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Autore: lapacechenonho    25/12/2020    4 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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28- 047: Things you said under your breath (Le cose che hai detto trattenendo il fiato).

Harry e Ginny avevano passato quella domenica in maniera separata. Non perché le cose andassero male tra loro due, ma perché avevano impegni diversi che non potevano congiungersi. Harry era da Teddy, che era cresciuto ancora di più, aveva iniziato a voler cambiare il colore dei capelli di sua spontanea volontà, il che era davvero sorprendente per in bambino di soli tre anni, Ginny invece era da suo fratello Bill. Gli aveva promesso di tenere Victoire mentre Bill e Fleur si prendevano una pausa dalla vita frenetica di neo genitori. In realtà glielo aveva proposto proprio Ginny quando aveva notato che entrambi erano stanchi e stremati, una parte di Harry si chiese se in fondo la sua fidanzata non fosse un po' masochista, ma non lo disse mai apertamente.
Ad ogni modo, erano rimasti che il primo che avrebbe finito col rispettivo bambino, sarebbe andato a casa dell'altro. Così dopo aver salutato Teddy ed Andromeda, si smaterializzò verso Villa Conchiglia. Bussò alla porta e quando Ginny aprì la porta per poco non scoppiò a ridere. Aveva i capelli arruffati, la maglietta macchiata di vomito e gli occhi fuori dalle orbite. Teneva la nipote in braccio, sopra un asciugamano per evitare di sporcare ulteriormente la maglietta.
«Tutto bene?» chiese cercando di non ridere.  Non aveva mai avuto a che fare con un neonato ma insomma, mangiavano e dormivano, potevano essere così tremendi?
«Ti sembra che vada tutto bene?» rispose di rimando con la voce bassa ed entrambe le sopracciglia alzate.
Harry entrò chiudendosi la porta alle spalle senza fare troppo rumore per non svegliare Victoire. La fidanzata camminava per il salone cullando la bambina che di tanto in tanto emetteva qualche mugolio compiaciuto. Quando ormai la neonata sembrava profondamente addormentata, Ginny la adagiò lentamente nella culla, eccezionalmente trasportata in salone.
Si gettò sul divano stravolta raggiungendo Harry. Puzzava un po' di vomito, latte e pasta per bambini, Harry storse il naso senza dare troppo nell'occhio ma lei lo notò perché gli lanciò un'occhiataccia. Nonostante l'aria devastata, agli occhi di Harry continuava ad essere bellissima. Tacque anche questo, pensando che probabilmente lo avrebbe definito un adulatore.
«Com'è andata con Teddy?» domandò sempre a voce bassa. A giudicare dal suo aspetto aveva impiegato un po' per farla addormentare.
«Oh, molto bene, sta iniziando a cambiare il colore dei capelli come vuole lui» rispose. Anche lui sussurrava. Era una situazione così intima che Harry si chiese quando sarebbe toccato a loro essere al posto di Bill e Fleur.
«Di già?» osservò sbalordita.
Harry alzò le spalle con aria innocente: «Stare a contatto col Salvatore del Mondo Magico deve averlo istruito senza saperlo». Ginny rise lanciandogli un cuscino del divano. Harry lo parò ridendo anche lui, poi si avvicinò a Ginny, incurante dell'odore della ragazza, e le diede un lungo e profondo bacio. Stava già iniziando a sfilarle quella maglietta a maniche corte, quando le mani di Ginny lo fermarono. Harry si staccò contrariato.
«C'è la bambina» disse solamente.
«Ma ha due mesi! Non vedrà e non capirà niente!» ribatté corrucciato.
«Ma sentirà e potremmo svegliarla! Hai idea di quanto abbia tempo impiegato a farla addormentare? E per di più Fleur e Bill potrebbero tornare da un momento all'altro» gli fece notare. Erano ancora in una posizione piuttosto strana per essere in una conversazione normale.
«Ad esse sincero, Ginny, credo che Bill e Fleur stiano facendo esattamente quello che credo dovremmo fare noi due» commentò.
Si rendeva conto che forse non era il caso, ma per la prima volta da quando stavano insieme si era resa conto di amarla. Non sapeva se era il fatto di vederla in quella situazione così familiare o se aveva finalmente capito la natura dei suoi sentimenti, ma sentiva l'urgenza di doverle comunicare quello che provava.
Ginny ignorò il suo commento e lo scansò con un braccio, Harry ricadde sul divano e tornò al suo posto con l'espressione da cane bastonato.
«Smettila di fare il bambino, Harry, abbiamo tutto il tempo quando torneranno mio fratello e mia cognata» sospirò stancamente. Era letteralmente distrutta da quella giornata con Victoire così Harry cercò di portare la conversazione su un territorio più tranquillo come la partita del giorno prima che le Holyhead Harpies avevano vinto.
