II
Londra,
1737
Mikhail
colpì il preparatore con vigore, centrandolo con un
montante proprio sotto il mento. Lo vide ondeggiare, prima di
sbilanciarsi all’indietro,
e ne approfittò per mettere a segno una spazzata precisa.
L’uomo ruzzolò a
terra, ingoiando un’imprecazione, e rimase fermo a osservarlo
per qualche
istante.
Poi
si alzò in piedi, massaggiandosi con espressione dolente
il gomito contuso, e si aprì in un sorriso soddisfatto.
-
Molto bene, Mika -, gli battè una mano sulla spalla, -
colpisci
senza esitazione come hai fatto poco fa e non avrai problemi ad
affrontare i
nostri nemici. –
Compiaciuto,
Mikahil si concesse uno sguardo all’operato della
sua compagna di squadra. La vide muoversi in modo aggraziato mentre
lanciava un
incantesimo dopo l’altro contro il manichino
all’altro capo della sala d’allenamento.
-
Dovresti lavorare un po’ anche sul corpo a corpo. Se dovessi
ritrovarti senza bacchetta saresti in difficoltà. –
La
giovane lo degnò a malapena di un’occhiata, mentre
lanciava
l’ennesimo preciso Schiantesimo.
-
Se dovessi essere a distanza ravvicinata e non potessi usare
la bacchetta farei affidamento sui miei coltelli. –
-
Nondimeno, ritengo che… -
-
Ricordami, Mikahil, quando mai ho manifestato il desiderio
di conoscere la tua opinione riguardo qualsivoglia mio comportamento?
–
Il
tono di voce di Sibilla era dolce e garbato, lo stesso che
avrebbe utilizzato se si fosse ritrovata in presenza di qualche
nobiluomo a una
serata di gala, ma la scintilla nel suo sguardo tradiva la poca
sopportazione
che provava in quel preciso momento. Era una delle poche donne che
fossero
state arruolate dalla Fratellanza Fiorentina e, per qualche strano
motivo,
sembrava che tutti gli uomini dell’organizzazione fossero
determinati ad
elargirle consigli circa il suo modo di comportarsi o di combattere.
Mikhail
aggrottò la fronte, imponendosi di tenere a freno la
rispostaccia che gli era salita alla gola. Dopotutto Sibilla era pur
sempre una
giovane nobildonna, non sarebbe stato corretto rivolgerlesi in modo
inappropriato.
-
Sibilla, Mikhail! –
La
voce di Lord Ashbrown interruppe lo scambio tra i due
giovani, salvandoli da una probabile accesa discussione.
Smisero
di allenarsi e lo raggiunsero, chinando appena il capo
quando si fermarono davanti a lui.
-
Dovreste smetterla di bisticciare tra di voi e concentrarvi
sui vostri allenamenti -, li redarguì, - specialmente quando
è ormai chiaro che
il Conte sia riuscito ad infiltrarsi nella cerchia nobiliare inglese.
Solo
nostro Signore sa di cosa potrebbe essere capace la progenie del
demonio se
attecchisse il seme tra i nostri regnanti. –
-
So che Lord Brompton ne è rimasto particolarmente
affascinato – confermò Mikhail.
-
Lord Brompton rimane ammaliato da tutto ciò che esula dalla
convenzione -, replicò Sibilla, - ma è tanto
incostante che dubito il suo
interesse nei confronti del Conte sia destinato a protrarsi nel tempo.
–
-
Entrambi avete ragione, ma non commettete mai l’errore di
dimenticare quanto le carezze del demonio possano essere seducenti per
il
fragile animo umano -, li rimbeccò Ashbrown, - né
la sacrale importanza della
missione che siete chiamati a portare a compimento. Tornate ad
allenarvi,
ordunque, e cessate queste vostre infantili diatribe. –
Mikhail
e Sibilla si scambiarono una rapida occhiata,
stipulando una silenziosa tregua, per poi assicurare che avrebbero
obbedito.
Robert
intinse la piuma nel calamaio e riprese a scrivere
fittamente, il capo chino sui fogli accuratamente rilegati, consapevole
dello
sguardo di suo fratello che non lo perdeva di vista nemmeno per un
istante.
Miro
non era mai stato il tipo che perdeva tempo in cose
frivole come l’annotare i propri pensieri e considerazioni,
ma sapeva che per
Robert le sue memoire erano quanto di più importante avesse.
Scritti tramandati
nel corso dei secoli, destinati ad essere letti da tutti i Viaggiatori
che si
sarebbero susseguiti e ad indirizzare la Loggia nel suo operato.
