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Autore: Il corsaro nero    25/12/2020    1 recensioni
La scuola di Hogwarts è famosa in tutta l'Inghilterra, soprattutto per le sue quattro Case, da cui sono usciti streghe e maghi famosi in tutto il mondo... ma ciò che molti non sanno, è che tra quelle mura, sono nascosti incredibili e affascinanti segreti che solo quattro prescelti hanno la possibilità e il dovere di conoscerli tutti... quattro prescelti legati in maniera indissolubile fin dalla nascita...
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Delphini Riddle, Harry Potter, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Teddy Lupin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 38: Strane storie

 

“Coraggio, Gal, è ora di alzarsi!” dichiarò la ragazzina coi capelli d’argento al ragazzino coi capelli rossi e il casco da aviatore che stava ronfando nella macchina appartenente ai coniugi Weasley.

Gal aprì lentamente gli occhi per poi domandare a Delphini, ancora un po’ confuso: “Eh? Cosa? Che ore sono?”

“Quasi le nove del mattino.”

“Cioè il cuore della notte…” borbottò Gal, rigirandosi dall’altra parte e chiudendo di nuovo gli occhi, deciso a dormire ancora un po’, mentre l’altra commentava: “Beh, per il resto della Gran Bretagna, invece, è mattina da un pezzo.”

“Non per me… se permetti, io sono un felice salmone.”

“Un felice salmone?”

“Già… i salmoni vanno controcorrente, no?”

“Questo è vero, devo ammetterlo… mi sorprende che tu sappia una cosa del genere…”

“L’ha detto la pubblicità del salmone affumicato in tv… ‘Il nostro salmone, l’unico così buono che non si agglomera alla massa, ma va sempre controcorrente, solo per il palato’…”

“Dovevo immaginarlo… in ogni caso, alzati in piedi, siamo arrivati.”

“Ma io voglio dormire…”

“Hai dormito per tutto il viaggio! Non dirmi che ieri sera sei andato a letto tardi!”

“Non tanto tardi…”

“Scommetto che il tuo ‘non tanto tardi’ corrisponde alle due e mezza di notte.”

“Uffa, volevo solo vedere le lucciole nel bosco…”

“Forza, fuori. Dobbiamo salire sul treno.”

Vedendo che il compagno non aveva alcun interesse ad alzarsi, Delphini capì che per farlo muovere avrebbe dovuto giocare sporco.

Senza pensarci due volte, Delphini prese il casco da pilota sulla chioma rossa del compagno.

Immediatamente, Gal si alzò di scatto, sbattendo la testa contro il tettuccio della macchina.

Mentre si massaggiava la testa dolorante con entrambe le mani, con una smorfia di dolore, Delphini rimase un attimo in silenzio, prima di commentare: “Non so se sei così goffo per via di un dono di natura o perché ti piace farti male…”

Con una faccia che avrebbe fatto trasalire chiunque, ma non Delphini, il rosso si riprese il suo casco e se lo rimise in testa.

“Finito lo spettacolo? Dobbiamo andare.” Sbottò, sempre più seccata, Delphini, spostandosi per farlo passare.

Una volta che fu uscito, la ragazzina chiuse la portiera, schiacciò un pulsante nella chiave che aveva in mano ed esclamò al nonno di Victoire, il quale, nel frattempo, stava ammirando con aria estasiata un normalissimo distributore automatico: “Tutto fatto, signor Weasley. Può venirsi a riprendere la chiave.”

Subito, il signor Weasley parve risvegliarsi dal suo torpore e, non appena notò le chiavi che la giovane gli allungava, le prese subito e se le mise in tasche.

In un lampo, i tre uscirono dal parcheggio sotterraneo, solo per essere accolti da una pioggia battente.

“Cavolo, ringrazio il cielo che non tocca a me fare lo Smistamento quest’anno…” commentò Gal, allungando la mano per sentire la pioggia, mentre Delphini, tirando fuori dal suo fidato monospalla un ombrello, esclamava: “Beh, in ogni caso, io sono armata.”

“Ehi, non è che potresti farti un po’ più in là? Così posso entrarci anch’io.”

“Levatelo dalla testa. Te l’avevo detto, stamattina, di prenderlo.”

“Senti, appena mi sveglio non riesco a connettere niente, sono così assonnato che riesco ad addormentarmi sul pavimento!”

“Forse non avresti di questi problemi se andassi a dormire ad un orario decente…”

“Non ricominciare con la predica, Delphi. Ho già mia madre e mio fratello che hanno questo felice compito…”

“Finiscila di chiamarmi Delphi.”

Dopo poco tempo, i tre raggiunsero il binario 9 ¾ e Delphini e Gal, dopo aver salutato i coniugi Weasley salirono sul treno, con l’obiettivo di raggiungere gli altri.

“Puoi precedermi, Gal? Io vado un attimo in bagno.” Gli disse la ragazzina, mentre l’altro ridacchiava: “Tanto a prendertela con me e, poi, non vai in bagno prima di partire?”

Per tutta risposta, si beccò uno scappellotto da parte della Serpeverde, la quale sibilò, furiosa: “Quanto sei scemo… vado solo a mettermi la divisa.”

“Eh? Ma non siamo nemmeno partiti…”

Per tutta risposta, Delphini s’infilò nel bagno e sbatté la porta parecchio forte, segno che era a dir poco esasperata per quella conversazione.

“Ma che ho detto? Boh… chi la capisce quella, è bravo…” borbottò Gal, allontanandosi, in cerca del suo scompartimento.

Ad un tratto, notò, in uno scompartimento, da solo come al solito, Abel Nott, il quale si stava sistemando la cravatta verde e argento della sua divisa guardando il suo riflesso dal finestrino.

Ad un tratto, Abel si accorse, proprio da esso, che Gal lo stava fissando e, senza nemmeno voltarsi, ma continuando a sistemarsi, sbuffò: “Si può sapere che cavolo vuoi, stavolta? Nel caso non te ne fossi accorto, sono molto occupato.”

