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Autore: jinkoria    24/12/2020    2 recensioni
[ BakuDeku; multicharacter, multipairing | Prompt dell’iniziativa #25DaysofBakuDekuChristmas ]
Di come in venticinque giorni Midoriya Izuku si faccia innanzitutto eroe del proprio Natale e di quanto Bakugou Katsuki sia, non poi così sorprendentemente, fondamentale in tutto ciò.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Mina Ashido, Shouto Todoroki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Bonsoir!
Questa versione del prompt è pure dell'ultimo minuto, avevo pensato altro ma credo questa sia la più giusta, data la conclusione che va data a questo circolo. Stavo cercando cosa mangiassero i giapponesi a Natale, ho trovato sul sito alimentipedia (o simili ??) che spesso vadano addirittura al fast food a mangiare pollo fritto, proprio come usanza, e che abbiano la torta di Natale. Quindi qui è tutto più... casalingo, insomma ?? Ho scoperto pure che non hanno vacanze natalizie, al massimo c'è una specie di pausa per la fine dell'anno, mi pare, del resto nel manga stanno in sala comune... facciamoci andare bene questa piccola variante alternativa, magari in futuro ne verrà fuori altro con loro all'U.A.! Breve? Non lo è? Lo è? Ho cercato di mettere due frasi in fila mentre in sottofondo c'era la tv più forte dei miei pensieir (inserire faccia isterica), ma forse semplicemente siamo agli sgoccioli e non riesco ad aggiungere nulla di più, in ogni caso forzare la mano non servirebbe quindi va bene così~ mi spiace solo non sia granché intrattenente? E che lo spaizo mi sia finito tutto su... un duo specifico. Però sto partendo per questa tangente e la raccolta me ne ha dato la conferma... ops pt.2373823963.
Anyway!! Penultimo giorno di ringraziamenti, stavolta conditi da un augurio di buona Vigilia (ormai finita... VBB), spero l'abbiate passate il più serenamente possibile. 
🤍❤️💛
Ci vediamo domani con l'ultimo capitolo (...ç__ç) dove gli ultimi nodini verranno finalmente al pettine!! Buona lettura!


 

 

-24: Family Dinner
 

«Shouto-kun, potresti passarmi il sale?».

Todoroki sobbalzò appena, con compostezza, dunque annuì all’indirizzo dell’eroe alato e recuperò la boccetta alla sua sinistra; Keigo si accorse, quando gliela passò, di come il più giovane sembrasse in trepidante attesa, il naso spesso agitato mentre annusava l’aria per catturare quanto più possibile l’odore della frittura. Gli sfuggì lo sbuffo di una risata, il suono graffiato nel tentativo di trattenerla il più possibile e non lasciarla trapelare alle orecchie curiose e attente di Shouto, il quale però non mancò di notarlo comunque.

«Ho fatto qualcosa di strano?».

Takami batté le ali, ridotte di molto per non risultare troppo ingombranti nella cucina insolitamente affollata, Fuyumi dietro di lui soprattutto continuava ad andare avanti e indietro per recuperare l’occorrente da tavola, a sua volta seguita da un poco convinto Natsuo la cui espressione tradiva, semmai, l’emanazione continua di vibrazioni di scocciatura. Tuttavia non si opponeva alla sorella, sparendo con lei verso la sala da pranzo a più riprese, il massimo di contrarietà scivolava dalla smorfia del terzogenito qualora incrociasse Endeavor in corridoio: la situazione tra loro si era di certo appianata, tanto che Natsuo non si era opposto quando gli era stato comunicato l’invito per la Vigilia a casa del padre e del suo compagno, aveva persino partecipato – indotto dall’iniziativa di Fuyumi, pur sempre un passo avanti – al regalo, lasciato sotto l’albero decorato in rosso e oro, vi era ancora però un margine notevole sulle loro divergenze. Enji non osava far nulla di pressante per appianarla, Natsuo sembrava far del suo meglio per dargli un’occasione, come l’essere lì presente e, nonostante tutto, non completamente avverso. E tanto bastava.

Lo vedeva negli occhi di Enji, Keigo, come brillassero di un triste sollievo, mantenendosi lontano dai figli per dar loro il dovuto spazio ma felice di essere in qualche modo comunque in grado di passare una cena con loro.