-
Credevo avessi detto che avremmo avuto ospiti – disse
d’un
tratto, visto che Robert sembrava deciso a scrivere per tutto il resto
del
pomeriggio.
-
Naturalmente. I nostri visitatori dovrebbero arrivare
esattamente ora. –
Come
confermando le sue parole, una coppia di giovani si
materializzò a mezz’aria e atterrò con
leggiadria sul tappeto finemente
lavorato del salone.
La
ragazza era bionda, incredibilmente attraente, e si
guardava attorno con manifesta curiosità. L’anello
che portava all’anulare
destro denotava la sua appartenenza alla Loggia e la identificava come
la tanto
attesa Ametista. Il suo accompagnatore era un giovane uomo, di qualche
anno più
grande di lei, e dal modo in cui le stava accanto e dalla postura che
sfoggiava
era palesemente il Guardiano che le era stato assegnato.
-
Perfettamente in orario, mes enfantes[1].
–
A
Miro non sfuggì il modo in cui il giovane uomo
serrò la
mandibola, irrigidendosi visibilmente. Non che potesse biasimarlo, lui
per
primo avrebbe manifestato la sua disapprovazione nel sentirsi appellare
in quel
modo da qualcuno che all’apparenza aveva la medesima
età.
Nondimeno
il Guardiano s’inchinò davanti al Conte, imitato
prontamente dalla riverenza della Viaggiatrice.
-
Fare la vostra conoscenza è un immenso privilegio Conte di
Saint Germain. –
-
Il privilegio è tutto mio, mia cara. Non hai idea di quanto
ti abbia impazientemente attesa. Presumo che tu abbia già
inserito il sangue
all’interno del Cronografo, vero? –
Brigitta
annuì.
-
Sì, non è il primo salto che compio. –
-
Abbiamo già avuto modo d’incontrare alcuni membri
della
Fratellanza nel 1800 – aggiunse Bartholomew.
-
Erano quattro uomini. Sembravano aspettarci –
confermò Brigitta.
-
Eppure ne siete usciti illesi a quanto posso constatare -,
osservò Miroslaw sondando il ragazzo dalla testa ai piedi, -
notevole. –
Bartholomew
si aprì in un sorriso compiaciuto.
-
Non è stato nulla di trascendentale. –
Robert
battè le mani, richiamando l’attenzione su di
sé. –
Dove ho lasciato le mie maniere… mademoiselle, accomodatevi
pure, sono certo
che la servitù sarà ben lieta di portarci
qualcosa. Magari del the? –
-
O del gin – offrì Miroslaw.
-
Del the andrà benissimo – assicurò
Brigitta, proprio mentre
Bart affermava a sua volta che del gin sarebbe stato accettato di buon
grado.
Sorseggiarono
le loro bevande lentamente, discorrendo delle
innovazioni presenti nella loro epoca, fin quando la coppia proveniente
dal
futuro non accusò la sensazione di essere prossima a
Trasmigrare nel proprio
tempo.
Quando
scomparvero, dopo aver promesso che avrebbero
presenziato alla soiré a casa di Lord Brompton, il Conte
rivolse un’occhiata
indagatrice al fratello.
-
Che ne pensi della nostra nuova coppia? –
-
Penso che non vedo nulla di particolare nell’Ametista. Non
capisco perché l’attendessi tanto febbrilmente
– ammise.
Si
aprì in un sorriso sghembo: - Lo scoprirai presto.
–
*
Londra,
1735
-
Mi stai pestando i piedi – sbuffò Quinn, mentre
faceva
volteggiare Louise sul posto.
-
E tu mi stringi troppo forte, sembra quasi che mi voglia
soffocare – rilanciò lei, piccata dal commento
sulla sua difficoltà nel
compiere i movimenti del minuetto.
Amber
ed Elizabeth sorrisero davanti alla buffa scena della
coppia, che continuava a muoversi e battibeccare al contempo. Loro due,
proprio
come Quinn e Louise, venivano da epoche molto moderne ed erano a dir
poco
confuse da quei movimenti così cerimoniosi e composti che
caratterizzavano i balli
settecenteschi.
Era
proprio per quella ragione che il gruppo era saltato nel passato,
affinchè potessero farsi assistere da un preparatore della
Loggia certamente
più esperto. Avevano mosso i primi passi con nervosismo,
cercando d’imitare il
modo armonioso e perfettamente complementare con il quale si muovevano
Iara e
Jérémy, ma sembrava che non ci fosse nulla da
fare e fossero destinati a una
figura alquanto grama in qualità di ballerini.
