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Autore: LadyHeather83    27/12/2020    1 recensioni
Marinette si trova in coma, dopo una brutta caduta durante l'allestimento della recita di fine anno.
Durante il suo risveglio, avrà una brutta sorpresa: non riesce a trovare Tikki, le foto di Adrien appese in camera sua, non ci sono, ed in più la madre le dà una notizia sconvolgente, dovrà servire al catering di fidanzamento di Adrien Agreste e Kagami Tsurugi.
Riuscirà a portare tutto alla normalità?
Genere: Azione, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Kagami Tsurugi, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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REALTA’ PARALLELA

*

Capitolo 9 – Il viaggio della speranza (parte 2°)

*

Tibet

*

“E così questi miraculos, hanno il potere di esaudire qualsiasi desiderio”. Esordì Gabriel che a fatica riusciva a seguire la guida nella tormenta.

Si erano imbarcati al porto, in una nave rompighiaccio, per arrivare fino alle pendici del monte, dove imperversava una tormenta.

Lo stilista si chiuse di più la giacca ed alzò la sciarpa fino sopra il naso, indossò anche gli occhiali che gli avevano consigliato.

“Solo l’utilizzo di due” Ululò nel vento, mentre giravano l’angolo.

Si riposarono in un anfratto della montagna, attendendo che il tempo migliorasse, se conosceva bene quel luogo e il comportamento del clima, sarebbe bastato un’oretta.

La guida prese dallo zaino un po’ di legnetti che si era portato dietro, li adagiò attorno al cerchio di sassi che aveva formato e accese il fuoco, per scaldarsi.

Nell’attesa, aveva anche tirato fuori il thermos con il tè caldo, ne porse bicchiere allo stilista.

Il calore emanato dalla bevanda, gli fece appannare gli occhiali da vista.

“Sei sicuro che troveremo qualche indizio su dove si trovano gli orecchini della coccinella e l’anello del gatto nero?”.

“Lo spero…come ti dicevo, il tempio è andato distrutto molto tempo fa e si è scavato a lungo nelle macerie in cerca di qualche reliquia”. Fece mellifluo.

“Hanno auree malvagie questi kwami di cui mi parlavi in albergo?”.

Scosse il capo “Non sono ne buoni e ne cattivi, dipende solo come deciderai di utilizzarli”

Capisco…” Bevve un altro sorso della bevanda calda “…il prezzo da pagare di cui accennavi?”.

La guida si sfrego le mani nel vano tentativo di scaldarsele, dopo averle lasciate qualche secondo accanto al fuoco “Anche lì dipende dal desiderio espresso. Ad esempio se lo userai, come ho capito, per aiutare tua moglie a guarire dalla malattia, può darsi che sarai tu stesso ad ammalarti dello stesso male. Occhio per occhio, è questa la regola”.

“Non mi importa di pagare con la mia stessa vita, mi importa che Adrien ed Emilie non soffrano più” Scosse il capo.

Era disposto a tutto pur di salvarla, anche a  perdere la sua vita se ne fosse stato necessario.

L’aveva vista stare male troppe volte, era arrivato il momento di finirla.

A Nathalie, rimasta a vegliare sul figlio a Parigi, aveva ordinato di far costruire nella cripta sotterranea, sistemata di recente, senza che ne sua moglie e ne suo figlio, ne fossero a conoscenza, una teca, in grado di conservare qualsiasi forma di vita, non facendoli deteriorare.

Sarebbe divenuta utile nel peggiore dei casi, se con quel viaggio non fosse riuscito a salvarle la vita, e se Emilie fosse spirata prima di riuscire a trovare una soluzione al suo problema.

*

La tormenta aveva terminato di soffiare, come preventivato dalla guida, dopo circa un’ora.

Spensero il fuoco con un cumulo di neve formatasi all’ingresso del riparo, e ripresero il cammino.

La guida si mise davanti a lui con un enorme bastone, sondando sempre il terreno.

Di neve ne era caduta abbastanza, e poteva benissimo mascherare crepacci in quel percorso lungo il dorso della montagna.

Arrivarono dopo circa mezz’ora, sul luogo, dove una volta sorgeva il tempio dei Guardiani dei Miraculous.

C’erano macerie ricoperte di neve fresca.