Alle sue spalle, il trillo sconosciuto della notifica di un messaggio attirò la sua attenzione e Takami, nel voltarsi, si accorse provenisse dal telefono che Shouto teneva in mano, il sorriso dolce e leggero che Hawks associò alla morbida caduta delle proprie piume, l’attimo prima di richiamarle a sé; qualcosa di rasserenante, caloroso, come l’affetto palpabile nello sguardo socchiuso del ragazzo.

Poi, con un ghigno malizioso pur mantenendo un velo di gentilezza, domandò: «Scambi messaggini con la persona che ti piace?».

Shouto sollevò gli occhi di scatto, dallo schermo a quelli di Keigo, un po’ sgranati e ciononostante privi dell’agitazione tipica di un adolescente colto in flagrante – Tokoyami aveva rizzato tutte le piume sul collo e per poco non lo aveva aggredito con Dark Shadow, aveva ancora gli incubi al sol ricordo e da allora gli era del tutto passata la voglia di prenderlo in giro – quasi fosse solo sorpreso dalla domanda in sé per sé, non dal suo contenuto frivolo nello specifico. Difatti chiese a sua volta: «Davvero vuoi saperlo?».

Il genuino stupore, speziato di un tocco di aspettativa, fu evidente, ben nitido nella voce del più piccolo dei Todoroki, tanto che Hawks pensò fosse un po’ troppo, alla stregua di una reazione dinanzi a una novità assoluta. Nessuno glielo aveva mai chiesto o era lui a non averne mai parlato con altri? Pensò a Endeavor davanti a uno dei suoi figli, preso dai loro discorsi in termini amorosi e completamente perso nel mare d’imbarazzo genitoriale, conscio di quanto persino nei propri affari fosse impacciato all’inverosimile; una personalità così goffa, quando c’era di mezzo l’amore, Takami ridacchiò di nascosto solo a immaginarlo, agitato e nella confusione più totale mentre cercava i consigli più efficaci da sciorinare con finta saggezza. Quando in realtà era il primo a non capirci un accidenti.

Tornando a Shouto, gli si avvicinò e «Beh, se vuoi dirmelo, o» lo sgomitò, ammiccante e col mezzo ghigno in bella mostra «se vuoi qualche consiglio, Hawks è a tua disposizione».

Il ragazzo dal doppio quirk parve soppesare sul serio l’offerta, era chiaro non avesse colto affatto neppure il minimo intento scherzoso o sbeffeggiante nell’adulto, sembrò piuttosto ben disposto a confidarsi e Keigo dovette trattenersi dall’assecondare l’mpulso di strapparsi perlomeno un paio di piume, un gesto di ammenda per il disonesto scopo iniziale. A soverchiare il masochistico pensiero fu la tenerezza conseguente all’annuire di Shouto, che sembrò così giovane quando cercò qualcosa sul telefono, il dito scorreva in fretta sullo schermo, finché non lo trovò e, selezionato, lo mostrò all’altro.

Intanto Keigo aveva preso un bicchiere d’acqua, accaldato dalla frittura, poi si girò attirato dalla foto sullo smartphone: un ragazzone occupava appieno lo spazio rettangolare digitale, il sorriso a trentadue denti e le dita sollevate in segno di vittoria, il capo coperto da un cappellino natalizio e sotto al quale si poteva intravedere il taglio corto di capelli scuri.

L’eroe batté le palpebre nel modo più discreto possibile, suo malgrado sorpreso.

Pensò alla propria situazione e fece spallucce, sorridendo a occhi socchiusi mentre sospirava.

Gli opposti si attraggono, immagino.

«Quindi è lui il tuo ragazzo?».

Ancora una volta la sincera naturalezza di Shouto lo stupì quando questi confermò con un semplice , monocorde ma non meno convinto per questo. Anzi, Hawks interpretò quella certezza come la base promettente di un sentimento tanto intenso quanto difficile da custodire, una simile spontaneità non avrebbe potuto che giovare.