-
La Loggia dovrebbe prepararci a combattere, non a danzare –
sbuffò Quinn, mollando la presa su Louise.
-
Le soiré di Lord Brompton sono un’occasione
fantastica per
acquisire informazioni -, replicò Iara, - ed è
per questo che il Conte insiste
che ci siamo tutti. –
-
Non proprio tutti – la corresse Elizabeth con un sorriso.
-
È un po’ che desideravo chiedervelo -, Louise
colse l’occasione
al volo per dare voce alla sua curiosità, - ma voi sapete
perché tra la vostra
generazione di Viaggiatori e la nostra siano passati tanti anni? Non
è
possibile che il Gene sia rimasto latente tanto a lungo. –
L’occhiata
che si scambiarono Jérémy, Iara e i rispettivi
Guardiani non le sfuggì.
Quei
quattro sapevano qualcosa che lei e Quinn ignoravano. Ma
se il suo Guardiano sembrava poco interessato a tutta quella faccenda e
si
limitava a svolgere il compito assegnatogli dalla Loggia, lei non
poteva fare a
meno di farsi delle domande a riguardo. Forse c’entrava il
fatto che fosse
quella che proveniva da un’epoca più moderna, una
dove le donne erano abituate
ad essere ascoltate e ad avere risposta ai propri interrogativi, ma
proprio non
riusciva ad accettare passivamente l’idea di fare
ciò che il Conte le ordinava
senza interrogarsi al riguardo.
-
Voi sapete qualcosa – insistè.
Amber,
dopo qualche secondo d’indecisione, annuì.
-
Credo sia giusto che ne siano messi al corrente anche loro.
Gli altri lo sanno già. –
Quelle
parole parvero riuscire a incuriosire persino Quinn,
che inclinò il capo al loro indirizzo e la invitò
a proseguire.
-
I Viaggiatori che sono nati nel corso dell’ultimo secolo
hanno operato scelte diverse e queste hanno portato a sorti opposte
alle
nostre. –
-
Alcuni sono morti e altri… - mormorò Iara,
lasciando vagare
lo sguardo nervosamente verso la soglia della porta, quasi si
aspettasse di
essere ascoltata da orecchie indiscrete.
-
Altri hanno voltato le spalle alla Causa. Si sono rifugiati
in vari secoli, in compagnia dei loro Guardiani. –
Fu
Jérémy a concludere la sua frase, venendo
ricompensato da
uno sguardo grato dell’amica.
-
La Loggia non ci ha mai detto nulla a riguardo – intervenne
Quinn,
improvvisamente davvero partecipe alla conversazione e con palese
sospetto.
-
Credo vogliano essere certi che nessun altro possa avere la
tentazione d’imitarne le sorti –,
replicò Jérémy, - è stato
un grave colpo per
il Conte e per tutta la sua organizzazione. I suoi piani sono stati
enormemente
rallentati. –
-
E alcuni di noi ritengono che sia una vicenda legata alla
misteriosa missione della quale vorrà incaricarci alla
soiré di Lord Brompton –
concluse Amber.
-
E dobbiamo davvero continuare ad esercitarci! Ancora una
volta, mademoiselle Louise, s'il vous plait. –
Il
brusco cambio d’argomento da parte del Viaggiatore
annunciò
loro che aveva sentito un rumore di passi in avvicinamento.
A
conferma di ciò, la porta del salone da ballo venne aperta e
fece la sua comparsa un membro della Loggia. Il giovane adepto si
bloccò sul
posto, avvampando vistosamente, cercando di nascondere dietro di lui la
giovane
con la quale aveva evidentemente intenzione d’intrattenersi.
-
Le mie più sincere scuse, non era mia intenzione
interrompere un allenamento delle loro signorine. Vi prego di scusarmi
ancora e
di permettermi di congedarmi, non vorrei per alcuna ragione arrecarvi
maggior
disturbo di quanto non abbia già fatto. –
S’inchinò
profusamente varie volte, scortando via la sua
accompagnatrice e richiudendosi la porta alle spalle.
-
Pericolo scampato -, mormorò Elizabeth con un sospiro
sollevato, - ma credo che sia davvero meglio continuare ad esercitarci
con le
danze. Non è il luogo adatto né il momento per
parlare di queste cose. –
Annuirono
tutti all’unisono, seppur visibilmente toccati dalle
possibili implicazioni, e si ripromisero di affrontare
l’argomento quando tutti
i Viaggiatori e i loro rispettivi Guardiani fossero stati riuniti la
sera
seguente da Lord Brompton.
