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Autore: ElfaNike    27/12/2020    1 recensioni
Avatar Darje è scomparso da tempo, ma nessuno è mai riuscito a trovare il suo successore, la sua reincarnazione. Finalmente, dopo quindici anni, Monaco Norbu, vecchio amico di Avatar Darje, riceve la notizia del ritrovamento di un candidato... parte così un viaggio alla ricerca del nuovo Avatar e alla scoperta di quattro giovani di grandi speranze e talenti fuori dal normale.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Nuovo personaggio, Rapunzel
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Libro 2: Legend of the Big Four
 
Ba Sing See brillava nella notte, facendo eco con le sue case illuminate al cielo stellato che la sovrastava. Lui, dalla sua finestra, poteva ammirare tutta la città alta con i suoi banchetti e le sue carrozze, fino alle mura che dividevano i quartieri aristocratici dai quartieri commerciali, e ancora oltre, fino all’orizzonte.
Sua madre gli appoggiò una mano sulla spalla e il mento sull’altra, guardando con lui quelle costellazioni artificiali vivere sotto di loro.
-Ormai è ufficiale, figlio mio.- mormorò con un sorriso dolce -Sua Maestà l’Imperatore darà la notizia domani stesso.-
-Le sue figlie non saranno molto contente.- commentò lui.
La donna sospirò: -Sanno benissimo che nessuna di loro sarebbe potuta ascendere al trono. Trovare il primo erede maschio sulla linea dinastica è stata una scelta necessaria.-
-Risalendo di quante generazioni, però? Io resto il figlio di un generale, il nostro ramo è stato escluso dalla linea dinastica ormai da troppe generazioni.-
-Tu sei il figlio di un nobile di antichissimo lignaggio, e tuo padre fu il miglior generale al servizio di Sua Maestà l’Imperatore. Chi meglio di te può ereditare il trono e i valori dell’antica dinastia regnante di Ba Sing See?-
Il giovane alzò le spalle, poi aggiunse: -Quando Sua Maestà l’Imperatore darà la notizia ufficiale, gli chiederò personalmente un drappello di soldati della più alta fedeltà per proteggerti, madre. Non potrei sopportare di perdere anche te per un motivo come questo.-
La donna gli accarezzò la spalla: -Abbiamo perso tuo padre per un terribile incidente. Qui io e te siamo perfettamente al sicuro, nessuno può toccarci adesso né tantomeno quando sarai dichiarato erede al trono. Adesso cerca di riposare: domani sarà una lunga giornata.-
Lui si voltò per la prima volta e depose un lieve bacio sulla fronte della donna: -Buonanotte, madre.-
Lei gli sorrise con dolcezza: -Buonanotte, bambino mio. Sono molto fiera di te.- e si allontanò con passo leggero.
Lui guardò la porta chiudersi dietro di lei e tornò a osservare la città: -Fiera di cosa, madre... queste cose non le si ottengono mai per merito...- mormorò.
Rimase in silenzio a rimuginare finché l’unica candela che illuminava le sue stanze non si spense, e lui rimase immobile al buio. Si sentiva completamente sveglio. Rimaneva in piedi, le gambe ben piantate per terra, le braccia dietro la schiena, a ricordare con dolore le circostanze della morte del padre, attanagliato dai sensi di colpa.
Ci fu un fruscìo, e lui alzo la testa di scatto. Con passo felpato si appiattì accanto alla porta. Il battente si aprì lentamente fino a coprirlo alla vista di chi stava entrando. L’intruso, vestito completamente di nero, col volto coperto, si introdusse nella stanza con fare circospetto e si avvicinò al letto. Fece per alzare un pugnale, ma il ragazzo lo aveva già afferrato da dietro e ribaltato per terra, disarmandolo.
-Chi sei, perché sei qui?- gli ringhiò in faccia, ingaggiandolo in un duello di forza nel tentativo di tenergli bloccate le braccia sul pavimento mentre lui spingeva per liberarsi.
-I fedelissimi del generale sono venuti a vendicarlo!- gli ringhiò quello di rimando.