“E’ questo il luogo?” Chiese lo stilista.

“Si” Affermò la guida.

“Hai speranza di trovare qualcosa?”

“La neve sa celare bene i misteri”.

“Hai detto che questo posto era già stato rivoltato come un calzino a suo tempo, cosa ti fa credere che troveremo tracce di qualcosa appartenuto ai Guardiani?”.

“Chi cerca, trova” Rispose cominciando a sondare il terreno con il bastone e a spostare i cumuli di neve.

Anche Gabriel, iniziò ad imitare i suoi movimenti, anche se si stava chiedendo se quell’individuo non gli stesse mentendo e se era tanto disperato di provare quell’impresa.

Spostò della neve con entrambe le mani, e pensò di aver trovato dei mattoni, invece, si rivelò essere un libro molto antico, fatto da una copertina di pelle marrone, usurata, ma conservata bene.

Ci scavò attorno, liberandolo da quella trappola, e lo tirò su, scrollandogli di dosso il ghiaccio che lo teneva imprigionato.

Iniziò a sfogliarlo, ma era scritto in una lingua a lui incomprensibile, c’erano raffigurati dei simboli e dei guerrieri stilizzati, in una pagina, una donna mascherata di rosso, con in mano uno yo-yo e il simbolo della coccinella.

“Visto? Che ti avevo detto…chi cerca trova” La guida si materializzò dietro di lui, ma non si volto quando sentì il rumore di un grilletto e il freddo del ferro sul collo.

“Non serve arrivare a tanto” Alzò le mani dopo aver posato il libro a terra “…te lo restituirò appena lo avrò tradotto”.

“Non funziona così, ora mi dai il libro e ti leverai dalle palle”.

“Non credo” Più veloce di un felino, Gabriel estrasse la sua di pistola e colpì la guida, che sanguinante, barcollò all’indietro, fino a che non affondò i piedi in un cumulo di neve, che si sgretolò, portandoselo via con se.

Lo stilista rimase qualche minuto impietrito a guardarsi le mani, non aveva mai fatto una cosa del genere, e quell’arma, l’aveva acquistata in caso si fosse ritrovato in una situazione del genere, ma mai avrebbe pensato che un giorno, l’avrebbe usata per fare del male.

Occhio per occhio. Si ripetè nella mente.

*

Il sole, si era fatto strada tra le nuvole, che si stavano diradando, costringendo Gabriel ad indossare degli occhiali con le lenti scure, per non venire accecato.

Il libro perduto era stato ritrovato e il sole annunciava l’arrivo del bel tempo, ma sapeva che in montagna il tempo cambia repentinamente, pensò che era meglio non sfidare la buona sorte, e  di incamminarsi verso l’albergo, recuperare Emilie e tornarsene a Parigi.

Volse un ultimo sguardo verso il precipizio, dove la sua guida, era appena caduta, tra la neve, vide qualcosa luccicare.

In un primo momento, pensò si trattasse di un effetto ottico dovuto all’irraggiamento solare, poi si avvicinò perché attratto da quella luce, come una falena.

Increspò un labbro, quando tirò una spilla a forma di farfalla e una a forma di pavone.

Che si trattasse dei Miraculos perduti?

Sfogliò il libro e in una delle ultime pagine, erano raffigurate quelle spille, un ghigno soddisfatto si materializzò sul suo volto.

“Ti salverò, Emilie” Sussurrò stringendo in petto il Grimorio.

*

Parigi, ai giorni nostri

*

Nathalie entrò nella stanza accessibile solo da un ascensore, che aveva fatto costruire apposita.

Una decina di farfalle bianche, stavano fluttuando all’interno.

“Mi ha chiamata, signore?” Chiese timidamente.

Emilie è al sicuro, vero?”

“Si, il corpo è all’interno della teca, in attesa di essere risvegliato”.

“Bene, vedo anche che le farfalle sono cresciute”.

“Le ho raccolto e portate personalmente qui” Disse con voce impostata e servizievole.

“Sei un’ottima alleata, Nathalie, verrai ricompensata a dovere per i tuoi servigi”.

“Non mi interessa il denaro, signore, voglio solo che lei riesca nel suo intento”.

