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Autore: StephEnKing1985    25/12/2020    1 recensioni
A causa di un equivoco, Vegeta scopre che sua moglie Bulma è stata erroneamente pedinata da un investigatore privato assoldato dal suo padrone di casa, il diplomatico ambasciatore Crilin, sospettoso che sua moglie lo tradisse. Attraverso la visione dei DVD prodotti dall'investigatore, Vegeta viene così a scoprire tutti i segreti che la sua brava mogliettina Bulma gli nasconde... (Liberamente tratto dall'omonimo film di e con Alberto Sordi e Monica Vitti)
Genere: Commedia, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: 18, Altri, Bulma, Trunks, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta, Goten/Trunks
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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13.

 

Il terzo giorno, i DVD erano quasi finiti, senza che Vegeta avesse trovato altro di compromettente rispetto a sua moglie.

Gli ultimi filmati visionati gli avevano mostrato i soliti spostamenti di routine: Bulma che andava a fare la spesa o che consegnava i suoi lavori di traduzione; nulla di sconvolgente.

Seduto in poltrona con la sigaretta in mano, stava pensando di dare forfait all’ultimo DVD rimasto, quando, a un certo punto cambiò idea.

A fargli cambiare idea fu l’incontro di sua moglie con un giovane ragazzo: capelli lunghi arruffati, vestito casual e occhiali. La sua particolarità, oltre a quella di indossare un lungo camice medico (segno che era un laureando in medicina, come Vegeta avrebbe scoperto più tardi), era una vistosa cicatrice che gli attraversava perpendicolarmente l’occhio destro e un’altra, a forma di croce, a decorargli la guancia sinistra.

E questo chi è…? Pensò Vegeta spegnendo la sigaretta nel posacenere sul tavolino.

Si erano dati appuntamento in un parco che riconobbe essere quello nei pressi della zona universitaria.

- Salve, Yamcha lo salutò sua moglie dal video - Come sta? Ho qui il lavoro che mi aveva commissionato, la traduzione di quella ricerca. –

- Ah, ottimo, ottimo! La ringrazio moltissimo. Quanto le devo? –

- Sarebbero cento euro. Però, come le dicevo al telefono, potrei farle uno sconto se mi aiutasse. –

Sorridendo, il giovane annuì: - Certamente, sarà un piacere. Vengo a casa sua? –

- Oh, no, no... meglio di no. C’è mio marito che è geloso. Se venissi io a casa sua, invece? –

- A casa mia? – il giovane rise. - Vivo allo studentato, siamo in sette in una stanza… non riusciremmo mai a lavorare tranquilli. -

- Già, è vero… - ribatté sua moglie, roteando gli occhi. Poco dopo, levò la mano e spalancò gli occhi, come se avesse avuto un’idea.

- Ho trovato! – esclamò - So dove potremmo andare. Lei è libero domani? –

- Certamente, sono libero tutto il giorno. –

- Bene, allora. Vediamoci qui domani alle tre, d’accordo? –

- Non mancherò. –

- Benissimo. Ora vado, che devo consegnare altri lavori. A domani! –

- A domani, Bulma! –

E così, si salutarono, mentre Vegeta si chiedeva dove mai sua moglie avrebbe voluto portare quel giovane medico.

 

*****

 

Nel filmato successivo, Bulma usciva dal portone della casa di campagna, reggendo un cestino da pic-nic e una giacca. Canticchiava una vecchia canzone popolare.

Doveva essere una giornata ventosa e fredda, a giudicare dai soffi che si avvertivano in sottofondo, e anche lei era vestita con il suo cappotto pesante. Girò l’angolo, portandosi verso il retro della casa, dove c’era il piccolo molo in legno eretto da alcuni pescatori del luogo, che ogni tanto si posizionavano lì per le loro battute di pesca di fiume.

L’obiettivo della videocamera la seguì, fermandosi poi nei pressi di un albero, da dove si poteva vedere tutto senza essere visti, continuandola a riprendere.

