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Autore: ElenaRiddle    27/12/2020    0 recensioni
Hellen ha cercato per anni di mantenere una vita normale, rimanendo pur sempre legata ad Hogwarts, dove ha vissuto i suoi anni più felici. Cerca di dimenticare quello che è successo dopo, gli anni terribili che sono seguiti sotto il potere di... Tom Riddle, il suo unico amore.
Quando il Signore Oscuro fa il suo ritorno, Hellen si trova di nuovo a fare i conti con la lotta tra i suoi valori e un amore che non riesce a comprendere, con i ricordi del passato, con il dolore dei suoi amici. E soprattutto, con una lotta alla quale dovrà prendere parte...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Dato che il mio bagaglio non era troppo pesante, decisi di viaggiare su una scopa, dato che non era possibile materializzarsi ad Hogwarts.
Mentre viaggiavo, ebbi il tempo di ripensare -ancora una volta- al dannato giorno in cui io e Tom Riddle ci gettammo a vicenda nel baratro.
Avemmo modo di conoscerci un po’ di più, dopo quella sera del nostro secondo anno, anche se io avevo smesso di esserne ossessionata, semplicemente perché mi ero lasciata ossessionare dagli studi…
Volevo diventare una strega potente, tanto potente da essere in grado di sconfiggere la morte.
Quando ero molto piccola, vidi morire entrambi i miei genitori. Mia madre era Babbana, morì di un brutto male incurabile che la consumava giorno dopo giorno. Negli ultimi mesi io e mio padre potevamo sentire l’odore della Morte, che pareva stare seduta sul letto accanto a lei, in attesa che giungesse il momento di prenderla.
Mio padre, invece, venne ucciso da un altro mago, il quale riteneva che lui gli avesse rubato degli oggetti preziosi di sua proprietà. Quando mio padre lo vide arrivare, mi intimò di nascondermi; riparata, potei vedere il losco figuro scagliare la Maledizione Cruciatus su mio padre per tentare di estorcergli informazioni su quegli artefatti preziosi -che in realtà mio padre non aveva mai visto-, per poi finirlo con l’Anatema Che Uccide.
Quegli incontri con la Morte, che divenne il mio più grande terrore, fece nascere in me il desiderio di sconfiggerla.
Passavo molto tempo in biblioteca a fare ricerche a riguardo, soprattutto nella Sezione Proibita.
Era proprio lì che ci incontravamo spesso. Riddle si avvicinava a me per chiedermi cosa stessi studiando, o a volte ero io a tentare di fare qualche domanda a lui.
Certo, non ne ero più ossessionata, ma rimaneva l’unico ragazzo, in tutta Hogwarts, che mi perdevo a contemplare senza nemmeno rendermene conto. Ma avevo decisamente limitato le mie interazioni e la mia insistenza con lui; inoltre, la mia risolutezza e il mio successo negli studi mi stavano regalando una certa popolarità. Non ero più la ragazzina con poche amiche, che si faceva dire che era lo zimbello di Hogwarts!
Fu durante il quinto anno, però, che qualcosa cambiò. Inizialmente pensai che Tom volesse soltanto usarmi per le sue ricerche, ma dovetti constatare che non era così.
Era una sera, piuttosto tardi, poco prima di cena. La biblioteca si andava svuotando, ma io ero ancora totalmente immersa in un libro sugli elisir di lunga vita, che mi dava delle prospettive interessanti, quando sentii dei passi avvicinarsi.
Senza voltarmi, alzai una mano come per scusarmi.
-Ancora un minuto e me ne vado, lo so!-
Mi sorpresi nel trovare Tom che cercava di sbirciare il libro e i miei appunti sulla pergamena.
-Ah, sei tu- dissi, chinando di nuovo il capo sui libri.
Succedeva spesso che avessimo bisogno dello stesso testo contemporaneamente e scambiarceli all’occorrenza era ormai diventata un’abitudine.
