto un regalo. Ci aveva fatto l'amore. «...quest'ultimo anno è stato...» Kira aveva ragione, doveva spiegarglielo come lo aveva spiegato a lui. Come lo aveva spiegato a se stessa. «Mi manca un pezzo. So che è complicato, ma non c'è paragone tra averti e essere lontani e non averti affatto» ammise con disarmante sincerità, tutto il suo mondo ribaltato dagli occhi nocciola che la osservavano di rimando, increduli.
«I-Ish...» inciampò con la lingua, la voce rauca. «Ish io sono tornato...» 
«Per Natale, lo so. Pensavamo tutti di averla scampata e invece sei rimasto invischiato in un altro lockdown, mi dispiace un sacco...»
«No! Ish no! Guardami» mormorò mentre si allungava per alzarle il viso dal mento, con gentilezza. «Sono tornato. A Raftel. Definitivamente» 
Ishley sbatté le palpebre un paio di volte, neanche conscia delle dita di Sabo che le sfioravano il labbro inferiore. 
Forse Sabo la stava ipnotizzando perché sentisse quello che desiderava di più, forse stava parlando una lingua aliena che nella lingua terrestre suonava come una cosa bellissima. 
«Ho chiesto di essere ritrasferito quest'estate e al vecchio ufficio mi aspettavano a braccia aperte» sorrise con una punta di imbarazzo, stringendosi nelle spalle. «A Dressrosa non stavo bene. Non è casa e ho sempre pensato potesse valerne la pena un paio d'anni, forse tre sai per il curriculum ma poi ho... incontrato te. Se avessi potuto sarei tornato prima ma c'era la pandemia e comunque non sapevo se tu forse era già andata oltre e poi...» Sabo si guardò intorno in difficoltà, e recuperò non appena posato gli occhi sulla valigetta. «I-il regalo, lo so, è un po' meschino, ma te l'ho preso anche per avere una scusa per venire da te, per dirti che sono tornato e che... ti amo ancora Ish. Non ho mai smesso» 
Una scarica la attraversò dalla safena al cervelletto, crepitando sulla pelle, i sensi in tempesta, come una pioggia improvvisa. E dopo la pioggia il caldo, tra le braccia di Sabo, con le labbra di Sabo sulle proprie, con le dita tra i suoi capelli. 
«Sei tornato» ripeté sulla sua bocca, sul suo collo, al suo orecchio. «Sei davvero tornato...»
«Da te. Sono tornato da te» la fermò Sabo, cercandola con gli occhi con tutta la sincerità con cui le aveva sempre parlato, tranne quando nel salutarsi le aveva detto che sarebbe stato bene. Aveva sempre saputo in cuor suo che non sarebbe stato così, che non era vero. L'unica bugia che le aveva detto, l'aveva raccontata anche a se stesso. «Non avrei mai dovuto accettare quella promozione» 
«E io non avrei mai dovuto lasciarti andare così facilmente, allora. Che senso ha? Ci è servito per capire e ora siamo qui e neanche io, Sabo. Neanche io ho mai smesso» ammise, mozzandogli il fiato che comunque non ci teneva a riprendere tanto presto a giudicare da come le si avventò sulle labbra. Ishley si aggrappò a lui, stordita sì, ma non al punto da non riconoscere l'ancestrale segnale di allarme che si attivava quando sentiva quel suono, prodotto da quella voce. 
«Ahwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwww! Ommioddio, non mi fate neanche senso anche se siete etero, questo è pazzesco!» Ishley si staccò a fatica da Sabo, attraverso le nebbie che le oscuravano il cervello riusciva comunque a vedere solo lui. 
«Izou...»  
«Pen! Pen ha funzionato!!» 
Ishley avrebbe voluto protestare ma era complicato comporre più di due sillabe per volta o anche solo, per esempio, pensare. Senza contare che Sabo la stava stringendo e la stava riattirando a sé. 
«Izou che succ... Oh» 
«Pen-chan, hai visto?! Ha funzionato!» 
«Sì ho visto, Izou, ho visto abbastanza, perché non li lasciamo sol...» 
«Ma neanche per idea! Devo documentare!» 
«Ma che sta succeden... oh» 
«Kay, conosci un modo per farlo smettere?» 
«Uno forse sì ma non so se ti va a genio» 
«In che senso? Izou, piantala! Dagli privacy!» 
«Oh, Oh, Oh! Quanti bambini pessimi in questa stanza, ma non vi preoccupate, ho deciso di chiudere un occhio quest'an... oh wowowow ehi! Ehi! Ma che è, stanno facendo dry humping e non gli dite niente?» 
«Ma sono vestiti Kira!» 
«E allora? Izou ma smettila di fare foto! Monkey, ohi Monkey, datti una calmata, o lo chiudo a te un occhio!» 
«Kira, lasciali, si stanno ritrovando» 
«Mi sembra che si sono trovati benissimo Kay, possono smettere!» 
«Ma che hai fatto a Bepo?» 
«E perché la cesta dei regali è qui?» 
«Oh ma non potete essere seri? Sono Babbo Natale, no? Lo vedete il cappello!» 
Ishley si obbligò a riprendere aria e, con un sorriso sulle labbra che nessuno aveva più visto per un anno e due mesi, si girò senza lasciar andare Sabo a fare una panoramica della stanza, ora piena di vestiti, addobbi, schizzi, persone, un gatto e un cane. Vestito da renna. 