In piedi sul molo, con una canna da pesca tra le mani, c’era di nuovo quel ragazzo.

- Eccomi, Yamcha. Hai pescato qualcosa? –

- Non me ne parlare… sono qui da un’ora e ho solo preso freddo. Brrr! –

- Beh, per forza, ti vesti sempre con quel maglioncino… mettiti questo – disse lei, porgendogli la giacca che reggeva sul braccio.

- Ma… Bulma, quella è la mia giacca! –

- Questa sì che tiene caldo! –

- Eh sì, è un montone. È di mio marito, ma tanto lui non se la mette più. –

- Come sarebbe a dire “non me la metto più?!Bulma! – esclamò, allargando le braccia.

- Sediamoci qui, ti va? – disse lei, accomodandosi sulla panchina che c’era lì sul molo.

- E va bene, allora ditelo che mi volete spogliare proprio di tutto… - mormorò Vegeta, rimettendo le mani sui braccioli della poltrona.

- Sì, va bene. Hai portato qualcosa da mangiare, vedo. –

- Due cosine, sì. Giusto per lavorare meglio. –

Per un po’, nessuno dei due disse nulla, mentre Yamcha leggeva il dattiloscritto che Bulma doveva tradurre.

- Riesci a leggere? –

- Sì, sì. Praticamente dice: “La condizione patologica è da ricercarsi in un eccessivo bisogno di attenzioni del soggetto, che… a causa… di traumi, aperta parentesi, infantili o di altra natura, chiusa parentesi, risulta avvertire come un peso la sua stessa esistenza…” –

- Ah, ecco cos’era quella frase – ribatté lei, mentre con l’indice della mano destra andava a picchiettare sulla frase, evidenziata di rosa - Non riuscivo proprio a capire. Grazie. –

Vegeta scosse la testa, ridacchiando: - E io che mi ero creduto che… Bah. Su una cosa aveva ragione Junior: di tutte le donne su questa Terra posso avere qualche dubbio, ma non su Bulma. Beh… Meglio così. – sentenziò, anche se mancava ancora poco alla fine del DVD.

Si avvicinò al tavolino dove c’era il portatile, premendo “pausa”. Tuttavia, il suo lato curioso gli disse che forse non sarebbe stata una buona idea.

Finisco di vederlo oppure stacco tutto e me ne vado? Pensò.

Guardò l’orologio: le quattro e mezza. Ce n’era di tempo, ancora.

- E va bene. Finiamo di guardare questa roba – disse, e cliccò nuovamente sul tasto “play”.

 

*****

 

Nel filmato successivo, l’ambientazione era un’esterna notte, con una fortissima pioggia che tempestava le macchine ed i palazzi. La videocamera inquadrò prima la Punto della signora C-18 dove sua moglie era rintanata, poi il cancello di un giardino, che recava sull’arcata l’insegna Casa dello Studente.

- Casa dello studente – lesse Vegeta sottovoce. Poi, nel video apparve Yamcha con il suo cappotto tirato su a proteggersi la testa, che si guardava intorno, cercando qualcuno (ovviamente Bulma). La trovò grazie a lei che incominciò a suonare il clacson.

Yamcha allora aprì lo sportello ed entrò nell’abitacolo.

- Anche di notte lo incontra… - commentò, salvo poi tacitarsi quando gli attori inconsapevoli iniziarono a parlare.

Bulma piangeva.

- Non devi sentirti così, Bulmaesordì il ragazzo - Devi pensare al futuro. –

- Come faccio a pensare al futuro, sapendo che lui non ci sarà più?!

- Guarda al lato positivo, mia cara: hai la possibilità di sistemare le cose. –

- No, no. Tu non capisci – piagnucolò Bulma, gli occhi pieni di lacrime - Io non posso vivere senza di lui, non posso… non posso! –

- Ma di chi stanno parlando? – mormorò Vegeta, con gli occhi spalancati da una curiosità mista a un senso di paura.

A un certo punto, Bulma si allungò verso i sedili posteriori e tirò fuori una grande busta gialla che porse a Yamcha, che iniziò a esaminarla.

