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Autore: InstantDayDream    24/08/2009    2 recensioni
Cosa potrebbe accadere se due amici babbani, in tour itinerante dell'Inghilterra, fossero costretti ad essere ospitati in casa Weasley per un guasto alla macchina? Nonostante la minaccia di Voldemort sia sparita quella dei gemelli Weasley è ancora vivissima e non solo...
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quattro
Where were you last night?



Andrea si svegliò, sorpreso di trovare la stanza al buio, illuminata solo da un pallido raggio di luna che filtrava dalla finestra, lasciata aperta. Dopo che Sam era scesa, si era steso sul letto per aspettarla, ma, evidentemente, la stanchezza aveva avuto la meglio. Lanciò un’occhiata all’orologio che aveva al polso e che segnava le due di notte. Si mise a sedere sul letto, guardandosi attorno nella stanza buia. Dopo che gli occhi si furono abituati all’oscurità cominciò ad accorgersi di qualcosa che non andava. Fece vagare le iridi nocciola per la stanza ancora un paio di volte, prima di rendersi conto di cos’era: il letto di Sam era vuoto e, come se non bastasse, perfettamente intatto, come se non lo avesse proprio toccato. Si alzò, cercando a tentoni un interruttore della luce lungo la parete, ma la fortuna non era dalla sua; solo quando ebbe tastato tutte le pareti della stanza, o almeno così pareva a lui, si arrese e tirò fuori dalla tasca un accendino, cominciando a fare luce con quello. Era evidente che Sam non aveva mai nemmeno sfiorato il letto e che in quella camera non c’era un lampadario. Sempre facendosi luce con l’accendino, cosa piuttosto difficile, poiché non riusciva a tenere la fiamma viva per tempi molto lunghi, aprì la porta e si avviò verso le scale. La casa era deserta e silenziosa, cosa non tanto strana vista l’ora, ma soprattutto era completamente priva di illuminazione elettrica. Ad Andrea la cosa cominciò a sembrare decisamente sospetta: forse stava facendo dei voli un po’ troppo pindarici, ma per quale assurdo motivo una normale famiglia avrebbe dovuto vivere lontana da ogni minimo comfort moderno? Niente corrente, niente telefono e, ora che ci pensava, non aveva visto nemmeno nessun altro congegno elettrico che si trova nelle case, come televisori, stereo, microonde…nulla, a parte una vecchia radio, risalente agli anni 50 probabilmente, poggiata sopra la mensola del caminetto. Scese le scale lentamente, passo dopo passo, cercando di non fare alcun rumore, addirittura privandosi della luce dell’accendino, per non svegliare nessuno, ed usando il corrimano vicino alla parete per cercare di scendere. Di sicuro questo era il metodo più pericoloso e, più di una volta, rischiò di cadere giù, per aver messo male un piede su un gradino irregolare, per questo fu con immenso sollievo che appurò di essere giunto a piano terra. Dopo essersi guardato bene intorno, cercando di distinguere qualcosa in quel buio immenso che lo circondava, si decise ad estrarre nuovamente l’accendino dalla tasca e a fare luce. Stava giusto per entrare in cucina quando un rumore sordo lo costrinse a fermarsi. Si appiattì il più possibile dietro la parete, cercando di ascoltare cosa stava accadendo nella stanza accanto e, contemporaneamente, osservando il piano di sopra per vedere se qualcuno si fosse svegliato: se era finito davvero in una famiglia di assassini, l’ultima cosa che voleva era trovarseli tutti attorno, nel cuore della notte e con Sam sparita nel nulla. Improvvisamente una voce femminile proveniente dalla stanza accanto lo fece concentrare solo su quella.
«Errol! Stavolta ti hanno ammazzato per davvero…mi sentono quei due però!»
Di tutta la frase Andrea aveva colto solo la parola “ammazzare” e gli fu sufficiente per trarre le sue conclusioni. Prima che potesse anche solo fermarsi a ragionare un attimo su ciò che era appena successo, senza sapere nemmeno lui bene come, si era ritrovato in cucina, esclamando:
«Cosa avete fatto a Sam?»