Bepo era decisamente vestito da renna, con un cerchietto con le corna d'alce assicurato dietro le orecchie e un naso da clown legato in qualche modo sopra il suo, la coda battente e l'espressione felice. Al suo fianco Kira con il costume da Babbo Natale, le sopracciglia e la barba di ovatta, e sotto braccio il cesto di vimini che avevano piazzato sotto l'albero dove posare i regali che si sarebbero scambiati quella sera. 
Ishley non riuscì a trattenere una risata, mentre incastrava la testa sotto il mento di Sabo e niente al mondo avrebbe potuto scalfire la sua gioia. Neanche Law che appariva sulla porta chiedendo di Bepo, individuava il proprio cane, l'ideatore del suo mascheramento e per finire minacciava Kira di morte lenta e dolorosa. Quella sera, potevano anche minacciare di morte il suo migliore amico, lei aveva altro a cui pensare. 
«Ma che fine hanno fatto ora?!» 
«Ci sono appena passati di fianco» mormorò piatto Law, andando a sedersi sullo sgabello dopo aver tolto il naso rosso a Bepo, senza però toccare il cerchietto. «Ish ha detto che ha il regalo di Sabo in camera» 
«E il tuo cappello invece dov'è finito Kira?» domandò Pen, sommamente divertito, soprattutto quando l'amico diede evidenti segni di non essersi neanche accorto di essere stato derubato di un pezzo fondamentale del suo costume, tanto era preso a discutere con Law. 
«Ma che...» 
«Credo servisse a Ish per fare il regalo a Sabo» avvisò Koala con un sorriso maliziosamente sereno. 
Forse dopotutto avevano avuto il loro miracolo di Natale anche quell'anno. Forse, non era neanche l'unico. 
«Va beh» sospirò Pen, quasi ghignando «Già che siamo qui e dobbiamo comunque aspettare la signora Claus e consorte...» estrasse da sotto il braccio di Kira un pacco lungo due spanne, avvolto in una luccicante carta verde bottiglia e con tanto di fiocchi e una piccola decorazione in legno a chiuderlo. «Buon Natale Izou» 
Koala non si sorprese neppure quando Law la trascinò sulle proprie ginocchia, tanto era assorbita dalla spettacolo del suo vecchio amico con espressione incredula e le mani che fremevano per prendere il proprio regalo. 
«Ma... ma Pen, avevi detto che non mi regalavi niente!» 
«Tu aprilo!» insistette Pen, stavolta con un vero e proprio sorriso, senza perdere di vista un solo movimento di Izou che apriva il pacco ed estraeva una scritta intagliata nel legno, decorata con motivi innegabilmente natalizi e, addirittura, con un minuscolo ramo di pino argentato attraccato alla prima lettera della scritta "Nothing". 
Izou stesse a fissarla qualche istante con occhi luccicanti, la bocca appena aperta, indeciso se ululare di gioia o scoppiare a ridere. 
«Ma... cioè!» scoppiò alla fine in una risata, lanciando le braccia al collo di Pen. «È stupenda!» esclamò, emozionato come raramente gli capitava persino a Natale. «E comunque, buon Natale Pen!» recuperò anche lui veloce un pacchetto dal cesto, porgendolo al diretto interessato che lo fissò per un lungo istante interdetto. 
«Izou non... andiamo! La mia è una scemata! Eravamo d'accordo di non farci niente!» 
«Ehi!» lo rimbeccò subito il moro. «Prova a ringraziarmi» 
«Cos...»
«Avanti!» 
«Ma non l'ho ancora neanche aper...»
«Pen!»
«Oh e va bene! Grazie, okay?!» 
«Oh ma figurati, non è niente» 
Pen sgranò gli occhi, l'interiore conflitto tra dargli dell'imbecille e semplicemente tirarselo addosso in un nuovo abbraccio perfettamente visibile sul suo volto. Almeno finché Kira, impaziente e curioso peggio di Lindbergh, non lo incitò ad aprire la scatola con coperchio, rivelando una stupenda coperta di splendida fattura, con motivi tribali. 
«L'ha fatta mia nonna, a mano» spiegò Izou, con affetto e orgoglio, lasciando Pen nuovamente senza parole per qualche istante. 
«Izou non puoi darla a me» 
«Certo che sì, è un regalo. È il tuo regalo Pen-chan» ribatté Izou, come se fosse una cosa così ovvia e normale che Pen si sentì quasi implodere di gioia. Avrebbe voluto dirgli che non serviva, che gli aveva già regalato il Natale, ma la verità era che voleva anche la coperta e godersi quella Vigilia e anche molti altri mattine, pomeriggi e sere a venire con Izou, e con tutti gli altri. 
Appoggiò con cura la scatola a terra e si lanciò su Izou, in un nuovo abbraccio, scaraventandolo insieme a stesso sulla mole di Kira, che li afferrò al volo e aggiunse le proprie braccia alle loro. Li guardò un momento stringersi forte, prima di alzare gli occhi verso Law e Koala, incrociando quelli della sua amica che, conoscendolo bene, sapeva che Kira stava per dire qualcosa di particolarmente profondo. 
«Ragazzi non so voi, a me tutta questa magia di Natale ha messo una gran fame» 
 