Mi rimisi a prendere appunti, perciò, aspettando che Tom prendesse il testo di cui aveva bisogno.
Ma non lo sentii muoversi, né lo vidi avvicinarsi ai libri.
Alzai di nuovo lo sguardo verso di lui, con aria interrogativa.
Tom mi fissava, scrutandomi con uno sguardo che non riuscivo davvero a decifrare: gli occhi azzurri erano stretti in due fessure, ma non capivo se mi stesse studiando o disprezzando, o forse entrambi. Vidi il suo sguardo correre sui testi e sui miei appunti; qualcosa catturò la sua attenzione, ma poi tornò a piantarmi gli occhi negli occhi.
-Tu- disse.
Ok, era disprezzo.
-Senti, se è per i libri, non sto cercando di scoprire cosa stai facendo, non mi importa… questa volta riguarda me.-
Lui sgranò per un attimo gli occhi, come se lo avessi colto di sorpresa, poi tornò a scrutarmi duramente.
-Di questo, forse, parleremo un’altra volta. Ma sono sicuro ci sia qualcosa che devi confessare, non è vero?-
Dalla manica del braccio che teneva lungo il fianco, vidi guizzare la bacchetta, che ancora non puntava contro di me.
Non capivo di cosa stesse parlando. Certo, avevo temuto che potesse interpretare il mio essere continuamente in biblioteca come una strategia per avvicinarmi a lui, ma davvero non ci stavo affatto pensando. E’ pur vero che avevamo discusso diverse volte i testi che ci scambiavamo, o che a volte ci fossimo consultati su alcune lezioni particolarmente difficili, ma mai, mai avevo permesso che i nostri discorsi uscissero dall’ambito scolastico: avevo imparato la lezione.
Lo guardai dritto negli occhi, scuotendo il capo.
-Tom, davvero non capisco di cosa stai parlando. Se me lo spieghi, forse, posso esserti di aiuto.-
La mia richiesta sembrò farlo infuriare, tanto che sollevò la bacchetta contro di me. E io, d’impulso, non esitati a sfoderare la mia.
-Hai usato un qualche filtro d’amore contro di me, non è vero?- disse allungando la bacchetta fino a raggiungere il mio collo.
Nonostante sapessi benissimo che Tom Riddle non avrebbe esitato a lanciarmi qualche incantesimo perdendo il controllo in un momento di rabbia, non potei fare a meno di scoppiare a ridere.
Era la cosa più assurda che avessi mai sentito.
La mia risata, però, fece evidentemente arrabbiare Tom ancora di più, poiché sentii la sua bacchetta affondare nel mio collo, provocandomi un certo dolore.
Alzai le mani, in segno di resa, senza smettere di sorridere, divertita.
Il desidero di comprendere perché lo stessi deridendo divenne più forte di quello di farmi del male, tanto che Riddle abbassò la bacchetta con un’espressione confusa, mentre io riposi la mia.
-Cosa ti diverte così tanto, Green? Devo solo scoprire cosa hai usato contro di me per poter trovare un antidoto, non credere di aver vinto!-
Non lo avevo mai visto così confuso e spaesato; lui, lo studente più brillante del nostro anno, che riusciva ad affascinare (quasi) tutti i nostri insegnanti con i suoi modi pacati e le sue lusinghe. Lui, che nei nostri scambi di studio, era riuscito più di qualche volta a strapparmi una risata con le sue battute estremamente intelligenti. Lui, che aveva sempre il controllo di sé stesso e spesso anche degli altri, in ogni situazione.
Sapevo che se avessi continuato a ridere di lui, si sarebbe innervosito ancora di più, perciò cercai di ricompormi e spiegai cosa mi divertiva tanto.
