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Autore: lapacechenonho    27/12/2020    4 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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29- 018: Things you said when you thought I was asleep (Le cose che hai detto quando pensavi che io stessi dormendo).

Ginny aveva preso l'abitudine di andare a casa di Harry dopo gli allenamenti, soprattutto quelli che richiedevano una particolare fatica fisica. Andava da lui e rimanevano abbracciati per ore intere semplicemente a godere l'uno della compagnia dell'altro. A volte le coccole si facevano più approfondite, altre volte ridevano e si prendevano in giro o prendevano in giro Walburga Black che li definiva incestuosi, come se lei non avesse sposato un suo cugino di primo grado, poi.
C'era quella sorta di quotidianità in quei gesti rituali che avevano iniziato ad avere, che faceva sentire a Ginny che le cose non sarebbero andate male tra di loro. Avrebbero avuto qualche altro litigio, sì, ma niente che non si potesse risolvere con una chiacchierata ragionevole.
Ormai passava così tanto tempo a casa di Harry, che Percy era rimasto stupito quando, in una conversazione ad un pranzo di famiglia, aveva scoperto che Ginny viveva ancora con i genitori. Lei aveva risposto con una linguaccia tutt'altro che matura ma lo aveva fatto più che altro per non far imbarazzare troppo Harry che stava diventando rosso come un peperone.
Anche quel pomeriggio Ginny era a casa di Harry, non l'aveva avvertito perché era in Accademia e sarebbe stato imbarazzante ricevere un Patronus dalla propria ragazza proprio nel bel mezzo della lezione.
Non sapendo cosa fare, iniziò a preparare una cenetta romantica per loro due.
A differenza di Harry, però, non avrebbe chiamato Kreacher, avrebbe fatto tutto lei.
L'aveva perdonato, sì, ma ogni tanto le piaceva stuzzicarlo in quel modo del tutto innocente.
Trasfigurò il tavolo lungo e rettangolare in uno tondo, apparecchiato con una tovaglia bianca, al centro accese una candela fluttuante in memoria dei bei vecchi tempi di Hogwarts, e poi posizionò i calici di vino, i piatti e le posate. Poi si accomodò su una sedia in attesa di qualche notizia da parte di Harry. Si stava facendo tardi anche per l'Accademia e Ginny si sentiva inquieta. L'altra parte di lei sapeva di poter stare tranquilla: Harry Potter aveva sconfitto Lord Voldemort, se la sarebbe cavata anche con un paio di Mangiamorte. Ma se l'avessero colto alle spalle? Come avrebbe potuto affrontarli? Una maledizione mortale è difficile da evitare quando non la vedi.
I suoi processi mentali vennero interrotti dall'ingresso di un cervo argentato che iniziò a parlare con la voce di Harry. «Abbiamo avuto qualche problema all'Accademia, poi ti spiego. Se sei a casa mia, vai a casa. Se sei alla Tana... be' buonanotte». A Ginny sembrò che il messaggio fosse concluso, ma il cervo stava lì e la guardava. «E...oh...ehm...Ginny...Ti amo». La ragazza sorrise intenerita.
Doveva essere piuttosto strano dover dire ad un cervo d'argento "ti amo", soprattutto se era ancora in Accademia e doveva evitare i colleghi per mandare un messaggio comprensibile.
Sconsolata per quella cena finita male, si prese un pezzo di polpettone e consumò la sua cena in solitaria. Era piuttosto deprimente mangiare da sola a lume di candela in un tavolo apparecchiato per due. La prospettiva di invitare Kreacher la allettava solo per avere qualcuno con cui scambiare due chiacchiere.
Dopo aver finito, si sedette sul divano, voleva aspettarlo anche se lui le aveva chiaramente detto che avrebbe fatto tardi, ma non si erano visti per tutto il giorno e necessitava almeno di un bacio in quella giornata che era stata pesante. Ma non appena toccò la superficie morbida del divano, la stanchezza e la pesantezza della cena la sopraffecero e si addormentò.
Sentì dei passi percorrere la stanza, dopo un primo momento all'erta, si rilassò riconoscendo la camminata di Harry. Rimase con gli occhi chiusi godendosi quel momento che sapeva così tanto di quotidianità condivisa e cercò di capire cosa stava facendo Harry.
Doveva essere andato in cucina, perché ad un certo punto non aveva sentito più i suoi passi e non era salito al piano superiore. Poi tornò in salotto e lo sentì avvicinarsi piano. Le accarezzò il volto e scostò una ciocca che le ricadeva scomposta sul viso. Aveva un profumo intenso di bagnoschiuma e le dita erano fresche, probabilmente era appena uscito dalla doccia.
Continuava ad accarezzarla e Ginny stava quasi per ricadere nel mondo dei sogni, quando Harry mormorò: «Giuro che prima o poi ti sposo, Ginny».
Non poteva sapere che Ginny aveva sentito tutto, e adesso nel suo petto il cuore aveva preso a battere furiosamente e lo stomaco aveva cominciato ad attorcigliarsi.
 
«Colpito e affondato!» esclamò alla fine del racconto Ginny. Era soddisfatta della reazione sbigottita sul volto del marito. Non sapeva di preciso perché non gliene avesse mai parlato fino a quel momento, all'inizio perché era una cosa che le aveva fatto un po' paura, aveva solo vent'anni e una carriera appena iniziata, le era concesso essere un po' spaventata. E poi perché era diventato un ricordo che aveva custodito con una punta di gelosia per tutto il tempo.
«Perchè non me lo hai mai detto?» chiese il marito ancora sotto shock da quel racconto. Aveva quasi dimenticato di averle giurato di sposarla mentre era addormentata, o almeno secondo lui. Però era vero: quando aveva visto la tavola ancora apparecchiata, la candela che fluttuava ormai spenta, i piatti nel lavello, aveva capito che era quello che voleva nella vita. Non voleva essere il Prescelto o il Salvatore del Mondo Magico, o Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto o chissà quale altro nome gli avevano dato nella vita. Voleva essere solo Harry. Harry innamorato di Ginny. Harry il fidanzato di Ginny. E, perché no, Harry il marito di Ginny.
Erano state emozioni così forti che quando poi l'aveva vista dormire sul suo divano, non aveva esitato un momento a giurarglielo.
«L'ho conservato con gelosia per tutto questo tempo» rispose. «È stata una cosa molto romantica» aggiunse stringendogli la mano. Harry ricambiò la stretta sentendo l'imbarazzo svanire quasi del tutto.
«Però ho quasi subito mantenuto la promessa» la incalzò cercando di non darle l'opportunità di raccontare altri racconti imbarazzanti.
«Sì, te lo riconosco» ammise.
Ci fu qualche momento in cui si guardarono incerti su chi dovesse continuare il racconto, vedendo che il marito temporeggiava, fu Ginny a prendere parola.
   
 
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