Ginny Weasley sussultò. Era immersa nella lettura della lettera in cui quegli idioti dei suoi fratelli le chiedevano di trovare un modo per non fare accorgere sua madre che la ragazza babbana era finita con loro, quando, improvvisamente, qualcuno entrò nella stanza. Istintivamente puntò la bacchetta, la cui punta era illuminata da un incantesimo, contro di lui, per osservarlo, e, pur senza riconoscerlo, capì che doveva essere il ragazzo babbano.
«Temo di non capirti» rispose lei, sinceramente, mentre posò nuovamente la bacchetta sul tavolo accanto a lei, senza curarsi particolarmente di spegnerla, credendo che così non avrebbe fatto altro che attirare ancora di più l’attenzione su quella.
«Sam. La mia amica, è sparita dopo aver portato una cosa ai tuoi fratelli» ribattè lui, anche se, notò la ragazza, il suo tono di voce ora pareva essere più tranquillo, come se avendola vista si fosse tranquillizzato. Magari non pensava che una ragazzina come lei avrebbe potuto fare del male a qualcuno. Ginny sospirò, quindi lesse la lettera un’altra volta e maledisse Fred e George sotto voce: possibile che non si erano accorti di essere seguiti? Avrebbero dovuto fare attenzione, quantomeno accertarsi che non ci fosse nessun’altro in cucina…ma no, da bravi combina disastri professionisti, quali erano sempre stati, si erano ritrovati con la loro ospite babbana al negozio. Ma ovviamente questo non poteva essere sufficiente per Fred e George: pur di non farlo sapere alla madre, avevano rinunciato a contattare il ministero per farle modificare la memoria e le avevano raccontato tutto, assumendola addirittura come aiutante per una settimana! Quei due non sarebbero cambiati mai. «È leggermente complicato…ma tranquillo, è al sicuro con i miei fratelli e tra una settimana sarà di nuovo qui…» disse, affatto convinta che il ragazzo si sarebbe arreso tanto facilmente, anche se una minima parte di lei ci sperava.
«Cosa? E perché è con i tuoi fratelli? E non possono riportarla a casa ora?» domandò, alzando il suo tono di voce un’ ennesima volta e facendo qualche passo verso la ragazza.
«Perché la tua amica li ha seguiti con la metropolvere e i collegamenti sono aperti una volta a settimana…e, oh ascolta. Siediti e ti spiego tutto» si affrettò ad aggiungere notando l’espressione con cui la scrutava il ragazzo e lo fece per cinque minuti almeno, prima di procedere talmente lentamente verso la sedia dove si trovava lei, da metterci un minuto buono per coprire nemmeno due metri di distanza,quindi scostò piano la sedia, facendola strusciare appena sul pavimento, e si sedette sopra, senza distogliere per un attimo lo sguardo dalla ragazza.
«So che avrai notato cose strane in questa casa…non siamo pazzi, siamo maghi» continuò Ginny, Andrea non disse niente, ma la ragazza notò comunque che aveva rivolto un’occhiata alla sua bacchetta. «La metropolvere è un sistema che usiamo per spostarci attraverso i camini, ma il collegamento tra camini non è sempre aperto…quello tra il negozio dei miei fratelli e qui apre solo due volte a settimana ad esempio…» e con tutta la pazienza di questo mondo Ginny spiegò al ragazzo di come la famiglia Weasley fosse sotto sorveglianza per i mangiamorte che ancora circolavano, di Voldemort, di Hogwarts e di tutto ciò che era necessario per togliere al ragazzo ogni dubbio sulla sua famiglia.