“Anche tu indossi già la divisa?”

“No, brutto idiota. Sto solo facendo le prove per una sfilata di moda…”

“Ma voi Serpeverde avete sempre quella lingua biforcuta e tagliente?”

“A quanto pare è una dote molto comune tra di noi… sai, ho sentito dire che, oltre il fatto di essere un rettilofono, Salazar Slytherin fosse conosciuto anche per il suo sarcasmo e per la sua grande capacità di rispondere per le rime… probabilmente, questa è una dote che cerca negli studenti della sua casa… dopotutto, ci vuole una certa dose di astuzia per sconfiggere un nemico a parole e non con i pugni, a differenza di voi Grifondoro…”

“Quando l’avrò capita te lo farò sapere.”

“Oh, non scomodarti… tanto, non riusciresti mai a capirci qualcosa, nemmeno se ti aiutassero i tuoi amichetti.”

“Sta un po’ a sentire, brutto…!” iniziò, furioso, Gal, ma, prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, la porta dello scompartimento si chiuse di scatto, proprio davanti a lui.

“Che diamine…?” sussurrò il rosso, cercando di aprire la porta, ma si accorse, con sgomento, che essa era stata chiusa dall’interno.

Il ragazzino cercò di aprire la porta, ma fu tutto inutile.

Abbassò lo sguardo, notando una grossa mantide religiosa di fianco ai suoi piedi, e, per un attimo, gli parve di vedere due piedi con su delle scarpe babbane verdi con la punta bianca, dello stesso colore delle calze corte, dall’altra parte del vetro ma, prima che potesse vedere meglio di cosa si trattasse, i piedi sparirono.

Quando alzò, finalmente, lo sguardo, vide dall’altra parte della porta Abel Nott, il quale stava facendo un sorrisetto di trionfo.

“E piantala di sghignazzare, stupido Serpeverde!” sbottò, infastidito, Gal, mentre Abel lo salutava con la mano, senza smettere di sorridere: “Ciao, ciao, tonto.”

Sbuffando come una locomotiva, Gal se ne andò, non prima di aver fatto una linguaccia ad Abel.

Finalmente, dopo aver girovagato un po’, trovò lo scompartimento in cui c’erano il cugino e tutti i suoi amici.

“Ehilà, salve a tutti!” esclamò, con un gran sorriso, il giovane rosso e, subito, Teddy si voltò, sorridendo: “Finalmente ti sei svegliato, cominciavamo a preoccuparci… temevo che avresti perso il treno…”

“Perché, è successo?”

“Sì, al mio padrino e al fratello del padre di Victorie. Quando facevano il secondo anno, non sono riusciti ad oltrepassare la barriera e l’hanno perso.”

“Cavoli… ma poi sono riusciti ad arrivare a scuola?”

“Sì… anche se hanno preso un altro mezzo… molto particolare…”

“E quale?”

“Una Ford Anglia volante.” Rivelò una voce femminile, all’improvviso.

Il gruppo si girò e vide Delphini, con già indosso la sua divisa di seconda mano, di cui era orgogliosa, entrare nello scompartimento.

“Beh, hai indovinato. Usarono proprio la vecchia macchina volante del signor Weasley…” ammise, leggermente imbarazzato, Teddy, mentre Gal, incredulo, domandava: “Cosa sei, una veggente? Come facevi a saperlo, se sono passati anni dall’accaduto?”

“Esistono i giornali, sciocco.”

“I giornali? E cosa centrano con una macchina volante?”

“Credi che una macchina che voli in pieno giorno in una città piena zeppa di babbani non venga notata?”

“Oh… quindi si sono fatti beccare?”

“Da sei o sette babbani.”

“E dove l’hai trovato un giornale così vecchio?”

“In una vecchia biblioteca a Diagon Alley. Gli archivi di quei posti contengono un sacco di vecchi articoli di giornale. Sono molto utili se si vuole studiare la storia, senza dover rischiare ogni volta di morire di noia…”

“Non credo che mi risponderai mai se ti chiedo il motivo di quella tua visita là dentro…”

“Acuta osservazione.”

La ragazzina, si sedette al suo posto e tirò fuori dal suo zaino Asmodeus, il quale si attorcigliò accanto alla padrona come un cagnolino che voleva schiacciare un pisolino.

L’unica che non fu affatto contenta della sua presenza lì fu Victoire, la quale lanciò al povero serpente un’occhiataccia, mentre stringeva la sua amata coniglia che aveva in braccio.

“Tienimi lontano quel mostro.” Dichiarò la ragazzina, mentre l’altra, guardandola con aria di sfida, rispondeva: “Nel caso tu non te ne fossi accorta, Asmodeus è un serpente non un mostro. Comunque, sta tranquilla. L’ho già avvertito di stare alla larga dal tuo roditore.”

“Non è un roditore, è un coniglio!”

“Beh, fa sempre parte della famiglia dei topi…”

Proprio in quel momento, Creamy sgusciò via dalle braccia di Victoire, cominciando a correre come una matta tra i posti, muovendo in continuazione il nasino per poi alzarsi su due zampe, come per provare ad arrampicarsi.

Teddy lo guardò, sorridendo.

Creamy era cresciuta molto nelle ultime settimane… se prima, era grande come Tonks, adesso sembrava una pagnotta pelosa di color grigio.

“Ehi, Vicky… se non sbaglio, anche tu, adesso, hai una bacchetta…” fece notare Gal e la bambina, tutta orgogliosa, tirò fuori una bacchetta nera ed esclamò: “Proprio così. Legno d’ebano, dieci pollici, flessibile e nucleo di crine d’unicorno. Olivander ha detto che l’aveva preparata solo una settimana prima. E’ stata la bacchetta più veloce che abbia mai venduto in tutta la sua carriera.”