*

Era passato una settimana dall’incidente in teatro e le condizioni di Marinette, non accennavano a migliorare. Era stabile, e questo era un bene.

Adrien chiedeva ogni giorno a sua madre Sabine, come stava, anche se conosceva fin troppo bene la risposta, le avrebbe voluto dire che appena gli fosse stato possibile, l’avrebbe riportata tra di loro, che era per colpa sua se si trovava in quella situazione e che solo lui poteva rimediare.

Ma le sue condizioni, non gli permettevano di fare niente, anche se la gamba era in via di guarigione, il fisioterapista, che lo seguiva, gli aveva detto che tra una seattimana, sarebbe stato anche in grado di correre.

Bene, avrebbe usato i poteri dell’anello per recarsi di nascosto in ospedale e cercare di parlare con lei, per sentire come poterla riportare alla realtà, alla loro realtà per l’esattezza.

“Papà posso andare a trovare Marinette oggi?” Gli chiese mentre pranzavano.

Conosceva già la risposta, finchè non sarebbe guarito, non gli era permesso andare a scuola, per fortuna ci pensavano Nino ed Alya a passargli gli appunti delle lezioni giornalmente, gli era permesso di vederli giusto il tempo della consegna del quaderno, e sotto la supervisione di Nathalie, o come l’aveva soprannominata Nino, il mastino.

“Ne abbiamo già parlato, la risposta è no”. Disse con fare severo.

Adrien abbassò lo sguardo avvilito “E’ una mia amica, e volevo starle vicino”. Sussurrò.

“Ho detto di no”.

Adrien si alzò e battè i pugni sulla tavola di legno, si dovette trattenere perché senza stampelle, gli era difficile mantenere quella posizione a lungo “Non puoi tenermi rinchiuso in casa per sempre, facendo ricadere su di me la tua frustrazione. Da quando la mamma è morta, ti sei reso conto che non sei più uscito di casa?Quanto tempo è passato? Due anni, sono due anni papà che mi sento in prigione, che esco solo quando vuoi te, che non mi permetti di vivere la mia vita, di comportarmi come un ragazzo di sedici anni.

Hai una donna fantastica al tuo fianco, che ti segue in tutto per tutto, se le dicessi di buttarsi dall’ultimo piano di un palazzo per salvarti lo farebbe.

Comincia a guardarti attorno, papà…iniziaresti a vivere di nuovo” Gli vomitò addosso tutta la sua rabbia, la frustrazione che si porta dietro da anni, da quando sua madre Emilie li aveva lasciati da soli.

“Non parlarmi in quel modo, Adrien” Alzò anche lui il tono della voce, facendo valere la sua autorità.

“Posso e lo faccio”Era giunto il momento di affrontarlo, di dirgli tutto quello che teneva dentro, Gabriel doveva capire che stava sbagliando qualcosa, se suo figlio si sentiva in diritto di dirgli quelle cose.

“Da quando hai tutta questa spavalderia?”

“Da ora, sono stufo papà di dovermi sempre comportare come un bravo ragazzo solo per compiacerti, per renderti fiero di me. Cosa mi ha portato? A niente, a niente papà” La voce del biondo era rotta dal pianto, gli dispiaceva dirgli quelle cose, ma si sentiva in dovere di fargli aprire gli occhi, su una situazione, che sicuramente non ne era a conoscenza “…sembra che tu mi odi”.

“Cerco di proteggerti”

“Non mi proteggi così. Tenendomi sotto una campana di vetro, mi soffochi, mi stai distruggendo,  lo capisci o no?”

Gabriel abbassò lo sguardo, suo figlio aveva ragione, inutile anche controbattere.

“Perché non me le hai dette prima queste cose?”

“Non me ne hai dato la possibilità, e come faccio poi in cinque minuti che mi dedichi alla settimana?”

Ancora una volta aveva ragione, come poteva pretendere che Adrien gli dicesse quello che provava se non gli dava il tempo? Tra lavoro e il fatto di impossessarsi dei miraculos di Lady Bug e Chat Noir, gli stanno facendo perdere la cosa più importante: suo figlio.

Se solo sapesse perché lo sta trascurando, se solo sapesse perché lo sta facendo, se solo sapesse che si comporta così solo per ridargli la famiglia che erano prima.

*

continua

  
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