«E adesso…» concluse quindi «ci serve un piano….» ma non sperava di trovarne uno per davvero: sua madre si sarebbe smaterializzata a casa di Fred e George nel giro di due secondi, non appena avesse saputo che guarda caso, oltre loro due, mancava la ragazza babbana, il padre avrebbe fatto cancellare la memoria ad entrambi e il ministero si sarebbe preoccupato di mandarli a Londra con una bella macchina nuova. Di sicuro così sarebbe stato più semplice, ma non poteva fare questo ai suoi fratelli e nemmeno ai due ragazzi capitati per caso in tutto quel casino.
«Quanto ci mettete voi maghi a trovare qualcuno?» domandò improvvisamente il ragazzo, portandola coi piedi per terra.
«Uhm, beh dipende….ma a cosa stai pensando?» domandò, chiedendosi se non avesse trovato davvero la soluzione al suo problema: sarebbe stato un miracolo, tanto per cominciare le avrebbe risparmiato un gemellicidio.
«Beh, potremmo dire che Sam ed io avevamo litigato e che stamattina al risveglio non c’era più…durante la litigata mi aveva detto che se ne sarebbe andata, ma non le avevo creduto e così…puff! È sparita!» propose lui, osservando attentamente la reazione della ragazza. Ginny si era fatta pensierosa, il piano poteva anche andare, ma presentava qualche lacuna decisamente non trascurabile: come si spiegava che la riportassero a casa i suoi fratelli che, tecnicamente, non erano coinvolti nella ricerca? Ancora meno probabile era dire che lei si era trovata a Diagon Alley, nessun babbano vede l’ingresso a quella strada e fingere che lei ci fosse riuscita voleva dire mettere in crisi l’intero sistema di sicurezza dei maghi.
«La tua amica avrebbe motivo di andare a Londra?» domandò quindi e, vedendo il ragazzo annuire emanò un sospiro di sollievo.
«Bene, allora dillo ai miei…così avremo un motivo per coinvolgere Fred e George nelle ricerche e…casualmente la troveranno loro a Londra! Nel frattempo, se mi dici dov’è, io ed Hermione provvederemo a far sparire la macchina» Andrea annuì una seconda volta, senza staccare lo sguardo dal volto della ragazza.
«Ok..io, torno a letto…buonanotte» disse alla fine, alzandosi dalla sedia cercando di fare il minimo rumore possibile e quindi rimettendola a posto.
«Sì…e ricorda noi due non ci conosciamo e tu non sai niente! Buonanotte» rispose lei, facendogli l’occhiolino, quindi lo guardò allontanarsi e salire le scale alla luce di quella strana fiammella portatile che aveva estratto dalla tasca. Lei, invece, scribacchiò una risposta veloce sul retro della lettera dei gemelli, in modo che sua madre non la trovasse e, quando ebbe finito, legò il rotolino di pergamena alla zampa del povero Errol, che la guardava con occhi supplichevoli.
«Su Errol, è importante, mamma ammazza davvero Fred e George sennò» disse all’animale in un sussurro, quindi lo fece salire sul dorso della sua mano e, avvicinatasi alla finestra la aprì, tendendo poi il braccio fuori, come se stesse invitando il vecchio gufo a prendere il volo. Ci vollero cinque minuti e varie scrollate del braccio da parte di Ginny, ma alla fine Errol si rassegnò e partì, lasciando la sua padroncina a contemplare il suo volo irregolare da una finestra della Tana.