“Che buffo… la mia bacchetta è tutto il contrario…” commentò Delphini tirando fuori dalla manica della divisa la sua bacchetta di colore bianco, la quale, fino a quel momento, era stata legata al braccio con degli elastici, e si mise a fissarla, sollevandola in controluce “E’ stata la bacchetta che ha impiegato più tempo nel venderla… uno dei suoi primi lavori, oltre ad essere una delle più difficili da abbinare…”

“Di sicuro, se voi due combatteste, non avverrà mai il Prior Incantatio… persino le vostre bacchette non hanno niente in comune…” ridacchiò Teddy, mentre il treno partiva.

Mentre il treno viaggiava in direzione della scuola, Oliver guardò Teddy e gli domandò, incuriosito: “Senti… ma come mai il tuo padrino e lo zio di Victoire non sono riusciti a superare la barriera?”

“Ah, questo era perché un elfo domestico di nome Dobby aveva bloccato la barriera per non far andare lo zio Harry ad Hogwarts, dato che c’era un complotto.” Spiegò Teddy, mentre Gal esclamava, allibito: “Cosa?! C’è riuscito veramente?!”

“Forse non lo sai, Gal, ma gli elfi domestici sono molto potenti… la loro magia è di gran lunga superiore alla nostra e con molti meno limiti.” S’intromise Delphini, mettendosi a leggere un libro, mentre il rosso esclamava, stupefatto: “Davvero?! Non lo sapevo…”

“Questo è perché, di solito, essi non li usano senza il permesso del padrone e la gente li guarda dall’alto al basso… purtroppo, questo è il loro punto debole… sono troppo fedeli…”

“Parli come se avessi avuto a che fare con un elfo domestico…”

Per qualche istante, Delphini alzò lo sguardo dal suo libro, per poi tornare a leggere in silenzio.

“Però Delphini ha ragione a questo proposito…” ammise Oliver, mentre scartava una caramella presa dalla sua borsa “Se per sbaglio succede qualcosa al loro padrone o vengono licenziati, entrano in crisi e in depressione… è accaduto anche all’elfa domestica della zia Hepzi…”

“Intendi quella parente di tua madre invaghita del giovane commesso di ‘Magie Sinister’, che poi l’ha derubata?” domandò, incuriosito, Gal e il ragazzino, con un sospiro, ammise: “Proprio quella… come vi avevo già detto, morì a causa di un incidente… vedete la sua vecchia elfa domestica, Hokey, un giorno, mise per sbaglio nella cioccolata serale della zia, un veleno letale e poco noto, al posto dello zucchero e, purtroppo, morì.”

“Ah, sì… l’ho letto su un vecchio giornale…” dichiarò, inaspettatamente e con un tono molto interessato, Delphini, smettendo di leggere il libro e alzando la testa.

Se proprio doveva essere sincera, fin da quando aveva letto quell’articolo sul giornale, aveva avvertito che ci fosse qualcosa di strano in quella storia…

Cosa ci faceva un veleno poco comune nella casa di una vecchia signora? Da dove veniva?

Dato che era poco comune, pochi lo vendevano sul mercato regolare… e, in quel caso, avrebbero di certo avvisato l’elfa domestica di fare attenzione e lei, anche se vecchia, avrebbe di certo fatto attenzione per non mettere in pericolo la sua padrona…

No, quel veleno veniva da fuori… era stato un caso d’omicidio e davvero ben congegnato, doveva ammetterlo… chiunque fosse l’assassino doveva essere un genio del male…

La cosa più buffa era che c’era arrivata lei, una ragazzina del secondo anno di Hogwarts, e non i membri del Ministero dell’epoca… non lo avrebbe mai creduto possibile, ma, in quel frangente, si erano dimostrati più stupidi di Gal e ce ne voleva veramente!

Ma, ovviamente, la disgraziata morte di una vecchia e grassa signora non valeva nemmeno la pena di essere indagata a fondo… soprattutto, se era apparso fin da subito un colpevole…

Erano proprio dei deficienti… avevano lasciato in giro un assassino, senza assicurarlo alla giustizia… di certo, lei non si sarebbe di certo lasciata infinocchiare da queste sciocchezze…

“La sua elfa domestica l'ha uccisa?! Ma è assurdo!” s’intromise, incredulo, Gal e Oliver spiegò: “Si è trattato solo di un semplice incidente, non intendeva ucciderla, ma sapete, era un po’ vecchia... poveraccia, nonostante la mia famiglia le avesse permesso di rimanere, è caduta in forte depressione ed è morta di crepacuore pochi anni dopo.”

“Cavoli, quanto mi dispiace...”

“Ma la sapete una cosa strana? Poco prima di morire, l'ha cercata nientemeno che Albus Silente in persona!”

“Sul serio?! E per quale motivo?”

“Non ne ho la più pallida idea... ha semplicemente detto di volere qualcosa da lei allo zio Lapo e di lasciarlo solo con lei per qualche minuto, ma non ha specificato cosa volesse... e prima di andare, ha detto di seppellirla in un bel posto.”

Delphini continuò a far finta di leggere il suo volume, mentre, in realtà, ascoltava tutto con molta attenzione.

Se Albus Silente era andato a cercare Hokey significava che anche lui aveva capito come stavano le cose, ossia che l’elfa era innocente, ma, ormai, era troppo tardi per rimettere a posto la sua reputazione, dato che ormai stava morendo… ma cosa voleva da lei?

Non poteva trattarsi di un oggetto, chiunque se ne sarebbe accorto… ma, allora, di cosa si trattava? Considerando il personaggio enigmatico di Silente, era ovvio che doveva essere qualcosa di molto importante che nessuno se ne sarebbe accorto…

Con uno sbuffo, tornò alla sua amata lettura.

In fondo, chi era lei per svelare i suoi sospetti?

La vicenda dell’assassinio mascherato da incidente della parente di Oliver non la riguardava minimamente…

Nel frattempo, Athena, la quale era seduta di fianco al finestrino, continuava a guardare con molta attenzione il paesaggio, finché non sentì le palpebre diventarle sempre più pesanti, finché non chiuse gli occhi.