Il giovane si sentì pugnalato al cuore a quelle parole e perse vigore. L’intruso lo spinse indietro mentre altri due comparivano alla porta armati di archi e frecce.
Il ragazzo li vide tendere le corde, vide le punte di metallo brillare della flebile luce delle stelle, e senza pensarci due volte corse alla finestra: con un salto, proteggendosi il volto con le braccia, si lanciò sul vetro e infrangendolo saltò sui tetti del palazzo, prendendolo a correre per evitare i dardi che si piantavano dietro di lui.
I tre intrusi non lo seguirono, ma una urlò: -Scappa, scappa vigliacco, e non tornare mai più!-
-Sì, altrimenti ci occuperemo noi di te e di tua madre!- rincarò un altro.
Il ragazzo correva a perdifiato, il cuore in subbuglio e il respiro strozzato. Saltando da un tetto all’altro si perse nella notte.
 
Il giorno era ormai sorto da qualche ora, ma Rapunzel non era ancora uscita dalla sua stanza. Dalla sua nomina le avevano dato una nuova veste, ampia e ocra, e una sopravveste di un arancione intenso tenuta in vita da una cintura. Era seduta alla finestra e osservava le montagne intorno al Tempio dell’Aria dell’Est. I canti e i sutra giungevano gioiosi dalle terrazze, le monache si preparavano al grande evento.
Poiché doveva essere presentata al mondo come Avatar, il consiglio delle Sagge si era trovato d’accordo sul fatto che il nuovo Avatar dovesse portare le frecce dei Maestri, in quanto rappresentante dei Nomadi dell’Aria. Poco importava che lei ancora non riuscisse a causare neanche lo spostamento di un filo d’aria. Oltre al suo solito Dominio dell’Acqua non dimostrava affinità con alcun altro elemento, e nonostante lei spiegasse che era normale perché gli altri domini di Avatar Darje erano stati ereditati dagli altri tre Avatar, le monache obiettavano che l’Avatar era uno e doveva rimanere uno. In qualche modo avrebbe riscoperto i domini mancanti: forse, con la dovuta meditazione, una volta raggiunto lo Stato dell’Avatar probabilmente qualcosa si sarebbe sbloccato una volta per tutte.
Rapunzel strinse la sua treccia fra le mani, sentendosi assolutamente impreparata a farsi rasare per farsi tatuare sulla testa dei simboli che non si meritava affatto.
Non le piaceva quella situazione. Non si aspettava affatto di finire così quando le era stato comunicato per la prima volta che sarebbe stata testata per scoprire se fosse l’Avatar. Si aspettava di sviluppare tutti i domini, di scoprire che era in grado di farlo davvero, si aspettava di essere ascoltata quando doveva prendere delle decisioni, si aspettava di sentirsi un po’ più importante e un po’ meno diversa. Poi era partita, e le sue aspettative erano cambiate. Aveva cominciato a pensare che, forse, non le importava poi più di tanto diventare importante per la sua gente perché aveva scoperto quanto le piaceva la sensazione di non essere più sola. Aveva capito che le importava più rendere fiero un maestro solo che essere l’orgoglio di tutti i nomadi.
Forse, prima di quei mesi, prima di tutte quelle scoperte, avrebbe sofferto meno quella situazione. Avrebbe accettato i consigli dei Saggi con l’umiltà della discepola che si affida all’esperienza dei suoi maestri. Adesso no. Quando l’avevano spedita da sola al Tempio dell’Aria dell’Est si era sentita privata di tutto quello che le aveva dato forza nei mesi precedenti. Ora, con quel rito così fuori luogo, sentiva che l’avrebbero defraudata di tutto quello che la faceva sentire importante, speciale. E sentiva che non sarebbe riuscita ad affrontare quel passo da sola.
La giovane novizia che bussò alla sua porta qualche minuto dopo non si sentì rispondere e, preoccupata, andò a chiamare una monaca superiora perché andasse a controllare.
La monaca si diresse con ampie falcate alle stanze della nuova Avatar, e bussò con decisione. Nessuna risposta. Provò a chiamare, ma ancora niente. Allora aprì con un movimento secco per trovare la camera vuota, il letto sfatto, le tende che danzavano alla brezza mattutina.