Nel frattempo al piano superiore dei Tiri Vispi Weasley si stava svolgendo un torneo un po’ particolare. Quel pomeriggio i gemelli avevano mostrato il negozio a Sam, facendole vedere ogni singolo prodotto e spiegandole come funzionava, quanto costava, dove si trovava e se poteva essere venduto a tutti o se i maghi desiderosi di averlo dovessero avere una certa età; insomma, tutte cose utili al lavoro di assistente in prova che avrebbe esercitato dal giorno dopo. Giunta al reparto dei trucchi magici babbani, Sam aveva adocchiato subito delle carte da gioco e aveva pensato che sarebbe stato divertente insegnare a quei due qualche tipico gioco di carte italiano, di sicuro avrebbero riso. Anche se all’inizio Fred e George apparvero un po’ restii («Tu vuoi farci giocare con delle carte che non esplodono? » avevano esclamato scandalizzati) alla fine avevano ceduto alle sue, pressanti, richieste e si erano abbassati a maneggiare delle carte normalissime, che, oltre a non emanare nessuna scintilla, avevano anche dei disegni piuttosto brutti e banali, almeno a parer loro. Dopo un’ora, o poco più, passata ad insegnare ai due e a Lee Jordan, loro carissimo amico che li era venuti a trovare per la serata, quali erano i semi delle carte aveva cominciato a spiegare qualche gioco, partendo dai più semplici e andando via via a crescere con la difficoltà. In questo preciso istante, erano seduti attorno al tavolo, a fare un’appassionante partita di briscola a coppie, in cui lei giocava con Fred e Lee con George.
«Fred, mi puoi mettere un fermino?» domandò, osservando la carta che aveva buttato Lee, sperando che George non avesse in mano una briscola più alta di quella del fratello, altrimenti erano rovinati: lei aveva solo carichi in mano.
«Eh?…o certo….» disse il suo compagno di squadra, poco sicuro, buttando il tre di briscola. Sam lo guardo spalancando gli occhi, come se fosse impazzito.
«Fred…ti sei reso conto di quello che hai fat…» ma non fece in tempo a finire la frase che George si affrettò a buttare un altro tre, sopra quello giocato prima dal fratello, esclamando:
«Ho un altro tre! Il mazzo è mio!»
Sam sospirò, paziente, quindi disse:
«George…quello era il gioco di prima, rubamazzo, adesso stiamo giocando a briscola hai presente?» ma l’espressione sul volto di George le faceva capire che no, non aveva presente. «Ma non era solo l’asso che prendeva tutto?» domandò Lee, cadendo dalle nuvole. Sam sospirò, guardò uno ad uno i suoi compagni di gioco che la fissavano con aria interrogativa, come se, invece di un paio di giochi di carte gli avesse cercato di insegnare la formula per impoverire l’uranio. Lanciò il mazzo di carte al centro del tavolo e, battendo con la mano su questo, sospirò:
«Merda!»
Non aveva nemmeno finito di dirlo che gli altri tre si ammazzarono per cercare di essere i primi a mettere la propria mano sulla sua, convinti che si trattasse del gioco. Sam scoppiò a ridere, mentre i maghi la guardarono con aria piuttosto contrariata, ma lei non ci fece molto caso.
«Ragazzi, è tardi, siamo tutti stanchi e voi e i giochi babbani non avete alcun feeling…forse è meglio smetterla che dite?» osservò lei, mentre gli altri tre, dopo aver capito che si erano confusi di nuovo coi giochi, si buttavano nuovamente sulle loro sedie. La guardarono per un attimo, poi Fred estrasse la bacchetta e, picchiettando con la punta di essa su una carta, riordinò il mazzo e lo rimise nella confezione. Sam invece si alzò e, nel farlo, ruppe quasi una gamba a Lee che, volendo farla cadere, l’aveva tesa dietro alla sedia della ragazza, non aspettandosi che la ragazza ci mettesse tutta quella forza, ovviamente.
«Scusa Lee! Non volevo!» si scusò lei, portando una mano a coprire la bocca, come faceva sempre quando era mortificata per qualcosa.
«Tranquilla» rispose lui, massaggiandosi la gamba dolorante «dovrei tornare a camminare tra un paio di giorni…»
«Veramente spiritoso Lee…però guarda i lati positivi, non dovrai aiutarmi a sistemare qui» ed effettivamente la sala in cui si trovavano sembrava aver ospitato l’esplosione di una piccola bomba atomica. Sam non potè fare a meno di chiedersi se i due gemelli vivessero sempre in quelle condizioni.