 

“Maledizione! Dov’è?! Dove diavolo è?!” sbottò l’uomo alto e magro coi capelli biondi, vestito di nero, perlustrando delle casse di legno vuote, mentre il suo compare alle sue spalle, borbottava, incredulo: “Non ne so niente, Dorian… ti assicuro che era lì! Non riesco proprio a capire dove sia finito…”

“Norman, razza di cretino… come hai potuto perderlo, dopo tutto la fatica che abbiamo fatto nel rubarlo alla madre e proprio quando avevo appena trovato qualcuno così stupido da comprarlo?!”

“Qualcuno deve avercelo rubato!”

“Rubato?! Ma non dire sciocchezze! Chi diavolo sarebbe così stupido da rubarlo?! Inoltre, sarebbe già corso ad avvisare la Granger!”

“Magari è uno che l’ha rubato senza nemmeno sapere di cosa si tratta…”

“Rubato senza nemmeno sapere di cosa si tratta?! Soltanto un totale idiota non capirebbe subito di cosa si tratta!”

“Magari si tratta di un Nato Babbano…”

“Invece di sparare teorie senza senso, aiutami a trovare quel maledettissimo uovo una volta per tutte!!!!”

Mentre i due litigavano furiosamente, la giovane coi capelli a caschetto biondi stava pensando, seduta su una cassa.

Ad un tratto, sgranò gli occhi e, alzandosi in piedi, esclamò: “Il ragazzino!”

Immediatamente, gli altri due si misero a guardarla e Norman, leggermente incredulo, domandò: “Di che diavolo stai parlando, Frannie?”

“Non ricordi? Il ragazzino coi capelli biondi che è uscito dal nostro covo, assieme al suo amico col mantello nero qualche giorno fa, poco prima che ci mandassi quel gufo! Deve averlo preso lui!” esclamò la donna, alzandosi in piedi, mentre l’altro commentava: “E allora perché diavolo non è corso a denunciarci.”

“E’ solo un ragazzino, Norman… di certo non avrà capito cosa aveva tra le mani e non avrà avvisato nessuno… forse l’avrà scambiato per un uovo di granito…”

“Il problema è che non sappiamo il suo nome e il cognome… trovarlo sarà impossibile…”

“Questo è vero… ma tutti i ragazzini vanno ad Hogwarts… abbiamo buone speranze di beccarlo lì!”

“Vuoi andare ad Hogwarts?! Tu sei matta, sorella!”

“Hai un’idea migliore?”

“Smettetela di litigare e ascoltatemi, dato che sono il maggiore!” s’intromise, furioso, Dorian, facendo smettere il litigio tra i due fratelli.

Una volta che fu sicuro di avere la completa attenzione di Frannie e Norman, dichiarò: “Non abbiamo altra scelta. Quest’anno ritorneremo a scuola per trovare quel piccolo ladro e farci dire dove ha nascosto l’uovo! Dobbiamo assolutamente trovarlo prima che si schiuda!”

 

Athena aprì gli occhi di scatto.

Quello era stato un sogno decisamente diverso dai soliti… invece, di vedere il passato, aveva avuto una visione decisamente attuale…

Ma di quale uovo stavano parlando?

Sperava solo che ciò non riguardasse lei o i suoi amici…

“Ah, finalmente ti sei svegliata.” Esclamò Gal, con la bocca piena di caramelle gommose, mentre Delphini, con un’espressione di disgusto, commentava: “Disgustoso… non si parla con la bocca piena!”

“Bacchettona.”

“Dì solo un’altra parola, brutto deficiente, e ti do in pasto ad Asmodeus!”

Mentre i due continuavano a litigare, Teddy si voltò verso Athena e, con un’espressione mortificata, disse: “Mi dispiace, ma la signora del carrello è passata mentre dormivi… abbiamo cercato di svegliarti, ma tu dormivi dalla grossa…”

“Vado a chiamartela.” Esclamò Oliver, alzandosi in piedi, ma Athena cercò di trattenerlo: “Ah, non disturbarti… la trovo io.”

“No, non preoccuparti. Dimmi cosa vuoi e te lo prendo.” La rassicurò, con un grande sorriso, il ragazzo.

Ci volle un po’ per convincere Athena, ma, alla fine, Oliver, con in mano i soldi della ragazza, cominciò a cercare la donna.

Dopo solo dieci minuti, il giovane Tassorosso la raggiunse e, un minuto dopo, tornò allo scompartimento, con un sorriso e canticchiando una canzone, mentre tra le mani teneva i dolci per l’amica.

Ad un tratto, alzò lo sguardo e sussultò, fermandosi di colpo.

Davanti a lui, c’era una ragazza di qualche anno più grande di Serpeverde, a giudicare dai colori della divisa, che stava camminando verso di lui.

Aveva i capelli biondi tagliati a caschetto così lucenti da sembrare brillare sotto la luce elettrica del corridoio, gli occhi blu grandi e profondi come il mare, mentre la pelle era così bianca e delicata da sembrare porcellana.

Emanava un profumo di fiori così fresco e delicato da mozzargli il respiro, mentre la sua andatura era così perfetta e coordinata da sembrare una nobile o una modella babbana.

Più gli si avvicinava, più Oliver sentiva le gambe diventargli come due pezzi di ghiaccio.

Lui stesso voleva spostarsi per lasciar passare quella creatura così ammaliante, ma esse non intendevano assolutamente aiutarlo.

La Serpeverde si fermò proprio davanti a Oliver, la quale lo fissò un attimo in silenzio, per poi sussurrargli, con la voce più bella e delicata che si fosse mai sentita: “Potresti spostarsi?”

Con un insopportabile formicolio che gli attraversava tutte e due le gambe, Oliver riuscì a spostarsi quel tanto che bastava per permetterle di passare.

La ragazza lo fissò un attimo, poi si allontanò, mentre il Tassorosso continuava a fissarla, sbigottito.