La monaca si precipitò alla finestra urlando un ‘Avatar Rapunzel!’ disperato, ma arrivata al davanzale lo scoprì bagnato, e le tracce d’acqua partivano dai canali che correvano sulla terrazza di sotto, per arrivare alla finestra e da lì salire alla terrazza più vicina.
Rapunzel scendeva giù, verso i piani più bassi del tempio, tenendosi una mano sul cuore, che batteva ancora all’impazzata. L’unica cosa che le aveva dato il coraggio di scappare passando dalla finestra della sua camera, che si apriva sì sui tetti e sulle terrazze più in basso del tempio, ma che dava anche sul vuoto delle montagne, era stata la sua fidata acqua, che l’aveva sollevata grazie al suo dominio, divenuto solido con gli allenamenti, a scapito delle sue fortissime vertigini.
In ogni caso, si ripromise di non fare mai più una cosa del genere.
Una volta arrivata ai piani più bassi, spinse una botola in fondo alle cucine ed entrò nelle viscere della montagna. Le deboli luci delle fessure della roccia la guidarono giù verso lo sciabordìo dell’acqua: in pochi minuti arrivò alla fonte che riforniva di acqua il tempio, e che scendeva fino in valle tra cascate e torrenti. Sotto i suoi piedi, essa si raccoglieva in una pozza limpida e cristallina, poi raggiungeva il bordo della roccia e cadeva giù in tante cascatelle. Rapunzel attraversò la pozza con l’acqua che le arrivava agli stinchi. Giunse alla cascata e guardò giù: l’acqua saltava allegramente da una roccia all’altra spezzando in più punti la sua caduta. La ragazza sentiva il suo corso e sapeva che lei l’avrebbe seguito, e che non le sarebbe successo niente. Chiuse gli occhi, l’acqua si condensò sotto i suoi piedi e lei si affidò solo alle sensazioni del suo dominio. Muovendo armoniosamente le mani, spinse il suo piedistallo liquido sul bordo, e si lasciò scivolare giù, verso la valle. Verso qualcuno che non l’avrebbe mai fatta sentire sola.
 
Dama Elinor aveva ricevuto quella mattina notizie da Ba Sing See. Oltre a un avviso di un giovane nobile scomparso di cui non le importava molto, poiché sapeva bene che questa volta la sua famiglia non avrebbe potuto essere molto d’aiuto nelle ricerche, aveva ricevuto la comunicazione ufficiale di Sua Maestà l’Imperatore che il nuovo Avatar era stato ritrovato, e che appena possibile sarebbe stato invitato alla corte di Ba Sing See per essere presentato alle alte sfere del Regno della Terra.
Dopo aver letto quella lettera, la dama aveva subito preso carta e penna e si era messa allo scrittoio, salvo fermarsi prima di scrivere qualunque cosa. Era stata presa dall’irritazione in maniera così improvvisa che non si era data la pena di informare Merida, e ora si chiedeva se non fosse il caso di farlo. In realtà, temeva più di ferirla che di aiutarla. Con tutto quello che aveva passato per dimostrare di essere l’Avatar, l’idea che sua figlia fosse stata completamente ignorata dai Nomadi dell’Aria aveva riempito il cuore di Dama Elinor di indignazione e aveva deciso d’impulso di indirizzare a Sua Maestà l’Imperatore stesso una missiva per spiegare come stessero realmente le cose. Poi però si era chiesta se fosse la cosa giusta da fare, soprattutto per la felicità di Merida: farla riconoscere immediatamente, o aspettare che Rapunzel giungesse a Ba Sing See per permettere alle due ragazze di ritrovarsi? In fondo, dopo il loro ritorno a casa senza la sacerdotessa Valka, che i nomadi dovevano aver riaccompagnato al Popolo del Sole, anche il Maestro Calmoniglio aveva fatto ritorno alla sua scuola e, a parte Mulan, tutte le persone che avevano circondato sua figlia nei momenti difficili che avevano costellato gli ultimi tempi erano uscite dalla sua vita.
Ancora rifletteva su questi argomenti quando un domestico venne a chiamarla. C’erano ospiti che attendevano di essere ricevuti.