«Già…mettere a posto…»osservò Lee, scambiandosi un’occhiata d’intesa con George. «Sì ce n’è proprio bisogno…» asserì quest’ultimo «Gli ultimi due che restano qui puliscono!» esclamò poi, all’improvviso, e, prima che Fred o Sam potessero anche solo metabolizzare ciò che aveva appena detto, lui e Lee si erano catapultati al piano superiore, dove stavano le camere da letto.
«Menomale che Lee aveva la gamba fuori uso…» osservò Fred, mentre si chinava a togliere dal tavolo tutte le buste di Gelatine Tuttigusti +1 che avevano finito nel corso della serata, tra le risate di Sam che sceglieva appositamente quelle ai gusti più imprevedibili: quel giorno aveva provato sabbia, shampoo, peperoncino, peltro, tappeto e velluto, uno peggiore dell’altro.
«Credi che tua sorella troverà una soluzione Fred?» domandò Sam al ragazzo, che si voltò a guardarla, trovandola con le mani piene di figurine di cioccorane, che Lee e George avevano sparpagliato per tutto il salotto, stregandole in modo che combattessero tra loro.
«Certo! Ginny trova sempre una soluzione e…Sam?»
«Si?»
«Come fai a riconoscere così bene me e George?»
«Semplice» rispose la ragazza con un sorriso furbo «ho osservato come eravate vestiti, oggi a casa dei tuoi, e tu avevi una felpa azzurra, mentre George l’aveva nera.»
«Così…ovvio» fu l’unca risposta che ottenne da Fred, che però le aveva sorriso in un modo strano, di cui non capiva il significato, del resto lei non conosceva i famosi sorrisi alla Gemelli Weasley, altrimenti si sarebbe preoccupata. Continuarono a sistemare per un po’, ma ben presto il caos della stanza ebbe la meglio su di loro: dopo aver chiuso ben due sacchi di spazzatura ed aver notato che la sala sembrava esserne ancora invasa si rivolsero uno sguardo disperato.
«Gratta e netta!» esclamò quindi Fred, e Sam vide i residui di pergamena che aveva in mano, fuoriuscirne a forza, mentre tutto il resto di carte, cartacce e roba varia disseminata sul pavimento sembrò dissolversi nel nulla e persino i mobili ritornarono alla loro collocazione originaria.
«Perché non sono una strega?» disse Sam in un sospiro rassegnato prima di sedersi sul divano, frizionandosi le tempie con l’indice e il medio di ambo le mani, cercando di attenuare la dolorosa pulsazione che l’aveva attanagliata: dopotutto quel giorno si era stancata parecchio e alle tre del mattino era ancora in piedi.
«Tutto bene?» le domandò Fred, avvicinandosi e poggiandole una mano sulla spalla. Sam alzò di scatto la testa, sentendo le sue parole, ed ebbe un sussulto: non si aspettava di trovarlo così vicino.
«Sì ho solo sonno» rispose, accennando un mezzo sorriso. Fred represse uno sbadiglio dietro il palmo di una mano, avvicinato al volto, ed annuì.
«Si hai ragione, andiamo ti accompagno in camera e trovo qualcosa con cui farti dormire…» disse, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.


Non appena la ragazza prese la sua mano, Fred la tirò su, esercitando un po’ di forza con il braccio, quindi si voltò e si diresse verso le scale a passo svelto, conscio che lei lo avrebbe seguito. Salirono le scale in silenzio, senza guardarsi quasi. Non sapeva perché la ragazza stesse zitta, ma lui le aveva appena detto che le avrebbe dato qualcosa con cui dormire e si era reso conto di non avere niente: lui e George di solito dormivano in maglietta e boxer, ma di certo non poteva fargli mettere quelli. Era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse di essere arrivato alla fine della scalinata, ed alzò il piede per salire su un altro scalino, che ovviamente non esisteva, rischiando così di sdraiarsi a terra.
«Tutto bene re degli scherzi?» lo prese in giro Sam, e Fred le rivolse uno sguardo a dir poco oltraggiato.