Dopo un po’, la giovane si voltò verso di lui e lo informò con un tono seccato, anche se per Oliver il suono fu come la melodia più bella che avesse mai udito: “Cerca di non tagliarmi un’altra volta la strada o ti guardarmi con quell’aria da pesce lesso, Ciccio. Sono fin troppo abituata agli idioti che mi sbavano addosso.”

Dopo aver detto quelle parole, la giovane Serpeverde aprì uno scompartimento deserto e s’infilò dentro, mentre il povero Oliver la continuava a guardare lo scompartimento dov’era entrata la giovane, mentre sentiva il suo cuore battergli a tutta velocità, mentre le guance gli diventavano incandescenti.

Nel frattempo, il suo cervello, anche se faceva fatica a formulare un pensiero, dato che dappertutto vedeva quella ragazza così bella, si ricordò dove aveva già visto quella fanciulla così bella e delicata: era stato l’anno scorso, quando si era perso nella foresta, venendo soccorso dalla strana visione di una ragazzina col vestito giallo che, poi, era svanita nel nulla.

Durante il viaggio verso il castello, aveva incontrato una ragazza che l’aveva chiamato Ciccio… doveva essere lei!

Adesso che ci pensava bene, era così stanco e infreddolito, che non aveva visto bene colei che l’aveva salvato… che sciocco che era stato!

La sua vita era stata così vuota e grigia, esclusi i momenti con i suoi amici, ma, non appena aveva visto quel superbo viso, gli sembrava che tutto il mondo, di colpo, fosse esploso di colore… non ricordava che prima i colori fossero così accessi.

Con enorme sforzo, Oliver fece muovere le gambe, seppur ancora rigide come bastoni, e, finalmente, arrivò allo scompartimento.

“Ah, eccoti, finalmente!” esclamò, non appena fu dentro, Christian, ma, non appena notò la sua espressione facciale, nervosa e con il viso tutto rosso, ebbe uno sguardo incredulo, mentre smetteva di sorridere.

“E’ successo qualcosa?” domandò, leggermente preoccupato, Teddy, mentre l’amico faceva cadere sul grembo di Delphini i dolci che aveva comprato per Athena, la quale, seccata, gli ricordò: “Ehi, ti consiglio di andare dall’oculista, perché hai completamente sbagliato indirizzo! Athena è lì!”

Tuttavia il ragazzo, come se fosse diventato di colpo sordo, continuò a camminare come un robot finché non si sedette pesantemente sul sedile, con gli occhi fissi nel vuoto e tutti gli amici che lo fissavano in silenzio, preoccupati.

“Ma che gli è preso?” domandò, senza parole, Elizabeth, mentre Gal cominciava ad agitare una mano davanti agli occhi, dicendo: “Ehilà, amico, stai bene? Avanti, bello, reagisci! Forza, non fare quella faccia da pesce lesso!”

Alla fine, smise di muovere la mano e, con un’aria rammaricata, si scusò: “Mi dispiace, ragazzi, io ci ho provato… ma questo qui è proprio andato!”

Immediatamente, Delphini e Kevin si diedero d’istinto un’occhiata come di chi la sa parecchio lunga.

“Credi che l’abbia incontrata?” domandò, infatti, il ragazzo, mentre l’altra annuiva: “Direi proprio di sì… i sintomi ci sono tutti.”

“Se sareste così gentili da spiegarci che cavolo è successo al nostro povero Oliver, ne saremmo davvero grati, sapete?” s’intromise, con aria seccata, Gal.

Invece di risponderli, Delphini si girò verso Oliver, il quale aveva ancora lo sguardo catatonico e gli disse: “Ehi, poco fa è passata una ragazza del quarto anno di Serpeverde coi capelli biondi e gli occhi azzurri. Sembrava molto carina, anche se aveva i capelli a caschetto…”

“Lei non è carina, è stupenda! E’ talmente bella da sembrare un essere sovrannaturale e, forse, lo è davvero!” esclamò, lievemente offeso, Oliver, uscendo dallo stato catatonico in cui era piombato, sorprendendo tutti i presenti, i quali lo guardarono, esterrefatti.

Con un sorriso di vittoria, Delphini si voltò verso Kevin e commentò: “Un’altra povera vittima del fascino Veela di Nat…”

“Di cosa state parlando? E’ grave?” domandò, preoccupato, Teddy, ma Kevin lo rassicurò: “No, non preoccuparti… stando lontano da Nat per qualche ora dovrebbe ritornare come prima.”

“Ma chi è questa Nat?”

“E’ una nostra compagna di Casa del quarto anno. Sua madre era una Veela, quindi, tutti i Serpeverde non possono fare a meno di guardarla o di cercare di attirare la sua attenzione, mentre le ragazze sono super gelose di lei e le dicono sempre cose poco carine alle spalle…” raccontò Kevin, abbassando lo sguardo, tristemente.

Anche se non disse niente, Teddy capì subito quale fosse il problema, per l’amico.

Essendo il primo Nato Babbano smistato a Serpeverde dopo almeno un secolo, forse più che meno, era vittima di pesanti atti di bullismo da parte dei suoi compagni di Casa, motivo per cui era molto sensibile a quest’argomento.

“Purtroppo, questa è la maledizione del fascino Veela.” S’intromise Victorie, tenendo tra le braccia Creamy “Mia madre era una Veela solo per ¼ , ma ha dovuto sopportare per anni il fatto che la gente guardava solo la sua bellezza. Gli uomini l’amavano solo per quello e le donne l’odiavano per lo stesso motivo, senza provare nemmeno a conoscerla fino in fondo… questo l’aveva spinta a comportarsi in maniera altezzosa e antipatica, come una sorta di meccanismo di difesa.”

Mentre Victorie raccontava la storia della madre, Delphini, d’istinto, allungò la mano verso Asmodeus, il quale continuava beatamente a ronfare, e si mise ad accarezzare la pelle liscia e fredda.