- Un referto medico…? Ma che…? –

Improvvisamente, si ricordò di quella visita fatta circa tre mesi prima: tra una cosa e l’altra, si era dimenticato di andare a ritirare il referto, incombenza di cui per fortuna si era ricordata sua moglie.

- L’ho fatto vedere oggi al nostro dottore. Mi ha detto che Vegeta ha al massimo tre mesi di vita! –

A quelle parole, si sentì mancare il fiato.

- Non devi preoccuparti, Bulma. Quando tuo marito non ci sarà più, prenderai la liquidazione della banca, venderai la casa in campagna… e poi, potrai sempre contare su di me. –

- Ma cosa me ne frega dei soldi, della liquidazione… io la casa di campagna non la venderò mai! Lì ci sono tutti i nostri ricordi, il suo trenino elettrico, le canne da pesca, i suoi vestiti… lui è come un bambino…! Io non posso vivere senza di lui, lo capisci? Non posso! Non posso! – e giù un’altra scarica di lacrime.

A quel punto, Yamcha non se la sentì di ribattere, preferendo piuttosto prenderla sottobraccio e abbracciarla fraternamente.

- Aiutalo – mormorò poi Bulma, mentre ancora piangeva - Aiutalo, ti prego. –

Aiutalo…

Quando il filmato terminò, lasciando solo lo schermo blu dell’interfaccia del portatile, Vegeta si alzò lentamente dalla poltrona, camminando come se le sue gambe, anzi l’intero scheletro pesassero una tonnellata.

Uscì dalla sala e si ritrovò nell’ingresso, dove si appoggiò contro un mobile con annessa specchiera. Si guardò: il suo volto era pallido, non sapeva se fosse per via della malattia che aveva appreso di avere, o per aver appena appreso la notizia della sua imminente dipartita.

Sempre lentamente, si trascinò verso il portone e uscì all’aria aperta.

 

*****

 

Fuori, l’aria era fredda e la luce diafana. Il sole, non ancora tramontato, era schermato dalla foschia campagnola.

Vegeta guardò il paesaggio circostante con occhi tristi. La sua attenzione fu attirata da un miagolio alla sua destra. Si voltò. Era Balzhar, il micio bianco della fattoria poco lontana, che ogni tanto si aggirava per il loro giardino.

- Ciao, Balzharlo salutò, chinandosi a dargli due grattini. Il micio gli si accoccolò contro la gamba facendo le fusa.

- Beato te – disse Vegeta, alzandosi e allontanandosi lentamente – Tu sei gatto, ma appartieni al mondo dei vivi. Io invece… con la mia intelligenza, i miei progetti, i miei sogni… appartengo al mondo dei morti – mentre camminava, tracciò un arco ideale con la mano, ricomprendendovi la casa, la sua macchina parcheggiata lì davanti, il giardino… - Tutto questo, è come se non fosse mai esistito… se solo avessi il coraggio di buttarmi nel fiume… - mormorò infine, allontanandosi verso il retro della casa.

 

La campagna era sonnacchiosa e tranquilla. In lontananza, un pastore passò con il suo gregge di pecore e cane al seguito. Sul molo dove prima aveva visto sua moglie e il suo giovane amico, adesso c’erano tre pescatori, che peraltro conosceva. Li vide di sfuggita, troppo preso dalla tristezza. Ormai al limite, incominciò a piangere.

- Vegeta! – lo chiamò uno dei pescatori – Con ‘sto tempo cos’è meglio, il cucchiaio o la piuma? –

Lui alzò lo sguardo, pieno di lacrime – Eh?!

- Vegeta, è meglio il cucchiaio? –

- Il cucchiaio… Ma che cazzo me ne frega… - mormorò, quindi si girò e se ne andò, lasciando i pescatori ai loro dubbi.

Rientrato nel casale, si disse che tanto valeva vedere gli ultimi filmati, prima di

Tornare a casa? ...Morire?

…prima di cosa?

Non lo sapeva più nemmeno lui.

 

   
 
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