«Tu osi prenderti gioco di me? Te ne pentirai!» esclamò, con quella che doveva essere un’aria minacciosa, ma che a lui uscì comunque comica.
«Ah si? E come? Ti ricordo che ho appena visto e catalogato nella mente tutti i prodotti del vostro negozio» fu la risposta pronta della ragazza, la cui espressione si faceva sempre più canzonatoria. La cosa però sembrò non turbare Fred, anzi, le rivolse un altro dei suoi migliori sorrisi Made in Weasley Twins, accompagnato da uno sguardo che voleva dire: “aspetta e vedrai” . Nel frattempo erano giunti nei pressi di una porta, la stanza dove avrebbe dovuto dormire Sam, ma, a quanto pareva, avrebbero dovuto cambiare programmi. Quando aprì la porta, infatti, Fred si trovo davanti a suo fratello e Lee che si erano addormentati sul letto a due piazze della stanza di George, che, evidentemente, si era dimenticato di averla ceduta alla ragazza. Sospirò, quindi le fece cenno di attendere ed entrò, pronto a tutto, persino ad usare la maledizione cruciatus, pur di svegliare quei due.
«George! George…GEORGE!» provò, scuotendo il gemello con violenza crescente, ma il massimo che ottenne fu un rantolio appena più rumoroso dei precedenti. Provò un’altra volta, senza ottenere grandi miglioramenti, alla terza volta George cominciò a russargli in faccia. Scuotendo le spalle rassegnato dovette riconoscere la sua sconfitta e si avvio fuori dalla camera, lasciando che la porta si richiudesse da sola dietro di sé.
«Mi spiace…ma Lee si è autoinvitato a dormire qui ed hanno usurpato camera tua. Per stanotte puoi dormire nella mia, io dormirò sul divano» disse, avviandosi verso la porta di fronte, dove appunto era camera sua.
«Ma no! Dormo io sul divano, sono io quella di troppo...» protestò Sam, ma Fred la zittì, mettendole una mano sulla bocca e scuotendo il capo.
«Non se ne parla! Io dormo sul divano e tu qui…oltre ad essere il re degli scherzi sono anche un gran cavaliere, sai?» ma dal tono della voce sembrava più una presa in giro che altro.
«Oh ma davvero? Allora cavaliere io ho un’idea…perché non usiamo il letto tutti e due visto che c’è posto per entrambi? Giuro che non ti uccido nel mezzo della notte per poi scappare col bottino del vostro negozio!» rispose lei, scherzosa quasi quanto lui. Fred le sorrise.
«Speravo lo proponessi! Odio dormire sul divano ma credevo ti desse fastidio condividere il letto con uno sconosciuto» ammise ridendo.
«Solo se lo sconosciuto non rispetta i suoi spazi» disse lei, entrando per prima nella stanza, dove Fred accese le lampade a gas con un colpo di bacchetta. Il ragazzo si diresse poi verso e l’armadio e cominciò a frugare all’interno, cercando qualcosa da prestarle per la notte. Trovò un babydoll nero e avorio, molto sexy, che aveva lasciato lì una delle sue ex qualche mese prima, ma non gli sembrava il caso neanche di farglielo vedere e, difatti, lo spinse più in giù nella pila dei vestiti. Alla fine, dopo aver ridotto l’armadio in condizioni peggiori della sala grande di Hogwarts dopo la Battaglia con Voldemort, emerse con una maglia recante il simbolo degli Appleby Arrows, che era abbastanza grande per lui, quindi a lei sarebbe dovuta andare come una camicia da notte.
«Ecco qui» disse, mentre gliela porgeva.
«Grazie…vado in bagno a cambiarmi» e, dopo aver preso la t-shirt azzurra e argento, si diresse verso la porta, per recarsi poi in bagno. Approfittando della sua assenza Fred si tolse la felpa che aveva addosso e la maglietta sotto questa, quindi mise su una maglia nera a mezze maniche, involontariamente in tinta con i boxer. Cominciò a sbottonarsi anche i jeans e se li tolse, assieme ai calzini, che con un rapido gesto della bacchetta mandò al piano di sotto, nella cesta dei panni sporchi, quindi si stese sul letto, leggendo il Profeta del giorno, in attesa che Sam tornasse dal bagno. Cinque minuti dopo la porta si aprì e la ragazza rientrò nella stanza.