La dama si diresse con perplessità al salotto dove erano stati fatti accomodare, perché non aspettava nessuno.
Quando entrò nella stanza, un uomo e un giovane, non troppo avvenenti a dire la verità, si alzarono a porgerle i loro saluti.
-Dama Elinor,- esordì l’uomo -Lasciate che vi presenti il mio unico figlio.-
Il ragazzo la salutò in maniera un po’ inconsapevole, con lo sguardo vacuo. Lei ricambiò per cortesia e si rivolse al padre: -A cosa devo questo gesto così gentile?-
-Mia cara dama,- spiegò allora l’uomo -mi è giunta voce che vostra figlia dovesse essere sposata all’erede della famiglia MacIntosh, ma che le trattative non siano giunte in porto.-
-E con questo, dove volete arrivare?-
-Vorrei proporvi di fidanzare madamigella Merida al mio giovane, unico erede della famiglia Dingwall.-
Dama Elinor lo fissò con gli occhi sbarrati dalla sorpresa per qualche istante, e lui le indicò le poltrone del salotto: -Se foste interessata, potremmo sederci e parlarne, che ne dite?-
La dama annuì e si sedette lentamente su uno scranno, mentre i due ospiti si accomodavano davanti a lei.
-Mio caro signor Dingwall, devo confessarvi che mi prendete completamente alla sprovvista.-
-In tutta sincerità, dama Elinor, ero convinto di non aver agito abbastanza in fretta.- e aggiunse, a mo’ di spiegazione -Dopo che i MacIntosh si sono ritirati dagli accordi.-
-Temo che non ci fosse davvero tutta questa fretta, signor Dingwall.-
-Oh, sì, invece.- l’uomo sorrise -Non crediate che non sappiamo per quale motivo i MacIntosh hanno annullato le nozze, dama Elinor.-
La dama aggrottò le sopracciglia: -Perdonatemi, non vi seguo.-
Allora l’uomo si sporse verso di lei: -Sappiamo che è una potente Dominatrice del Fuoco. Sappiamo perché. E avere nella nostra famiglia la figlia di Avatar Darje sarebbe per noi fonte di vero orgoglio.-
Dama Elinor si alzò in piedi, indignata: -Siete completamente fuori strada, signor Dingwall. Merida è la figlia legittima di mio marito Fergus DunBroch.-
Dingwall osservò il vaso del bonsai che troneggiava sul tavolino tra loro due reagire all’agitazione della donna, e sollevò lo sguardo su di lei: -E come spiegate che da due Dominatori della Terra sia nata una Dominatrice del Fuoco?-
Dama Elinor lo fulminò con lo sguardo e si apprestò a uscire dal salotto: -Siete pregati di andarvene.-
L’uomo si alzò, seguito dal figlio: -La nostra proposta resta valida, dama Elinor. Consideratela attentamente, potrebbe essere l’unica possibilità per madamigella Merida di conservare il suo posto in società.-
Dama Elinor lo seguì con gli occhi finché non fu uscito, poi si ritirò nelle sue stanze, chiedendo espressamente di essere lasciata tranquilla fino al ritorno di suo marito.
Fergus la trovò intenta a tessere, completamente persa nei suoi pensieri, e avvicinò uno sgabello al telaio, su cui si sedette pesantemente.
-Com’è andata?- chiese la dama.
-Non bene. Non capisco perché, sembra che la situazione nei campi e nel borgo si stia facendo sempre più tesa.-
-Con tutte quelle ricerche per ritrovare Rapunzel e Jack Frost devi aver spaventato molto la gente...-
-Occorreva essere tempestivi. Lo rifarei, se fosse necessario. D’altro canto, noi chiediamo il minimo come corvée ai nostri contadini e abbiamo tasse molto basse per i mercanti. Non capisco perché si debbano ribellare così.-
Dama Elinor scosse la testa e sospirò.
Allora Fergus le appoggiò una mano sulla spalla: -Cosa c’è, donna? È forse successo qualcosa?-
La dama smise di fare il suo lavoro, e gli raccontò dell’incontro con il signor Dingwall.