Quanto odiava sentire storie sul pregiudizio della gente stupida e cretina, incapace di vedere oltre, perché troppo difficile per i loro stupidi cervelli da quattro soldi… questo perché lei stessa poteva parlare ai serpenti, un dono definito da tutti un’abilità da maghi oscuri… se la scuola l’avesse scoperto, sapeva già che sarebbe successo: tutti l’avrebbero evitata per la paura, perché tutti temevano che, da un momento all’altro, li facesse azzannare dal suo serpente domestico… dopotutto, il diverso, in quello schifo di fesso mondo, il diverso era sempre temuto…

Forse era per quello, che, a differenza degli altri Serpeverde, era un po’ più aperta e gentile nei confronti di Kevin, un Nato Babbano… tutti quegli stupidi pregiudizi, le avevano fatto nascere un animo più empatico… anche se, ovviamente, non l’avrebbe mai ammesso a nessuno finché campava!

“Però non tutti finiscono abbagliati dal fascino di Nat…” fece notare, all’improvviso, Kevin “Ho notato che alcune persone di Serpeverde, sia maschi che femmine, quando le stanno vicino in Sala Comune, si comportano e le parlano in maniera normale…”

“Ah, questo perché il fascino delle Veela non funziona contro alcune determinate persone.” Spiegò Victoire e Christian, interessato, le domandò: “E quali?”

“Secondo mia madre, esso non funziona sulle donne, se hanno un carattere forte e non hanno in alcun modo problemi di autostima riguardo alla propria bellezza. Mentre, per gli uomini ciò accade se la persona in questione è un parente, non è in alcun modo interessato all’amore, è omosessuale, se si tratta di una ragazza, anche lei subisce in pieno il fascino della Veela, ma, secondo mia madre, esse riescono a controllarsi di più, e, infine, se esso ama veramente qualcuno. A quel punto, il fascino delle Veela smette per sempre di funzionare, sia per gli uomini che per le donne.”

“Che storia interessante…” commentò Elizabeth, mentre Kevin esclamava, rivolto a Delphini: “Ecco perché non sei mai stata gelosa di Nat, Delphini.”

“Perché diamine avrei dovuto essere gelosa? E’ esattamente una ragazza come tutte le altre. Io mi piaccio così come cavolo sono, non capirò mai le ragazze che stanno dietro al loro aspetto, complicandosi la vita per delle idiozie simili… e, poi, anche tu sei immune al suo fascino.” Gli ricordò Delphini e Gal, incredulo: “Sul serio?!”

Arrossendo dall’imbarazzo, il Serpeverde ammise: “Beh, sì… è solo che… penso che sia una ragazza come tutte le altre… o, almeno, è così che penso quando la guardo…”

“Non è il solo… anche Lester Falwey ne sembra abbastanza immune.” Aggiunse Delphini, mentre Teddy domandava: “In che senso abbastanza immune?”

“Anche lui, come Kevin, non sbava dietro a Nat… ma, al contrario, ne ha la fifa blu.”

“Ha paura di quella ragazza? E per quale motivo?”

“Ma che ne so? So soltanto che quando la vede, scappa dall’altra parte con un’espressione di puro terrore sul viso.”

“Che cosa strana…”

 

Era ormai notte fonda e la pioggia batteva piuttosto forte quando il treno scarlatto si fermò alla stazione dei treni di Hogsmeade, facendo uscire da esso tutti gli studenti con già indosso la divisa, cercando di coprirsi dalla tremenda pioggia.

L’unico individuo su tutta la banchina era Hagrid, il quale teneva in mano una vecchia lanterna, mentre con l’altra il suo gigantesco ombrello rosa aperto, cominciando a gridare: “Primo anno! Primo anno da questa parte! C’è ancora qualcuno del primo anno?”

Cercando di nascondersi in mezzo alla folla, Victorie si mise ad inseguire Teddy.

Era un peccato perdersi la prima vista di Hogwarts sulle barche… ma era molto più importante stare insieme a Teddy!

Inoltre, quella pioggia battente era davvero tremenda… non aveva alcuna intenzione di presentarsi bagnata fradicia davanti a tutti.

Per il momento, Hagrid non sembrava essersi accorto di niente… ancora pochi passi e sarebbe uscita dalla stazione… bastava solo un pizzico di fortuna e…

“Ehi, Hagrid! Guarda che laggiù c’è Victoire Weasley, del primo anno!” esclamò, all’improvviso, una voce femminile fin troppo familiare, facendola trasalire di colpo e bloccandola, come se qualcuno le avesse appena lanciato un Pietrificus Totalus.

Si girò lentamente e guardò negli occhi la ragazza che l’aveva tradita, ossia Delphini, la quale stava giocherellando con una ciocca azzurra dei suoi capelli, mentre si riparava col suo ombrello, e, a giudicare dal sorrisetto di trionfo sul viso, non era affatto pentita di averla fatta notare, anzi, si stava divertendo un mondo.

“Victorie? Ma dove stai andando? Quelli del primo anno devono andare da questa parte, è la regola.” La chiamò Hagrid e Vicky, con un sorriso piuttosto falso, rispose: “Arrivo subito, Hagrid… volevo solo salutare Teddy…”

Mentre raggiungeva gli altri del primo anno, la ragazzina si avvicinò a Delphini e, con una faccia furiosa, le sibilò: “Vipera.”

“Grazie, piccola. Mi raccomando, fa attenzione al calamaro… sai, ha l’appetito facile.” Rispose, con un sorriso divertito, l’altra, salutandola con la mano.

Per tutta risposta, Victorie le rivolse un’altra occhiataccia, per poi raggiungere gli altri coetanei.

Con un sorrisetto di trionfo, Delphini si diresse verso le carrozze le quali erano trainate dai Thestral, invisibili alla stragrande maggioranza degli studenti, ma non a lei.

Lei che aveva visto e capito la morte a pochi mesi di vita…

Si avvicinò ad uno di loro e si mise ad accarezzarlo.

L’animale parve apprezzarlo, infatti, si mise a toccarla con il muso, in maniera molto affettuosa.

“Se non sali in fretta, Delphini, rischi di essere lasciata qui…” esclamò Gal, facendo venire una smorfia seccata alla ragazza.