Gli diede una pacca sulla schiena, forte abbastanza da farlo sbilanciare in avanti, le labbra sollevate dalla piega rallegrata, poi si rigirò verso i fornelli attirato dallo scoppiettio un po’ troppo sinistro dell’olio bollente, dunque lanciò a Shouto un grembiule e con la stessa espressione allietata lo incitò «Dammi una mano che abbiamo quasi finito, intanto raccontami di questo» si allungò per controllare il nome su LINE associato all’immagine «Inasa Yoarashi».

A giudicare da come si illuminò il viso di Shouto, doveva aver gradito la proposta, tant’è che indossò il grembiule in fretta e, deliziato dal profumo del cibo, si avvicinò. Non fu molto esaustivo, quanto più diretto e conciso, senza perdersi in troppe chiacchiere, tuttavia i minuti passarono in fretta sotto le domande incalzanti ma coinvolte di Keigo e le risposte puntuali e presenti, mai negate né dubbiose, salvo qualche particolare di cui Shouto sembrava non essere ancora a conoscenza – qualcosa sulle basi conquistate che Takami aveva scherzosamente gettato nella conversazione; nessuno dei due se ne accorse, fin quando Fuyumi non andò a chiamarli per far loro presente, qualora avessero finito, anche la tavola fosse pronta.

 

Fuyumi era stata deliziosa, degna partner di chiacchiere vivaci, gli aveva persino chiesto dei consigli sul come preparare questa e quella pietanza e Hawks aveva risposto a tutto, incastrando qualche battuta che la ragazza aveva apprezzato e ribattuto a sua volta; Natsuo stesso si era aggregato, a un certo punto, quando l’argomento ragazzo di Shouto era tornato a galla durante la cena. Keigo per poco non si era strozzato nel vedere quanto Enji, accanto a lui, si fosse irrigidito, a sua volta pareva gli stesse per andare l’acqua di traverso, chiaramente non preparato all’argomento, pertanto aveva continuato a bere con una punta d’imbarazzo ben leggibile sul volto maturo. Persino il tentativo di dissimulare non era andato a buon fine.

La scoccata finale, per cui Keigo non era riuscito più a trattenersi ed era scoppiato a ridere una volta per tutte dopo un primo momento di sgomento assoluto, gliel’aveva data la nuova informazione offerta da Shouto, secondo la quale questo Inasa era addirittura un fan di Endeavor.

L’odore di fritto gli si era impregnato addosso, lo sentiva eccome, ma più forte ancora erano le voci delle persone accanto a lui, la tavolata piena e viva, calda, dove un posto era stato riservato per lui la Vigilia di Natale. E, anche stavolta, tanto bastava.

 

Quando la porta di casa si richiuse, i ragazzi usciti per tornare alla loro, Keigo si voltò verso l’interno della dimora e gli parve più grande. Almeno fin quando Endeavor non comparì di nuovo, allontanatosi per finire di pulire gli ultimi piatti rimasti, riempiendo la cornice costituita dall’infisso che affacciava sul soggiorno, uno strofinaccio tra le mani nel quale se le asciugava.

Takami si rilassò, le sopracciglia corrugate ma con un sorriso sulle labbra, dopodiché avanzò quasi trascinando i piedi in terra, le energie venute meno mentre le piume tornavano al loro posto e le ali riassumevano la propria grandezza; più appesantito dal loro peso, si sentì paradossalmente leggero e confortato.

Il fidanzato lo guardò con un cipiglio perplesso, al che posò lo strofinaccio sul primo mobile a disposizione così le grandi mani ora libere si posarono sul viso dell’altro, strofinando delicatamente la pelle sugli zigomi; la voce profonda colmò il silenzio: «Sei stanco?».

Il falco assecondò la carezza, il volto si mosse per istinto verso quella blandizia e a sua volta le proprie mani si sollevarono per aggrapparsi ai polsi di Enji, la fronte si rilassò visibilmente e rilasciò un sospiro più rilassato; mugolò di apprezzamento quando il contatto si spostò appena sotto gli occhi, laddove la sensazione di stanchezza si era accovacciata maggiormente. Era raro l’eroe di fuoco lo approcciasse in quel modo, sebbene fosse sempre piuttosto attento ai suoi bisogni, limitato dalla propria incertezza sul come affrontare certe situazioni e vergognoso nei confronti di quegli attimi di tenerezza, per privati che fossero.