Fergus assunse lo stesso sguardo assassino che la moglie aveva riservato al signor Dingwall e, quando lei ebbe finito, rimase un lungo istante in silenzio a riflettere.
-Merida dovrà sposarsi, prima o poi.- assentì infine -Non potrei immaginarla isolata dalla corte di Ba Sing See per un malinteso del genere. Ma l’ottusità di quell’uomo mi lascia senza parole.-
-Purtroppo temo abbia ragione. Se davvero sono tutti convinti di un tale obbrobrio ho davvero paura che per il bene di Merida dovremo prendere in considerazione la loro proposta.-
L’uomo le prese la mano: -Parliamogliene stasera. Insieme troveremo una soluzione. Ho fiducia nella maturità di nostra figlia.-
-NO, NO E POI NO!- urlava invece ‘nostra figlia’ a tavola, sotto lo sguardo sconvolto di Mulan e l’indifferenza ribelle dei suoi fratellini -Non ho nessuna intenzione di sposarmi adesso! Non quel brutto viscido...-
-Merida! Controlla il linguaggio!- la rimproverò la madre -Ti rendi conto che potrebbe essere la tua unica possibilità per non rimanere zitella a vita?-
-Lo facciamo per il tuo bene, tesoro.- assentì Fergus.
-Non ci credo che sia la mia unica possibilità! Davvero non esistono alternative nella mia vita?!-
-Quali ti vengono in mente?- le chiese dama Elinor -Se ce ne fossero te le avremmo già proposte.-
-Se non ti sposi puoi diventare sacerdotessa dei Templi della Terra.- le spiegò suo padre -Per una giovane nobile non esistono alternative.-
Merida spostò lo sguardo su Mulan, che chinò la testa con la stessa espressione sconfitta.
Come Merida, anche Mulan faceva tutti gli sforzi possibili per rendere fieri i suoi genitori, ma esattamente come Merida si rendeva conto che i risultati erano più deludenti che incoraggianti. Ed esattamente come Merida aveva bisogno delle nottate dedicate a del sano esercizio per far passare la frustrazione per la loro condizione.
-Quando sarò sposata...- commentò la ragazza, facendo volteggiare la spada nel giardino di ghiaia sotto la luna -...penso continuerò ad allenarmi di notte. Sarà il mio segreto e continuerò a sentirmi forte.-
Merida annuì e produsse un serpente di fuoco e fiamme che mandò sull’amica. Lei schivò le sue spire e si portò fuori raggio d’azione. Poi riprese la posizione.
In quel momento la ghiaia intorno a loro si agitò in maniera familiare: qualcuno stava usando il Dominio della Terra.
Merida e Mulan si guardarono piene di speranza: -Hiccup, sei tu?- chiese la prima.
Dalle ombre spuntò invece una figura massiccia, dalla larga bocca ghignante e i capelli lerci: -Ci rivediamo, ragazzina.-
Merida fece una salto indietro e Mulan si mise in guardia: -Tu sei quel brigante!-
-Abbassa i toni, ragazzina. Siamo mercenari, non briganti.-
-L’ultima sconfitta non ti è bastata?-
-L’ultima sconfitta non è stata certo a opera tua. E, adesso, mi pare che tu sia da sola.- l’uomo ghignò, mentre i suoi compari spuntavano da tutte le parti e li circondavano -E devo dire che, ora come ora, abbiamo proprio bisogno che tu sparisca da questa casa per un po’.-
I briganti attaccarono. Merida prese Mulan per il braccio e la portò accanto a lei: -Non staccarti da me!- esclamò, e rilasciò una spirale di fiamme che portò tutti gli avversari a fare un salto indietro.
-Ti copro le spalle.- le mormorò invece Mulan, ed estrasse la spada. Con movimenti rapidi e precisi prendeva le rocce di taglio e le faceva esplodere prima che le raggiungessero, mentre Merida costringeva i suoi avversari alla difesa con continui attacchi: sapeva che le sue fiamme non avrebbero potuto fermare una roccia lanciata su dei lei a tutta velocità e l’attacco era quindi la sua migliore difesa.