Quell’idiota e la sua voce da tonto dovevano sempre rovinare tutto… vero che non poteva vederli, ma almeno poteva lasciarle un momento per accarezzarli…

Sbuffando, la ragazza salì a bordo della carrozza nera, dove c’erano già Gal e gli altri.

Non appena fu a bordo, notò che Oliver, incurante della pioggia battente, si stava sporgendo dal finestrino.

Non ci voleva di certo un genio per capire cosa stesse cercando con lo sguardo…

“Non immaginavo che Nat avesse un effetto così drastico nella tua psiche… di solito, a quest’ora, l’effetto è già sparito da un pezzo…” commentò la ragazza, mentre Oliver sussurrava: “Non potrei mai togliermela dalla testa… è troppo bella… è troppo perfetta… è troppo tutto…”

“Sei una causa persa.”

 

“Ma quanto ci mettono i novellini? Ho una fame da lupi…” borbottò Gal, con la testa sul tavolo dei Grifondoro, mentre il fratello maggiore, seccato e imbarazzato da quella scena, lo sgridava: “Datti un contegno, salame! Sei proprio nel bel mezzo della Sala Grande! Inoltre, dato che adesso sei del secondo anno, devi dare il buon esempio!”

“Per poi rischiare di diventare un noioso e pignolo prefetto ossessionato dalle regole? Scordatelo.”

“Almeno eviteresti di salire sui tetti della scuola.”

“E basta con questa storia, Lancy! Non ci salirò sul tetto, sta tranquillo…”

“Di certo troverai un altro sistema per combinare disastri.”

Sbuffando seccato, Gal si voltò verso il cugino sussurrando: “Vorrei che quelle pesti in erba si dessero una mossa… non ricordo di averci impiegato tanto, l’anno scorso, per attraversare il Lago Nero…”

“Non dimenticare che sta anche piovendo… probabilmente, sono in ritardo per questo motivo…” gli fece ricordare, pazientemente, Christian, ma il rosso continuò a mugugnare, ignorandolo.

Proprio in quel momento, la porta della Sala Grande si aprì e comparvero i ragazzini del primo anno, tutti bagnati fradici, che cercavano di contenere i tremori per il freddo pungente.

Davanti a tutti, con un’espressione seccata e decisa, stava Victoire, ma, non appena notò Teddy salutarla con un sorriso, il suo viso s’illuminò di gioia e prese a salutarlo con entusiasmo.

“Come attrice fa proprio spavento…” ridacchiò Delphini a Kevin, il quale, come al solito, si era seduto vicino a lei “Si vede lontano un miglio che è stracotta di Teddy…”

“Però non sembra che se ne sia accorto…”

“Teddy è un ragazzo molto intelligente… finché non si tratta di amore e simili. In quelle situazioni, diventa più ignorante di Gal…”

“Beh… almeno, Teddy continua a trattarla normalmente…”

“Oh, non vedo l’ora che arrivi San Valentino…”

“Come mai? Non mi sembra una delle tue feste preferite…”

“Infatti, è una di quelle feste che proprio non sopporto. Odio le cose sdolcinate e tutte quelle stupidaggini amorose… personalmente, a me non me ne frega niente dell’amore, preferisco l’azione… però vedere i tentativi di Victoire di confessare il suo amore ad uno che proprio non ne capisce niente, renderà l’evento molto più interessante e divertente… ci faremo di quelle ghignate… Ci vuole la terapia d’urto con Teddy…”

“Oh, inizia lo Smistamento.”

Infatti, non appena il cappello ebbe finito di cantare la sua annuale canzone, il professor Vitiuos cominciò ad elencare i nomi dei nuovi studenti, i quali, dopo aver indossato il vecchio Cappello Parlante, venivano smistati in una Casa.

Alla fine del lungo smistamento, fu il turno dell’ultima studentessa, ossia Victoire, ma, inaspettatamente, per ben tre minuti, il cappello rimase muto.

“Ce ne mette di tempo… dev’essere proprio indeciso…” commentò Kevin, mentre Delphini ridacchiava: “Macché… il cappello ha già deciso dove metterla… è solo che lei non vuole andarci.”

“Eh? Cosa intendi?”

“Guardale l’espressione… è a dir poco furiosa. Scommetto tutti i miei galeoni che lei vuole andare a Tassorosso, col suo amato Teddy, ma il cappello non ce la vuole mettere. Sono proprio curiosa di vedere chi tra i due vincerà… se Victoire o il Cappello Parlante…”

 

“Ho detto di no! No, no, no e poi no! Tu mi metterai a Tassorosso!” sbottò Victoire, con tono con cui intendeva finire il discorso.

Era da un secolo che stava litigando con quello stupido e vecchio cappello, ma quello non ne voleva proprio saperne di metterla a Tassorosso, assieme a Teddy!

Al contrario, voleva metterla a Grifondoro e non sembrava intenzionato a demordere.

Beh, nemmeno lei aveva alcuna intenzione di arrendersi.

“Tassorosso, eh?” ridacchiò quello stupido cappello, in un modo che le ricordava troppo Delphini “Ragazza mia, hai molta lealtà nei confronti dei tuoi sentimenti e una certa dose di pazienza, dato che contini a persistere nel tuo desiderio di farti notare dal ragazzo di cui sei innamorata, te lo concedo… ma, purtroppo, non è abbastanza per essere considerata una vera Tassorosso. Ci vuole molta voglia di lavorare sodo…”

“Me la farò venire! Tu mettimi a Tassorosso!”

“Beh, tutta la famiglia di tuo padre è andata a Grifondoro…”

“Non me ne importa un accidente! In fondo, non è mica la prerogativa dei Weasley quella di finire a Grifondoro!”

“Mi dispiace, cara… ma non posso metterti a Tassorosso… se, però, non vuoi finire a Grifondoro, dovrò metterti in un’altra Casa… Serpeverde, per esempio.”

“Cosa?!”