-Se ti avessi somministrato qualche filtro d’amore non ti staresti nemmeno ponendo la questione, Riddle, ma saresti completamente scimunito. E non mi avresti mai puntato la bacchetta addosso. E sono sicura che sai tutte queste cose meglio di me-
Mi apprestai a raccogliere le mie pergamene con gli appunti e a chiudere i libri per rimetterli al loro posto, quando sentii un rumore molto forte dietro di me; Tom aveva sferrato un pugno a uno scaffale, facendo cadere alcuni libri, che ora si affrettava a raccogliere. Mi chinai con lui per aiutarlo e, nel vederlo così scosso, poggiai dolcemente il palmo della mia mano sul dorso della sua.
-Calmati e raccontami cosa ti sta succedendo, se ti va. Prometto che non lo racconterò a nessuno e dopodiché mi troverò un altro posto in cui studiare-
-No!- esclamò lui, con impeto.
-D’accordo, immaginavo che non volessi parlarne, volevo solo aiutarti…-
-No, intendo dire che non ti devi trovare un altro posto in cui studiare!-
Sconcertata, mi alzai in piedi e, con le mani sui fianchi, risposi.
-Come, prego?-
Lui, invece di alzarsi, si accasciò con la schiena contro allo scaffale, portandosi le mani alla fronte, strofinandosela come a voler far sparire i pensieri che lo tormentavano.
-Green, non posso sopportare oltre, ti prego. Siediti. Esclusa l’ultima ipotesi, che era il filtro d’amore, ho l’impressione che non si tratti di qualcosa di cui posso chiedere ad un insegnate.-
Mi sedetti con una spalla che poggiava sullo scaffale, rivolta verso di lui, pronta ad ascoltare.
Era vero che io e Tom ci eravamo avvicinati, soprattutto negli ultimi mesi, ma non avevo mai avuto l’impressione che fossimo così vicini. Riflettendoci, però, realizzai che Tom non era vicino a nessuno. Non aveva amici, solo una cerchia di “seguaci” che lo circondavano, anche loro affascinati esattamente come i professori, ma nessuno che fosse veramente suo amico, nessuno con cui parlasse quanto parlava con me, seppure i nostri scambi fossero puramente accademici.
Mentre pensavo a queste cose, Riddle mi prese una ciocca di capelli dalle spalle, arrotolandosela tra le dita. Quando vide la mia espressione sorpresa si ritrasse di scatto.
-Non so nemmeno perché l’ho fatto. Non so cosa sto facendo, cosa mi passa per la testa e perché ti sto parlando di tutto questo, Green. So solo che quando metto piede qui in biblioteca spero sempre di trovarti seduta qui, al tuo solito posto, senza nessuna delle tue stupide amiche accanto. O senza nessuno di quegli idioti che ti ronzano attorno. Spero sempre che tu abbia qualche libro che mi serve urgentemente. O che ci sia qualche lezione che non hai capito o qualcosa su cui ti vuoi esercitare. Nessuno mi aveva mai parlato di questo, capisci? Non all’orfanotrofio e nemmeno qui. E non sono sicuro che sia una cosa di cui posso chiedere a…-
Si interruppe all’improvviso.
-Intanto le mie amiche non sono stupide! Poi… chiedere a…?- lo incalzai.
-A Silente, d’accordo? E’ l’unica persona, qui, che abbia mai tentato di avvicinarmi, preoccupandosi per me. L’unica oltre a te, d’accordo.-
Sbuffai, prima ancora di potermene rendere conto e trattenermi.
-Tom, metà della scuola è terrorizzata da te e dal tono minaccioso che ti dai, d’accordo. Ma l’altra metà ti adora, chi perché sei dannatamente bello, chi perché sei dannatamente bravo e dotato di poteri e intelligenza superiori alla media e vorrebbe essere come te. E almeno la metà di questa metà vorrebbe essere lo zerbino su cui ti pulisci le scarpe, pur di avere a che fare con te.