«Vado a vedere se Bill e Fleur hanno qualcosa di forte per brindare» osservò Ginny.
Non fece manco in tempo ad alzarsi che Victoire scoppiò in un pianto disperato, come se le avessero strappato il suo giocattolo preferito. Ginny sospirò, pronta per quel nuovo round di passeggiate per il salone per calmare la bimba. Tuttavia Harry le prese per il polso e la bloccò. «Ci penso io» disse.
Ginny lo guardò confusa ma allo stesso tempo grata. Prese l'asciugamano e lo mise sulla spalla come lo aveva Ginny quando lui era arrivato. Si avvicinò alla culla dove la nipote strepitava e scalciava alla richiesta di attenzioni e all'improvviso venne colto dal panico: non sapeva come fare. Si passò entrambe le mani sulle cosce cercando di rassicurarsi, aveva preso in braccio Teddy, prendere in braccio Victoire non sarebbe stato così difficile, no?
Sospirò piano, poi mise una mano leggermente sudata sotto la testolina della piccola e l'altra sotto la schiena e la sollevò. La appoggiò piano all'asciugamano che aveva sulla spalla destra e tirò un sospiro di sollievo: ce l'aveva fatta.
Victoire continuava a piangere, l'odore che arrivava da pannolino gli fece anche intuire il perché.
«Ehm…Ginny» chiamò la ragazza leggermente imbarazzato. «Credo debba essere cambiata».
Ginny alzò gli occhi al cielo e si alzò dal divano.
Cambiare un pannolino non era esattamente così semplice come Harry aveva immaginato, oltre alla puzza che comportava, era veramente impossibile capire il verso in cui quegli oggetti infernali andavano messi addosso ai bambini. Alzando lo sguardo per implorare Ginny di dargli una mano, la vide seria come poche volte lo era stata nella sua vita, stava trattenendo il fiato, ed Harry non faceva fatica a comprendere il perché.
«Se ti dà fastidio l'odore puoi andare fuori, me la caverò in qualche modo» le disse mettendo da parte la sua disperazione. Scosse la testa mantenendo quell'espressione di chi stava per vomitare. Mugugnò qualcosa di incomprensibile che Harry non capì. «Potresti parlare un po' più chiaramente?» chiese cauto non capendo cosa stesse succedendo alla fidanzata.
Ginny gettò fuori un po' d'aria e guardò prima ogni angolo del bagno e poi finalmente lui. Si schiarì la gola e lo guardò ancora un po'. Quando Harry si era rassegnato all'idea che non gli avrebbe detto niente, tornò a girare il pannolino in tutti i versi alla ricerca del senso giusto.
«Ti amo» disse Ginny. Harry si bloccò col pannolino a mezz'aria. Mano a mano che le parole di Ginny acquistavano un senso compiuto nel suo cervello, iniziò ad abbassarlo per appoggiarlo di nuovo sul fasciatoio. Si avvicinò a Ginny, riusciva a sentire il suo cuore galoppare anche a quella distanza. Poggiò la fronte contro la sua e la guardò dritta in quegli occhi color cioccolato che, era certo, l'avrebbero fatto innamorare ogni giorno fino alla fine dei suoi giorni.
«Ti amo anche io» disse prima di baciarla. Ginny sospirò sollevata sulle sue labbra. Dovette ringraziare l'autocontrollo di lei quando si staccò ricordandogli che dovevano ancora cambiare Victoire. D'improvviso anche il pannolino aveva trovato il verso. Sorrise contento mentre rimetteva la tutina alla nipote.
Lei lo amava.
 
«Che storia!» esclamò Harry ancora ridendo. Ginny era imbarazzata per come era avvenuto il fatto. Dopo tanti anni si chiedeva com'era possibile che il primo "ti amo" al suo ragazzo lo avesse detto davanti ad un pannolino pulito ed un bagno che puzzolente. Si passò una mano sul volto rugoso, come se volesse cancellare quel ricordo.
«Che vergogna» mormorò.
«Dai, è stato molto romantico» la rassicurò cercando di nascondere una risata.
«E il San Valentino, poi il biglietto di auguri canterino, e infine il ti amo mentre cambiavamo Victoire...» riepilogò brevemente. Si sentiva un disastro nonostante l'età avanzata e nonostante Harry l'avesse scelta come compagna di vita ormai molti anni prima. Poi le si illuminarono gli occhi.
C'era una cosa che non aveva mai raccontato al marito e che probabilmente l'avrebbe fatto imbarazzare. Lo guardò col suo miglior sorriso furbo alla Weasley e si perse nel racconto di una notte di qualche tempo prima.


Angolo autrice:
Nonostante il periodo che stiamo vivendo, auguro a tutti voi un sereno Natale dal più profondo del cuore.
A presto,
Chiara.

 
   
 
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