«Questi, credo siano tuoi…» osservò la ragazza, porgendogli i vestiti che aveva indosso fino ad un attimo prima.
«Sì…domani mentre lavoriamo, infatti, mandiamo Lee a comprare qualcosa da metterti addosso!» disse Fred, alzandosi dal letto per prendere i vestiti che la ragazza gli porgeva e che, dopo un’occhiata fugace, furono gettati sulla sedia assieme a quelli che si era tolto poco prima. Si girò nuovamente verso di lei, del tutto intenzionato a chiederle che tipo di vestiti preferiva, ma sembrò essersi dissolta nel nulla. Si guardo attorno con aria confusa, prima di notare che si era infilata sotto le coperte con rapidità fulminea.
«Posso sempre andare a dormire sul divano se ti vergogni tanto…» propose nuovamente, del tutto schietto.
«Credevo dormissi in pigiama» fu la risposta della ragazza, che fece scattare subito un sorriso sul volto di Fred.
«Beh in effetti non si può resistere al fondoschiena di Fred Weasley» osservò lui, girandosi in modo che lei avesse un bel primo piano del suo lato B.
«Idiota! Smettila e vieni a dormire!» borbottò Sam, sbattendogli in testa la copia del Profeta raccattata dal letto.
«Ahi! Se sei sempre così simpatica non mi stupisce che tu sia zitella!» esclamò, massaggiandosi un po’ troppo teatralmente il punto in cui la ragazza lo aveva colpito.
«A parte che si dice single e non zitella, chi te lo dice che lo sia?» domandò lei, con aria di sfida.
«Chi è il poveraccio che ti sopporta?»
«Ritiro tutto quello che ho detto sul non farti fuori mentre dormi…e poi, è molto più facile sopportare me che te!»
Fred rise di gusto vedendola mettere il broncio in quel modo e fulminarlo allo stesso tempo con lo sguardo. Le ricordava molto Hermione quel modo di fare, anche se la ragazza lì presente era molto più permalosa e anche più spiritosa, doveva ammetterlo.
«Guarda che stai parlando con uno degli uomini più desiderati al mondo» rispose, infilandosi sotto le coperte.
«Oooh, certo, faresti impallidire James Franco, tu» bofonchiò Sam, divertita, voltandosi dall’altra parte.
«Chi?»
«Lascia perdere Fred, spegni la luce e buonanotte…»
«Tsk, donna di poca fede! Verrà il giorno in cui rimpiangerai di non esserti approfittata di me questa sera» protestò lui.
«Si certo…come no» rise la ragazza.
«Beh dopo questa anche se tu dovessi pregarmi in ginocchio, mi spiace, ma non mi concederò»
«Sto morendo dal dolore…Fred, ti prego, spegni quella luce e dormi» la voce di Sam aveva un tono quasi supplichevole, mentre nascondeva la testa sotto il cuscino. Questo normalmente avrebbe indotto Fred a continuare a tormentarla, ma effettivamente era piuttosto tardi e il giorno dopo avrebbero dovuto lavorare. Con un colpo di bacchetta spense le luci e crollò accanto a Sam.


Ecco qui il nuovo capitolo! So che è molto lungo...ma avevo molto da scrivere e non mi piaceva dividere il tutto in due capitoli più brevi!
Grazie come sempre a chi ha aggiunto la storia tra le seguite e/o preferite! E grazie a Pia_mi_idola_XS per la recensione^^ Spero ti piaccia anche questo capitolo *-*
Grazie anche a chi si è soffermato a leggere...e ricordate, se recensite non vi uccido, anzi :P

  
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