E’ che tu sei troppo intento a classificare le persone in base a quanto sono meritevoli, secondo i tuoi criteri, e a quanto pare Silente è l’unica persona degna della tua stima, non è vero?-
-Silente è il mago più potente del mondo. E io devo diventare più potente di lui. Ma prima, è da lui che devo imparare.-
Feci spallucce.
-Tornando a noi- continuai -nessun adulto si prenderà mai la briga di spiegarti perché sei attratto da qualcuno, Riddle. Perché sembra che non ci siano regole o spiegazioni. I Babbani se ne interrogano da secoli, pensa un po’, e ancora non ne vengono a capo. Sembra che semplicemente succeda, e tu puoi decidere se combattere questo desiderio di… non so nemmeno di cosa, oppure se assecondarlo. In un caso o nell’altro, per quello che ho letto dai romanzi babbani, si finisce per soffrire.-
Con un’alzata di spalle mi alzai e feci per tornare al tavolo; volevo sistemare i libri e andare a cena, ma Tom mi trattenne, prendendomi il polso.
-Raccontami come hai fatto a dimenticarti di me quando eri ossessionata, allora.-
Mi voltai verso di lui, con il cuore che batteva all’impazzata, di eccitazione e di paura. Avevo di fronte due soluzioni: avrei potuto mentire, chiudere la conversazione e soffrire, oppure dire la verità, tuffarmi di testa nel baratro e soffrire ancora di più. Optai per la seconda.
-Non ti ho affatto dimenticato. Semplicemente ho fatto in modo di tenermi la mente occupata e avere degli scopi, così forse avrebbe fatto meno male.-
Riddle mi attirò a sé, e mentre vedevo quegli occhi azzurri e glaciali scrutarmi da vicino, mi sentii mancare il fiato. Non smetteva di avvicinarmi a sé, fino a che le nostre bocche si trovarono ad annaspare a pochi millimetri l’una dall’altra, mentre l’ossigeno sembrava sparire dall’angolo in cui ci trovavamo, dalla biblioteca, da tutto il castello.
-Hellen…- sussurrò lui, prima di appoggiare le sue labbra alle mie, facendomi galoppare il cuore alla velocità di un ippogrifo impazzito.
Mi aggrappai a lui, facendo cadere i libri che avevo in mano, mentre in quel bacio io trovavo quello che avevo sempre desiderato e lui quello che aveva sempre temuto. Come se potessi già leggerlo nel pensiero (cosa che si sarebbe poi verificata, vicendevolmente, anni dopo), fui io a staccarmi, stupidamente, da lui.
-Lo so, lo so- dissi, cercando affannosamente di tornare a respirare con ritmo regolare, -non puoi permettertelo-
Tom mi guardava, con le labbra socchiuse, come se stesse pensando freneticamente.
-No, non posso permettermelo, in effetti. Ma sembra anche che non possa rinunciarvi. Non so niente dell’amore, Green. Non chiedermi nulla. Forse posso lasciare che le cose accadano fino a che siamo ad Hogwarts.-
-Faccio fatica a credere che tu lo stia dicendo davvero-.
-Faccio fatica anche io, ma non aspettarti smancerie, così si chiamano? di fronte ad altri studenti e insegnanti.-
Si voltò e si avviò verso l’uscita della biblioteca camminando in fretta, e sono certa che stesse cercando di mettere delle distanze tra noi.
Quello fu il giorno in cui ci legammo, anche se molto della nostra storia -e del mio dolore- dovevano ancora venire.
Di certo, una delle prime cose che imparai è che l’amore, quando tocca qualcuno che non è mai stato amato prima, diventa una spina nel fianco che ferisce chi lo prova e chi è oggetto di tale amore.
Ma fummo entrambi abbastanza protetti, grazie al segreto e alla scelleratezza del nostro essere adolescenti, fin tanto che eravamo ad Hogwarts.
Il dolore, quello vero, arrivò poi.
   
 
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