«Sai, Enji-san» iniziò Keigo, le braccia conserte, al sicuro tra il proprio e il petto di Endeavor, mentre si accasciava dolcemente contro il corpo di quest’ultimo, infine socchiuse gli occhi e il tono gli uscì leggero dalla bocca inespressiva, come se stesse confidandogli un segreto «Non ho mai avuto una famiglia, non davvero» fece una pausa, il respiro dell’altro e le mani ora posate sui propri fianchi lo rassicurarono, sapevano di solidità, concretezza. Poi riprese: «In un certo senso, non sei riuscito ad averla nemmeno tu. Oggi ho visto che forse non lo siamo completamente, mi sa è proprio certo, a dire il vero, però siamo stati in grado di fare qualcosa del genere. Di sembrare una famiglia».

La parola scivolò agrodolce sulla lingua, ogni sillaba dal sapore distinto, come un piatto prelibato assaggiato per la prima volta. Sorrise un poco quando, premuto contro il petto di Enji, sentì il battito del compagno aumentare, anche se non avrebbe saputo dire quale emozione nello specifico lo avesse smosso.

Si sentì loquace abbastanza da azzardare un’aggiunta, nonostante la fiacchezza nell’esprimere le parole le caricò quanto possibile di intenzione – e amore: «Grazie, Enji-san. Per avermi permesso di vivere questo» e districò un braccio, l’altro ancora stretto in vita, per poter sollevare e agitare un dito, indicando il circostante; la loro casa.

L’altro eroe non disse ancora nulla, per un attimo gli era parso di sentirgli trattenere il fiato, tuttavia sapeva quanto non fosse a suo agio in momenti come quello, di conseguenza si allontanò con quanta più naturalezza possibile e allo stesso modo ostentò un sorriso, ridendo nervoso mentre lo superava, diretto alla cucina «Ah, ma cos’è questa serietà, voglio un po’ di torta-».

La presa di Enji, circondandolo nuovamente da dietro, lo sorprese, ancor di più fu intensa abbastanza la sensazione del viso dell’uomo più grande sfregato contro le piume, un gesto dedicato a momenti specifici e per il quale Hawks non era mai stato in grado di frenarsi dal tremare.

Quando fu l’eroe di fuoco a parlare, stavolta, a voce altrettanto bassa ma ricca di fermezza e forza, Keigo dovette affidarsi all’equilibrio delle proprie ali per mantenersi su.

«Se non fosse stato per te» iniziò, marcando sulle ultime due parole «oggi non avrei avuto niente di tutto questo. I miei figli stanno credendo in me e mi stanno dando un’occasione per avere una famiglia, ma io ho creduto in me perché ti ho avuto accanto» confidò ancora, ogni lettera ricalcata dal sentimento per il compagno, e Keigo percepì persino la più piccola pausa come frastornante e rovente contro le orecchie e infranta, sotto forma di fiato, sulle proprie piume. Endeavor posò le labbra su una manciata di esse, non un vero bacio, nessuna pressione eccessiva, ma li si fermarono e sulle stesse pronunciò: «Sono io a doverti ringraziare».

Sei un orso di peluche, altroché brontolò Takami tra sé, la bocca stretta per non lasciarsi sfuggire alcun singhiozzo compromettente, piuttosto deglutì il groppo in gola e ricacciò indietro l’accenno di lacrime, dandosi ancora mentalmente dell’imbecille perché non era di certo il momento per quegli inutili discorsi sentimentali, e che se davvero era arrivato a farsi consolare da uno più incapace di se stesso in certi ambiti era sul serio alla frutta.

Specie se quella consapevolezza lo aveva fatto sentire libero e protetto come solo l’essere in volo era in grado di concedergli una simile sensazione.

Infine si voltò, il sorriso stavolta più sincero, gli occhi comunque un po’ rossi ma Enji non si espresse; portò le braccia al collo del fidanzato, le ali appena in movimento, per poi proporre, l’allusione tra il serio e il faceto:

«Neh, Enji-san. È mezzanotte, scartiamo i nostri regali?».


 

   
 
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