*
Londra,
1823
Celia
incrociò la lama della spada con quella di Dante,
rispondendo colpo su colpo agli affondi del suo sfidante in un
volteggiare di
capelli rossi. Sorrise quando il ragazzo tentò un affondo
laterale, certa di
essere in vantaggio, e si spostò in fretta.
Tuttavia
quella di Dante era stata un’abile finta.
La
lama non mirò al fianco, ma al petto, e si
arrestò non appena
la punta sfiorò l’elegante stoffa della casacca da
schermidore della ragazza.
-
Colpita -, sorrise, - dovreste sapere, mademoiselle
McKinnon, che non è saggio essere tanto impulsivi in uno
scontro con un
avversario molto più forte. –
-
E voi dovreste sapere, monsieur Zabini, che l’arroganza poco
vi si addice – replicò, sfruttando quel momento di
gongolamento per scartare di
lato e puntare la lama dritta verso il suo stomaco.
Rimasero
fermi così, in evidente empasse, finchè non
scoppiarono a ridere ed entrambi rinfoderarono la propria arma.
Evelyn
e Bel, fino a quel momento intenti a giocare a una
partita particolarmente avvincente di scacchi, sollevarono lo sguardo
verso i
rispettivi Guardiani.
-
Conservate un po’ d’energia per la soiré
di domani -,
intervenne Bel, - perché si può star certi che
Lord Ashbrown invierà qualcuno
dei suoi seguaci. È fin troppo determinato ad attentare alla
vita del Conte. –
-
La Fratellanza non ci preoccupa -, asserì Celia, - siamo fin
troppo pronti ad affrontarli. –
-
Anche se l’ultima volta Sibilla Alfieri ha quasi appeso la
tua testa nella sua sala trofei? – la provocò
Dante, ironicamente, ricevendo
per tutta risposta una smorfia scontrosa.
-
Quella strega mi ha colta in un momento di distrazione, ero
troppo occupata a tenere d’occhio Bel. –
-
Non ho bisogno che tu mi tenga sempre d’occhio -,
replicò il
diretto interessato, - sono in grado di cavarmela da solo. –
-
Forse, ma sono la tua Guardiana e tua sorella gemella. Sei
una mia responsabilità. –
Evelyn
sorrise al di sopra della scacchiera, osservando i
gemelli McKinnon battibeccare. Non aveva mai avuto fratelli o sorelle,
perciò
un po’ li invidiava, ma da quando il Gene si era risvegliato
in lei e aveva
conosciuto Dante era stato un po’ come se quel fratello tanto
desiderato fosse
finalmente giunto da lei.
Come
se stesse pensando la stessa cosa, Dante incrociò il suo
sguardo e le sorrise con sincero e totalizzante affetto.
Il
legame tra Guardiano e Viaggiatore era potente, indissolubile,
e imprescindibile. Era perfettamente logico che Celia volesse difendere
il
fratello a ogni costo, era quello che anche Dante avrebbe fatto per lei.
Purtroppo
la Fratellanza Fiorentina lo sapeva e l’avrebbe
sfruttato a proprio vantaggio se solo glielo avessero permesso.
Si
alzò dal divano color crema e asserì: - Vi va se
facciamo
uno scambio di coppie e combattiamo un po’ anche io e Bel?
Dobbiamo essere
pronti a domani. –
Bel
le sorrise, riconoscente per quel cambio d’argomento e per
la possibilità di mettersi in gioco che le offriva.
-
Mi sembra un’ottima idea. Io duellerò con Dante e
tu con
Celia, così almeno saremo certi che nessuno farà
dei favoritismi all’altro. –
Celia
parve tentennare, ma Dante le rivolse un’occhiata
rassicurante.
-
Riavrai tuo fratello tutto intero quando avrò finito con lui
– assicurò.
-
Sarà meglio. –
Spazio
autrice:
Dopo
tanta attesa eccomi finalmente qui con il primo vero capitolo. Spero
che vi sia
piaciuto e che abbiate passato delle piacevoli feste. Avrei qualche
domandina
per voi:
-
Che
abito volete che indossi il vostro OC alla soiré di Lord
Brompton?
-
Come
pensate che si comporterà?
A
presto.
[1] Miei
bambini. Poiché,
essendo nati molto dopo il Conte, egli li considera come giovani e del
tutto
inesperti.