“Sì, in effetti Serpeverde è la Casa perfetta per te… sei molto determinata, come dimostra il fatto che vuoi finire a tutti a costi nella Casa che vuoi, e, cosa davvero importante, ami già profondamente qualcuno… e Serpeverde è la Casa di coloro dei sentimenti autentici…”

Victoire si sentì male.

Lei a Serpeverde?! Proprio la Casa con lo stemma di un serpente?! Il cui fondatore era un rettilofono e aveva un enorme biscione assassino come animale domestico?! La stessa Casa di quell’antipatica con un vero serpente?!

Non sarebbe finita in quella Casa per tutto l’oro del mondo!

C’erano troppi serpenti!

“Levatelo dalla testa! Non andrò in una Casa legata ai serpenti! Piuttosto me ne vado a Grifondoro!” urlò nella testa la giovane e, subito, il cappello ridacchiò: “D’accordo, se ne sei convinta tu… GRIFONDORO!”

Victoire non riuscì a trattenere un gemito.

Quello stupido cappello l’aveva fregata… alla fine, aveva vinto lui…

Mise giù il cappello e con, un’espressione furiosa, si diresse verso il tavolo dei Grifondoro, i quali stavano applaudendo, sibilando: “Brutto cappellaccio da quattro soldi…”

A peggiorare il tutto, c’era il fatto che anche Teddy sembrava euforico per dov’era finita, invece di avere il cuore spezzato per il fatto che non sarebbero stati vicini…

Non appena si sedette al tavolo dei Grifondoro, Lancelot si voltò verso di lei e si congratulò con lei: “Benvenuta a Grifondoro. Io sono Lancelot Sandlers, prefetto di Grifondoro. Sono certo che ti troverai bene nella nostra Casa.”

Per tutta risposta, Vicky lo fulminò con lo sguardo, lasciando interdetto il povero ragazzo.

“Ma cosa le prende?” sussurrò Christian al cugino, il quale fece le spallucce: “Boh, forse le farà male lo stomaco…”

Nessuno dei due si accorse che, al tavolo dei Serpeverde, Delphini stava cercando di contenere le risate, per poi sussurrare a Kevin: “Ha vinto il Cappello… quello sa il fatto suo…”

“Già… inoltre, è molto particolare…”

Una volta che il professore d’Incantesimi ebbe portato via il Cappello Parlante, la preside McGranitt si alzò in piedi: “Ora che lo Smistamento è finito, vorrei augurare a tutti i nuovi studenti benvenuti, mentre a quelli vecchi bentornati. Prima dell’inizio del banchetto, vorrei fare alcuni annunci molto importanti: il primo, è che i provini di Quidditch saranno attivi dalla prossima settimana. Chiunque sia interessato, è pregato di rivolgersi ai capitani della squadra della propria Casa.”

Sentendo quella frase, Kevin fece un sospiro, parecchio nervoso.

Se c’era una cosa che sapeva per certo, era che Bulstrode non l’avrebbe voluto nella squadra nemmeno come riserva…

Vedendo la sua espressione, Delphini fece un sospiro e gli diede una pacca, in modo da risollevargli il morale.

Per tutta risposta, Kevin la guardò allibito e cercando di nascondere le guance che le stavano diventando incandescenti, la ragazzina sbottò: “Che c’è? Se ti butti giù di morale, possiamo dire addio alla Coppa e, dopo il disastro dell’anno scorso, gradirei che Serpeverde vincesse almeno la Coppa di Quidditch e con un Cacciatore depresso possiamo dirle già addio!”

“Beh, grazie… è stato molto carino da parte tua…”

“Ti consiglio di non farci troppo l’abitudine… io non sarò mai una brava e gentile ragazza…”

Senza sapere del dialogo tra i due ragazzi Serpeverde, la McGranitt continuò con il suo discorso: “Inoltre, sono aperte le iscrizioni non solo al nostro amato e storico Coro delle Rane, ma anche quelle dei club dei duellanti, della Sfinge, dell’Ippogrifo e del Drago. Chiunque sia interessato a partecipare ai provini del Coro, è pregato di mettersi in contatto con il professor Vitious, mentre per i restanti club verranno date indicazioni nelle prossime settimane. Ricordate, però, che ad essi possono partecipare solo gli studenti dal secondo anno in su. Chi, invece, è del primo anno, può consolarsi iscrivendosi al club delle Gobbiglie, anche se ricordo a tutti, di fare attenzione agli spruzzi puzzolenti”

“Questo sì che è davvero interessante!” esclamò, al tavolo dei Corvonero, Athena, mentre Elizabeth domandava, incuriosita: “Cosa sono i Club della Sfinge, dell’Ippogrifo e del Drago? Avevo sentito parlare del Coro delle Rane e del Club dei Duellanti, ma di questi due non so niente…”

“Sono tre club molto importanti ad Hogwarts. Il Club della Sfinge è per coloro che amano la conoscenza e l’astronomia, infatti nella sede c’è una ricca biblioteca ed è l’unico club attivo di notte per poter vedere le stelle, quello dell’Ippogrifo è per coloro che amano le creature e l’erbologia, in quanto nel laghetto del club c’è una creatura marina, mentre quello del Drago è fatto per coloro che amano l’azione e il Quidditch. Io penso che m’iscriverò al Club della Sfinge e tu?”

“Credo che andrò in quello dell’Ippogrifo. Le piante e le creature mi piacciono…”

“Comunque, se uno vuole, si può iscrivere anche a più club contemporaneamente.”

“Davvero?”

“Sì, ma bisogna essere molto bravi e diligenti.”

“Ci credo…”

In quell’istante, la McGranitt batté le mani e, subito, i piatti di tutti i presenti apparvero degli invitanti e profumati piatti.

Nessuno ci pensò due volte a iniziare a mangiare avidamente e, una volta che anche il dessert fu razzolato, la preside si alzò in piedi e disse: “Molto bene, adesso che il banchetto è finito, potete andare a dormire, dato che domani iniziano le lezioni.”

   
 
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