 
 
 
 
 
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EXTRA BONUS (non partecipa alla challenge)



25 dicembre 2020
trentaseiesimo giorno di lockdown - terza ondata
poco dopo mezzanotte



 

Si mosse con passo felpato attraverso il disimpegno, raggiungendo silenziosa la cucina, immersa nella quiete e nella penombra. L'unica luce veniva dai lampioni esterni che si rifrangevano sulla coltre di neve e anche l'intricato disegno di Izou dormiva pigramente, appeso alle ante della credenza. 
A Ishley non serviva più luce di così, né tanto tempo. Aveva un preciso obbiettivo e sapeva come e dove conseguirlo. Niente avrebbe potuto distrarla se non il buco nel muro delle due cucine ormai comunicanti da un mese. Il buco che aveva cambiato tutto o forse solo accelerato i tempi di qualcosa che sarebbe comunque successo. Forse erano l'euforia e l'amore, a parlare, ma Ish era certa che la pandemia sarebbe potuta durare ancora un altro anno, o altri due, e lei avrebbe comunque continuato a desiderare di tornare tra le braccia di Sabo, per tutto il tempo necessario perché potesse effettivamente accadere, come era effettivamente accaduto. 
Ma per quanto persa nel proprio mondo, non era stato esattamente il buco nel muro ad attirare la sua attenzione altrimenti focalizzata solo e soltanto sul tornare in fretta da lui. Ad attirare la sua attenzione era ciò che c'era dall'altra parte del buco. 
Calzettoni e felpa non sua, proprio come Ishley stessa, Koala era appoggiata al bancone ,della cucina adiacente alla loro, intenta a trasferire qualcosa da una ciotola più grande a una più piccola con in cucchiaio.
«Ciao Ish»
«Ciao Kay» 
Koala alzò gli occhi a sorriderle, godendosi per un attimo la visione della sua sorellina tornata finalmente tutta intera nell'anima. Poi, leggera come una fata, fluttuò di nuovo verso la credenza di quelli che in teoria dovevano essere solo i loro vicini, e recuperò un'altra ciotolina, anch'essa da riempire con ciò che c'era nella ciotola più grande. 
Ishley la osservò curiosa armeggiare e poi avvicinarsi al buco e a lei, per tenderle la ciotolina con un sorriso saputo. 
«La Nutella è finita. Se fa lo stesso, crema al mascarpone» 
Ishley spostò un paio di volte gli occhi dalla ciotolina a lei, senza neanche chiedersi come avesse letto così bene le sue intenzioni, anche perché era evidente che avessero avuto la stessa idea. 
«Ah se vuoi, prima di tornare in camera, Izou, Kira e Pen si sono addormentati abbracciati in salotto, mentre giocavano a Monopoli. C'è anche Bepo» 
«A tenerli d'occhio?» sogghignò divertita, in risposta al sorriso dell'amica.
«Precisamente» le accarezzò dolcemente una guancia. Era così bello vederla così felice. «Buon Natale, Ish» 
Ishley la guardò, gli occhi limpidi di serenità. «Grazie, Kay. Buon Natale anche a te» 
 
 
 
 
 
 

Angolo autrice: E anche quest'anno siamo giunti alla fine di questa run natalizia. È stata, più dell'anno scorso, un'emozionante corsa contro il tempo e, sì, la challenge è finita ma la storia ancora no. Se riesco, vorrei scrivere un capitolo per capodanno, ma siccome non ho la sfera di cristallo, preferisco ringraziare ora tutti quelli che mi hanno supportato.Un grazie ad Anna e a Sara e ai loro immancabili commenti. Vi rispondo eh, promesso! Voi non disperate. Un grazie a Zomi e a Jules, con cui si condivide molto di più che semplice fangirl e idee. Un grazie al FairyPiece, che rende possibile ogni anno questa iniziativa. E un grazie a tutti quelli che sono passati di qua, anche se non vi conosco e non so chi siete. E a tutti voi, spero davvero, buon Natale. Un bacione. Page.
  
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