Tuttavia, gli uomini erano troppi e qualcuno riuscì comunque ad attaccare. Merida schivò una, due volte le rocce, ma sapeva di essere spinta con le spalle al muro. Mulan non la abbandonava ma le sue braccia tremavano per lo sforzo. Un mercenario lanciò un coltello che Mulan schivò all’ultimo, ma i suoi capelli furono tranciati di netto. Il colpo aveva mancato il suo collo di pochissimo.
Merida allora saltò in avanti e con due dita mandò una fiammata che voleva perforare le difese dei mercenari. Quelli furono respinti ma l’ala della casa cominciò a bruciare. Fra le urla dei domestici, svegliati dal trambusto, e il fumo negli occhi, Mulan prese Merida per mano: -Andiamo via!- le urlò nelle orecchie. Le due superarono con un salto potente il muro dietro di loro e corsero fuori dall’ala della villa in fiamme, nella città in agitazione e nei campi. Dopo un tempo lunghissimo, finalmente si sentirono al sicuro e si fermarono a riprendere fiato.
Merida guardò la colonna di fumo: -La mia casa...- mormorò con le lacrime agli occhi.
Mulan le appoggiò una mano sulla spalla: -Stanno sicuramente tutti bene.- mormorò -Adesso andiamo via.-
La ragazza annuì: -Sì, forse è meglio...-
Allora Mulan si passò una mano fra i capelli, tagliati in diagonale, e sospirò: -Mia madre non sarebbe per niente contenta.-
Merida ridacchiò, mentre la sua amica prendeva la spada e con un taglio netto pareggiava i capelli: -Almeno così darai meno nell’occhio.-
-Sssh!- Mulan uscì dal sentiero e Merida le corse dietro. Le due ragazze si appiattirono fra le spighe di grano dei campi, e i mercenari a cavallo passarono e le superarono urlando e sbraitando.
-Ci stanno ancora cercando.- osservò Merida -Se torniamo a casa sono capaci di riprovare il colpo. Non posso mettere in pericolo i miei così.-
-Non possiamo stare qui. Andiamo verso le montagne... sarà più facile nascondersi.-
Merida annuì. Aspettarono che lo scalpiccìo sparisse, poi si alzarono e tagliarono i campi in direzione della catena che si stagliava all’orizzonte.
 
Rapunzel giunse il mattino dopo, al galoppo su un cavallo struzzo. Nella sua folle corsa verso qualcuno di amico, l’unica persona di cui conoscesse l’indirizzo che le era venuta in mente era stata proprio Merida.
Quando vide il fumo dell’incendio appena domato rallentò la sua corsa e chiese a un passante cosa fosse successo.
-C’è stata un’incursione nella villa dei nobili DunBroch, ieri notte. Pare che la figlia del signor DunBroch sia stata rapita.-
‘Di nuovo!’ Rapunzel traballò sulla sella, colta da tutte le paure che le erano rimaste dalla sua orribile esperienza. In capace di sentirsi al sicuro in quel posto, in assenza di Merida, la ragazza fece voltare il cavallo struzzo e corse dall’unica altra persona che le venne in mente e che fosse più vicina del Popolo del Sole, o della Tribù dell’Acqua del Nord.
Arrivò dopo pochi giorni di viaggio, a notte fonda. Dama Gothel la accolse sulla porta della sua dimora, illuminata da una fredda luce verde, con le braccia aperte e un caloroso sorriso. Rapunzel corse da lei e l’abbracciò.


 
Angolino dell’autrice:
Come annunciato nel capitolo in cui compare Mulan, da adesso in poi abbandoniamo il serafico universo del ‘Piccolo Avatar’ (che ne ha comunque viste di tutti i colori) per lanciarci a capofitto nell’universo pimpante e brulicante del mondo vero e proprio di ‘Avatar’.
Oltre a Mulan, quindi, si uniranno ai Grandi Quattro altri personaggi... tipo il misterioso giovane di inizio capitolo... e adesso i nostri quattro protagonisti saranno costretti a cavarsela senza più nessuno che faccia loro da guida.
Dove andranno a finire?
A presto
Nike
  
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